È andato tutto bene - Film (2021)

Genitore anziano chiede alle figlie di farla finita. Il soggetto, importante, è osservato da un'ottica familiare in cui le reazioni sono contenute, come nello stile di Ozon, e che punta più sullo smarrimento. Il racconto è asciutto e nella prima parte dosa i dialoghi migliori (fondamentale il ruolo della Schygulla) con accenni all’infanzia poco esplorati. Quando si arriva ai momenti decisivi il punto di vista diviene più distaccato, come fosse un’emozione meccanica. Marceau di gran presenza (tranne sportiva) e Dussolier perfetto nel biascicante ruolo.

Il vecchio André non è stato un buon padre ma ora, colpito da un itcus gravemente invalidante, può contare sull'affetto delle figlie a cui rivolge un ultimo desiderio: essere aiutato a morire. Da un romanzo autobiografico, un dramma coinvolgente su un tema che può riguardare tutti come quello del diritto di porre fine alla propria vita quando questa è diventata un peso insostenibile, qui mostrato concentrando l'attenzione sui dubbi e la sofferenza di chi è chiamato ad essecondare questa decisione. Dussollier perfetto, Marceau sensibile, film sobrio e pudicamente commovente.

Come il rapporto matrimoniale, anche quello filiale si regge sulla promessa di fedeltà imperitura, nella salute e nella malattia. Acconsentire ad accompagnare il decorso di una controversa figura paterna è un disinteressato atto d'amore o una postrema recrudescenza di egoismo? Sfidando la polarizzazione dell'agone ideologico, Ozon ha il merito di non offrire risposte consolatorie al più pressante dei dilemmi insolubili, in questo accompagnato da un cast efficace e discreto. Il racconto è però appesantito da una durata eccessiva, oltre che da una scansione a tesi troppo schematica.

Ozon conferma la capacità di coniugare la prolificità se non seriale diremmo vieppiù fassbinderiana della propria filmografia a una "opzione" tematica intrigante sì per il pubblico, senza rinunciare però a effetti di spiazzamento che contengono e sublimano ogni banalizzazione. Qui il "rivolgimento" in commedia cruda ma mai crudele del caso eutanasico di Andrè (un meraviglioso Dussolier) tiene sempre sulla corda narrativa, grazie ai funambolici quesiti morali e di coscienza che chiama ad affrontare e alla rappresentatività dei personaggi/interpreti. La Marceau in splendida forma.

Uno dei film più difficili e riusciti di Ozon, che affronta il delicato e spinoso tema dell’eutanasia. Con una sceneggiatura davvero equilibrata, il regista riesce a evitare sermoni e riflessioni pensose sull’argomento ma racconta una vicenda paradigmatica senza prendere posizione, ma solo mostrando la storia. Il risultato è un film certamente drammatico che non rinuncia ai momenti più leggeri ed appare decisamente realistico nella storia e nell’atteggiamento dei personaggi, mirabilmente interpretati da ottimi attori. Da vedere.