Da un Hammer horror mi aspettavo qualcosa di meglio, un pizzico di sadismo in più, un utilizzo più fantasioso dei luoghi: la tomba, il museo, i vicoli della città... Intendiamoci: la mummia che spalanca gli occhi fiammeggianti odio nella maschera gessosa, polveroso gigante che si muove lento ma implacabile contro la vittima di turno, fa il suo effetto... ma uno solo degli omicidi è memorabile. Colpiscono alcune caratterizzazioni quasi umoristiche: il segretario imbranato, la moglie sarcastica, la chiaroveggente gitana. Belle le sequenze nel (fintissimo) deserto!
MEMORABILE: L'omicidio con l'acido e il fuoco: scena breve, ma incisiva!
Ennesima versione della mummia da parte della Hammer. Qui viene meno il tema dell'amore e si parla di un usurpatore al trono nell'antico Egitto, con musiche che enfatizzano e riescono a creare un'atmosfera notevole nelle scene dell'antefatto, malgrado il budget ridotto. Film nella media Hammer (buona) ambientato tutto in Egitto, è un horror classico con la mummia che si risveglia.
MEMORABILE: La scena del risveglio della mummia con il particolare degli occhi che si aprono.
Nessuna sorpresa in questo film girato da Gilling, regista non malvagio ma qui ai suoi minimi termini. La storia è risaputa e procede lenta e prevedibile dall'inizio alla fine. Non ci sono scossoni di alcun tipo e considerati i ritmi più che blandi, la noia
monta priva di ostacoli. Nella prima parte succede poco o nulla, la seconda si ravviva
un po' ma alla fine il risultato è quasi disastroso. Il terzo e peggiore "capitolo" di
una serie di quattro film.
Plagio pedestre della rivisitazione Hammer (1959) girato controvoglia in scenografie palesemente artefatte e con attori improvvisati (talune comparse nei panni di antichi egizi sorridono più volte durante le riprese, lasciando intendere il climax di realizzazione del film). Noioso, con bruttissimi effetti speciali (e troppi occhi azzurri), pur stranamente molto considerato nonostante l'esiguo effetto sia horror, sia cinematografico. Unica scena degna d'esser ricordata resta il primo piano degli occhi (azzurri, sic!) al risveglio della mummia...
A dispetto delle premesse e dell'ottimo prologo il film di Gilling si assesta su livelli mediocri (anche se le scene degli omicidi non sono male). Ci può stare l'ambientazione nei vicoli ma perché introdurre personaggi al limite del macchiettismo (il segretario e la zingara)? Nel genere egizio restano migliori Alla trentanovesima eclissi e Exorcismus.
Egitto, antiche maledizioni e narrazione decisamente gotica. La formula della Hammer Film rivive in questo adattamento dei temi della Mummia (personaggio horror decisamente minore nella nomenclatura tradizionale del genere) cui l'ottimo John Gilling sa conferire una certa forza, soprattutto grazie a scenografie talmente finte da essere affascinanti: Si vede con un certo piacere anche se non c'è niente di nuovo.
Guardarlo è come prendere un treno pendolare che viaggia pigro e senza scampo vincolato ai soliti binari: sai già da dove partirà, dove passerà, e dove arriverà. L'unica incognita? Se ti addormenterai lungo il percorso. Ad aggravare di molto la situazione, il prolisso spiegone iniziale di ben 10 minuti (dieci!) che ti fa venire il dubbio d'esserti accaparrato un pessimo documentario (e pure la tentazione di cliccare su stop). A bucare il buio solo la bellezza torbida di Maggie Kimberly: più che una studiosa d'iscrizioni egizie pare sfuggita a un casting di Russ Meyer.
John Gilling HA DIRETTO ANCHE...
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