Tratto dal romanzo di Jules Verne e remake molto libero del film omonimo realizzato nel 1956 con David Niven. Questa pellicola del 2005 è stata voluta e prodotta da Jackie Chan che si è ritagliato per sè il ruolo del domestico Passepartout. Sebbene realizzato in modo accurato, il film di Coraci appare meno godibile del precedente principalmente a causa di un cast molto meno carismatico. Sia Chan che Coogan si impegnano molto ma senza grossi risultati e rendono il film sostanzialmente poco divertente.
Film davvero pessimo. Non funziona nulla, a partire dal cast con un Chan fuoriluogo, un Coogan pessimo e spento e inadeguato allo status di protagonista e cammei buttati lì alla rinfusa; a condire il tutto uno script monotono e senza idee e una messa in scena priva di momenti particolarmente spettacolari. Si salva solo il cammeo di Shwarzenegger.
Un film agitato dall'inizio alla fine, che non nasconde la propria superficialità e, tutto sommato, ogni tanto strappa qualche risata. Il problema sono gli effetti eccessivi ed una gestione poco accurata dei tempi che fa apparire alcune scene come buttate lì un po' a casaccio. Anche se di breve durata, le apparizioni di vari attori famosi sono un punto a favore.
Remake artificiale e digitale di un classico della fantascienza, con un cast più che presentabile ed alcuni camei che cercano di arricchire un'insalata di film dove il divertimento c'è, ma solo su un versante superficiale. In più, battutine spiritose strappano qualche risata sincera qua e là, dando pepe ad una minestra riscaldata. Il piatto però in definitiva piange...
Nuova versione del romanzo di Verne, molto curata nella confezione e negli effetti speciali, ma con troppe battute e situazioni infantili per essere digeribile da un pubblico sopra i 13 anni. Inoltre Chan è adatto alla parte, ma Coogan è davvero improponibile. Ci sono anche tanti combattimenti, ma nessuno davvero avvincente. Simpatici però i vari cammei sparsi nel film (su tutti quello di Schwarzenegger). Mediocre.
Non è minimamente paragonabile al kolossal anni '50 con David Niven, è liberamente tratto dal romanzo di Jules Verne e si vede. Qui, come per molti film con Jackie Chan, contano più le acrobazie circensi dell'attore cinese, che impersona Passepartout. Steve Coogan è poco carismatico, le sue scommesse come Phileas Fogg valgono molto poco. Alcuni cameo che possono interessare (come quello di Arnold Schwarzenegger), ma per il resto una delusione completa. Se volete fedeltà al romanzo, rivolgetevi altrove. Out.
Davvero debole questa concitata ma insignificante riproposizione cinematografica del noto classico di Verne. Si salvano giusto le coreografie acrobatiche di matrice cinese, tutto il resto è disarmante per superficialità e approssimazione, dalla recitazione alla sceneggiatura. A fatica apprezzabile, forse, solo da un bambino.
Filmetto da vedere in una domenica poco assolata con la famiglia e ovviamente i bambini! Niente di paragonabile al vecchio kolossal, c'è giusto un buon ritmo. Non bastano qualche effetto speciale e qualche cameo per dare un giudizio positivo, ma onestamente non è neppure troppo male!
Rispetto a questa, la trasposizione del romanzo di Verne diretta da Anderson assume la statura di capolavoro. Non sono in questione le numerose modifiche rispetto al testo, in sé legittime, né la promozione a protagonista di Passepartout, facendolo diventare un esperto di arti marziali: anzi, la presenza di Chan, al solito impegnato in fantasiosi balletti/scontri, è l'unica cosa da salvare in un film confuso e poco divertente, le cui sorti non possono essere sollevate dalla partecipazione di tanti volti noti, dato che ormai non costituisce certo una novità come nel 1956.
MEMORABILE: Arnold Schwarzenegger principe turco: una partecipazionte non tanto spiritosa quanto imbarazzante.
Brutta trasposizione del romanzo di Verne e pessima prova di Coraci regista troppo legato a un unico genere di commedia. Coogan assolutamente imbarazzante nei panni di Fogg e come al solito Chan unico mattatore che si esibisce in spericolate acrobazie nel panni di Passepartout. Ma è ovvio che non era questo il film adatto e che l'attenzione doveva essere rivolta altrove. Tanti i camei (alcuni interessanti come la Bates, altri imbarazzanti come Schwarzy principe turco soggetto di opere di Rodin). Da dimenticare!
Senza l'opera letteraria alle spalle (di conseguenza senza la pellicola precedente con il grande David Niven protagonista) a cui fare riferimento, avrebbe meravigliato per l'originalità, quasi come un film dei fratelli Coen (ho scritto quasi); in realtà è una trasposizione dove si stravolge l'ordine dei protagonisti e dove le arti marziali arrivano a essere in primo piano, a dispetto della proverbiale flemma inglese. Non tutto male: i parrucconi retrogradi, il villaggio cinese, la contrapposizione scienza e arte, sono da salvare.
MEMORABILE: I ripetuti brindisi della madre di Passepartout.
Poco Verne e troppo Jackie Chan in questo film che aderisce solo superficialmente al romanzo, giacché la trama e la gerarchia dei personaggi sono stravolte per dare spazio al poliedrico attore cinese; ne risulta un fumettone tecnicamente accurato, con avventure “mordi e fuggi” che non rendono il fascino del viaggio, in un crescendo di demenzialità che sconfina nel trash (con Schwarzenegger e i fratelli Wright si tocca il fondo) e svilisce le poche idee intelligenti (i retrogradi accademici).
MEMORABILE: Il bastone di Fogg; Il “Pensatore” di Rodin con le fattezze di Schwarzenegger; L’incontro nel West con i fratelli Wright; Il cameo di Kathy Bates.
Stramba trasposizione del capolavoro di Verne: un po' avventura in costume, un po' film d'azione e arti marziali (?!) e molto cartoonesco (le animazioni disneyane che introducono gli arrivi sono palesi... ma di cattivo gusto estetico). Passepartout/Jackie Chan la fa da padrone, trasformando il personaggio tuttofare in una sorta di funambolico e caricaturale Bruce Lee, sempre al centro dell'attenzione. Umorismo a iosa, e se lo si guarda come lavoro "a sé", non condizionati dalla matrice, è un passatempo senza pretese. Vien voglia di rivedere La grande corsa (nettamente superiore).
Geniale reinvenzione da un libro dal quale, dopo Niven, era difficile ottenere qualcosa di "simile"; meglio puntare su qualcosa di completamente diverso. Ed ecco il colpo di genio: il protagonista non è più l'inglese Fogg ma il sedicente "francese" Passepartout: è cinese e il vero motivo del viaggio non è una sciocca scommessa ma la più importante reliquia del suo popolo. Divertente, originale, nuovo. E c'entra pochissimo con Verne, è ovvio. Fa ridere, fa sorridere, ogni tanto fa riflettere: cosa chiedere di più da un film? E ha segnato il percorso di Chan verso i film storici all'ovest.
MEMORABILE: Il modo in cui Jackie Chan spiega come sia possibile ch'egli sia "francese".
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CuriositàRaremirko • 1/12/13 00:28 Call center Davinotti - 3862 interventi
* Nel film ci sono 15 riferimenti a volatili
* Tutti i veicoli/veivoli presenti sono stati costruiti realmente
* Le varie ambientazioni, che paiono tutte diversificate, sono invece riconducibili per lo più a solo due posti: Berlino e Thailandia
Fonti: extra del dvd
MusicheAlex75 • 8/11/18 17:45 Call center Davinotti - 710 interventi
C'è anche Arnold Schwarzenegger nella singolarissima parte di un principe turco con una pettinatura a dir poco "assira"... non è una comparsata (forse si potrebbe classificare come un cameo, ma così lontano dai suoi ruoli consueti...), è un vero personaggio con battute e interventi anche di svolta nella trama.