Una pellicola amara e struggente ambientata in una location desertica presso il Golfo di Gibuti, in una fortezza militare dove, per questioni di invidia, due soldati arrivano pian piano alla distruzione di entrambi. Sono i ricordi che affiorano e si traducono in immagini tra metafore, gelosie e virilità. Tutto intorno la sabbia. Un dramma dell'anima, reso ancor più surreale dalla location preselta. Visivamente splendido.
Claire Denis sceglie la lingua della poesia, coadiuvata dalla musica di Britten e dalle coreografie di Montet, per raccontare la storia di un Billy Budd nell’odierna Legione Straniera, portando in primo piano atmosfere, allusioni, paesaggi. Colorati vestiti africani in opposizione ai corpi seminudi dei soldati, tra voluttà omoerotica (sotterranea) e militarismo estetizzante (esibito). Ma il risultato è una sorta di film per appunti, impressionistico, estemporaneo. Incapace di suggerire dramma, passione, spleen... almeno un sentimento, insomma.
In una piccola guarnigione della Legione straniera sulle rive del Mar Rosso, la benevolenza che il comandante mostra nei confronti di una nuova recluta suscita la gelosia di un sergente... Suggestiva ambientazione fra deserto e mare per una messa in scena che trasforma gli esercizi di addestramento in balletti e riti esoterici, accompagnati da musiche ipnotiche. La tensione omoerotica percorre il film come un filo elettrico sottotraccia ma, al pari del protagonista roso dall'invidia, anche lo spettatore è destinato alla frustrazione. Visivamente fascinoso, forse troppo estetizzante.
MEMORABILE: La "pesca" dei due soldati abbracciati nella rete
La vita militare nella Legione Straniera viene sconquassata dall'arrivo di una nuova recluta. Regìa che nasconde la guerriglia e lascia intravedere piccoli squarci emotivi, il tutto concentrandosi sulla disciplina di un gruppo unico nel suo genere. Ambientazioni africane rarefatte, distanti anni luce dalla vita civile che i soldati hanno abbandonato, esprimono il senso di isolamento volutamente scelto. Valant dimostra, specie nel finale, le sue doti di espressiva fisicità.
MEMORABILE: Le esercitazioni; Il regalino alla ragazza africana; Petto contro petto.
Film in cui la Denis porta meglio a compimento le aspirazioni ellittiche e le suggestioni sincretiche del suo cinema. Cos,ì pur se molto teorico, il combinato disposto Melville, Artaud, danza, musica, Godard (Le petit soldat) ma anche Fassbinder e teoremi pasoliniani, ha nella coreografica (messa in scena della) mascolinità della legione uno scenario le cui potenzialità di inibizione/frustrazione trovano corrispondenza fisica e aderenza emotiva nelle ambiguità cui il ruolo costringe e definisce fino a restarvi intrappolato. Determinante il contributo del magnetismo fragile di Lavant.
Un sergente maggiore della Legione straniera di stanza a Gibuti non riesce a farsi amare dai suoi sottoposti. Le cose peggioreranno quando arriverà un nuovo commilitone che ben presto entrerà nelle simpatie dei suoi compagni e del comandante. Il film è tutto sulle spalle di un immenso Denis Lavant, che interpreta alla perfezione il ruolo del legionario ossessionato dall'ordine e dalla disciplina che non riesce probabilmente a dare sfogo alla sua latente omosessualità. Alle scene di addestramento se ne alternano altre dove il ballo e la musica la fanno da padrona. Interessante.
MEMORABILE: L'addestramento dei legionari; Nel finale il ballo di Lavant sulle note di “The rhythm of the night” di Corona.
L'arrivo di un nuovo "elemento" in un universo chiuso è già stato affrontato tante volte e qui fa venire in mente illustri esempi. La storia è semplice ma funziona bene sia sotto il profilo narrativo (sebbene non sia difficile capire l'evoluzione delle cose) ma soprattutto sul versante visivo che è costellato di immagini molto belle e riuscite che denotano una notevole cura tanto che si potrebbero accusare di essere estetizzanti. Il miglior film della Denis in cui lo stile ellittico della regista francese trova la sua applicazione più riuscita e matura. Magnetici i due protagonisti.
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Tra gli attori Bernardo Montet, che è uno dei maggiori coreografi francesi, e che qui è non solo attore (interpreta uno dei legionari), ma anche autore delle coreografie, e quindi una presenza molto importante.