Ambientato tra il 1978 e il 2000 tra Afghanistan e Stati Uniti, racconta la storia dell'amicizia tra due bambini afghani e il tentativo di uno dei due (diventato adulto) di ripercorrere le tracce dolorose del suo passato. Dal celebre libro di Khaled Hosseini, il regista Foster ha diretto un film discreto che fa leva sui sentimenti dello spettatore adoperando alcuni linguaggi universali come quello dell'amicizia e dei valori familiari. Bella la ricostruzione ambientale e ottime le prove degli attori.
Due bambini afgani, la loro amicizia, i malintesi, e poi i destini separati con l'invasione russa e la rivoluzione talebana. Una storia bellissima, capace di emozionare e commuovere, che scorre a volte leggera a volte crudele come la vita. Un grande film che unisce simbolo e verità. La parte dell'infanzia è sicuramente la più potente (la scena della violenza ritratta con incredibile delicatezza e amarezza), ma l'ottima interpretazione di Homayoun Ershadi riesce a far pulsare anche la parte americana. Merita la visione.
Questo buon film racconta di una amicizia profondissima, che resiste a tutti gli ostacoli che la miseria dell'avventura umana può mettere sulla sua strada. Lo fa con grande tenerezza e capacità di commuovere lo spettatore, grazie ad una strutturazione solida, un'ottima fotografia e un cast di bravi attori. Il suo limite è quello di partire da una visione occidentale e piuttosto stereotipata della realtà afgana, correndo talvolta il rischio di apparire un po' retorico e manicheo. Su questo punto si poteva lavorare di più (non ho letto il libro).
MEMORABILE: la spettacolare battaglia degli aquiloni.
Un film triste. Triste anche nei momenti gioiosi dei giochi da bambini. Da Kabul a San Francisco, dall'infanzia alla maturità, da una civiltà che non ha niente a che vedere con un'altra civiltà, pur esistendo entrambe nello stesso spazio temporale, anche se i concetti, i sentimenti sono sempre gli stessi. Pur con certi limiti più propedeutico di cento telegiornali. Film che migliora con lo svolgersi, come migliora il carattere e il coraggio di Amir. Belle le riprese aeree del volteggiare degli aquiloni che, una volta liberi, possono solo cadere.
Buon film, anche se molto più appassionante e descrittivo il libro, che racconta di una grande amicizia. "Il cacciatore di aquiloni" può apparire come il solito film retorico che mostra la grande differenza sociale ed economica tra paesi ricchi e poveri, ma vi assicuro che è molto più profondo di quanto appaia. Buono il cast.
Sicuramente aver letto precedentemente il libro ha influenzato il mio giudizio; il film non è male, la storia è sicuramente buona ma ovviamente non si può trasporre tutto ciò che è stato scritto e quindi qualcosa si perde. Uno dei messaggi importanti è che bisogna sempre fare i conti con il passato.
MEMORABILE: È meglio essere feriti dalla verità che consolati da una menzogna.
Di questo film ho apprezzato molto tutta la parte girata in Afghanistan, cioè quella dell'infanzia del protagonista. Le parti invece girate negli Stati Uniti le ho trovate un po' noiose e sdolcinate. Buona le musiche orientali che accompagnano la storia. Non raggiunge i livelli del romanzo.
Una grande amicizia fanciullesca nonostante la differenza di ceto e in seguito la crescita. Un efficace spaccato afgano con ingerenze americane nella seconda parte. Più emozionante ed emotivamente trainante la prima parte, mentre la seconda, lievemente inverosimile, sembra scontata.
Il libro proponeva una trama sicuramente più articolata e ricca di complessità nelle relazioni tra i protagonisti. Il film la semplifica davvero troppo riducendo la storia ad una sorta di crociata di salvezza da un trasfigurato Afghanistan, ai fantastici USA dove il futuro è ancora alla portata di tutti (americani e non). Probabile che la realtà sia proprio questa, ma non valorizza la storia come dovrebbe. Rimane comunque un prodotto di spessore, con una fotografia eccellente e le interpretazioni dei baby-attori molto valide.
Il bestseller di Hosseini è di quelli che in altri tempi avrebbe fatto gola al nostro Zeffirelli e comunque talmente saturo di accadimenti drammatico-patetici da offrirsi corpo lettera ed anima alla trasposizione in pellicola. Forster conferma una singolare predisposizione per la direzione degli attori (vedi Monster's ball), risultando meno convincente, ma tuttavia robusto, nella parte narrativo-spettacolare. Fatta la tara all'approccio hollywoodcentrico alla realtà "coloniale" afghana si tratta di un'opera di forte (per quanto facile ed urlata) empatia.
MEMORABILE: La fionda.
Marc Forster HA DIRETTO ANCHE...
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Disponibile in edizione Blu-Ray Disc dall'11/07/2011 per FilmAuro:
DATI TECNICI
* Formato video 2,35:1 Anamorfico 1080p
* Formato audio 5.1 Dolby Digital: Italiano Inglese
5.1 DTS HD: Italiano
* Sottotitoli Italiano NU
* Extra Commento audio di Marc Forster, Khaled Hosseini e David Benioff
Making of
Vincenzo Mollica intervista Khaled Hosseini
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