Nato chiaramente dal successo di MERY PER SEMPRE (la presenza di Michele Placido non è casuale), il film di Claudio Camarca sposta l'azione nella periferia milanese e si occupa di quattro amici che passano le giornate tra Ia scuola (dove non brillano, prevedibilmente) e le scorribande per la città a derubare in casa le vecchiette o a "punire" gli omosessuali che abbordano i marchettari notturni. Poi qualche sprazzo di difficile convivenza coi genitori (Luigi Maria Burruano, Giancarlo Dettori), timidi approcci con l'altro sesso, la discoteca e la frequentazione con un magnaccia truccatissimo e filo-trans (un Placido...Leggi tutto con acconciatura alla Steven Seagal) con cui parlare di un fantomatico "volo", esperienza che solo alla fine capiremo bene cosa sia. Niente di nuovo sotto il sole, insomma, con tre dei quattro a recitare poco credibilmente sopra le righe (si salva Riccardo Salerno, più posato anche perché vive in una famiglia benestante), Placido che per il poco che si vede gigioneggia da par suo ma, se non altro, una regia spigliata che tiene desta l'attenzione. Per questo, oltre al divertimento nel seguire gli eccessi spesso fuori luogo nell' interpretazione del vero protagonista (Matteo Chioatto), in fin dei conti non ci si annoia. Peccato per un lungo e discutibile finale immerso nella realtà virtuale, il cui vero significato sfugge, perché pur rimanendo in superficie Camarca intrattiene. Bravo Sperandeo insegnante.
Nel complesso l'ho trovato troppo finto (anche se l'idea di rifare un Ragazzi fuori girato al Nord non era malvagia). Il finale è una cosa orrenda, non si può guardare! Bello invece rivedere alcuni usi e costumi della gioventù 80/90: la madonnara che si intravede all'inizio, Super Hang on e la discoteca in stile Ausylum. Si può perdere tranquillamente, a mio avviso.
Indecente scempio a firma dello sconosciuto Camarca che scimmiotta i vari film di genere di quegli anni (Mery per sempre, Ultrà ecc.). Sbagliata l'ambientazione milanese, incapaci a recitare i "4 ragazzi", situazioni zeppe di luoghi comuni arcinoti, Placido/magnaccia agghiacciante e fastidioso, finale incomprensibile e una serie di erroracci involontariamente comici come il piscio in bagno di colore marrone e un ragazzo che si masturba senza impugnarsi il fallo (ma come fa?!?). Da vedere per farsi 2 risate.
Ragazzi della Milano bene si trasformano in banda criminale. L'intento sociologico-morale è dignitoso, ma la realizzazione ha il fiato corto proprio perché la narrazione soccombe allo scopo didattico della denuncia. Tutto è troppo schematico per poter vivere di vita vera, e alla fine le stazioni verso la delinquenza sono talmente rigide da risultare finte, così come il finale, di cui sono comprensibili le motivazioni, ma inesistenti le ragioni filmiche. La bassa qualità della recitazione non aiuta certo. Non emoziona, semmai impressiona.
Considerato a torto un film brutto, pur essendo per certi versi un po' troppo stereotipato e non sempre realistico (la scuola piena di graffiti nelle aule non si vede oggi, figurarsi in quegli anni) rimane comunque una delle tante pellicole cosiddette "minori" degli anni 90. Se per certi versi non è realistico lo è per molti altri, mostrando una gioventù "plastica" dedita ai peggiori crimini e destinata a finire male. Buona la prova del cast, valida la regia e non male le musiche. Da riscoprire.
MEMORABILE: La realtà virtuale, all'epoca di moda e oggi quasi dimenticata.
Nei primi anni '90 ci fu una sorta di moda nel cinema nostrano: si mostrava senza veli una gioventù senza ideali e con tendenza a delinquere. Tra i molti film, ecco questa sorta d’arancia meccanica meneghina girata con pochi mezzi e qualche cliché di troppo che, se da un lato può esser capito per la forza dello spettacolo, dall'altra sminuisce l'opera in macchietta e poca attinenza al periodo. Alla fine vince lo stereotipo e l’anacronismo.
Storia dei giorni nostri di ambientazione urbana, tratta dello stato di degrado in cui si trovano tanti adolescenti che, stretti tra l’assenza di contatti con i genitori e demotivati insegnanti oppressivi, non trovano altro modo che sfogare le proprie ansie in modo violento e vigliacco. Sulle loro strade l’influenza di un pappone filosofeggiante, interpretato da Placido con un’interpretazione sopra le righe che in fondo evidenzia una forzatura al suo consueto stile recitativo al quale, infatti, come può torna. Sperandeo è un occhialuto prof!
MEMORABILE: Il finale lascia spiazzati e si è portarti a considerarlo mal riuscito, ma, riflettendoci e digerendolo, può apparire originale e significativo.
Le situazioni e i personaggi del film sono sicuramente stereotipati, idealizzati e artificiosi, ma le verità inconfutabili sono chiare. La criminalità immotivata è spinta solo dalla noia, dalla famiglia iperprotettiva, dal consumismo. La sessualità è superficiale e onanistica, il delitto è istigato dal branco omofobo e razzista, la violenza è "tosta" e riprende, senza l'exploitation, I ragazzi della Roma violenta. E infine la realtà virtuale ingoia tutto, trasformando l'omicidio in gioco e viceversa, cancellando i limiti che ci si devono imporre.
MEMORABILE: Il tema di Giorgio; Le sue passioni sono divertimento, soldi, pornografia, razzismo e non vuole morire mai.
L'assonanza del titolo con quello italiano del classico di Scorsese non si capisce se sia una coincidenza o se si sia voluta creare una sorta di continuità tra i due film. In realtà questo di Claudio Camarca segue la scia dei successi avuti negli anni prima da Marco Risi con Mery per sempre e Ragazzi fuori. Con Tony Sperandeo che riprende, vagamente, il ruolo avuto da Placido (che ha rinnegato la sua partecipazione a questo film) in Mery. Da apprezzare, comunque, l'audacia dell'operazione.
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In questo film appaiono alcuni videogiochi storici dell'era dei "coin-op". Al minuto 00:43 circa appare per esempio il mitico "Super Hang-on" del 1987: