E anche il buon Ethan Wiley, dopo quella fesseria de
La casa di Helen e il delirante quanto demenziale capitolo di uno dei tanti "
colui che cammina dietro i filari", si porta a casa il suo piccolo diamante grezzo.
Essì. perchè l'indimenticato sceneggiatore di
Chi è sepolto in quella casa? butta nel classico calderone esorcistico una serie di sottotrame torbide e malsane, e fa della piccola
casa nella prateria (l'isolamento e la stagione invernale ne amplificano lo squallore e il disagio) un coacervo di insane pulsioni sessuali, dove il diavolo (o chi per lui) trova già la strada spianata per mettere radici.
La fattoria foriera di possessioni e disfunzioni familiari dove la ragazzina (minorenne) viene invasata dal male e sfacciatamente provoca il padre con lascive proposte sessuali, seducendolo, accusandolo lussuriosamente di molestie, che nemmeno nei nostrani, e più morbosi, "
family movie" o mignotteggiando
sotto la doccia, in piena modalità
Leonora Fani, seducendo il fidanzato della sorella (poi divenuto prete). Il padre di famiglia corroso da una gelosia paranoide di essere cornuto (di culto assoluto le subdole lettere compromettenti del tradimento della moglie che le sbatte in faccia la figlia posseduta, che in una visione licenziosa, vede "divertirsi"a letto col veterinario) che sfocerà in follia omicida. Lo sceriffo che abusa delle ragazze arrestate in pieno stile
Cattivo tenente.
Ovvio che in un degrado morale del genere il diavolo non solo ci metta lo zampino, ma porti pure zizzania, sconvolgendo gli equilibri già instabili di per sè, e quì che Wiley scardina il tipico "possesion movie", minandolo dall'interno.
Isabelle (che Wiley mostra già nella fase acuta della possessione, senza preamboli, avvisaglie o le sintomatologie tipiche delle ossesse ) divora le viscere dei conigli che ha appena fatto a brani, si autoinfligge ferite con la lametta da barba, si contorce, parla un'incomprensibile latino, aggredisce la madre, smania di turpi voglie sessuali, in un crescendo esorcistico che lascia il segno (terrifico il make up baviano del ghigno, degli occhi bianchi, dei denti marci e delle labbra screpolate della ragazza), fino alla sorprendente (e a suo modo geniale) svolta imprevista, di quello che sta davvero dietro alle grandi manovre demoniache.
Demoni che sembrano usciti da un prodotto Empire degli anni 80, fughe
raiminiane nei boschi, il doppio della madre che si palesa allo specchio, convincendo la donna a consumare tutto il barattolo di sonniferi (anticipando, inconsapevolmente,
Oculus), e svolte decisamente deliranti (la sorpresa
demoniaco/raiminiana che riceverà lo sceriffo a causa delle sue malefatte) e gran chiusa finale che nemmeno negli western di John Ford.
Nonchè il vezzo di Wiley di infilarci rancidi momenti "umoristici" (non saprei quanto volontari, visto che
La casa di Helen ne era pregno) da commediaccia, come il siringone con l'anestetico per cavalli degno di un momento linobanfesco.
James Russo nei panni di un'improbabile monsignore, Jeffrey Combs al servizio della legge per stuprare le sospettate, e Kristin Erickson (che, come
Regan, guarda caso, ha la passione per l'equitazione) già maliziosa "porcellina" ancor prima che il diavolo se la prenda.
E le restrittezze di budget, l'essere girato in video, ne aumentano lo stile ruvido e sporco, decisamente settantiano.
Immediato guilty pleasure.