Il sapore della ciliegia - Film (1997)

Il sapore della ciliegia
Locandina Il sapore della ciliegia - Film (1997)
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Titolo originale: Ta'm e guilass
Anno: 1997
Genere: drammatico (colore)

Cast completo di Il sapore della ciliegia

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Tutti i commenti e le recensioni di Il sapore della ciliegia

TITOLO INSERITO IL GIORNO 24/07/09 DAL BENEMERITO PIGRO
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Pigro 24/07/09 09:12 - 9990 commenti

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Un uomo di cui non sappiamo nulla vuole suicidarsi e vaga cercando aiuto: un soldato curdo e un seminarista afgano rifiutano, finché un imbalsamatore accetta, ma il finale è spiazzante e provoca la responsabilità dello spettatore. Un film di terra e polvere, dal colore ocra delle aride campagne iraniane solcate dall'aspirante suicida. Lunghi silenzi, piani sequenza, insistenza sui primi piani: una meditazione implacabile sul suicidio (non sulle sue ragioni), e un racconto sul deserto interiore riflesso nel deserto naturale. Impegnativo.

Caesars 21/04/10 08:51 - 3920 commenti

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Piacevolissima sorpresa personale questo film di Kiarostami, vincitore del festival di Cannes del '97. Mi sono avvicinato con discreto sospetto all'opera, immaginandomela pallosetta assai; invece, pur avendo un ritmo lentissimo che potrebbe allontanare qualche spettatore abituato ai ritmi vertiginoso del cinema odierno, la pellicola è molto coinvolgente ed interessante. Il regista non ci spiega mai le ragioni per cui il protagonista cerca la morte, ma ci mostra come gli altri reagiscano davanti a questo fatto. Consigliato.

Ford 26/04/11 23:09 - 583 commenti

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Film dai dialoghi interminabili e un po' prolissi. I temi sono importanti, ma a parte alcune inquadrature ben fatte dell'ambiente desolante e un paio di scene simboliche l'occhio non viene stimolato il dovuto e quando il cervello dello spettatore è allo stremo per tanta profondità l'eutanasia della trama salverà l'esperienza filmica.

Mdmaster 8/09/11 09:12 - 802 commenti

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Riflessione quasi stile Antonioni sul suicidio e il valore della vita da Kiarostami. Gran parte della pellicola è improvvisata e si vede e, se da un lato questo porta a belle sorprese, inevitabilmente c'è anche qualche calo di ritmo e momenti poco interessanti (come il seminarista afgano). Alla fine confesso che non mi è rimasto molto impresso della pellicola, scivola via in maniera piacevole con un intenso Ershadi alla ricerca di un assistente per il suo suicidio. Mi aspettavo qualcosa di più, a dirla tutta.
MEMORABILE: I bambini che giocano dentro la macchina abbandonata; la sequenza finale.

Galbo 8/02/12 05:58 - 12587 commenti

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Tra film di finzione e documentario, l'opera di Kiarostami rappresenta una buona fonte di riflessione non tanto sulla morte (per suicidio in questo caso) quanto sulla reazione degli altri all'esperienza. Sicuramente film poco facile e accattivante, Il sapore della ciliegia ha il passo delle opere morali, grazie ai ritmi riflessivi, alle "meditate" inquadrature e alla piana recitazione degli interpreti.

Mickes2 9/07/12 13:30 - 1672 commenti

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La Vita e la Morte ad un bivio, danzanti su un filo polveroso e sottile diviso tra esercito, chiesa e popolo. Kiarostami si aggrappa alla psicologia dell'uomo Badii sviscerandone la sincerità dell'animo, le paure, le dignitose richieste d'aiuto non dando spiegazioni ma solo chiavi di lettura. Totale libertà di pensiero e sobrio rispetto nel dipingere la quotidianità nella sue continue contraddizioni, nel gesto, nelle reazioni, nel principio alla base di tutto. Incredibile la capacità dell'autore di non condizionare emotivamente e moralmente.

Nancy 11/01/14 16:01 - 778 commenti

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Film intimista ma universale. Kiarostami parla del confine sottile tra vita e morte, la possibilità di scelta intorno a esse, del libero arbitrio umano, valore che rispetta così tanto da scegliere un finale spiazzante (che tuttavia si impone come unico possibile, data la vastità di pensiero alla base). Un protagonista sconosciuto che cela in sé l'universo umano, le figure che incontra a rappresentare schemi di pensiero vecchi di secoli in un percorso di formazione tra polvere e spaccapietre, dove cogliere la bellezza è semplice se si sa dove guardare.

Myvincent 25/03/17 17:04 - 3910 commenti

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Un uomo in bilico fra vita e morte introduce nel suo peregrinare nuovi spunti di riflessione, al solo pensiero di quanto è unico il sapore... dei frutti che offre la natura. Kiarostami dirige quest'opera riproponendo tematiche esistenziali antiche quanto l'uomo, mediante un registro narrativo a dir poco "biblico". Un modo anche per conoscere la geografia politica di paesi poco conosciuti come Iran, Kurdistan, Afganistan.

Pessoa 7/05/17 20:52 - 2476 commenti

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Presentarsi a Cannes con un film girato quasi interamente in un'automobile sembrava una follia. Vincere il Festival significava essere riuscito a farci entrare il mondo, in quella macchina. Grande affresco filosofico di Kiarostami sul suicidio che io ho trovato scorrevole, molto piacevole e per niente lugubre. Anzi, alcune parti sono piuttosto divertenti. Un film che chiama lo spettatore a dire (o pensare) la sua; scritto, diretto e recitato in modo esemplare. Un film che fa crescere, che fa guardare nella giusta direzione. Un capolavoro!
MEMORABILE: L'incontro col militare, che perde progressivamente la baldanza; Il "sapore della ciliegia".

Paulaster 11/02/19 12:11 - 4732 commenti

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Aspirante suicida cerca aiuto per il mattino seguente al tragico gesto, visto come immorale da parte della società (e anche dal Corano) qualunque siano i motivi che lo possano generare. L'incontro col giovane soldato riassume al meglio il disagio del dialogo e la paura che ne scatena. Più didascalico con gli altri personaggi e conclusione che anch'essa si autocensura per evitare drammatizzazioni o provocazioni inutili. Scelta giusta quella di insistere sulle inquadrature al protagonista.
MEMORABILE: Il cumulo di polvere sbriciolata con l'ombra dell'uomo; La fuga del soldato; "Il tempo cambia, la mia parola no".

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Pinhead80 31/07/19 18:58 - 5258 commenti

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Un uomo ha programmato nei minimi dettagli come dovrà avvenire il proprio suicidio, ma ha bisogno di una persona che lo aiuti in un compito particolare. Da qui un lungo viaggio lungo le strade assetate di pioggia dell'Iran. Cosa si può dire di fronte a un'opera di questa portata che ci porta a riflettere sull'essenza stessa dell'esistenza, se non che si tratta di qualcosa di magnifico? La vita appartiene a noi e possiamo farne ciò che vogliamo; oppure è un bene di Dio da preservare? Straordinario.

Bubobubo 2/04/20 12:16 - 1847 commenti

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Le implicazioni morali del gesto estremo riflesse sui volti degli altri: una responsabilità troppo grande per alcuni (il soldato curdo), fuori dal proprio sistema di valori per altri (il seminarista afghano), accettabile con appello per altri ancora (il tassidermista turco). Viaggio dell'anima annegato nell'ocra di una terra pietrosa riarsa dal sole, quasi a simboleggiare l'aridità spirituale del protagonista, la cui spasmodica (e da alcuni fraintesa) ricerca di contatto umano è unicamente finalizzata al proprio piano. Bel finale aperto.
MEMORABILE: Il soldato curdo, appena ne ha la possibilità, se la dà a gambe.

Giufox 18/05/21 00:00 - 324 commenti

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Un racconto morale, in cui l'uomo si ritrova in un tornante stretto e si confronta con le proprie scelte allo scopo di riportare la sua vita ad una limpida dimensione finale. Un (laico) invito all'emancipazione dello spettatore, col quale il personaggio dialoga attraverso una contrapposizione simmetrica di monologhi fuoricampo e soggettive sul lato passeggero. Tra Rossellini e Camus, tra polvere e poesia, Kiarostami filma la libertà, sullo sfondo di un Iran in piena metamorfosi, e chiude in dissolvenza un secolo che all'ambiguità umana ha dedicato la sua essenza.
MEMORABILE: Il monologo dell'anziano turco sul suicidio e le more; I tuoni sul finale; Badii fermo nel cantiere impolverato.

Daniela 21/12/21 18:57 - 13071 commenti

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Un uomo percorre in macchina strade polverose e semi-deserte nei dintorni di Teheran alla ricerca di qualcuno disposto a eppellire il suo corpo dopo che si sarà suicidato... Film ostico nella sua apparente semplicità: non conosciamo i motivi di questa decisione ed il protagonista non fa nulla per suscitare nello spettatore pietà o almeno comprensione, mostrandosi insistente in modo molesto nei confronti degli interlocutori con i loro comprensibili scrupoli. Anche il finale, in cui la realtà (ri)diventa cinema, spiazza nella sua indeterminatezza. Interessante, problematico.
MEMORABILE: Il racconto del gelso fatto dall'anziano. 

Thedude94 21/11/22 23:46 - 1151 commenti

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Nonostante la drammaticità della trama e le tematiche complesse che il film affronta, Kiarostami riesce a regalarci un'opera esemplare, sapientemente girata e che trasmette tutto il senso di pienezza della vita e del mondo in cui viviamo. Oltre alla bellezza che il regista mostra grazie a inquadrature ben calibrate e a una fotografia realistica illuminante di paesaggi poveri (nel senso puro del termine), ci troviamo di fronte a una riflessione arguta su vari temi, fatta da persone comuni, personaggi del popolo che non hanno la presunzione di essere superiori. Grande cinema.

Marmotta 12/12/24 11:29 - 96 commenti

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Nell'assolato petroso del globo alla periferia immensa di una città abitata da uomini, un uomo dal volto eternamente corrucciato (profondo Homayoun Ershadi) compie la sua peregrinazione guidando incontri attraverso la casualità a un fine. Abbas Kiarostami non dirige ma sciorina, centellina materia esistenziale per trascendere il Cinema nella tradizione e nell'avanguardia, l'ipnotismo dello sguardo di un artista smaterializzato consente di vedere il mondo attraverso una cortina di lacrime. La settima arte è quanto la vita, tra nulla e nulla, prima e dopo la visione, cielo e fossa.
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