La stanza accanto - Film (2024)

La stanza accanto
Locandina La stanza accanto - Film (2024)
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MMJ Davinotti jr
Titolo originale: The Room Next Door
Anno: 2024
Genere: drammatico (colore)

Cast completo di La stanza accanto

Note: Tratto dal libro "Attraverso la vita" di Sigrid Nunez. Vincitore del Leone d'oro alla mostra del Cinema di Venezia 2024, è il primo film di Pedro Almodóvar in lingua originale inglese.

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La nostra recensione di La stanza accanto

Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Almodóvar affronta il tema dell'eutanasia da una prospettiva profondamente femminile, quella della scrittrice statunitense Sigrid Nunez: da un episodio del suo romanzo "Attraverso la vita" il regista ricava un film che vive della costante interazione tra le due protagoniste poste sullo stesso piano, a livello d'importanza. Ingrid (Moore) ha appena terminato di scrivere un romanzo sulle paure legate alla morte quando, alla presentazione del libro, si trova a firmarne uno per una cara amica che le parla di Martha (Swinton), purtroppo gravemente malata di cancro. Non si vedono da tanto, Martha e Ingrid, ma si conoscevano intimamente ed è quindi naturale che la prima, ignara...Leggi tutto di quanto fosse accaduto alla seconda, decida di raggiungerla in ospedale.

Come se gli anni non fossero passati, le due ristabiliscono un rapporto che si capisce subito quanto fosse stretto. Ingrid ascolta quello che Martha le racconta della malattia, di come avesse deciso di togliersi la vita appena saputa la tremenda diagnosi (un tumore incurabile) e abbia poi invece cambiato idea sottoponendosi a tutte le cure del caso, a cominciare da lunghi cicli di chemioterapia. Lo sforzo nella lotta contro la malattia, tuttavia, ovvero la comprensibile reazione comune alla quale quasi tutti istintivamente tendono, d’improvviso in Martha si placa. Mentre le visite di Ingrid si moltiplicano, la tremenda notizia di un ulteriore avanzamento della metastasi porta la donna a riprendere in considerazione l'idea di togliersi la vita.

Sul dark web, al tempo, era riuscita a procurarsi una pillola per morire senza soffrire e ha intenzione di servirsene. Quando? Si vedrà, ma intanto ha bisogno di trovare qualcuno che la accompagni nella casa dove ha pianificato di uccidersi e le stia vicino, nella stanza accanto, fino a quando deciderà che il momento dell'addio è arrivato. Una bella prova di amicizia alla quale Martha, inizialmente riluttante (le due si erano appena riviste dopo anni di lontananza), decide di sottoporsi. Il soggiorno in una stramba costruzione futuristica wrightianamente immersa nel bosco, isolata, diventa il cupo teatro di una morte annunciata che - dice Martha - si sarà concretizzata nel momento in cui Ingrid troverà chiusa la porta della stanza dell'amica.

Gran parte dei dialoghi tra le due si focalizzano su temi facilmente immaginabili, e Almodóvar dimostra di aver superato definitivamente la sua lunga fase primaria dedicata agli eccessi, alle passioni e alle stravaganze per abbracciare un cinema più maturo, autoriale, difficilmente attaccabile una volta constatatane la perizia della messa in scena e la profondità dei pensieri espressi. Un film supportato da due attrici il cui talento non è mai stato messo in discussione, assolutamente credibili nella pacatezza di un rapporto che vede contrapposta la risolutezza di Martha alle ovvie titubanze di Ingrid, impreparata di fronte a una richiesta d’aiuto tanto impegnativa e psicologicamente destabilizzante.

La sceneggiatura di Almodóvar accarezza i sentimenti delle due lasciando che l'infinita dolcezza e la simpatia (nel senso etimologico del termine) di Ingrid smussino gli angoli del temperamento impulsivo, brusco di Martha, con brani della vita di quest'ultima ricostruiti in flashback nel descriverne il carattere mascolino: i difficilissimi rapporti con la figlia Michelle (che conosceremo nel finale, interpretata dalla stessa Swinton), le sortite nelle zone di guerra, dove lavorava come reporter...

Un cinema conscio della divisività del tema trattato, che prende senza inutile enfasi una posizione precisa cercando di farne comprendere le ragioni. Si poteva forse sperare in un'ultima parte che sviluppasse meglio gli accenti “polizieschi” solo accennati, che sembravano aprire interessanti scenari relativi al diverso approccio all'eutanasia e che si chiudono invece sbrigativamente, ma è evidente come centrale e totalizzante sia sempre l’esclusivo, stratificato rapporto tra le due protagoniste, con Turturro a fare da confidente di Ingrid nonché ex amante di entrambe (quasi un ruolo estraneo, posticcio). Eccellente resa di fotografia e musiche, anche se non sempre il film sembra saper dire qualcosa di necessario al suo andamento, costantemente lento e riflessivo, né la sceneggiatura trova momenti davvero indimenticabili.

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Tutti i commenti e le recensioni di La stanza accanto

TITOLO INSERITO IL GIORNO 9/09/24 DAL BENEMERITO DANTE\'S POI DAVINOTTATO IL GIORNO 7/12/24
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Rebis 18/12/24 14:28 - 2438 commenti

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Quando vittima e carnefice coincidono, non c'è colpevole e il delitto è perfetto. Almodovar risolve la meditazione sul cupio dissolvi dentro un teorema hitchcockiano, concettuale, manierista, dalla composizione sobria e pudica, sperimentata in Julieta, ovviando al rischio del patetico forse fin troppo atteso. Scelta encomiabile, peccato che il rigore stilistico venga vanificato da flashback poco credibili nonché superflui e l'unico personaggio maschile, Turturro, sia meno che strumentale. Swinton e Moore si conformano adottando una recitazione misurata e vigile, a tratti estraniata.

Dante\'s 9/09/24 09:00 - 13 commenti

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Un film delicato, seppur dal tema forte: l'eutanasia. Martha e Ingrid, magistralmente interpretate da Tilda Swinton e Julianne Moore, tengono interamente in piedi un film fatto quasi solo di dialoghi. L'amicizia che le lega è tenera e toccante. Seppur Ingrid (famosa scrittrice di romanzi) sia dichiaratamente terrorizzata dalla morte, alla chiamata d'aiuto di Martha non si tirerà indietro perché la morale è che la morte farà sempre paura, ma in buona compagnia è più facile affrontarla. Musiche non sempre azzeccate.

Il ferrini 6/12/24 23:51 - 2581 commenti

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Fa più Almodóvar con questo film di qualsiasi opposizione a certa destra. Sia quella bigotta e conservatrice contraria all'eutanasia che quella neoliberista (espressamente citata da Turturro), disinteressata al cambiamento climatico. Un film politico dunque, ma a suo modo anche poetico, nel rapporto fra le due protagoniste e nel raccontare come un suicidio possa non essere sempre una sconfitta: "Il cancro non mi prenderà, se mi prendo prima da sola". La Moore è davvero intensa, emoziona anche solo con gli sguardi. Soggetto atipico per Almodóvar (non è suo) ma meritevole.

Markus 7/12/24 17:29 - 3746 commenti

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I tempi dell'Almodóvar sopra le righe, irriverente nella sua idea di film appaiono lontani, tanto che quest’opera - tratta da un romanzo - si fatica a considerare sia diretta da lui; eppure l'attenzione ai volti ci riporta al suo stile perché questo film, basandosi su un racconto altrui, non lascia molto spazio all'estro e in taluni momenti s’avverte eccessiva staticità. Un film che parla di eutanasia - in ambito alto borghese, delle serie anche i ricchi... muoiono - e di tumore in maniera seria e a tratti straziante. Tecnicamante ineccepibile, ma non troppo convincente.

Antorug 12/12/24 19:05 - 4 commenti

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Il film non riesce a convincere pienamente. Almodóvar invecchiando e trasferendosi negli USA perde la sua spontaneità e inventiva. Il tema della morte assistita viene trattato in modo freddo e distaccato. Le due protagoniste parlano, parlano: cancro, chemioterapia, pasticca dell'addio, ma i loro dialoghi non riescono a trasmettere allo spettatore angoscia, paura della morte. Si riconosce Almodóvar nei colori delgi arredamenti e negli abbinamenti dei vestiti delle protagoniste e nel rosso acceso dei rossetti, in particolare quello di Martha.
MEMORABILE: La porta della stanza accanto è dipinta in rosso...

Xamini 13/12/24 00:33 - 1284 commenti

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Almodóvar sceglie lo sfondo di New York prima e una villa esclusiva non distante da Madrid come affreschi a colorare le parole di cui si riempie il suo dramma sull'eutanasia. La struttura è completamente dialogica e si regge tutta sulle sicure spalle della coppia Moore/Swinton, entrambe perfette nel ruolo (il volto della seconda aggiunge una sfumatura di inquietudine, qui indispensabile). I toni sono morbidi, gli eccessi lontani, tutto ciò che è altro da un leggero posarsi come di neve sui morti e sui vivi viene accantonato. E ci si ritrova a pensare che sia giusto così.
MEMORABILE: L'uso dei colori, tra rossetti, abiti e lettini; L'apparizione della figlia; Gli sguardi in camera delle due; Le sfumature sul finale.

Rambo90 13/12/24 19:30 - 7892 commenti

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Eutanasia e amicizia in un film splendido, nella sua semplicità. La sceneggiatura affronta tutto con grande disinvoltura e naturalezza, affidandosi all'estro di due attrici meravigliose e credibili e nei loro sguardi trova la profondità senza eccedere in picchi melodrammatici o inutili fronzoli. La regia va avanti dritta, senza fare sconti ma nemmeno farli pesare, sino a un finale dolce e incredibilmente commovente proprio per la sua verità. Bella la fotografia, musiche che ben si amalgamano al resto.

Lou 14/12/24 23:11 - 1135 commenti

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Un Almodóvar maturo, riflessivo e delicato, ambienta in America un film efficace per riflettere sul tema dell’eutanasia, avvalendosi di due bravissime attrici come la Swinton e la Moore. Sullo sfondo i temi della guerra, del cambiamento climatico, della politica irresponsabile e bigotta. I flashback non sono del tutto convincenti, ma è invece molto autentico il percorso di Ingrid (Moore), che accetta di accompagnare l’amica nella scelta finale nonostante le proprie paure.

Magi94 25/12/24 20:48 - 1008 commenti

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Almodóvar che si apre al grande pubblico di lingua inglese, finendo a confezionare un'opera ben fatta ma un po' patinata e senza quasi nessuno degli stilemi dell'autore, fatta eccezione per una certa cura nella scenografia (quel balcone newyorkese ricco di piante!). Purtroppo la storia molto intima (e, ancora una volta, altoborghese in ogni dettaglio) non ha molta originalità ed è difficile appassionarsi alla situazione già vista, pur dolorosissima. Un po' teatrali i dialoghi, mentre tutto il resto è curato quantomeno con la giusta professionalità. Discreto ma non imprescindibile.

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