Quasi un western (moderno), molto bello nella sua descrizione dei personaggi e in ciò che li spinge, lento ma coinvolgente nella trama, che non dà adito alla noia, anzi sa alternare momenti amari a qualche piccolo tocco ironico inserito in una sceneggiatura fatta di dialoghi buoni e mai banali. Bridges è fenomenale ma anche la coppia Foster/Pine non è da meno, sebbene più standardizzata nei comportamenti. Notevole.
Nella prima ora punta sul tono malinconico di un Texas afflitto dalla crisi economica e sui personaggi. Non tutto torna, a dire il vero, nell'inquadrare i quattro protagonisti (ben recitati) in uno sviluppo incerto tra toni di malessere sociale e on the road puro. Poi un evento drammatico dà il timbro all'ultima parte, più decisa e cinica e con il merito di mettere da parte l'"arrivano i nostri". Film elegante in certe carrellate iniziali, ben fotografato, titubante nella parte centrale.
Nel Texas impoverito dalla crisi economica e dalla voracità delle banche, due fratelli mettono a segno alcune rapine-lampo. Dà loro la caccia una coppia di ranger, solo apparentemente male assortita... Western contemporaneo dalla trama assai semplice che tutto punta sulla suggestione degli spazi sconfinati e degli interni hopperiani, la bravura e/o il carisma degli attori, una colonna sonora al bacio ed infine un bell'epilogo che lascia i conti in sospeso. Risultato formalmente ineccepibile, appena inficiato da un sospetto di maniera.
MEMORABILE: L'appuntamento dato nel finale, dopo di che parte "Outlaw State Of Mind" cantata da Chris Stapleton
Spettacolari paesaggi texani fanno da sfondo alla vicenda di due fratelli rapinatori di banche. L'ambientazione suggestiva è uno dei motivi che rendono apprezzabile un film la cui storia non è particolarmente originale. I personaggi sono ottimamente caratterizzati e la fotografia spettacolare. Ottime le prove degli attori, con particolare riferimento a Foster e Pine, laddove Bridges non viene utilizzato come potrebbe. Speciale menzione per la bella colonna sonora. Finale significativo.
Ottima sceneggiatura e bellissimi colori sono le prime cose a cui si pensa quando si vede questo bel dramma simil western, ambientato in un Texas moderno ma sempre afflitto da pregiudizi razziali. Buone prove di Pine e di Foster, ma a dire la sua in maniera propositiva e iconica come sempre è il mitico Jeff Bridges, che nei panni del ranger di turno ha le migliori battute del film. Nel complesso è una bella sorpresa sicuramente; speriamo che sia da buon auspicio per i futuri film prodotti da Netflix.
Il film è un contrasto fra due coppie (le guardie e i ladri) che si rincorrono all'impazzata nell'assolato e desolato Texas contemporaneo. Le differenze si moltiplicano all'interno di ognuna delle due, risultandone un quadro ben dipinto di personaggi pieni di vitalità, nel bene e nel male. Jeff Bridges è un amaro poliziotto prossimo alla pensione, invecchiato malissimo. Il finale ricorda Il gigante con il mitico James Dean.
Ennesima declinazione dell'eterno tema della frontiera americana: stavolta lo sfondo è un Texas massacrato dalla crisi economica in cui due fratelli si dedicano a rapinare banche. Formalmente quasi ineccepibile (grande fotografia, affascinanti carrellate lunghe), il film non delude nemmeno nella caratterizzazione stilizzata ma centrata dei personaggi. Dove si impantana un po' è semmai nella storia, che sa di già raccontato e nella prova di Pine, che il confronto con Foster e Bridges non lo regge proprio. Solido ma non eccezionale.
Malinconico, leggermente crepuscolare e a tratti lirico. Sono questi alcuni aggettivi con cui si può inquadrare il film. Non si può negare, inoltre, quanto sia presente qualche lontano richiamo al cinema di Peckinpah, tanto nei personaggi quanto nel modo di rapportarsi al testo. Non viene meno la descrizione di substrato in cui permangono ruggini e attriti di matrice razzista e la facilità all’uso delle armi. Catturate magnificamente le sconfinate e assolate praterie del Texas, accompagnate da note musicali di Nick Cave e Warren Ellis.
In un Texas in piena crisi di trasformazione da prettamente rurale a petroliero, due fratelli solitari cercano di restare a galla mettendo a segno diverse rapine consecutive, contrastati da una coppia di agenti in età ma determinati. La struttura è chiaramente western con più attenzione però ai problemi sociali e a motivazioni psicologiche più credibili, sullo sfondo di straordinari paesaggi fuori dal tempo. Attori di grande efficacia, sia i due rapinatori Foster/Pine, sia i due poliziotti Bridges/Birmingham. Non originale ma ha una sua forza.
Perfettamente riuscito nel tentativo di compenetrare certo ribellismo antistituzionale del cinema dei '70 (citando però pure il Bogart di Una pallottola per Roy nella "fine" del personaggio di Tanner) con l'agganciarsi al cinismo della contemporaneità, incarnato dallo strepitoso detective di Bridges, vero "polarizzatore" di tutti gli umori del film, fino all'aperto finale da resa dei conti con Pine. In questo suo andirivieni tra mito, tradizione e attualità (in cui la soundtrack di Cave e Ellis ha un ruolo primigenio), la forza di un film fieramente "politico".
MEMORABILE: La cameriera della tavola calda; Gli scambi di battute tra Bridges e Birmingham, il suo collega nativo americano.
La storia non è tra le più originali e brillanti ma il risultato è comunque notevole. Oltre alle buone interpretazioni dei due fratelli protagonisti e del bravo Jeff Bridges sono il Texas e i texani un gran punto di forza dell'intera pellicola: paesaggi stupendi e dialoghi degni dei grandi film appartenenti a questo genere. Convince per tutta la sua durata tenendo lo spettatore incollato allo schermo.
Come non rimanere rapiti da queste lande sterminate? Mackenzie le inquadra bene, concedendosi anche diversi movimenti di camera eleganti nella loro dinamicità, specie all'inizio. Ma non sono solo inquadrature e colori a convincere, in questo western in chiave moderna; gli stessi 4 personaggi principali sono tratteggiati molto bene: Chris “Kirk” Pine è un villain di un certo respiro, meno stereotipato di quel che sembri, mentre Bridges diventa gustoso proprio grazie alla sua vis comica, a una scrittura che lo vuole sempre con la battuta giusta. Per un “duello” finale a impreziosire.
MEMORABILE: I paesaggi; Le musiche; Il duello finale.
Il selvaggio west traslato dal XIX secolo al 2000. Gli uomini sono gli stessi anche se ora guidano auto e non cavalcano. I paesaggi sono gli stessi, come se nulla fosse mai accaduto in queste terre e la sua legge è la stessa, sempre crudele. Questa è la grande magia del film, che ci restituisce atmosfere dal sapore western rilette in chiave moderna, come a dire che qui la storia si è fermata. Ci si attende da un momento all'altro il fischio di Alessandro Alessandroni, ma anche il buon Nick Cave va benone. Fotografia da Oscar. Jeff Bridges è sempre più bravo. Da vedere.
Il mito (si fa per dire) della frontiera americana non è più quello dei western di John Ford. E Taylor Sheridan (sceneggiatore), che già col precedente Sicario aveva delineato una precisa descrizione dell'America dei nostri tempi, con questo film sfata completamente il mito di cui sopra. I due protagonisti, fratelli, vanno in giro a rapinare banche per ripagare il mutuo che la madre defunta aveva chiesto per il ranch di loro proprietà; tale ranch contiene, in realtà, una fortuna. Nessun manicheismo e nessun eroismo. Questo è il western moderno! Quattro candidature agli Oscar.
MEMORABILE: Il confronto finale tra il ranger (in pensione) e Toby.
Fratelli truffati da una banca diventano rapinatori per farsi giustizia da soli, cercando di limitare le loro "imprese" fin quando una rapina va storta. Western contemporaneo che avrebbe avuto forse bisogno di più epica o di più amarezza; così com'è rimane a metà del guado, rendendo difficile schierarsi del tutto (cosa che fa in genere funzionare questi film). Buono ma non buonissimo il cast, dominato dal vecchio Bridges, Texas Ranger all'ultimo ballo, stereotipo se ce n'è uno. Ordinario.
Nulla di fresco né di particolarmente esaltante sul fronte criminale. In un'America ulcerata dal signoraggio (nelle banche, il vero villain) e ormai orfana di mito, non resta che il robinhoodiano mito della rapina e l'appeal del fuorilegge. MacKenzie non si erge oltre il solitissimo combinato southern di guardie afferenti il buddy-movie e ladri dal cardio tutto sommato dorato. L'action è presa troppo per le larghe e per le lunghe, il plot si scalda a fiamma quasi spenta. Bridges spacca e le robbery scenes spupazzano il giusto ma in finale niente per cui si ascende alla Candida Rosa.
Neo-western tanto semplice nell'intreccio narrativo quanto profondamente malinconico nella sua rappresentazione. Mentre i banchieri rubano ai possidenti bianchi le stesse terre che furono un tempo sottratte ai pellirossa, due fratelli organizzano piccole rapine per salvare il loro ranch. Portavoce dello sguardo smaliziato, incupito, ma anche sottilmente ironico di Mackenzie è un ottimo Jeff Bridges, che pur rubando la scena ai colleghi si trova in buona compagnia (bravi Pine e Foster). Confezione di alto livello, musiche straordinariamente evocative, ma il finale non sazia del tutto.
MEMORABILE: La seconda rapina e la reazione del vecchierello armato; Al casinò; La tavola calda con solo bistecche; Il sanguinoso scontro a fuoco con la polizia.
Pellicola targata Netflix. Due Texas Rangers si mettono sulle tracce di due fratelli rapinatori di banche. Bella storia (scritta dal candidato agli Oscar Taylor Sheridan) che non è solo un thriller ma anche una sorta di western contemporaneo condito da molte sottotracce (si veda l'uso delle armi). Bel cast, su tutti (ovviamente) Jeff Bridges. Regia efficace e colonna sonora coinvolgente.
Dice il ranger-indiano Alberto: “I bianchi presero le terre a noi, le banche ora le prendono a loro con una semplice firma”. In questo cambio di passo epocale sta il persistente tono malinconico e nostalgico che costituisce il fascino primario del film. La storia, un moderno western antieroico, non è certo originale ma viene sostanziata dall’interpretazione di Bridges, mattatore quasi inavvertito e dall‘efficace duo Foster-Pine. Apprezzabile il finale aperto alla sfida.
Un road movie nelle periferie del Texas, con due fratelli rapinatori di piccole banche e due ranger attempati che cercano di inseguire le loro tracce. La storia è pretesto per una serie di affreschi, ben delineati, di luoghi e personaggi. Girato come una commedia neo noir sul piano stilistico e recitativo, il film in certi momenti si trascina un po'; poi nell'ultima mezz'ora l'azione diventa protagonista fino all'epilogo lasciato aperto all'immaginazione dello spettatore. Ottimamente in parte, come sempre, Bridges, ma anche il resto del cast convince.
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DiscussioneDaniela • 18/11/16 16:44 Gran Burattinaio - 5937 interventi
Incasellato come "drammatico" perché è la prima scelta per IMDB, ma forse è più pertinente la seconda, ossia "western".
Perché di western si tratta, con i cavalli sostituiti dalle auto e con le banche che hanno ereditato il ruolo di sfruttatori senza scrupoli che fu già dei padroni delle ferrovie ai tempi in cui per le praterie sterminate e le città polverose scorazzavano Jesse e Frank James.
Io ho apprezzato la secchezza di qualche passaggio narrativo e la prova di Foster (Bridges ha invece un ruolo più da icona che da personaggio), pur avendo qualche perplessità durante la visione per la scarsa originalità della storia, ma poi la colonna sonora - quasi interamente composta da brani di Nick Cave e Warren Ellis - e il bel finale sospeso hanno finito per conquistarmi del tutto.
Consigliato sia agli amanti del western che ai cultori del sotto-genere "rapina in banca".
Dopo il festival di Torino (iniziato oggi) provvederò al recupero.
CuriositàDaniela • 19/12/16 12:08 Gran Burattinaio - 5937 interventi
Il film ha ottenuto tre nomination per il Golden Globe 2017:
- miglior film drammatico
- miglior attore non protagonista (Jeff Bridges)
- migliore sceneggiatura (Taylor Sheridan)