Gomez-Rejon sembra aver studiato bene Wes Craven: questo remake/sequel di La città che aveva paura infatti è un esercizio metacinemtografico da capo a coda, reminescente della formula di Nightmare - Nuovo incubo nonché dei vari Scream. Tra riferimenti alla realtà (la storia del prototipo era ispirata alla cronaca), all'originale e addirittura al regista dello stesso, il film si avvita su se stesso confondendo le idee allo spettatore con un continuo whodunit, fino al finale disonesto. Ben girato e con gusto per l'immagine, ma un po' pretenzioso.
Bellissima la fotografia ed anche la regia è particolarmente ispirata; il problema è che il film rimane molto freddo, corto e con una parte investigativa minima, quindi bisogna prenderlo solo come ennesimo slasher (il finale francamente è brutto). Non ho visto il film del 1976 (questa pellicola ne parla e ne proietta diverse scene); in ogni caso l'atmosfera c'è ma non conquista.
Nel 1946 Texarkana viene (realmente) travolta da una serie di delitti, il responsabile dei quali non venne mai arrestato. Nel 2013 il male sembra nuovamente far visita alla città, ma non si riesce ad acciuffarlo. Inaspettatamente avvincente, il film coniuga bene la crescente tensione della comunità durante il giorno con l'attuazione dei delitti nella notte silenziosa. Interessante la regia, leziosa ma piacevole la fotografia, deliziosa la Timlin. Ma se non volete rovinarvi la visione non guardate il finale, presuntuoso e deludente.
Texarkana, una città a cavallo di due Stati, sembra fatta apposta per storie di questo genere, storia che oltretutto ha un'origine reale. La limpida fotografia e un incipit molto invitante fanno subito pensare a un film tutto da godere (per modo di dire, vista la drammaticità dei fatti), una realtà attuale che si ricollega a un passato del primo dopo guerra e che evidenzia quanto poco sia cambiato l'aspetto della città, a partire dal drive-in. Peccato che lo svolgimento deluda sempre più con l'avvicinarsi di un finale ancor più deludente.
In una piccola città di confine fra Texar e Arkansas, alla fine degli anni '40 un killer misterioso fece strage di coppiette. A oltre 60 anni di distanza, la mattanza ricomincia. Riproposizione di uno slasher ante litteram, espressamente citato, il film si segnala per la qualità della confezione, in particolare per le inquadrature molto curate. Peccato che le evidenti capacità registiche vengono sprecate in una sceneggiatura a cui, se non si può rinfacciare la mancanza di originalità essendo un remake, si può invece rilevare la scarsa definizione dei caratteri, il pressapochismo e la banalità.
MEMORABILE: La fuga nel campo con le erbe alte, ripresa all'alto
Banalissimo remake di un film che si diceva ispirato a una storia realmente accaduta (questo era il triste modus operandi accatta-spettatori già nel 1976!) che appare estremamente datato nella trama - pur se realizzato nel 2014 - e superato persino da L'assassino ti siede accanto (là almeno il killer con sacchetto in testa era il mitico Jason). C'è qualche sequenza splatter anche se l'intrusione di spfx digitali si nota con effetto decisamente limitativo sul pathos delle sequenze. Di taglio (gioco di parole non voluto) meno che televisivo...
Sequel di un horror anni 70 che parla del ritorno a circa quarant'anni di distanza di un killer incappucciato ammazza coppiette. Tralasciando i collegamenti con la pellicola originale questo film risulta essere l'ennesimo slasher con protagonista l'ennesimo serial killer in stile Jason o Michael Myers. Nonostante la banalità generale dal punto di vista tecnico, il film non è però così male; fotografia e ambientazione sono infatti interessanti. Si fa vedere e dimenticare assai velocemente.
Strapazza il metacinema inventandosi una nuova categoria (in pratica è un sequel inventato dei fatti reali che ispirarono il film del 1976), ma al di là della provocazione fantasiosa è uno slasher ben piantato sui propri piedi: vampate di sesso, buon tasso di splatter, un indefinito vibe rétro e una eleganza nello sfruttare le location naturali che partorisce più di una sequenza suggestiva. In pagella la curiosa timidezza di Addison Timlin e il twist artificioso che si lambicca inutilmente si annullano. Ghiotto.
Slasher che cerca di costruire qualcosa di nuovo a livello contenutistico: il film infatti ammette nella sua trama l'esistenza della pellicola originale e la rende in parte importante per trovare l'assassino. A parte questa curiosa decisione però non c'è molto da segnalare: gli omicidi sono girati bene e in alcuni casi particolarmente "gustosi", ma i dialoghi sono ripetitivi e l'attenzione verso la vicenda non è sempre alta. Cast non male, anche se Anderson sembra fuori posto.
Sequel/reboot dell'antesignano slasher del '76 con l'uomo con sacco in testa che anticipava la prima veste di Jason (anche per la sessuofobia come soggetto delle mattanze). In realtà il prototipo si ispirava a fatti reali del '46 e questa rimessa in scena è trattata in maniera piuttosto metacinematografica, con riferimenti non solo ai fatti ma al film, al regista, ecc; altra mossa interessante è la sceneggiatura trattata in maniera craveniana. Non fa gridare al miracolo, non sarebbe così necessario; inizia un po' sottotono ma in fin dei conti riesce ad avere il suo perché.
Gustosa sorpresa. Gomez-Rejon sforna un patchwork di puro citazionismo per appassionati: dall'incipit con voce narrante "su fatti veri" in stile Non aprite quella porta, poi una sequela di omicidi cruenti che citano l'originale, ma anche molto Argento (la tipa nuda che spacca il vetro), chiari sapori di grindhouse settantiano e ovviamente ottantiani-jasoniani, per concludere però con un finale assurdo ma di chiara matrice craveniana. E belle idee qua e là, su tutte quella dell'incontro risolutore col figlio del regista del primo episodio. Girato con stile e buone soluzioni visive.
MEMORABILE: L'omicidio di Corey con pugnale tipo orgasmo; L'omicidio col coltello-tromba; Il racconto di Charles Pierce Jr; Il colpo di balestra nell'occhio.
Innocuo B-movie horror non brutto, anzi girato con una certa professionalità e un pizzico di ironia, tanto per alleggerire le parti più truculente. Si può vedere, a condizione che non si pretenda quello che non può dare. A parte la confezione abbastanza accurata, non si rinviene nulla di particolarmente originale, a partire dal personaggio della protagonista (la solita intraprendente ragazzina acqua e sapone), sino al finale quasi aperto a possibili sequel.
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DiscussioneDusso • 26/12/14 10:00 Archivista in seconda - 1957 interventi
Dusso ebbe a dire: Non si tratta di un remake ma di un seguito
Effettivamente non saprei Dusso (l'originale l'ho in una registrazione da Mgm Channel-ma non ancora visionato-mentre questo sequel "remake" lo aspetto in idioma nostrano)
Leggo in giro che sarebbe sì un sequel, ma anche un remake (un pò come e successo per quello della Cosa)
Non avendo visto i film mi e difficile dire, ma mi par molto strano che il buon Herr (che non solo è sempre attento e sicuramente uno dei migliori sul sito , ma li ha pure visti entrambe a distanza di breve tempo) abbia messo la R di remake (il film lo ha benemeritato lui) così "superficialmente", senza accorgersi che era un sequel e non un remake
Chiediamo a lui, appunto, che i film se li e visti...Anche perchè la questione mi incuriosisce non poco
Buiomega71 ebbe a dire: Dusso ebbe a dire: Non si tratta di un remake ma di un seguito
Effettivamente non saprei Dusso (l'originale l'ho in una registrazione da Mgm Channel-ma non ancora visionato-mentre questo sequel "remake" lo aspetto in idioma nostrano)
Leggo in giro che sarebbe sì un sequel, ma anche un remake (un pò come e successo per quello della Cosa)
Non avendo visto i film mi e difficile dire, ma mi par molto strano che il buon Herr (che non solo è sempre attento e sicuramente uno dei migliori sul sito , ma li ha pure visti entrambe a distanza di breve tempo) abbia messo la R di remake (il film lo ha benemeritato lui) così "superficialmente", senza accorgersi che era un sequel e non un remake
Chiediamo a lui, appunto, che i film se li e visti...Anche perchè la questione mi incuriosisce non poco Ho fatto lo stesso ragionamento che ha fatto Buio: se La Cosa (2011) è stato considerato remake sul Davinotti, allora lo è anche questo, a partire dal fatto che ha lo stesso identico titolo del film del 1976. Che poi sia a conti fatti più un sequel che un remake è parzialmente vero, lo dico anche nella recensione; ma per la "R" mi rimetto alla volontà degli amministratori del sito.
Io direi che è quello che ora chiamano "reimagining" o "reboot"; e comunque in realtà non è un vero sequel, dato che è un esperimento/omaggio metacinematografico. In questo nuovo film, l'originale del 1976 viene proiettato all'interno di un drive-in, tra i personaggi della storia c'è il figlio del regista (che comunque è solo un attore, non è il vero figlio del regista) e la vicenda si svolge ispirandosi agli eventi reali da cui prese origine anche il film del 1976. In pratica, viene fatto credere che quello a cui stiamo assistendo è la realtà, mentre il film del 1976 era solo un film.
Mi correggo, vedo che La Cosa non ha più la "R", o forse non c'è mai stata? A questo punto vedete voi. Per me rimane un reboot, dato che, di fatto, non segue gli eventi del film del 1976.
IMDB dice che non è un nè un reboot nè un remake, bensì un "meta-sequel", quindi mi pare che nessuno sappia bene come definirlo haha.