Micidiale mattonata prodotta dallo specialista nel campo Anthony Minghella, che pare poter essere il vero artefice del tragico rallentamento dei ritmi con cui il film spreca e annacqua spunti intelligenti affidati perdipiù a un'ottima attrice come Kate Winslet (che vince l'Oscar pur meritandolo davvero in pochi - e toccanti - frangenti). Quello che obiettivamente poteva essere sfrondato con grande facilità contribuisce ad appesantire il film insistendo su una ripetitività di situazioni talvolta sfibrante. E il continuo rimpallo tra passato e presente (in cui a Ralph Fiennes spetta di dar corpo all'uomo che da giovane forse meglio di chiunque altro era entrato in contatto...Leggi tutto con la Winslet) non sembra particolarmente giovare allo svolgimento, conferendogli anzi un aspetto piuttosto trendy che sarebbe stato d'uopo scongiurare. La malinconia costante in cui versano i protagonisti rischia oltretutto di ingrigire ulteriormente un quadro già non esaltante di per sé, che ha comunque - va detto - i suoi ottimi momenti (nella fase processuale, ad esempio). Perché la validità del soggetto è indubbia, lo spettro di sentimenti toccati apporta varietà e spessore, pure se sulla credibilità della vicenda è bene sospendere prudentemente il giudizio. Confezione di prim'ordine, stucchevolezza nel ritrarre certe scene, artificiosità nella messa in scena, autenticità nell' interpretazione. Un film in cui qualità e difetti raggiungono vette opposte.
Un film delicato ed emozionante, una bellissima storia d’amore dai contorni passionali e morbosi (e piena di spunti sul tema più difficile della nostra contemporaneità, l’Olocausto) narrata con abilità e trasporto. La splendida Kate Winslet interpreta magistralmente il suo fantastico personaggio, dimostrando di meritarsi l’Oscar ottenuto. Unico neo la lentezza eccessiva (soprattutto verso la fine): rischia di rendere stancante quest’altrimenti ottima pellicola.
MEMORABILE: La ricezione dell'Odissea registrata su cassetta.
Dopo il bel The hours, il connubio tra lo sceneggiatore David Hare e il regista Stephen Daldry produce un’altra opera di rilievo. The reader è un’opera di squisita sensibilità i cui toni quasi sempre sommessi sottolineano la forza dei temi trattati: il sentimento, la colpa, l’espiazione. Un’eccellente sceneggiatura e una regia sicura segnano il film così come le interpretazioni del cast in cui spicca la Winslet giustamente premiata con l’Oscar.
Spesso si eccede in passaggi consolatori; non è il caso di Daldry. Al contrario, il processo e l'incontro finale meritavano forse qualche sfogo in più. Rimangono intatte la forza (anche perversa) della storia d'amore, la bellezza scenografica, gli interrogativi storici posti dal libro: il ruolo dei pesci piccoli; l'idea di una diffusa "ignoranza morale". La Winslet è impressionante, il suo personaggio alienato e struggente; Fiennes è (volutamente) passivo a significare la miseria sentimentale che lo ha devastato. Convincente il giovane Kross. Critiche superficiali hanno accusato Daldry di apologia del nazismo. Così ha risposto: "Esistono 225 film sull'Olocausto. C'è spazio anche per il mio".
Polpettone che dapprima solletica l'appetito ma finisce per appesantire non poco lo stomaco. Lo spunto è intrigante ma la sceneggiatura presenta troppe forzature, tanto che in più di un passaggio si vorrebbe bucare lo schermo e prendere qualcuno a pugni nei denti. Prima parte troppo superiore alla seconda, quest'ultima davvero lenta e incespicante. A mantenere sempre più che dignitoso il livello sono gli attori, con un particolare plauso alla brava Winslet. Deludente.
Intrigante ed interessante film in cui, interrogandosi con coraggio e senza reticenze su temi quali la colpa individuale e collettiva o il confine tra etica e giustizia (temi non nuovissimi), il regista riesce con sobrietà ed umiltà a porre questioni interessanti (evita, infatti, di dare risposte sicure e non giudica i suoi personaggi) e a costruire, secondo il suo stile, il riuscito ritratto di una donna letteralmente ma anche "moralmente" analfabeta. A prescindere dalle polemiche pretestuose un film intenso e coinvolgente. Ottima Winslet.
Un bel film intimista che nell'alternare presente e passato delinea la dicotomia tra coscienza individuale e collettiva. Il modo di far assimilare la storia è a lenta lievitazione, cosa che favorisce il consolidarsi dei dilemmi e rimorsi morali che mettono i protagonisti di fronte al loro vissuto. Con gran senso del cinema il film si lascia "leggere", il bel lavoro di riflessività per immagini parla degli aspetti della vita e attraverso la crescita e il sesso arriva a toccare il tema della morte. Interpretazione e fisico da Oscar per la Winslet. ***!
Niente da dire sul plot, veramente interessante, e la vastità di argomenti che riesce a toccare; niente da dire, o molto, per l'interpretazione e mi riferisco alla Winslet, splendida donna e attrice. Da qui però a dire che il film è buono ci sono ancora di mezzo qualcosa come la regia e il ritmo... non poco credo. Voglio dire che, dopo un incipit molto promettente e sapendo in che campo importante sarebbe andato a parare, ci sarebbe voluta una seconda parte più incisiva e svelta. È credibile lavorare alla Siemens e far parte delle SS, analfabeti?
Interessante storia d’amore e sopraffazione, di ricordo e senso di colpa. Pellicola che gioca carte delicate come un processo ad alcuni criminali nazisti e lo fonde con una storia di amore disperato tra due solitudini. I protagonisti si trovano in punti di forza – debolezza che cambiano e si invertono con il passare dei dolorosi anni a cavallo della seconda guerra, vivendo tutte le contraddizioni di una nazione che si è sentita in collera con se stessa, quando ha dovuto guardarsi indietro. Intensa la Winslet, bravo come sempre Fiennes.
Fantasmi senza pace della storia tedesca, colpe, ignoranza storica ed espiazioni dell’Olocausto vagano in una vicenda diacronica di amore, odio e bibliofilia. La sensibilità del regista e dello sceneggiatore è via via più avvertibile nel viraggio drammatico della seconda parte, quando il duo protagonista sfodera tutto il proprio talento: la Winslet, dopo aver deliziato con l’artisticità dei suoi floridi nudi, accetta coraggiosamente rughe e canizie e rifinisce il suo personaggio di tragiche sfumature; Fiennes recita con l’immensa intensità del suo umido sguardo. Subcosciente e sommesso.
Stupendo e commovente film che parla sia dell'amore indissolubile fra due persone e sia delle terribili vicende dell'olocausto sugli ebrei. La storia parte lenta, quasi sottovoce, per poi esplodere in un racconto dall'ampio respiro fatto di momenti (la Winslet che ascolta i nastri registrati da Fiennes) struggenti e indimenticabili. Impeccabile la recitazione di tutto il cast, con la Winslet in testa e Fiennes che regge benissimo il confronto.
Inizia come una strana storia di educazione sessual-sentimentale di un ragazzo tedesco a opera di una donna che ama sentir leggere. Quando si scopre che lei era stata una feroce nazista, il film vira bruscamente sui grandi temi della memoria storica e della responsabilità individuale e collettiva. Infine, durante la detenzione, inizia un lungo percorso di pietosa accettazione della storia. Un bellissimo lavoro (con un'eccellente Winslet), che spinge con forti emozioni sul pedale del dolore della coscienza. Incongruenti le scritte in inglese.
La grande prova attoriale di una Winslet mai così ispirata non deve offuscare i meriti di una regia molto accorta nel maneggiare una storia scabrosa e delicata, dai contenuti ovviamente sempre innescabili dai polemisti ad oltranza. A me è piaciuta l'impostazione nettamente antimanichea di Daldry, che rifugge da ogni semplicismo storiografico e da ogni retorica consolatoria, offrendoci una rappresentazione non convenzionale e quindi autentica di pagine dolorose e ulceranti della nostra storia.
Un film veramente bello con una Kate Winslet che fa sfoggio ampiamente della sua bravura con un'interpretazione magistrale. Una pellicola coraggiosa, non a caso ha subito numerose critiche. Condivido pienamente la dichiarazione della Winslet: "Questa non è una storia sul perdono, né sulla riconciliazione. È una storia sul pentimento e su come non si sceglie mai chi si ama."
Parte come racconto di una iniziazione sessuale, poi si sposta sui turbamenti voluttuosi di un adolescente alle prese con le insidie sentimentali di un amore impossibile. Daldry dirige un poema scostante, con una prima parte che sfiora il capolavoro e una seconda piuttosto sovraccarica, ma riesce comunque a lanciare più di un colpo basso all’ideazione della moralità sullo sfondo, tetro e glaciale, dell’egemonia nazista.Tra il cast troviamo un Ralph Fiennes svogliato e monocorde e una Kate Winslet che invece possiede il raro dono di saper recitare con tutti i muscoli del volto. Bello!
Film che viene principalmente apprezzato per l'interpretazione della Winslet (eccezzionale) di Fiennes e del giovane protagonista. Meglio la seconda parte della prima, dato che questa sembra cadere nella ripetitività. Minghella e Pollack alla produzione.
Passaggi storici sottolineati da poetica e dolorosa alternanza di flashback, una combinazione tra riflessione storica e insegnamento morale senza increspature, di singolare fattura e delicata bellezza. Kate Winslet intensa come non mai, ma anche il resto del cast non sfigura. L'interrogativo posto dal film (le origini del male), pur essendo abusato nella filmografia degli ultimi decenni, viene qui riproposto in una chiave crepuscolare, senza il clamore delle statistiche ma con il tremore delle sensazioni.
Una vicenda dislocata in tre ben distinti spazii-temporali che vede la genesi in una storia "sentimentale" tra un adolescente ed una ex vigilatrice nazista più anziana di vent'anni. La narrazione si dipana in maniera discreta e la seconda parte vede emergere una situazione più riflessiva ed accusatoria lievemente più didascalica rispetto alla prima parte. La Winslet, che personalmente non reputo una bellezza, si mostra e mostra un coraggio ed una personalità eccelsa, meritevole dell' Oscar.
Fatta la tara alla letterarietà un po' ridondante della sceneggiatura (comunque lo script di David Hare è uno dei punti di forza del film) e alla regia troppo "pulita" di Daldry, si tratta comunque di un film potente e coinvolgente sul tema della colpa e dell'espiazione. Versione chiarificatrice quante altre mai della Banalità del male Arendtiana, incarnata con adesione totale (in carne e sguardi) dalla sempre più brava Kate Winslet e dall'imperituramente languido Ralph Fiennes.
Una parte centrale quanto meno convincente e l'interpretazione di Kate Winslet (premiata con un Oscar che sarebbe stato più giusto per il suo ruolo in Revolutionary Road): finiscono perlopiù qui i pregi di un film dal ritmo eccessivamente lento e con una verosimiglianza della vicenda alquanto discutibile. I temi trattati sono di un certo spessore, ma vengono quasi solamente "sfiorati". Discrete potenzialità, ma alla fine risulta un melodramma di basso livello.
MEMORABILE: Tu non hai il potere di farmi arrabbiare. Tu non conti abbastanza per farmi arrabbiare.
Essenzialmente una love story, che "salta" il passaggio per i campi di sterminio evitando retoriche salvo poi evocarlo (e bene) nella memoria, elemento centrale come il conflitto tra sentimenti e giustizia. Un contesto piacevole dove il giudizio mostra la sua totale complessità; attenzione quindi soprattutto ai punti di vista: quello della legge, dei sentimenti... ma il merito è probabilmente del romanzo. Confezione impeccabile (interpretazioni e fotografia su tutto), solo un po' aspri i ritmi nell'alternarsi dei periodi.
Tanta, forse troppa carne al fuoco: l'iniziazione sessuale di un adolescente da parte di una donna matura con un passato da nascondere, la banalità del male e la mostruosità morale di chi è stato responsabile di crimini orrendi ma senza averne consapevolezza, il potere della parola e della scrittura... Come spesso accade in questi casi, non tutti i fili del racconto sono ben tesi, ma basterebbero anche solo certe espressioni di Winslet - intensa e bellissima anche quando "imbruttita" per esigenze di copione - per rendere meritevole la visione.
MEMORABILE: L'interrogatorio in tribunale - Imparare a leggere ascoltando "La signora col cagnolino" di Cechov
Incredibile pellicola magna di Daldry, già messosi in luce con il poetico Billy Elliot e con The hours. La profondità psicologico-umana dell'opera è assai rara per un'opera sul nazismo, ma diciamo subito che il film mostra un gusto tutto particolare e non è un caso che il cast sia di provenienza europea. La Winslet è semplicemente memorabile, probabilmente ai suoi apici, Fiennes come sempre eccellente. Buona anche la prova del giovane Kross.
Ragazzo tedesco frequenta da giovane una ex sorvegliante delle SS e i libri avranno un ruolo determinante nella relazione. Tema spinosissimo affrontato vedendo gli effetti sui superstiti pur in una ferita di impossibile rimarginazione. Lucido anche nel finale, che comunica umanità. Winslet impeccabile (specie nella prima parte) e Fiennes che misura ogni movimento. Buone le ambientazioni, peccato per una fotografia eccessivamente satura.
MEMORABILE: Il menu al ristorante (che non riesce a leggere).
Sciroppo d’acero sulla crepe storica. Corto il passo tra Spiele e Spielberg, in una mescola agglutinante riverberi harendtiani e grattacapi etici, ambigui spasmi di un amor non vincit omnia e strani incesti di carne e letteratura, eros e ascolto (il corpo libro di sangue della Storia e viceversa: non ce l’aveva insegnato Barker?), compromessi e compromissioni storiche e sentimentali, cognitariato e morale. Impigliati in multipli tropismi, attori e personaggi afferiscono in un cinema che apre parentesi emotive e visive iperboree, a tratti paradossalmente raffreddate da un'enfasi troppo zelante.
Vicenda scabrosa, che inizia con un torbido rapporto tra il quindicenne Michael e la trentenne analfabeta Hanna, che anni dopo Michael ritroverà come imputata in un processo ai criminali nazisti. Daldry affronta il delicato tema della colpa senza consapevolezza in un film importante e intenso, molto ben interpretato dalla Winslet vincitrice dell'Oscar.
Un po' stucchevole e decisamente tirato per le lunghe questo film fin troppo melenso, diretto tutto sommato anche discretamente da Daldry, il quale però non riesce a suscitare troppe emozioni poiché dall'inizio si percepisce una certa aria patinata da melodramma. Da dimenticare anche il cast, con la Winslet ingiustamente premiata con l'Oscar, con un'interpretazione esagerata e sopra le righe. La mediocrità del tutto è comunque condita da una discreta fotografia e da buone ricostruzioni storiche. Sceneggiatura invece da dimenticare, così come la colonna sonora troppo invadente.
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Cotola ebbe a dire: Scusa Galbo ma The Reader è in tutte le sale
d'Italia dalla settimana scorsa e almeno a Napoli continua a circolare. A te non risulta?
infatti è in sala ma quando l'ho cercato sul sito compariva come film in tv e mancava l'opzione "al cinema"
DiscussioneZender • 5/03/09 09:56 Capo scrivano - 48894 interventi
Grazie Galbo. Infatti come ho avuto già più volte modo di dire: quando segnalate il luogo in cui il film è scrivete sempre dove il film è ATTUALMENTE, NON dove lo vedete voi. Se vedete THE READER è ovvio che vada segnalato AL CINEMA e non IN TV.
Il film l'ho inserito io e quindi l'errore sarebbe imputabile a me. In realtà uso il condizionale poichè quando inserii la pellicola
in questione non era ancora uscita nelle sale e non avendola ancora vista misi l'opzione in stamd-by che non mi diede alcuna possibilità di scegliere tra vhs, satellite, cinema e altro come in genere accade. L'unica opzione visibile e cliccabile era tv/sat. Quindi mi vidi costretto a scegliere quella pur sapendo benissimo che il film sarebbe uscito di lì a pochi giorni al cinema.
Oggi ho provato a ricontrollare tanto per fare una prova e quandi si mettono i film in stand-by mi dà come unica opzione tv/sat? Come mai?
DiscussioneZender • 5/03/09 13:27 Capo scrivano - 48894 interventi
No, ma infatti se lo inserisci come standby hai fatto bene a fare quel che hai fatto. Il problema nasce quando il film lo si commenta. Finché è in standby è giusto che sia non al cinema, visto che non è commentato. La riflessione deve nascere al momento del commento, e se lo si vede prima che esca al cinema perché magari è un film americano (e quindi lo si è visto in inglese) va messo al cinema ugualmente. Insomma, è un meccanismo piuttosto semplice: conta dove il film è in quel momento, non dove lo si è visto, tutto qui.
Zender ebbe a dire: Già, ricordo che la Winslet mi colpì fin dalla prima volta che la vidi al cinema, in CREATURE DEL CIELO. Indubbiamente un'ottima attrice!
si è molto brava anche se l'Oscar avrebbe forse dovuto vincerlo con Revolutionary road, un'interpretazione davvero eccellente