Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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B. Legnani: Franco&Ciccio accettabile, grazie anche ad un cast ampio e gustosissimo. Ci sono i mezzi e lo si vede. La sceneggiatura regge fino a oltre metà. Poi, come spesso càpita con il duo, si stenta a trovare una buona via conclusiva. Franco si contiene, Ciccio fa quasi il serio, Arena (splendidamente doppiato da Amendola) è perfetto. C'è il musetto di Melù Valente. CSC ultravisibili: la Rìgano ha il ruolo femminile principale, la Mancini ha più battute del solito.
B. Legnani: Terribile (*) western comico (meglio: che cerca di esserlo) di Bruno Corbucci, prodotto da Bistolfi, con Vianello e Buzzanca. La storia è sgangheratissima, piena di ellissi funamboliche e di approssimazioni (basti pensare alle mani che si vedono mentre gettano dalla finestra due fantocci...). Non si sorride (figurarsi ridere) proprio mai. Si riciclano, inoltre, trovate antiquate e barzellette belliche di inizio Novecento.
Reeves: Volonteroso spionistico a firma Tanio Boccia con ambientazione sorprendente (Val d'Aosta!) e trama amatoriale, compresa una disamina sul gas elio che potrebbe favorire i viaggi interstellari. E' chiaro che il film è risibile, non ha colpi di scena, indugia nel mostrare paesaggi per fare minutaggio e non riesce a sorprendere neanche nel finale (che sarà raccontato da un personaggio). Però è altrettanto evidente che Tanio Boccia ce la mette tutta e che ci crede.
MEMORABILE: Il vestito di Moha Tahi che rimane impigliato lasciandola in guêpière.
Il Gobbo: Incapace di sfuggire al bozzettismo (Flaiano, riferendosi ad altro, lo chiamava lo "Scarfoglismo") sempre in agguato in un film "napoletano", "Mi manda Picone" spara spesso a salve. Un peccato, perché Giannini è in eccellente vena, la storia ha un suo perché, e alcune gag sono indovinate. Resta però, alla fine, un senso di irrisolto, di abborracciato. Nanni Loy non è mai stato un grande regista. Volendo, si può anche perdere.
B. Legnani: È un peccato che gli ultimi due episodi ("Lo smoking" e "Il playboy") abbassino nettamente la media, perché fino ad allora il film era stato superiore alle attese. Merito di un sano cinismo inserito in sketch che durano lo spazio giusto, nel quale attori televisivi dànno il meglio di loro stessi: Vianello ha alcuni tocchi deliziosi. Ovviamente i personaggi femminili più libertini sono tutti germanici o scandinavi...
Rambo90: Commedia western senza troppe pretese e dalla trama molto semplice: Joe Starrett (Martin) ruba 100.000 dollari a Zack Thomas (Sinatra) e si mette in società con una ragazza (Andress) per costruire una sala da gioco su un battello fluviale. I due, dopo svariati litigi e una lunga scazzottata, uniranno le forze contro il malvagio Madson (Bronson). Qualche risata ogni tanto ci scappa, ma i due divi sono molto al di sotto delle loro capacità così come Bronson molto sprecato. Da Aldrich era lecito aspettarsi molto di più.
MEMORABILE: I dieci minuti iniziali con l'assalto alla diligenza e i primi battibecchi fra Martin e Sinatra. Là sembrava un ottimo film.
Capannelle: Un tripudio di immagini, a livello sia di coreografie che di post-produzione, con la gestione dei filtri colore e con ricostruzioni al digitale della Parigi del 1830. Pitof arricchisce il tutto con uno stile di ripresa particolare, peccato che tutto questo virtuosismo non trovi corrispondenza in una storia altrettanto riuscita, troppo barocca/baloccata e ondivaga tra più generi. Resta comunque un film degno di attenzione e con una sua precisa personalità.
Tarabas: In viaggio verso L.A. dove lo attende una superclinica e un posto da chirurgo estetico, un medico rampante rimane intrappolato in un minuscolo paesino rurale del sud. L'impatto è duro, poi si affeziona al posto e ai suoi abitanti. Simpatica commediola senza pretese, confezionata sul divo Michael J. Fox, all'epoca al top del successo. L'idea di base è quanto mai risaputa (città contro campagna, valori autentici contro lusso e superficialità) ma il film è ben scritto e realizzato con la professionalità tipica del cinema USA d'intrattenimento.
Nando: Western italico tipico del periodo in cui non si evidenzia nessuna novità ma uno sviluppo narrativo abbastanza comune. Richardson si sdoppia nella parte di due fratelli. Il finale punta sul rifiuto della violenza cercando di bandire la stessa. Colonna sonora incalzante con il fiato delle trombe. Vedibile.
Rambo90: Divertente film dove Totò fa da filo conduttore per una serie di episodi che ricordano lo schema di Accadde al commissariato. Finalmente in un unico film si vedono le 4 spalle di lusso che più hanno lavorato con l'attore napoletano. Tra tutti sicuramente l'episodio migliore è quello con Peppino (che sarà anche la loro ultima apparizione insieme), seguito a ruota da quello con Fabrizi (strepitoso prete che picchia i ladruncoli). Simpatico (ma brevissimo) quello con Macario, mentre Nino Taranto appare un po' sottotono. Comunque da vedere.
Saintgifts: Pilato è davanti al Senato e a Caligola e deve rispondere del suo operato in Giudea. Si ripercorrono così i momenti del prefetto romano dal suo arrivo in Giudea fino alla crocifissione di Gesù. Film forse passato in sordina ma non per questo privo di meriti. La sceneggiatura è attenta a rispettare la storia, ma si concede di interpretare tutti i punti di vista e gli interessi in gioco, da quelli ebrei a quelli romani. Buona la direzione di Callegari e Irving Rapper. Curate le scenografie, interpretazioni convincenti.
MEMORABILE: La costruzione dell'acquedotto; Le macchine da guerra.
Herrkinski: Bel colpo per McNaughton, che realizza un sexy-noir avvincente, nonostante le due ore di durata; se il primo colpo di scena è efficace, il secondo spiazza del tutto; da lì in poi l'intreccio si fa un po' troppo inverosimile e pulp, ma comunque ci si diverte. Cast eccellente, coi sempre bravi Dillon e Bacon, un Murray perfetto e le due bombe sexy Richards e Campbell, quest'ultima con un look stile bad-girl da sturbo assoluto. Molto buone location, fotografia e musiche, ben studiati i cambi di registro della vicenda; decisamente notevole!
Xamini: Il suo valore sta nell'intrattenimento leggero (ben confezionato, va detto). In effetti, e non tanto perché sia un remake, il concetto non è particolarmente originale: situazione idilliaca, ingiustizia (o presunta tale), tentativo legale di venirne a capo, ribellione, eccetera. Però il protagonista è ben costruito da Crowe e il lavoro è ben diretto e montato. Aspettiamo il colpaccio di Haggis.
MEMORABILE: La sequenza di loro due sull'auto e la fase di pausa successiva.
Nando: Il massacro dei passeggeri del volo Pan Am 73 e il coraggio e la determinazione della giovane capo hostess che con la sua fermezza salvò molti passeggeri sacrificando la sua giovane vita. Tensione notevole nelle fasi del dirottamento con la follia dei terroristi ben delineata e flashback della vita della protagonista in cui si evidenzia il suo fallimentare matrimonio combinato. Nel complesso una pellicola interessante che offre uno spaccato del cinema indiano.
Galbo: Buona l'idea di partenza, il serial killer che copia i celebri omicidi del passaggio e sulle cui tracce si mette una tosta investigatrice (bene interpretata dalla brava Holly Hunter, talento poco e male adoperato dal cinema) con l'aiuto di una psicologa criminale. Il film è di discreta fattura e il regista regala alcuni momenti di tensione anche se il richiamo ad illustri precedenti (vedi Il silenzio degli innocenti) è troppo evidente e toglie originalità al film.
Caesars: Buon giallo parapsicologico, diretto da Fulci prima di fare il grande salto nell'horror puro. La sceneggiatura è particolarmente curata per cui ogni elemento della trama troverà il suo giusto collocamento alla fine della storia. Buona l'interpretazione di Jennifer O' Neal, corretta quella di tutti i comprimari. All'inizio del film è presente una scena (omaggio a Non si sevizia un paperino?) realizzata con un'effetto speciale davvero brutto; peccato.
Markus: Festa Campanile trae da un suo romanzo un film ricercatamente drammatico e dalle venature erotiche, ma il risultato è destinato a replicare l’ennesimo film neo-sofisticato all’italiana con personaggi imborghesiti e annoiati avulsi dalla vita reale. Gazzara nella solita parte di gigione che si trova - suo malgrado - in situazioni erotiche (così è moralmente giustificato). La Muti affascina come sempre ma non essendo molto dotata come attrice è in definitiva fuori parte sia in vesti sensuali, sia drammatiche (che non mancano).
Caesars: Come spesso succede nei decamerotici, la cosa migliore è il titolo. Per il resto c'è ben poco di notevole (a parte le grazie delle varie donzelle che circolano per la pellicola, ovviamente) e il divertimento è assai scarso. La canzone cantata da Piero Focaccia sui titoli di testa e di coda, che inneggia alla "mutanda", è un piccolo "cult". In definitiva: evitabile.
Markus: Un cimitero di elefanti. Sulla carta una reunion di (biascicanti) vecchie glorie dello spettacolo per un appassionato film che tenta la goffa via dell'accettazione dei tempi. Il film di Valerio Zanoli tocca l'argomento "gay" con occhio moderno, resta però la scarsa capacità registica nel riuscire a rendere coinvolgente la vicenda. Anche gli attori presenti vagano a vista, un po' per modestia generale (sul fronte giovanile c'è poco da stare allegri) e un po' per gli anni che passano e che inevitabilmente si vedono. Ingloriosa fine per Paolo Villaggio.
Il ferrini: Solito scienziato senza scrupoli e classico esperimento genetico fallito. Stavolta ne esce fuori una specie letale di api e noi seguiamo la nostra eroina cercare l'antidoto al loro veleno per salvare il padre. È una produzione televisiva e i limiti si vedono tutti, ma qualche scena divertente c'è, tipo l'attacco dello sciame sulla spiaggia con la canzone del Mariachi (Desperado) in sottofondo. Girato a Maiorca può vantare qualche bella location, mentre CGI e recitazione lasciano a desiderare.
Herrkinski: Lo specialista della sceneggiata alla napoletana Brescia gira questo filmetto che vede un cast locale (a parte Garko e il pugliese Montanaro) in una vicenda che vive dei classici topoi del cinema partenopeo; tra malattie terminali, povertà, gente che "s'arrangia", carcere minorile, marsigliesi (!) e alleggerimenti comico/surreali, la vicenda si muove tra personaggi stereotipati e scenografie povere in un clima da teatrino di provincia, fino ad arrivare al tipico finale strappalacrime. Risibile, fa rimpiangere le più robuste prove del Merolone nazionale e persino del caschetto d'oro.
Cotola: Chandor conferma di avere i numeri e di essere un regista promettente e da tenere d'occhio. Qui in fondo racconta una storia come ce ne potrebbero essere tante, ma lo fa attraverso gli occhi di un personaggio molto interessante le cui azioni e la cui integrità nonostante tutto, spingono lo spettatore a porsi delle domande anche scomode. Ciò non capita spesso andando al cinema e quindi il merito è duplice. E la parte finale, molto bella, getta una luce ambigua e sinistra che, forse, rimescola tutte le carte giocate sin lì. Male il doppiaggio; insulso e inadeguato il titolo italiano.
MEMORABILE: Il fazzoletto per tappare la piccola falla nella cisterna.
Pigro: Film estremo, sia per il femminismo e l’antireligiosità portati all’eccesso, sia per le immagini cruente. Mingozzi miscela una certa morbosità tipicamente anni 70 con una visionarietà di stampo russelliano e un’attenta cura delle immagini (in splendide ambientazioni a Trani). La vicenda della suora ribelle contro il maschilismo della società del 400 tra cristiani e musulmani difetta di precisione storica, ma l’obiettivo è palesemente l’attualità su cui incombe crudele. Magnetica Bolkan, Casarès luciferina. Suggestiva la musica di Piovani.