Note: Aka: "The Sexual Revolution"; "La révolution sexuelle"; "La revolución sexual, La"; "De vilda sänghästarna". Ispirato dal libro di Wilhelm Reich (The sexual revolution), co-sceneggiato da Dario Argento.
Approfondimenti e articoli su La rivoluzione sessuale
Dopo aver visto il film corro a comprare il libro di Reich! L'idea di una sorta di dispositivo che accumula energia cosmica per rendere più anarchici e liberi sessualmente è sensazionale e Cucciola è stato azzeccato al bacio per interpretare il ruolo dell'inventore. Certo non è film per bigotti o perbenisti, ma oggi come allora di curiosità e di punti interrogativi in noi può tirarne fuori una miriade.
MEMORABILE: "...ti sei spinto oltre la loro comprensione e come sempre sei tu a pagare. Processi, prigione, offese più turpi, ed ora anche questo, caro..."
Oggetto folle con tutti gli ingredienti del guilty pleasure: Cucciolla improbabilissimo psicanalista-guru della liberazione sessuale, la Antonelli bellissima (ma non male anche alcune altre), le inquadrature arty, la sequenza da Living Theatre de' noantri, le musiche che tentano di creare un'atmosfera da compte libertino settecentesco, il finale folle, la firma di Argento. Certo, logorroico e pretenzioso, ma era la cifra del periodo. Merita una circolazione meno clandestina.
Reperto sessantottino molto interessante sceneggiato da Dario Argento; pur se di sesso mostra praticamente nulla (visto anche l'anno ma poco importa), riesce a sviluppare bene dei concetti di liberazione sessuale e di nuove sperimentazioni tipiche del periodo. Cucciolla sembra davvero crederci, discreto compartimento musicale.
L'incipit è ottimo, lasciava presagire un piccolo capolavoro grazie alle disserzioni sulla sessualità e sull'affettività. La firma di Argento è tangibile e la Antonelli è bella come una dea. Il proseguio non è sempre all'altezza delle aspettative, ma comunque decisamente interessante. Una produzione che meriterebbe una rispolveratina dall'oblio in cui sono relegate tante pellicole italiane. Sei pronto ad infrangere ogni tabù?
Bizzarria sessantottina che deve molto alla penna dell'Argento sceneggiatore di Metti una sera a cena o de La stagione dei sensi. La partenza è promettente, impregnata com'è dei topoi dell'estetica del tempo: dai dialoghi teatrali alla recitazione straniata, dai balletti che scimmiottano il Living Theatre alla cena libertina ripresa dall'alto. Nella seconda parte la storia diventa più ripetitiva e prevedibile ma non manca comunque di buoni momenti. Bravo Cucciolla e splendida l'Antonelli. Miti fa il ragazzino nevrotico come in Top sensation.
MEMORABILE: Cucciolla che costringe la moglie a travestirsi de sexy infermiera.
Già all'inizio c'è qualcosa che stona. Si tira a sorte per formare le coppie, ma se poi non viene bene (viste anche le parentele di sangue) si può chiedere di ripetere la "democratica" operazione. Tutto il resto mi è sembrato un pretesto per affrontare in modo pruriginoso un argomento nascente e di moda, all'epoca. La trovata, se così si può dire, più interessante è quella dell'escludere i sentimenti e ogni tipo di violenza in questo esperimento, che però è come dire andiamo contro le pulsioni della natura umana. Come volevasi dimostrare.
MEMORABILE: Le limitate fantasie del professore (e della sceneggiatura): giocare al paziente e all'infermiera con la moglie; La crisi isterica della sorella.
L'appartenere quasi ormonalmente alla propria temperie storico-culturale gli nuoce quasi quanto il suo lambire i confini di genere senza aderirvi, restando un oggetto la cui decifrazione pure cinematografica resta sfuggente. Il brillante incipit con l’erotico gioco delle coppie avrebbe meritato migliori sviluppi narrativi, ma lo script di Argento invece di pigiare sull’acceleratore stravaccando, preferisce (paradossalmente visto il tema) i battuti sentieri del buonsenso borghese (coi suoi drammi e le sue lacrimucce). Cucciolla era un grande, Laura inesplosa.
Pur trovandosi nel periodo più florido del cinema italiano - soprattutto nella sua declinazione di critica borghese -, Ghione non riesce a riprodurne la magia del pathos acuto ed avvolgente e della fine sensualità, smarrendosi in una messa in scena rigida e nelle sviolinate frastornanti ed invasive di Teo Usuelli; e l'analisi sociologica, tosto solo accessoria, finisce soverchiata da un sensazionalismo sessuale ad impatto erotico pressoché nullo. I migliori in campo sono Miti, sempre scelta ottimale nelle vesti del giovane problematico, e il serio professionista Cucciolla.
MEMORABILE: Mentre infuria la rissa tra lo sposo e l'inventore, il ragazzo se ne sta in disparte ad effettuare complessi calcoli matematici.
Un gruppo di borghesi si trova in una villa per praticare l'amore libero. Si formano le coppie. Sin qui, interessante. Dopo di che il resto del film naufraga nella noia più straziante, con continui dialoghi pseudo-intellettuali e danze varie a riempire un vuoto di idee spaventoso. Il tema all'epoca era caldissimo, visto l'anno di produzione, e ci si sarebbe aspettati molto di più visto quanto c'era da dire sull'argomento. Invece si è preferito rendere il tutto semi-filosoficamente togliendo credibilità. Qualche atmosfera buona. Per il resto un film pretenzioso, verboso, noiosissimo.
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Purtroppo di Ghione conoscevamo tutti Il prato macchiato di rosso, che è appena sufficiente rispetto a due film da urlo come La rivoluzione sessuale e A cuore freddo.FAUNO.