Mille peccati... nessuna virtù - Documentario (1969)

Probabilmente quanto di più ignobile il mondo movies italico di fine anni '60 abbia mai prodotto. Più che un documentario è un vero e prorio comizio: reazionario, razzista e omofobo, diretto con impavida incoscienza dall'allora esordiente Sergio Martino su una sgangherata sceneggiatura del fratello Luciano. Le immagini, tutte vergognosamente fasulle, si susseguono in modo insensato e ripetitivo accompagnate da un fuori campo rivoltante e sgrammaticato, scandito con ridicola tracotanza da un Purdom sperabilmente rosso di vergogna.

"Tutti i personaggi ed i fatti descritti in questo film sono veri", avverte una didascalia alla fine: certo, come no. Solito fintissimo documentario sugli usi e costumi (per lo più sessuali) di alcune popolazioni del nord Europa: Svezia, Germania, Danimarca... ma ci sono delle puntate anche in Inghilterra. Ovvi fiumi di una retorica ripugnante e penosi tentativi di umorismo che resta tale solo nelle intenzioni. Al confronto, Mondo cane è un film progressista come pochi.

L'unica cosa che fa girare le scatole è che il regista ha sfruttato l'episodio della ragazza affetta da frigidità che si dà in mano alla setta satanica per creare in seguito il suo capolavoro, Tutti i colori del buio. Per il resto, sì, può far voltar lo stomaco, visto che dice la verità. Comunque si gira l'uomo nelle sue tendenze, c'è sempre nelle retrovie qualcuno pronto a sfruttare e commercializzare il tutto e ancora oggi quelli che usano certe sostanze, credendo di combattere il sistema finiscono per fottersi da soli.

A indisporre non è tanto, o meglio non solo, che sia tutto più finto di una tetta al silicone e che invece venga spacciato per vero. Non è solo la cialtroneria di fondo che cerca di spacciare per fine indagine sociologica (certo, come no!) un indigeribile minestrone che altro non è che il solito becero mondo-movie. No! A indignare è la fastidiosa voce fuori campo che raggiunge vette di moralismo raramente viste anche in film di questo genere. Ripugnante a tal punto che fa venir voglia di prendere a picconate la tv. Il peggior Martino di sempre.

La società industriale ha ucciso il senso del peccato! E per "peccato" si intende sempre e solo quello: il sesso, commercializzato al pari di qualsiasi merce; la ribellione degli hippies a tale aberrazione consumistica è solo apparente: quei buoni a nulla possono solo fuggire la realtà, imprigionandosi nei loro paradisi artificiali. Tali concetti sono ribaditi per tutto il film, una giaculatoria che non coglie le radici del problema, tanto meno suggerisce soluzioni: Martino non ha Fede (è puritano, ma non religioso), né Speranza, né Carità (per lo spettatore). Poca morale, molto moralismo.

L'esordio registico di Sergio Martino si traduce in un mondo-movie (uno dei molti del periodo). Il documentario - se così si può definire - ci mostra i consueti usi e costumi sessuali/libertini dell'Europa settentrionale: un popolo visto come impudentemente avvezzo a ogni amenità erotica, da aggiungersi ovviamente al traboccante uso delle droghe come modus vivendi. Il cartello che avvisa che i personaggi e i fatti descritti sono veri è forse il punto più basso (o se vogliamo più alto) di questa pellicola. Divertente!

“Tutti i personaggi e i fatti descritti in questo film sono veri”, appare scritto alla fine di questo falsissimo documentario sul mondo del sesso e della sua mercificazione nel nord europa. Il commento tra il paternalistico e il fintamente scandalizzato fa da giusta colonna sonora alle immagini in cui nessun luogo comune sul sesso e sulla droga ci viene risparmiato. Visto oggi non scandalizzerebbe un bambino, ma grazie al buon ritmo della regia di Martino e ad alcuni momenti di comicità involontaria, questo mondo si lascia guardare senza annoiare troppo.

Fuori tempo massimo. Il mondo movie, quando è uscito il film di Sergio Martino, apparteneva già al passato e il tono moralistico con il quale si raccontano le storie (in particolare il commento dedicato agli hippie) appartiene veramente al luogo comune dell'informazione reazionaria dell'epoca. Vista l'ottima carriera successiva di Martino, un pallino in più.