Note: Aka: "Amityville 4"; "Amityville Horror IV"; "Amityville IV: The Evil Escapes"; "The Amityville Horror: The Evil Escapes, Part 4". Quarto capitolo della saga di "Amityville horror".
Approfondimenti e articoli su Amityville horror - La fuga del diavolo
Noleggiato invece di quello del '79 per errore, stando a quel che si sente in giro pensavo peggio. È banale nella storia, nei personaggi e nei modi per impaurire (difatti non ci riesce), comunque non annoia nonostante la lentezza e la poca incisività orrorifica. Pure la sceneggiatura perde colpi (nessuno nota per tutto il film che l'idraulico non è ridisceso dalla soffitta?), ma gli attori se la cavano e i dialoghi sono ottimi. Il finale però, tra la nonna esorcista-per-caso, il diavolo tentatore e il gatto con gli occhi rossi, fa perdere punti...
Quarto superfluo capitolo della saga di Amityville. Il taglio televisivo è evidente già dai titoli di testa; non va meglio con la messa in scena, degna di un telefilm americano qualunque di fine anni '80. La trama, già di per sè ridicola (il demone che si trasferisce in una lampada, ma dai!), viene sviluppata in modo prevedibile e sul versante splatter c'è poco o nulla da segnalare. In qualche maniera il film riesce a trascinarsi verso il finale, anch'esso piuttosto risibile, lasciando lo spettatore con la sensazione di aver perso tempo.
Quarto capitolo della saga di Amityville e, almeno a mio giudizio, uno dei peggiori. Il demonio, questa volta, si incarna in una lampada! A parte questo dettaglio un po' ridicolo mancano la tensione, il macabro, la suspance che era presente nei primi capitoli. Solite inquadrature che dovrebbero creare tensione, attori misconosciuti per un film che fondamentalmente dice poco.
Magari trattato con più cura, cambiando qualcosa, poteva anche essere interessante; nel complesso non solo non mi ha entuasiasmato, ma lo ritengo anche il più debole dei capitoli finora visualizzati. Non mancano neanche gli scivoloni di gusto, che lo rendono poco appetibile, ma a renderlo più digeribile ci pensa il cast, forse la cosa migliore. Nel complesso un pallino e mezzo è più che sufficiente.
Questa volta il maligno si trasferisce all’interno di una lampada; la stessa poi verrà regalata a Alice dalla sorella Helen. La nonnina dovrà aiutare la famiglia, giunta da lei, a sconfiggere il male. Film girato per la tv: si nota la mancanza di budget ma si tratta di un prodotto onesto e girato in maniera convincente, in cui gli attori non se la cavano affatto male. Bellissimo li prologo con i preti che tentano di esorcizzare la dimora. Tratto da "Amityville: the Evil Escapes" come anche le pellicole del ‘92 e del ‘93.
I funesti drammi che capitano nella famigerata casa in Ocean Avenue a Amityville non si fermano. Stavolta un'ignara signora con famiglia varcherà la soglia dell'abitazione con satanasso che si mostra attraverso una lampada. Pessimo horror televisivo che non riesce nemmeno per un secondo a essere spaventoso; si respira davvero un'aria da filmetto televisivo da seconda serata fine Anni '80. Il livello dilettantesco degli effetti speciali e la recitazione da sit-com fa di questa pellicola un ulteriore regresso dopo il deludente terzo capitolo.
Pretendere che uno strano incrocio tra un attaccapanni artigianale e un lampione (tralasciamo gli artigli a luminaria...) ci facesse accapponare la pelle era forse troppo. La cosa grave è che manca anche il poco: abbiamo una mano triturata in cucina e una colata di melma nera, intorno a loro si respira un'aria stantìa da tubo catodico e si usa il lanternino per quel brivido che proprio non si riesce a trovare. Di livello superiore solo gli attori, ma spesso pare recitino ognuno secondo un copione diverso. E’sparito il domicilio e non solo.
Il legame con la celeberrima Amityville è solo formale, poiché il "male" della stessa si trasferisce in una brutta lampada portata in California. Stile e piattezza televisiva, ma Stern, autore del discreto Chi c'è in fondo a quella scala, ci mette qualche buona scena: l'esorcismo iniziale della casa con uno stuolo di preti alla padre Merrin o il tipo cui finisce la mano triturata nel solito lavabo. Cast gerontocratico di vecchie glorie (tra cui il premio Oscar Patty Duke e Jane Wyman); spicca però una teen, Zoe Trilling, già bella e brava. Emolliente ma non troppo noioso.
MEMORABILE: La lampada indemoniata che uccide con la... corda della spina stile serpente.
Il quarto capitolo dell'infinita saga di Amityville è un film per la TV che ha l'intuizione di trasferire il male della casa in un'altra abitazione grazie a una lampada posseduta. La confezione è molto semplice e l'idea di base è simpatica, ma il risultato non si può considerare del tutto soddisfacente. La famigliola alle prese con il demonio fa tenerezza per l'ingenuità con cui affronta la minaccia e la Chiesa non ci fa proprio una bella figura, con il prete che scappa durante una manifestazione demoniaca. L'opera nella sua globalità è poca cosa ma resta comunque accettabile.
Non è così male come potrebbe sembrare, ma nnon è nemmeno un bel film. La storia del demone-lampada fa ridere per quanto è ridicola, la prova del cast è tutto sommato valida (specialmente quella dei due sacerdoti). Se siete alla ricerca di un horror che metta un po' di paura consideratevi fuori strada, se invece decidete di accontentarvi, questa potrebbe essere la pellicola che fa per voi.
MEMORABILE: La lampada agita minacciosamente la spina!
Quarto capitolo della saga di Long Island. All'attivo alcune intuizioni come la lampada (sebbene si sfiori a più riprese il trash), la scelta di ambientare il film in una casa diversa e la buona interpretazione della Duke e di Lloyd, in passivo il fatto che la storia inizi presto a diventare ripetitiva. Discrete la regia e la colonna sonora. Una visione la può sicuramente valere.
MEMORABILE: Il tritacarne; L'incipit.
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Aron Eisenberg, nel film il secondogenito dei tre fratelli, subì da piccolo un trapianto di reni che gli bloccò la crescita corporea a poco più di un metro e mezzo. Da notare il fatto che nacque nel 1969: perciò, essendo questo film girato nel 1989, nonostante sembrasse all'epoca un preadolescente, aveva già ben vent'anni quando recitò qui.