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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Naturalmente è impossibile non citare come prima possibile fonte d'ispirazione quel GOOD BYE LENIN! che faceva risvegliare da lungo sonno, nel post Perestrojka, una pacifica signora della Germania comunista, ma a dir la verità c'è chi già nel 1993, e proprio in Italia, si era ritrovato in una situazione del tutto simile a quella di Giovanni (Marcorè): era il comunista a cui Antonio Fassari aveva dato il volto nella trasmissione satirica di culto "Avanzi", ripresosi dopo vent'anni dal coma in un paese in cui tutto era cambiato e troppo era scomparso (tranne una cosa, i Pooh, nome al quale...Leggi tutto il poveretto reagiva piangendo). Se però in quel caso tutto ruotava intorno al facile cumulo di gag che mettevano a confronto due mondi profondamente diversi, qui gli intenti comici sono assai smorzati in favore dell'indagine psicologica.

A Walter Veltroni, che rielabora un proprio romanzo del 2017, interessa soprattutto sondare i sentimenti del protagonista, far capire quanto i cambiamenti siano intervenuti insieme a quelli che hanno agito su di lui, quanto lo stupore di fronte a una realtà tanto differente che lo circonda sia in fondo simile a quello che lo aspetta nella sua privata: finito in coma dopo esser stato colpito dall'asta di un manifesto durante un corteo organizzato al funerale di Enrico Berlinguer, indiscusso punto di riferimento di un'intera area politica del tempo, Giovanni si risveglia nel 2015 di fronte agli occhi stupiti della bella suora (Solarino) che di lui si era preso cura negli ultimi tempi. Scoperto di aver irrimediabilmente perduto la giovinezza, cede sulle prime allo sconforto, ma poi - grazie anche all'aiuto della suora - prende lentamente il coraggio, senza immaginare che Flavia (Gamba prima, Corsini poi), la ragazza che al tempo amava, si è nel frattempo sposata col suo migliore amico, Tommaso (Tognazzi).

Con tale enorme shock in agguato, per fortuna non svelato troppo presto in modo da mantenere una certa tensione in attesa della grande rivelazione, il film poggia sull'ottima interpretazione di Marcorè, credibile quando rievoca nomi e fatti dei suoi tempi, disilluso dalla realtà, sottilmente ironico (senza mai cercare battute vere e proprie), ma senza trovare nel personaggio della brava suora una sponda né granché credibile né efficace. Ci si perde spesso in lungaggini che rallentano ritmi già non certo vertiginosi riuscendo solo a tratti a comunicare lo strazio interiore di Giovanni, momenti in cui si riescono a toccare le corde dell'emozione commuovendo; come nei primi contatti con la figlia (Mangia Woods), nell'incontro con Flavia (indugiando tuttavia anche qui in flashback d'epoca piuttosto calligrafici e stucchevoli), in qualche scambio tra quest'ultima e Tommaso.

Nell'insieme tuttavia si avverte la mancanza di una regia più solida che avrebbe dato un'altra marcia al film, eccessivamente riposato sulle note di Cremonini, della bella colonna sonora di Mauro Pagani alla ricerca di una sua poeticità raramente efficace (deludono gli inserti col Mago Forest, qui “mago” davvero). A lasciare il segno è soprattutto l'approccio lunare, buonista nel senso più positivo del termine, di Giovanni/Marcorè, che riflette con ottime probabilità quello che avrebbe avuto Veltroni stesso se si fosse ritrovato in quei panni. Un alone magico permane, sparute gag puntellano l'impostazione da commedia (ma dice poco anche il cameo di Fresi cameriere), lo spirito comunista di Giovanni viene divorato dalla normalizzazione in atto trovando uno sfogo inatteso al momento di cantare quasi per intero “Bella ciao” in coro al ristorante. L'impressione è quella di un film dolce, sospeso ma un po' troppo evanescente: ci accompagna nel cuore del protagonista, ne analizza reazioni e inafferrabili pensieri destinati a solidificarsi definitivamente solo in aula, nel finale.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 1/04/23 DAL DAVINOTTI
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Markus 2/04/23 11:02 - 3690 commenti

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Rimanere in coma per trentuno anni, a partire da un colpo di bastone ricevuto in testa durante il funerale di Berlinguer nel 1984, e rinvenire nel 2015 come se quasi nulla fosse successo. Un dolce risveglio da un lungo sonno del personaggio-chiave interpretato molto bene da Marcorè che Veltroni sviscera a mo' di commedia dolceamara. Al netto di certe stucchevolezze e l’improbabilità - a partire dalla vicenda - di alcune caratterizzazioni (la bella suora interpretata dalla Solarino), si tratta comunque di un film che si capisce sin da subito puntare su pulsioni nostalgiche.

Reeves 7/04/23 14:26 - 2232 commenti

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Il soggetto non è proprio originale ma Walter Veltroni, nella sua bulimica attività di romanziere e di regista, riesce comunque a proporre un film interessante che racconta speranze e delusioni di una generazione di comunisti, supportato da Neri Marcorè che è bravissimo nel ruolo principale del film. Certo, bisogna essere interessati all'argomento, ma il film è gradevole.

Caesars 19/04/23 09:00 - 3796 commenti

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La trama prende spunto da una situazione non certo nuova (vedi ad esempio Allen, il Cronenberg tratto da King o Goodbye Lenin) quella del risveglio, dopo tantissimo tempo in coma, e il ritrovamento di un mondo (ovviamente) cambiato. Se altri sono riusciti a usare lo spunto in modo interessante, non così Veltroni che infarcisce la trama di situazioni assai poco credibili (vogliamo parlare del ruolo della suora, già non molto convincente se interpretato dalla Solarino, che praticamente segue il protagonista 24 ore su 24?) per  generare un clima di nostalgia per il tempo che fu.

Rambo90 19/04/23 17:14 - 7704 commenti

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Un film sincero e godibile, anche se imperfetto a causa soprattutto di una regia acerba che non sa imprimere forse la giusta forza al racconto. Ci si appassiona comunque alla storia di Giovanni e si rimane sempre sospesi tra il sospiro e la malinconia, tra dialoghi riflessivi e sketch ironici ma abbastanza graffianti. Marcoré è un ottimo protagonista e sa da buone sfumature al suo personaggio, così come la Solarino è di una naturalezza e dolcezza disarmante. Il discorso politico forse è troppo abbozzato, ma l'insieme funziona bene.

Galbo 10/09/23 11:34 - 12401 commenti

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Come nel precedente C'è tempo, Veltroni conferma la natura "buonista" del suo cinema spostando questa volta l'attenzione sulla politica e sulla società. Ne deriva un film apprezzabile, per certi versi (l'interpretazione di Marcorè su tutti), che viene però affossato dall'incapacità del suo regista di realizzare una pellicola "compatta" e con un ritmo accettabile, con inserimenti inutili (la parte con il protagonista bambino, la scena al ristorante con Fresi) che vorrebbero alleggerire il clima ma snaturano l'opera. Peccato perché lo spunto, sia pure non originale, era buono.

Anthonyvm 14/12/23 15:42 - 5710 commenti

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Finito in coma il giorno dei funerali di Berlinguer, giovane comunista si risveglia 31 anni dopo in un mondo completamente diverso. Premesse stuzzicanti per un racconto amaro e arguto sulla scia di Good bye Lenin!; purtroppo Veltroni sviluppa il soggetto con sobria convenzionalità, imboccando la strada di una dramedy personale spesso retorica (i monologhi riflessivi di Marcorè) e banalmente lacrimevole (la visita alla madre malata), emozionante ma solo a livello epidermico. Non va meglio neanche con gli accenti umoristici, scontati o mal calibrati (il ristorante). Quasi sufficiente.
MEMORABILE: Il risveglio dal coma; Il ritrovo coi vecchi compagni; Il mago Forest alla festa dell'Unità; L'incontro con la figlia mai conosciuta; L'esame orale.

Victorvega 6/02/24 15:00 - 502 commenti

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Il tema del risveglio dopo molti anni non è certamente originalissimo (ma quale lo è?). Qui è sviluppato sul filo della nostalgia, dell'approfondimento psicologico e certamente riesce a coinvolgere, anche se presenta indubbiamente un ritmo troppo compassato. Buona l'interpretazione di Marcorè, brava la Solarino ma poco credibile nel ruolo. Gli inserti comici sono poco efficaci (Fresi nel ristorante). Nel complesso vedibile ma non di certo eccezionale.

Daniela 7/03/24 23:05 - 12673 commenti

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Il giorno del funerale di Berlinguer, Giovanni cade in coma a causa di un colpo in testa. Si risveglia solo 31 anni dopo, scoprendo che tante cose non esistono più: il PC, il muro di Berlino, la lira... Da un suo romanzo, Veltroni propone una riflessione dolce/amara sul mondo di oggi visto attraverso gli occhi di un revenant: operazione non originale condotta in maniera troppo soft per risultare significativa. Il pur bravo Marcorè deve reggere sulle sue spalle tutto il peso di una sceneggiatura fragile, considerata l'inconsistenza o la scarsa verosimiglianza degli altri personaggi.

Piero68 2/04/24 13:02 - 2958 commenti

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A una buona idea di partenza si associa la scarsa capacità della regia e della sceneggiatura di portare a casa un risultato accettabile. Tanto si poteva inserire, giocando sul gap temporale che il protagonista subisce; soprattutto se si considera l'effettivo sviluppo tecnologico, politico e sociale, avvenuto nella realtà nell'ultimo trentennio. E invece Veltroni si aggrappa a qualche sciocco luogo comune, alla retorica e al buonismo. La conseguenza è un film dagli spunti comici scarsi.

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    Ultima modifica: 27/07/23 10:44 da Caesars
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    Fotocopista - 2139 interventi
    La partita trasmessa sul televisore del bar nel quale Giovanni (Marcorè) si ferma a bere qualcosa è Milan-Roma 1-3 del 14 maggio 2016, 38' giornata della stagione 2015/2016. Nelle immagini il gol e la non esultanza dell'ex milanista El Shaarawy:

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