48 ore di permesso per tre carcerati rinchiusi a Civitavecchia: c'è da scoprire come le trascorreranno. Rossana (Bellè), ricca di famiglia, trova ad attenderla il maggiordomo, che la accompagnerà in villa non dopo averle lasciato consumare un veloce amplesso sui sedili posteriori dell'auto con Angelo (Ferrara), incredulo e un po' sperduto giovane anch'egli in permesso di due giorni. Donato (Argentero) esce con un'idea chiara in testa: ritrovare l'ex moglie che ha scoperto prostituirsi. Incontrerà chi gli propone di combattere a mani nude in uno scontro durissimo dove far valere la rabbia covata in carcere. Luigi infine (Amendola), ritrova dopo 17 anni di detenzione la moglie e soprattutto il figlio,...Leggi tutto cresciuto nel mito del padre e avviato allo spaccio di cocaina, dove però ha scioccamente pestato i piedi a un vecchio amico di papà, Goran (Franek)... Storie diverse che hanno come comune denominatore profonde problematiche apparentemente irrisolvibili: Rossana è in perenne conflitto con la madre ed è decisa a non tornare più in galera, Angelo viene festeggiato dagli amici per non aver rivelato i loro nomi dopo esser stato arrestato e progetta immediatamente un nuovo colpo deciso anch'egli poi a fuggire per sempre, Donato si ritrova a che fare con elementi che per lui non provano alcuna pietà e non vogliono dirgli dove trovare la moglie, Luigi sa che il figlio s'è inconsciamente spinto dove non doveva e ha il compito di ricomporre la grave situazione. Giancarlo De Cataldo scrive per Amendola quattro episodi di diversa riuscita: se quello con Amendola, grazie anche alla perfetta aderenza del protagonista al personaggio e a una scrittura particolarmente attenta produce passaggi felici e dialoghi ficcanti (oltre a un finale senza speranza che lascia il segno), l'episodio di Argentero poggia tutto sulla fisicità e l'espressività di un attore che trova sicuramente nel drammatico la propria miglior dimensione. Parla poco, scava con lo sguardo, esibisce un corpo scultoreo che la fotografia esalta nei suoi chiaroscuri. E' forse il segmento più denso di fasi interlocutorie e trova in Argentero una sorta di Rambo all'amatriciana quasi credibile (quanto lo poteva essere il primo Rambo, diciamo). Angelo e Rossana si dividono e si riavvicinano dimostrando come le loro vicende siano destinate a intrecciarsi fino al non banale epilogo (sul quale si chiude il film). Meglio la sceneggiatura rispetto alla regia ancora poco matura di Amendola, indecisa tra slanci autoriali e B-movie di tendenza (si parla rigorosamente il romanesco); buona la scelta dei volti che s'alternano: Amendola è una grande faccia da cinema che in ruoli del genere si esalta, Argentero comunica il necessario senza bisogno d'interpretare dialoghi memorabili, gli altri due completano dignitosamente il cast come bislacca coppia di perfetti indecisi. La mano di De Cataldo si fa sentire, Amendola regista l'asseconda come può e, benché palesemente zoppicante, il film procede; a sbalzi, insicuro ma anche sorprendentemente incisivo, a tratti. Di certo una confezione più scintillante avrebbe coperto meglio le imperfezioni.
Un po'di Gomorra, un po' di Suburra, spruzzate di Mery per sempre e Ragazzi fuori. Si potrebbe riassumere così il secondo film di Claudio Amendola, che racconta quattro storie diverse di persone che vorrebbero tornare a vivere (ciascuno a modo suo) dopo l'esperienza carceraria. Un film duro, quasi senza moralità (ma per fortuna in parte si recupera), teso e spesso ambientato di sera/notte, quasi a sottolineare gli stati d'animo dei personaggi. Da vedere.
MEMORABILE: La vendetta di Donato, secca e implacabile.
Permesso di uscita di 48 ore per quattro carcerati, ognuno dei quali con una storia criminale da raccontarci. L'idea di base, seppur estremizzata ai fini dello spettacolo, pare funzionare bene; quello che invece funziona meno è la regia: non sa se prendere la strada dell'autoriale o quella dell'action alla carbonara, in un impasto mal assortito reso solamente efficace dalle buone caratterizzazioni. Amendola ricalca un personaggio alla Suburra e fa benone; Argentero si veste di un broncio da duro; Ferrara e Bellé giovanilistici versione noir.
Tesissimo noir di buona fattura: recitazione, scrittura, caratterizzazione dei personaggi e ambientazione su livelli notevoli. Le vicende di quattro detenuti (diversissimi fra loro) in permesso - premio di due giorni sono narrate in alternanza, con sapiente dosaggio di suspense e crescendo di drammaticità. Nessuno dei protagonisti "stecca", con menzione d'onore per Amendola e Argentero, reietti della società tesi alla ricerca di un barlume di riscatto o di giustizia personale. Una "mala-Roma" vista però in un'ottica più originale del solito.
Noir più dalle parti dei poliziotteschi anni settanta che di Gomorra, con storie di riscatto e vendette, intrecciate tra loro in un'atmosfera resa abbastanza bene. A languire è il ritmo, visto che le quattro trame interessano pure ma vanno tutte incontro a momenti di stanca, risollevati dal buon mestiere degli attori (Amendola su tutti, eccellente). Si arriva così alla fine in attesa, per poi sfociare in chiusure un po' troppo repentine e prevedibili. Tutto sommato non male, ma poteva essere qualcosa in più.
Pellicola che prende spunto da Gomorra come stile registico, creando quattro storie parallele che in un certo senso si intrecciano. Il problema è che le suddette storie sono una più debole dell'altra. Scarsa originalità, forzature palesi o forse troppo poco tempo per approfondire i personaggi. Luca Argentero ha fatto un ottimo lavoro di trasformazione, ma in alcune scene il personaggio viene perso e non risulta credibile.
Quattro detenuti escono in permesso, il film racconta i loro due giorni di libertà. Onesto film senza molta ragion d'essere, non abbastanza "di genere", non riesce a elevarsi sopra la medietà (che, in genere e nel genere, uccide). Le storie sono sbilanciate tra loro, la parte con Argentero avrebbe avuto qualcosa in più da offrire, mentre le vicende intrecciate dei due ragazzi funzionano molto meno e contengono quasi tutti i momenti inutilmente retorici (vedasi la tirata sul giardino all'italiana).
Preso atto (senza troppa soddisfazione) che l'unica strada del cinema di genere che l'Italia riesce ancora a percorrere sembra essere quella del noir in salsa romanesca, il film non è neanche male. Poco ispirato in regia, Amendola va decisamente meglio come attore e lui e Argentero (ottima performance fisica) sono i protagonisti di due storie di forte intensità drammatica, che non lasciano spazio alla speranza. Bene anche la giovane coppia Ferrara/Bellè, ma i loro segmenti toccano più il racconto di formazione che il noir vero e proprio.
Sulla carta le storie potevano avere un perché e trovare sbocchi più incisivi, il problema è che Amendola regista non pare un fenomeno, incapace di andare oltre ai dialoghi e alle facce scavate dei protagonisti che trovano in Argentero e Amendola stesso dei validi interpreti. E come nel precedente film la fotografia viene trascurata e pure l'accompagnamento sonoro latita per lunghi tratti. Non annoia ma è debole sotto diversi aspetti.
Dopo la prima opera da regista, Claudio Amendola cambia completamente genere, dedicandosi ad un noir che dimostra una certa attitudine per la regia di questo tipo di pellicola. Il regista sceglie bene il contesto e gli interpreti, quasi sempre convincenti, riservando per se il personaggio migliore e fornendo un'ottima prova d'attore. Purtroppo la storia dei due giovani coprotagonisti è abbastanza debole e fa perdere efficacia al film che è tuttavia meritevole di visone.
Discreto noir per Amendola che narra quattro storie ambientate in 48 ore di permesso carcerario. Veritiera quella che vede protagonista lo stesso regista e che culmina con l'epilogo più consueto. Forzata e alla fine incompleta quella interpretata da Argentero che se la cava comunque con dignità. Favolistica, nel finale, la vicenda dei due giovani interpreti che offre, comunque, durante la narrazione due validi spaccati totalmente diversi tra loro. Personalmente mi aspettavo una durata maggiore.
Molto ben fatto, si distacca nettamente dai prodotti di stampo televisivo grazie a una realizzazione accurata, professionale, senza sbavature. Il ritmo è abbastanza incalzante, la durata ragionevole (niente proliferazione di sottofinali superflui), il cast nel complesso adeguato. Per carità, nulla di particolarmente memorabile (non entrerà nella storia del cinema), ma le vicende raccontate si intrecciano armonicamente e alla fine lo spettacolo lascia soddisfatti. Con quello che si vede in giro, si potrebbe dire che basta e forse avanza pure.
Discreto gangster movie firmato Claudio Amendola, con un'ambientazione piuttosto cupa ma inevitabile per motivi di trama. Il film è diviso in diverse storie alternate tra loro, in cui un gruppo di detenuti vive 48 ore di libertà. La vicenda più interessante è quella che coinvolge lo stesso Amendola, ma anche le altre storie non sono male. Discreta la prova da duro di Argentero. Pecca un po' nelle conclusioni delle vicende, troppo sbrigative. Un prodotto che si lascia guardare, ma che non va oltre i due pallini.
Amendola sceneggia, dirige e interpreta. Ma questa volta nemmeno la mano di De Cataldo salva l'attore da se stesso e dalla sua supponenza. Pessima la regia ma anche peggio la recitazione: la loro sufficienza è imperdonabile, visti i temi trattati. Quattro storie con un minimo comune denominatore ma che alla fine hanno il sapore di poco, visto che, frazionate, nessuna riesce davvero a scuotere lo spettatore e a far pensare a un clima feroce fino in fondo. Da salvare solo Argentero: dimostra che, quando vuole, sa essere attore capace.
Nuova trasposizione cinematografica tratta dai romanzi del buon Giancarlo De Cataldo dopo i successi di Romanzo criminale e Suburra. Per Claudio Amendola, qui anche co-protagonista, è la seconda prova da regista dopo La mossa del pinguino. Quattro carcerati in permesso di 48 ore, ognuno con le proprie vicende personali dalle quali sarà difficile uscirne. E' sempre un piacere scoprire che, talvolta, si tenta di rilanciare un genere ormai sconosciuto in Italia; la confezione è discreta e gli attori niente male. Ma è una certa incisività di racconto a mancare.
MEMORABILE: Il significato del giardino; "Ti piacciono i santi? Pregali tutti!".
La libera uscita è quella che Amendola cerca di prendersi sia dalla trincea del genere che dalla turris eburnea dell'autorialità: stoccafissato all'amletico bivio, finisce col fare mezzo e mezzo: meroleggia, gomorreggia, suburreggia, zufola finché Camarca va tu non remare, cerca di spacciare certa lanuggine televisiva per bambagia, si ritaglia ad personam il ruolo di antieroe che rigurgita buonismo a ogni fotogramma, risolve tutto a tarallucci e annacquato vino truccato da buon sangue e sociologizza da far giuggiolare Crepet. Provare a dare l'assoluzione? Magari un'altra volta.
Quattro detenuti hanno un permesso di 48 ore per uscire dal carcere di Civitavecchia. Ognuno di essi, con la propria storia alle spalle, ha la possibilità di redimersi o di regolare i conti con il passato. Nonostante si veda di peggio in giro, il film non convince del tutto per alcune scelte in fase di sceneggiatura. Il personaggio interpretato da Argentero (qui quasi irriconoscibile) sembra essere uscito dagli action americani e ciò che gli accade è poco credibile. Amendola porta a casa una sufficienza stiracchiata sia come attore che come regista. Bravi invece Ferrara e la Bellè.
Amendola esce dalla commedia e, nella sua seconda prova da regista, si tuffa nel noir, descrivendo quattro racconti in parallelo (due delle quali si intrecciano), di quattro carcerati in uscita nello stesso giorno. Le storie ben si sviluppano per tutti i personaggi. Il livello dei racconti è discretamente alto, il film non presenta zone oscure mentre quella sviluppata su Amendola stesso è la storia più organica ed efficace. Nel complesso un buon film, nobilitato da un finale dignitoso e non del tutto prevedibile.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
Mah, forse regista e sceneggiatori avrebbero dovuto limitarsi ai due personaggi trainanti, l'ex pugile Argentero e Amendola.
Il film ne avrebbe guadagnato in solidità e coerenza narrativa, non è facile gestire bene quattro storie simultanee (due delle quali tremendamente stereotipate, la ricca viziata coi problemi e il ragazzetto dde bbborgata coi sogni).