Col presidente inguaiato - a pochi giorni dalla possibile rielezione - per via di uno scandalo sessuale, il suo addetto all'immagine Conrad Brean (De Niro) è costretto a pensare quanto prima a un poderoso diversivo per distrarre l'opinione pubblica. Non trova di meglio che inventarsi un'inesistente guerra contro l'Albania, e per rendere la cosa credibile agli occhi degli americani ingaggia l'abile produttore cinematografico Stanley Motss (Hoffman) assegnandogli il compito di dare sostanza all'idea con la promessa di farlo ambasciatore. Comincia così una gigantesca operazione nata esclusivamente per gettare fumo negli occhi al popolo; e quando riscoppia la pace si progetta un piano B che prevede il...Leggi tutto recupero di un valoroso soldato (Harrelson) immaginario prigioniero del nemico! Levinson s'inserisce nel filone fantapolitico di denuncia che negli Stati Uniti vanta grandi tradizioni ma mantiene una linea molto "leggera", che affronta il tema in superficie soprattutto per trarne una sceneggiatura spiritosa sostenuta da ritmi altissimi. Il Motss di Hoffman, abituato a dirigere le operazioni da buon produttore, parla senza sosta (eccellente anche il doppiaggio italiano, che in presenza di due star solitamente appannaggio di Ferruccio Amendola passa Hoffman alle cure dell'ottimo Giorgio Lopez, cui spettano gli equilibrismi verbali maggiori), escogita soluzioni immediate in presenza di ogni nuovo ostacolo e minimizza qualsiasi problematica paragonandola a quelle ben più complesse risolte in precedenza nel suo ruolo di produttore. Un po' artificioso nella costruzione e nell'impostazione a botta e risposta fulminei (c'è David Mamet dietro), può contare sulla bravura dei due mostri sacri protagonisti (forse non necessari, in un film tanto preciso e affidato a un copione di ferro) e anche sulla buona colonna sonora di Mark Knopfler dei Dire Straits. Non trascurabile l'apporto - per quanto minore - di Woody Harrelson, sempre impeccabile nelle parti da psicolabile. Brutto e fuorviante il titolo italiano: il sesso resta confinato alle citate scappatelle di un presidente mai in scena e il potere è secondario rispetto a ciò che il film effettivamente racconta, cioè la possibilità reale di inquinare la realtà con le invenzioni più improbabili ("Perché l'Albania?" chiede Motss, "E perché no", gli risponde Brean). Non ci si aspetti di comprendere tutto subito, perché molto viene sottinteso e il rischio di equivocare qualche passaggio è concreta.
Per distogliere l'opinione pubblica americana da uno scandalo sessuale in cui è implicato il presidente, gli strateghi della comunicazione in accordo con professionisti hollywoodiani si inventano di sana pianta una guerra contro l'Albania. Girato quasi contemporaneamente all'affaire Clinton/Levinsky ma pieno di riferimenti alla situazione odierna (guerra in Iraq), Sesso e Potere è una riuscita satira sulla politica e sul mondo della comunicazione di massa nella sua capacità di manipolare l'opinione pubblica. Bella sceneggiatura ed ottimo cast.
Bella commedia al vetriolo diretta con polso robusto dall'ottimo Levinson e affidata ad un cast superbo. De Niro, ovviamente, svetta su tutti. Ma non sono da meno un Hoffman ben calato nei panni del produttore; la Heche in uno dei suoi ruoli più convincenti e la Durst. In definitiva un film da non perdere.
Commedia di un certo livello, soprattutto per la storia (a pochi giorni dalle presidenziali un produttore e un consulente per l'immagine si inventano una guerra contro l'Albania per distogliere l'attenzione da uno scandalo sessuale che coinvolge il presidente in carica) e per la coppia di protagonisti. Hoffman (candidato all'oscar) e De Niro sono affiatatissimi e sono tanti i momenti divertenti di un film che non rinuncia comunque a una sua denuncia del costume americano. Simpatico cameo di Woody Harrelson.
MEMORABILE: Hoffman: "Il nostro presidente ci ha portati alla pace", De Niro: "Ma non c'era nessuna guerra", Hoffman: "Appunto, ancora più difficile!"
Il film è girato col tono della commedia ma porta avanti un tentativo di denuncia al sistema americano di potere e, in particolare, sulla manipolazione della realtà e sul patriottismo credulone. Se la sceneggiatura regge discretamente, la regia di Levinson (regista di scuola classica e altalenante nei risultati) è invece spenta tanto che in certi momenti si ha l'impressione del film tv. Tra gli attori l'unico a rendere è Hoffman, che impersona il cinico e disincantato produttore della messinscena generale.
Una guerra finta (contro l’Albania!) per mascherare gli scandali veri del presidente Usa: satira gustosa sulla potenza della comunicazione (addirittura con il coinvolgimento di Hollywood) nella falsificazione della realtà. Un sobrio De Niro e un brillante Hoffman conducono alla grande la commedia. Certo, nelle mani di ben altro regista la storia avrebbe potuto mostrare il suo lato più graffiante e disturbante, davvero politico, mentre qui si rimane su un generico intrattenimento, anche se con qualche stoccatina azzeccata.
De Niro che inventa su due piedi assurdità sulle quali dovrà poi lavorare per farle apparire credibili. Forse è nato qui il modo di dire "ci sto lavorando" (credo ci stiano ancora lavorando forse per giustificare questo film dalle grandi quanto stravaganti aspirazioni). Unico merito svelare una volta di più, attraverso una idiot comedy, un'America che beve avidamente tutto ciò che una tv pilotata propina quotidianamente.
Curioso cine-delirio che conferma l'adagio secondo cui la realtà spesso supera la fantasia. Come non ricordare l'Operazione Alba e il caso Lewinsky realmente accaduti dopo l'uscita del film? Un vaticinio caustico e satirico grazie allo zampino dell'ispirato Mamet, candidato all'Oscar per la sceneggiatura. Levinson imbastisce un intrattenimento di discreta classe e si ridacchia abbastanza; merito soprattutto di un Hoffman a briglia sciolta sia nel variopinto look che nelle battute. De Niro invece sembra piuttosto spaesato. Troppo frettoloso il finale.
MEMORABILE: William H. Macy a De Niro: "E lei chi è? L'americano medio in persona?"; Hoffman: "Non mi divertivo cosi tanto dai tempi della tv in diretta!"
Il gioco della scomparsa dei fatti negli Usa: inventarsi una guerra finta per coprire sui media le malefatte del presidente. Assistiamo al dietro le quinte della messa in scena, seguiamo chi lavora al di sopra di tutto, delle leggi e delle istituzioni, chi esercita il potere al fine unico di preservarlo e lo fa a cuor leggero, quasi divertendosi, in una commedia dal buon ritmo che fa sentire inerme lo spettatore di fronte alle fesserie catodiche. La versione italiana del titolo è inspiegabile.
I giochi di potere nella politica non sono propriamente fantascienza ma una triste realtà. Questo film di Levinson ce ne mostra una che assomiglia clamorosamente al futuro sexygate che vedrà coinvolto Bill Clinton. Questa è la cosa che meraviglia di più in un film che rappresenta proprio alla perfezione il ruolo dei media nel costruire enormi bugie che permettono di stravolgere la realtà mostrando qualcosa che non esiste. Grande cast e "divertimento" assicurato.
Non è da tutti i giorni avere a disposizione De Niro e Hoffman e anche solo per questo il film sarebbe degno di interesse, ma c'è di più in questa black comedy che racconta in maniera divertente e divertita quella incredibile fabbrica di menzogne che è una campagna elettorale. Notevole la giovanissima Kirsten Dunst nei panni della ragazzina "albanese" e anche la - pur breve - apparizione di Woody Harrelson lascia il segno. Levinson dirige come sempre con brio e con De Niro farà un ottimo bis 10 anni dopo raccontando Hollywood. Si ride.
Difficile imbattersi in un’opera impegnata con un registro narrativo così particolare. È, infatti, lontana dallo stile diretto e sfrontato di un Oliver Stone, mentre si avvicina alla farsa o a una pantomima sconfinando più volte in situazione che hanno dell’assurdo. Le battute, tuttavia, non sembrano lasciate al caso né sono prive di significato, ma bisogna tenere il ritmo perché si tratta spesso di sottile ironia. Un esempio coraggioso, anche se non memorabile di cinema sociale. Fuorviante il titolo italiano.
Maligna e divertentissima satira sul potere di manipolazione dei media sull'opinione pubblica, che si rivelerà bizzarramente profetica (lo scandalo Levinsky e le di poco successive campagne militari di Clinton avverranno l'anno dopo il debutto nelle sale). Come il cinema inganna lo spettatore spacciando storie false per verità, i giochi loschi della politica si servono essenzialmente degli stessi mezzi per veicolare sentimenti e ideali comuni, dando a Levinson la possibilità di tracciare un'ironica linea di congiunzione metafilmica fra le due forme di illusione. Semplice ed efficace.
MEMORABILE: De Niro riesce a manipolare la CIA; La povera ragazzina albanese con gattino aggiunto in post-produzione; La canzone patriottica; Il matto Harrelson.
Coinvolto in uno scandalo sessuale, il Presidente americano fa scoppiare una guerra inesistente. Soggetto che potrebbe essere più profondo di quanto appare, tra manipolazione dei media e dell’opinione pubblica, rimane nei canoni hollywoodiani della buona produzione, con ritmo e inevitabili forzature (l’aereo precipitato). Il cast è già di livello, quindi ci si chiede perché allungare il brodo con Willie Nelson o spettacolizzare all’eccesso con Hoffman; Harrelson suscita simpatia. La trama si sgonfia man mano.
MEMORABILE: Il gatto postprodotto; La CIA che si mette in mezzo; “Ci sto lavorando”; Le avances di Harrelson.
Film che si avvale di un grande lavoro di scrittura, in grado di sfruttare un punto di partenza non particolarmente entusiasmante per svilupparlo in un susseguirsi di situazioni spassose e paradossali, il tutto sorretto da un cast perfetto e da una regia professionale, con qualche finezza concentrata nelle sue parentesi sul set. Non mancano alcune esagerazioni che inficiano la credibilità complessiva, ma il sarcasmo nei confronti di mass media e politica made in USA risulta più tagliente e avveniristico che in molte pellicole maggiormente celebrate.
Tratto da un romanzo di Larry Beinhart. Un manipolatore politico e un produttore hollywoodiano architettano una finta guerra per coprire uno scandalo sessuale. Commedia nera di buona fattura, che tratta tematiche paradossalmente veritiere. Ironica e soprattutto cinica e tagliente al punto giusto. Robert De Niro e Dustin Hoffman coppia perfetta: molto convincente. Mediocre la colonna sonora.
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MusicheColumbo • 4/10/10 10:23 Pulizia ai piani - 1097 interventi
Musiche di Mark Knopfler, con canzoni di Willie Nelson.
CuriositàColumbo • 4/10/10 10:24 Pulizia ai piani - 1097 interventi
DiscussioneRaremirko • 18/01/15 00:47 Call center Davinotti - 3863 interventi
Visto da poco; vale la pena citare un cast in stato di grazia (e De Niro, sublime, offre una grandissima interpretazione) e lo script di Mamet che, magari involontariamente, fra le altre cose ha mostrato su vari livelli quanto possa essere pericolosa la mentalità negazionista.