Dallamano parte in un modo e continua in un altro: nei primi minuti un omicidio argentiano nel buio, con killer neroguantato e polizia sul posto. E' già il terzo delitto e l'ispettore Bulov (Mills) ha le sue belle gatte da pelare, come ci fa capire il suo superiore. Anche perché oltre a seguire il caso è costretto a seguire pure sua moglie (Paluzzi), che non si fa mai trovare a casa e legittima insistiti sospetti d'adulterio. E' lei, assieme all'entrata in scena di un killer tremendamente prosaico e per nulla misterioso (Hoffmann), a farci capire come Dallamano sterzi presto in direzione di una sorta di poliziesco a tinte nere, con tracce melodrammatiche a tratti involontariamente comiche nei loro...Leggi tutto sviluppi (l'ispettore che continua a chiamare casa nei momenti meno opportuni). L'indagine ben presto va a farsi benedire, anche perché uno dei residui che la compongono ha la faccia di Jimmy il Fenomeno (!), che nel ruolo dell'informatore detto "il topo" si guadagna uno spazio impensabile (anche se è doppiato, purtroppo). Ci saran forse da scoprire i mandanti, ma intanto un patto impensabile - i cui contorni non possiamo conoscere perché proprio mentre i due si spiegano, sull'auto, un aereo passa coprendo hitchcockianamente le loro voci - viene stretto tra l'ispettore e il killer. Che si saran detti? Lo scopriremo più avanti, mentre la figura ben interpretata da una seducente Paluzzi acquisisce gradatamente d'importanza. Dallamano abbandona le tentazioni da thriller - distrutte definitivamente da una colonna sonora (di Fusco e Reverberi) rumorosa e dissonante talvolta decisamente fuori luogo - per concentrarsi sui personaggi e sui loro caratteri: Mills, che difficilmente abbandona l'impermeabile grigio in tinta con la sua espressione perennemente corrucciata, sembra uscire da un noir d'altri tempi, Hoffman dallo sguardo algido si sposa alle fredde ambientazioni tedesche da gangster movie mitteleuropeo che ben poco hanno da spartire col caratteristico stile con cui Dallamano saprà distinguersi in futuro all'interno del genere. Il finale si riavvicina al giallo per chiudere con un colpo di scena (relativo) che se non altro spiega con chiarezza ogni cosa. Ci si domanda cosa voglian suggerire i primi piani luciferini degli occhi del killer (con immagine virata improvvisamente in rosso) prima dei delitti...
Commissario della narcotici indaga su un caso importante, ma è rimbischerito dalla gelosia per la bella moglie... Terribile coproduzione italo-crucca dalle atmosfere proto-Derrick, diretta da un Dallamano sottotono. Un barlume di idea a metà film fa aprire un occhio allo spettatore, ma il film si trascina stancamente, sulle invadentissime, terribili note dei fratelli Reverberi, anche loro poco ispirati. La Paluzzi, nostra vecchia passione, è sempre un bel vedere. Ruolo ultratrash per Jimmy il fenomeno, accreditato come Jimmy Soffrano (!)
L'unica cosa che si salva in questo film è il tema dell'ossessione d'amore, che dilaga per tutta la storia e spinge il commissario protagonista dritto verso il baratro, pur con gli occhi bene aperti. Non banale anche la trama, più per lo svolgimento e per le reazioni dei personaggi agli eventi che per il finale, abbastanza facile da prevedere. Per il resto una noia (quasi) mortale: ritmo di una lentezza esasperante che accelera soltanto nel finale, fin troppo sbrigativo. Attori presentabili, scenari squallidi; tutto sommato si può perdere.
Thriller francamente mediocre, noioso ed in una parola deludente. Peccato perché a dirigere c'è uno come Dallamano che in passato ha dimostrato di saperci fare, anche se con altri generi. Il film invece è abbastanza spento, soprattutto a causa di una sceneggiatura debole che non provoca sussulti, tensione e sorprese. Tranquillamente evitabile.
Ispettore di polizia (John Mills) ossessionato dall'idea del tradimento coniugale, rimette in libertà un pericoloso assassino, opportunamente guidato all'omicidio della consorte. Ma le cose prenderanno una piega inaspettata. Sulla scia del film di Questi (La Morte ha Fatto l'Uovo) predomina un tipo di narrazione sottesa, a sfondo giallo, senza scene particolarmente audaci e con un ritmo piuttosto diluito da dialoghi prolissi e rare situazioni a sorpresa. E' apprezzabile il tentativo di percorrere il giallo in epoca non sospetta, ma bisogna anche dire che Dallamano ha fatto cose molto migliori.
Coproduzione italo-tedesca, testimone della personale via al poliziesco intrapresa da Dallamano: pone al centro un ispettore compromesso dai suoi rapporti coniugali, svolta in territori hitchcockiani e si impenna in un finale ove tutto viene geometricamente risolto dalla Nemesi. Mills compie il suo dovere di dissolvere il rigore del poliziotto nella gelosia del marito, la Paluzzi impone la sua persona sensuale e signorile; Hoffmann fa un freddo killer mangiadonne, ma, tanto per non smentirsi, si busca anche stavolta la sua razione di botte... Musiche percussive e frenetiche di Reverberi.
Discreto thriller dalle venature poliziesche targato Dallamano, certo non siamo ai livelli di Solange ma il tocco del regista si riconosce. Ottimo cast e bella colonna sonora originale, prodotto tra Italia e Germania meriterebbe una edizione in dvd.
Un film in armonia perfetta con l'anno di edizione. Girato in una città tetra come Amburgo, che si distingue sia per gli alberghi che per i bassifondi... la mano del regista si sente eccome per il pathos dei protagonisti, Mills in primis. Buona scelta il recupero prodigioso dei colpevoli nel momento in cui sembra di dover ricominciare tutto da capo per l'ennesima volta. Ottimo (anche se ossessivo) il sottofondo musicale.
MEMORABILE: Luciana Paluzzi che ci mette due giorni per entrarti nel sangue... rende molto bene l'idea di come si deragli quando qualcuna ti fulmina.
L'estrema gelosia porta un ispettore di polizia tedesco a stringere alleanze del tutto inattese. Purtroppo il film di Massimo Dallamano appare inverosimile e difettoso in fatto di suspense. Le scenografie sono misere e di cattivo gusto, le acconciature degne di un fotoromanzo. La pellicola è abbastanza piatta e in definitiva sicuramente trascurabile.
Un gelosissimo ispettore della Polizei (siamo ad Amburgo) arriva a decretare la morte della moglie ingaggiando un sicario che ha arrestato. Ma gli sviluppi saranno (più o meno) inattesi. Buon film di Dallamano con attori professionali e bene in parte ed una splendida Luciana Paluzzi che ruba lo schermo a tutti. Finale un po' raffazzonato ma tutto sommato il film è ben diretto e si guarda volentieri. Piccola parte per Carlo Hintermann, protagonista di diversi sceneggiati televisivi anni '60 - '70 e per Jimmy il Fenomeno.
Pur sorretto dalla buona interpretazione di Mills e dalla bellezza della Paluzzi, questo giallo firmato Dallamano non è grande cosa: la trama si svolge con ritmo lento, senza molti sussulti, zeppo di dialoghi atti a coprire pecche di sceneggiatura. Anche il colpo di scena finale è tutto fuorchè sorprendente. Insomma: se, come il sottoscritto, si ama il tipo di cinema che si faceva in quegli anni, il film può anche valere la visione, altrimenti si può tranquillamente soprassedere.
Decoroso giallo/krimi firmato da un acerbo Dallamano con discreta correttezza tecnica. La sceneggiatura si affranca, entro certi limiti, dai canoni del genere, subordinando l'intreccio poliziesco e i topoi di provenienza baviana alle tormentate vicissitudini coniugali del protagonista. Con solidità ben delineata, Mills interpreta un ispettore attempato, geloso ed insicuro, ossessionato dalle fisime di una relazione possessiva con la suadente e giunonica Paluzzi. Hoffmann è il solito damerino attillato e poco contribuisce a tenere in quota il film sino al pilotato twist ending.
MEMORABILE: I tenebrosi dettagli sugli occhi in ombra dell'assassino; una Paluzzi al top della sua forma estetica.
Interessante giallo di Dallamano. Sensualissima femme fatale la Paluzzi, destinata a portare alla completa distruzione qualunque uomo cada nelle sue grinfie. Hoffman giovane killer fa un buon lavoro, notevole Mills poliziotto che per la gelosia rinnega la sua professione e i suoi valori. Sprazzi da giallo all'italiana negli omicidi di apertura (bella l'inquadratura dell'omicida nelle tenebre), più erotico (senza esagerare) nella seconda. Merita la visione.
MEMORABILE: La faccia della Paluzzi nel finale, Hoffman e la Paluzzi nella locanda.
L'inizio farebbe pensare a un thriller, ma in realtà è un bel mix tra poliziesco e noir che ha il suo vero punto di forza nei tre protagonisti: Mills, poliziotto in cui l’ossessione per la giovane moglie prevale sulla dedizione al mestiere; Hoffmann, killer inesorabile ma difficile da odiare e la Paluzzi, moglie del primo e amante del secondo. Proprio il colpo di fulmine tra i due rischia di far deragliare la sceneggiatura, ma il finale riesce ancora a colpire nel segno. Meritevole, nonostante le brutte musiche dei fratelli Reverberi.
MEMORABILE: Tutta la prima parte, con la bruciante gelosia di Mills; Il beffardo colpo di coda conclusivo.
Non aspettatevi un giallo come pare all'inizio perché il colpevole è svelato ben presto. La vicenda è un ibrido mediocre e il finale francamente è un po' ridicolo... ma il film, anche se mediocre, è dopotutto guardabile, con il personaggio dell'ispettore distratto e geloso piuttosto interessante. Indimenticabile Jimmy il fenomeno (portato in Germania apposta per questo film).
Un ispettore di polizia segue le tracce di un pericoloso killer e dei tradimenti della sua donna, fino ad accorgersi che le due strade s'intersecano. In un clima freddo nord-europeo si consuma questo poliziesco pulito girato con mano ferma, arricchito da un finale a sorpresa che si disvela solo all'ultimo minuto, premiando la pazienza dello spettatore.
Dallamano, alle prime armi, gira un intreccio thriller/poliziesco dove spiccano i comportamenti dei protagonisti più che la storia in sé: un commissario possessivo e geloso, la moglie bella e irresistibile e un affascinante killer superstizioso. Si perde nel finale, un po' forzato. Musiche discrete ma inadatte alla pellicola, buone le location teutoniche.
Deludente giallo girato da Dallamano ad Amburgo e infatti pervaso da atmosfere da krimi che potrebbero pure essere affascinanti se non fosse per una storia che manca di centro. Si parte con omicidi da thriller argentiano, si prosegue con indagini poliziesche su un traffico di droga, si conclude con intrighi matrimoniali da giallo lenziano: in mezzo a tanta confusione ci si ricorda soprattutto del ruolo più lungo esercitato da Jimmy Il Fenomeno (pure portato in trasferta e doppiato) nei panni di un informatore. Da salvare invece le musiche martellanti di Reverberi.
Thriller piuttosto deludente di Dallamano, ancora in rodaggio prima di sfornare i suoi capolavori nel genere (Solange su tutti). Tra strane alleanze, personaggi stereotipati e una splendida Paluzzi in versione dark lady il regista cerca, e a tratti trova, una certa eleganza formale (in tal senso si vedano funerale, primo omicidio e il dialogo coperto dal rumore dell'aereo), ma il film ha difficoltà a decollare definitivamente e ad appassionare. Le musiche di Reverberi sono notevoli, ma sono utilizzate in modo spropositato e invadente. Sufficiente con riserva.
Curioso fim di Massimo Dallamano, purtroppo assai più curioso che riuscito. Mescolanza di generi, in ambito criminale, persino con frequenti tocchi di drammatico-sentimentale e, all'inizio, un omicida che pare uscito da Bava. Si continua a pensare che il film stia per decollare, ma non decolla mai, riservando solo occasionalmente alcuni momenti di interesse. Interpretazioni non disprezzabili: Mills professionale, Paluzzi seducente e adeguata, Hoffman in parte. Nel cast di contorno, note facce del cinema italiano di seconda fila: bene Fiermonte e Altamura, troppo rigido Bazzocchi.
MEMORABILE: Jimmy il Fenomeno in un ruolo serio, per di più in trasferta internazionale.
Sguardi diabolici e lame di coltello scintillano nel buio. Uno stagionato commissario tiene gli occhi su una scia di omicidi, la mente alla giovane moglie un po' ambigua e la mano sulla bottiglia di J&B. Passabile nei contenuti e discreto nella forma, ci offre qualche estemporaneo spunto visionario in stile baviano, ma perde totalmente dignità nell'intreccio quando entra in scena l’ "assicuratore": a quel punto la regolarità implode lasciando sgorgare inenarrabili assurdità. Ottimo e sprecato il tema musicale di Reverberi: ossessivo e acido come il tarlo della gelosia.
MEMORABILE: La signora Bulow e l’ "assicuratore": approccio degno della Reeperbahn.
Dotato di una certa originalità e sviluppato con discreto ritmo, propone la (dis)avventura di un ispettore più concentrato sulla moglie che sul complicato caso che gli è stato affidato. La Paluzzi è bella e brava e il film anche abbastanza “moderno”, per qualche fugace immagine sexy mostrata. Tedesco nell’ambiente ma italiano nello spirito, almeno in alcuni frangenti, anche se abbastanza lontano dallo stile poliziesco che a breve si sarebbe detto poliziottesco. Comunque il regista ci sa fare e alla fine ci si arriva con soddisfazione.
MEMORABILE: L'ispettore capo arriva con una lussuosa macchina di servizio senza insegne, con autista incluso!
Un film diviso (volontariamente o meno) in due tempi: nel primo assistiamo a una serie di omicidi tipici dei grandi registi thriller del tempo (assassino in total black, guanti compresi, che brandisce un coltellaccio), nel secondo si passa, invece, al genere poliziesco, ove si alternano siparietti sensuali in cui il gelosissimo ispettore scivola, talvolta, nel tragicomico. Nel complesso è potabile, frenando le aspettative però. Possibile sia tra quelle pellicole destinate presto al dimenticatoio, comunque leggera e tipica di un'epoca cinematografica che non tornerà più.
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Raisat cinema ha acquistato l'intero lotto di film sotto l'etichetta titanus,ben 369 titoli.
La morte non ha sesso e' tra i film che verranno trasmessi nei prossimi mesi dal canale
di sky,pian piano che vedro' i titoli lo segnalero'.
Ciavazzaro ebbe a dire: Raisat cinema ha acquistato l'intero lotto di film sotto l'etichetta titanus,ben 369 titoli.
La morte non ha sesso e' tra i film che verranno trasmessi nei prossimi mesi dal canale
di sky,pian piano che vedro' i titoli lo segnalero'.
Buona notizia per chi (al contrario di me) può vedere Raisat.
Ne approfitto per segnalare che all'epoca (direi 1969) da bimbetto vidi "La morte non ha sesso" attratto anche dalla presenza di Robert Hoffman (che in Italia godette di un'effimera notorietà grazie alla sua interpretazione nel Robinson Crosoe di televisiva memoria). Ovviamente non ricordo nulla del film, non avendolo mai più rivisto. Un'occhiata (nostalgica) gliela ridarei volentieri.
Alla domanda:
Quali sono i suoi preferiti fra i film cui ha partecipato?
Così rispose Jimmy il Fenomeno:
Ho fatto un film in un manicomio, poi uno in Germania ad Amburgo, La morte non ha sesso, poi uno con Ursula Andress molto bello, nella vasca da bagno, Colpo in canna.