Renato Castellani in versione neorealista ci racconta la giovinezza del romano Ciro (attore non professionista come tutto il cast eccetto Sordi), dalle uscite al fiume con i tanti amici alle sofferenze sotto i bombardamenti. Siamo infatti nel 1943 e la capitale è minacciata dalle incursioni aeree nemiche. Ma Ciro non si scoraggia e con i suoi due amici più stretti gira per la campagna a fare la “borsa nera”. Catturati e liberati dai nazisti, i tre torneranno alla vita di città, con le prime storie d'amore: la bella Iris (interpretata da una giovane bella e davvero brava, spontanea, dallo sguardo intenso) è innamoratissima di Ciro, ma lui la snobba per finire...Leggi tutto con Tosca, un donnone non troppo avvenente. Storie così, tra alti e bassi per un film sicuramente datato (basta ascoltare le musiche) ma girato con garbo e recitato con una vivacità difficilmente riscontrabile in attori professionisti. Inevitabile la tragedia finale, bella la caratterizzazione del protagonista, personaggio in cui i difetti superano di gran lunga i pregi. Alberto Sordi compare nella parte di un commesso di un calzaturificio vittima del primo furto a opera del gruppo di amici: ha i baffi da gentleman che spesso si notano nelle sue prime apparizioni e non cerca assolutamente mai la battuta; serio come non mai, si dedicherà anche lui ad affari illegali per poi scomparire definitivamente: in tutto il suo è un cameo di un paio di minuti o poco più. Quasi l’intero film è parlato in romanesco strettissimo e a volte si faticano a distinguere le parole. Noioso.
È la storia del giovane Ciro e dei suoi amici, nella Roma occupata dai tedeschi e del primo dopoguerra. Gli attori sono tutti esordienti o non professionisti, con una piccola parte per Sordi con gli occhi vistosamente truccati. Neorealismo rosa, lo ha definito una parte della critica. I caratteri dei personaggi sono molto ben definiti e riconoscibili nella gioventù romanesca di allora, dove spicca la superiore maturità e responsabilità delle donne. Commovente e a tratti ingenuo, buona la regia, dialoghi adeguati alla classe sociale e al tempo
Tra neorealismo e bozzettismo, la storia di un ragazzo tra la guerra e l’immediato dopoguerra, raccontata con nostalgia della giovinezza perduta. Il film non è male, soprattutto per gli scorci urbani e umani che tratteggia con appassionata adesione in vividi episodi, tra incoscienza dell’adolescenza e astuzie malandrine. Punto di forza è l’immediatezza espressiva dei giovani interpreti (non professionisti). Ma l’opera è spesso caciarona e urlata. E la narrazione alla amarcord stempera la vicenda in cartoline che ingialliscono in pochi minuti.
Un corale romanzo di formazione; la storia di alcuni ragazzotti romani alle prese con il passaggio dall'adolescenza a una giovinezza più matura. Ottima l'idea degli attori presi dalla strada la cui spontaneità rende il film uno dei capolavori del cinema del dopoguerra. Sembra di vedere addirittura alcuni episodi dei Racconti Romani di Alberto Moravia, un affresco della Roma popolare del '900 con le vicissitudini dei suoi protagonisti, i loro affanni, le loro aspirazioni. Come in Estate violenta c'è l'incontro dei protagonisti con la Storia.
La migliore qualità del film è di carattere... involontario: sono interessanti alcuni scorci di una città, Roma, che se non è sparita certo è di molto mutata, oltre a una singolare presenza di Sordi ridotto a poco più di una comparsa. Simpatici anche alcune scene di quotidianità, così distanti dall'attuale. Sospeso tra commedia e neorealismo, il film sembra non volersi prendere troppo sul serio limitando la svolta drammatica alla seconda metà e al finale.
MEMORABILE: L'incontro di boxe; 70 lire: prima della guerra il costo di un paio di scarpe, dopo, un biglietto del tram.
Film del 1948 ma ambientato nei primi Anni '40 durante il secondo conflitto mondiale: la posizione storica della pellicola colloca il racconto ai margini tra il dramma della guerra in corso e la commedia giovanilistica (con venature melodrammatiche un po’ stucchevoli sul versante amoroso, tuttavia figlie di quei tempi). Neorealismo un po’ annacquato ma sincero negli intenti ed efficace nell'affresco dei personaggi, che sprizzano romanità sincera e priva ancora di autocompiacimento. Piccola parte per un giovane Alberto Sordi.
Impressionante quanto sia cambiata Roma e le persone che la popolavano, mostrandosi irriconoscibili e suscitando rammarico per tante piccole cose ormai perdute per sempre. Tra guerra e immediato dopoguerra si dipana la storia di un gruppo di ragazzi che appassiona e smuove gli animi grazie alla vena malinconica di sottofondo e alla genuinità derivante dal non essere professionisti della recitazione. Sordi, invece, fa poco più di una comparsata e non smuove l’ago della bilancia. Un piccolo capolavoro da rivalutare e rivedere a iosa.
MEMORABILE: La farina del diavolo va tutta in crusca.
Elettrici e allegri, per nulla invidiosi della vita borghese: guardando i ragazzi di Castellani si comprende lo sconforto che prese uno come Pasolini quando il consumismo li trasformerà. Il film racconta senza esasperazione naturalistica (c'è anche Emilio Cecchi nello script) un momento di transizione prezioso nella vita del "Sud" italiano. Sordi cede il palco, al sole ci restano Ciro (un guizzante Oscar Blando) e Geppa. Il divertito coro proletario che storpia "Faccetta nera" è un ironico sfogo antifascista come mai nel neorealismo. Foto di un'epoca dura ma felice.
MEMORABILE: La parodia di "Faccetta nera" tra i piccoli contrabbandieri: "Borsetta nera, con la farina/con i fagioli e la caciotta pecorina".
Dal '43 ai primi anni del dopoguerra, Ciro passa dall'adolescenza alla maturità trascorrendo le sue giornate insieme agli amici, poveri come lui e sempre pronti a nuove avventure... Sulla strada del neorealismo rosa, Castellani dirige un film che ispira simpatia grazie alla spontaneità del cast quasi interamente composto da non professionisti e restituisce in modo colorito ed efficace quella Roma popolana che verrà poi immortalata dai racconti di Moravia, ma lascia anche perplessi per la superficialità con cui vengono gestiti alcuni passaggi drammatici come quello dell'epilogo.
Film sotto molti aspetti bozzettistico e piuttosto limitato in termini di sceneggiatura ma che possiede un suo perché, soprattutto grazie alla capacità di creare uno spaccato interessante della Roma degli anni Quaranta. Cast composto da attori non professionisti, ad esclusione di Sordi (per lui un ruolo secondario). Nel complesso una pellicola imperfetta ma vitale.
A cavallo della Seconda Guerra Mondiale le vicende di un ragazzo romano nel microcosmo del quartiere di Porta San Giovanni. Neorealismo sincero in cui una Roma genuina fa da sfondo a piccole e grandi vicende drammatiche: visto oggi è un bel documento su come eravamo. Contribuiscono fattivamente alla felice riuscita gli attori esordienti presi dal popolo e la regia partecipe di Castellani, anche soggettista.
MEMORABILE: La consegna delle lettere d’amore dell’amante al bar.
I ragazzini di Roma negli anni 40 (Ciro è del quartiere San Giovanni). Il film ci racconta di come la vita dura li facesse diventare presto adulti. I ragazzi, peraltro non professionisti, sono davvero molto bravi. La trama è semplice, lo sviluppo pure, ma vince l'insieme: la fotografia è per l'epoca notevole (vedendolo oggi è piacevole scoprire una Roma totalmente cambiata). Complessivamente un film piacevole, al netto di qualche sviolinata e di un epilogo scontato e un po' approssimativo.
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Nel film Bellissima di Visconti del 1951, Anna Magnani riconosce, in un'addetta al montaggio delle pellicole, l'attrice Liliana Mancini che aveva apprezzato nel film Sotto il sole di Roma (nel ruolo di Iris). La Mancini metterà sull'avviso la Magnani riguardo alle illusioni e alle lusinghe nel mondo del cinema.
Zender, guarda che ci sono due versioni (due schede) di questo stesso film! Clicca sul nome di Castellani e te ne renderai conto. Accade anche con altri film, di altri registi voglio dire. Scusami, ma ci starei più attento!
DiscussioneZender • 21/04/10 17:09 Capo scrivano - 48957 interventi
Ci starei anch'io più attento. Il problema è: come? Se uno inserisce un film doppio (e tu non hai idea di quanti ne cancello prima che vadano online) non sempre riesco ad accorgermene. Se non me ne accorgo resta finché uno non me lo segnala, purtroppo.
Come sempre, se hai una soluzione ben venga, sarei il primo a rallegrarmene.
E' scritto dappertutto: verificate CON ATTENZIONE che il film non esista in database prima di inserirlo. Se Saintgifts (nel caso specifico) ha sbagliato a digitare e ha creduto che non ci fosse che posso farci, tagliargli le mani?
Certo, certo, tutti possono sbagliare. Ma scusa, non c'è quel meccanismo che, mentre digiti il nuovo titolo nell'apposito spazietto, ti avverte se c'è già nel database...? Io, ingenuamente, pensavo che se ci fosse già un film con lo stesso titolo, il sistema "ti bloccherebbe" in qualche modo, o comunque non accetterebbe uno stesso titolo. Evidentemente mi sbagliavo.
DiscussioneZender • 21/04/10 19:15 Capo scrivano - 48957 interventi
Certo, se tu digiti un titolo già presente (e scritto nell'identica maniera, come per questo Sotto il sole di Roma) c'è scritto che è già presente, ma non ti impedisce di reinserirlo (anche perché potrebbe essere un remake, un omonimo o chissà cos'altro). Sta alla voglia e all'attenzione (che dovrebbe sempre essere alta) di chi inserisce verificare che non sia un doppione. Io non posso che raccomandarmi all'attenzione dei benemeriti inseritori (che spesso è piuttosto bassa, purtroppo).