Skin deep - Il piacere è tutto mio - Film (1989)

Film veramente divertente che racconta le gesta sconsiderate di Zack (John Ritter in gran forma), scrittore in crisi dedito all'alcol e alle donne. E' alla ricerca di se stesso, aiutato in questo da un ermetico psicologo. Alcune scene memorabili: i preservativi luminescenti, la festa in maschera... La scena in cui ubriachissimo mette la colla ai piedi del cane del suo amico barista (Vincent Gardenia) e lo attacca al soffitto è da "scompisciarsi". Da vedere.

Ingiustamente sottovalutato, forse per un cast senza nomi di primissimo piano, è uno dei migliori film dell'ultima e sempre prolifica fase di Edwards, con tutte le spezie del vecchio cuoco: ritmo, mordente, battute felici, un po' di sanguigna volgarità. Il povero Ritter, anch'egli sottostimato, fornisce una prova eccellente. Esilarante, da non perdere nei suoi non frequenti passaggi televisivi.

Buona e sottovalutata commedia diretta dal veterano Blake Edwards che (dai gloriosi tempi de La pantera rosa) mantiene la sua capacità di realizzare film brillanti e pienamente ancorati ai tempi. In questo caso specifico l'aggancio è quello della descrizione dei costumi sessuali (e sentimentali) dei tempi moderni. Il film presenta un buon ritmo e situazioni spassose sempre filtrate da un'ironia caustica. Bella intepretazione del compianto John Ritter.

Liquidato come un film consolatorio e da chiacchere da bar (Mereghetti) è un tour de force eccellente per John Ritter, scrittore mandrillo che non ce la fa a tenerlo nella patta. Edwards racconta ancora le gesta di uomini di mezza età in crisi con l'esistenza e con un bicchiere di troppo in corpo. Gli manca qualcosa per essere un vero autore ma spesso coglie nel segno e questo film, incorniciato dai classici standard americani suonati al piano, molto borghese, è una divertente occasione.

Ancora una volta Edward si cimenta nella storia di un uomo sesso-dipendente, ma se nel remake del bel film di Truffaut aveva sbagliato praticamente tutto, qui azzecca non solo il protagonista - John Ritter in una delle poche buone occasioni della sua carriera sul grande schermo - ma anche una sceneggiatura brillante, che inanella una serie di sequenze divertenti. Non un capolavoro di comicità, come può essere considerato Hollywood Party dello stesso regista, ma un film che fa ridere spesso e volentieri, il che è comunque un bel risultato.

Il maggior pregio di Skin deep è quello di alternare scene esilaranti a momenti in cui lo spettatore è invece costretto a riflettere quasi seriamente su ciò che sta vedendo. È una sorta di processo analitico continuo (del resto John Ritter, in parecchie scene, fa psicoterapia), dove l'ironia e il sarcasmo della vita quotidiana sono sempre riportati alla realtà, in modo crudo e a volte molto doloroso. Con tutto ciò resta un film davvero godibile, dove l'attore dà il meglio di sè in più di una occasione.

Il protagonista, scrittore, sessuomane, alcolizzato, psicanalizzato, che strimpella al pianoforte è interpretato alla grande da un sorprendente Ritter, che qui dimostra che, con un buon copione, il suo talento comico, con quella punta di malinconia negli occhi, avrebbe potuto portarlo lontano (morte prematura a parte). E' una pellicola che fa sorridere, ma anche riflettere (donne, alcol, parenti acquisiti, incapacità di avere una relazione duratura, sono tutte le croci del protagonista; ed è lui stesso a caricarsele volontariamente sulle spalle). Qua e la svacca un po', ma resta notevole.

John Ritter, sì, era anche un bell'uomo... ma questa sua padronanza a livello sessuale pare leggermente iperbolica! Osservazione ironica a parte, il film viaggia sui binari della commedia brillante come il buon Edwards c'ha sempre abituato. Gardenia, barista silente, si fa apprezzare!

Scivolando da una donna all'altra John Ritter restituisce in pieno l'hollywoodiano sense of humour di Edwards, incappando in qualche parentesi imbarazzante (lo sketch con la culturista, avrà mica preso ad esempio la Brigliadori di Rimini Rimini?) ma anche schiacciando un cane sul divano nella breve anticipazione di una delle scene più esilaranti di Tutti pazzi per Mary. Fa piacere ritrovare il compianto Jack di Tre cuori in affitto in un ruolo di livello in grado di elevarne lo spirito stralunato; perfetto, umile interprete d'una sophisticated comedy magari un po' datata ma varia.

Scrittore di successo viene abbandonato dalla moglie ed entra in crisi. Tema non molto originale in cui Edwards mostra di essere fuori tempo per gli anni 80. Lo stuolo di donne dai capelli ossigenati che si fan conquistare dal playboy di turno produce solo qualche gag isolata. Ritter dimostra di essere buon attore anche fuori dai circuiti televisivi, pur se la sceneggiatura lo porta a ripetere le stesse vicende.

Torna Jack Tripper (ops! John Ritter) nei panni di uno scrittore infedele ed erotomane (oltretutto alcolista) per una commedia romance, che alterna temi di vita seri tratttati con molto sarcasmo a gag più divertenti, a volte davvero comiche (i preservativi fluorescenti, l'elettroshock, il cane) con la tipica mimica e verve di Ritter che sicuramente rappresenta il punto forte della pellicola. Interessante notare alcune gag che ricordano quelle della sua nota sit com ("sono cieco!" dopo la sbornia, e l'animale schiacciato che qui non è un pappagallo) e Joel Brooks (il Dr Prescott).