Prendi il libro I viaggi di Gulliver, capovolgi la storia e ambienta il film tra lo spazio e la terra: ecco che ottieni Dollman. In questo ennesimo brutto B-movie della Full Moon compare inspiegabilmente un bravo attore come Tim Thomerson, mentre la regia è quella del noioso Pyun. Se escludiamo Thomerson, tutti gli altri attori sono cani. Gli effetti visivi si possono salvare, ma le musiche sembrano quelle di Carlo Maria Cordio. Il finale è la parte peggiore: rimarrà sulla terra o tornerà nel suo pianeta? Il sequel farà luce su questo mistero.
Fantascienza grossolana, con poche pretese e spesso volutamente sopra le righe. La trama è talmente assurda e improbabile che in alcuni frangenti riesce persino a divertire, a patto che non lo si prenda mai sul serio. Se togliamo qualche effettaccio sanguinolento (ovviamente si tratta di roba a buon mercato che si conta sulla punta delle dita) di horror non c’è praticamente nulla. Sembra più la trasposizione di un fumetto e solo con questa premessa si può trovare, forse, un senso alla sua visione.
Degno dei più spericolati palinsesti notturni di privatine con esuberi di vhs dozzinali. Una specie di Callaghan alieno di 30 cm alle prese con una testa volante finiscono nel Bronx e sono alti 33 cm. Tocca a Dollman cavare dai guai una bella ispanica. Effetti al risparmio, giochi di campo/controcampo per creare effetti di piccolo-grande a livello casalingo e un plot che inizia a promettere una cosa e ne mantiene un'altra. Favolosa la canzone dei titoli di coda che dice "Dollman" alla Isaac Hayes.
MEMORABILE: Il rapinatore morto soffocato dalle ciccione; La testina di Sprug schiacciata come un uovo; Dollman che zompa dalle finestre come un clown.
Il regista Albert Pyun la butta sulla fantascienza grossolana e con pochi effetti speciali, con un poliziotto del pianeta Arturos (sigh!) che si ritrova nel nostro a difendere una ragazza da una banda di delinquenti, nonostante le sue piccole dimensioni. Tim Thomerson prova a cavarsela come può, ma il suo marziano non è certo come Mork che viene da Ork, ma un vero e proprio ispettore Callaghan cosmico che può far male lo stesso ai teppisti giganti con la sua pistola, nonostante sia alto come Ant-man. Le risate involontarie qui si sprecano.
Film modesto e puerile ma che potrebbe riuscire a divertire, in qualche momento. Ciò che lo rende il classico film di serie B è la recitazione del personaggio principale. Le battute da spaccone hanno quell'idiozia che fa ridere involontariamente, la trama è assurda, il concetto è ridicolo e tutto funziona magnificamente insieme in un film follemente assurdo e ridicolo. Tipico film da vedere con amici per farsi due risate.
Dopo il Jack Deth di Trancers, Tim Thomerson torna a vestire i panni di un poliziotto duro e senza peli sulla lingua, questa volta limitato dalle dimensioni bambolesche. Idea curiosa, ma non sfruttata a dovere (più per limitazioni di budget che altro): poche avventurelle "quotidiane" à la Radiazioni BX (che di solito costituiscono le scene più divertenti nei film della categoria), molta attenzione sul versante crime-metropolitano, col bravo Pyum a esaltare lo squallore del violento Bronx. Paradossalmente, questo fanta-action con mini-alieni avrebbe funzionato meglio senza Dollman.
MEMORABILE: Thomerson usa una donna obesa per schiacciare un criminale; I corpi che esplodono colpiti dalla pistola di Tim; L'alienucolo-tutto-testa spiaccicato.
Delirante sci-fi che solo uno scriteriato come Charles Band poteva produrre. Misto di post atomico memore del suo Cyborg (le macerie e le squallide discariche del Bronx come sul pianeta Arturo) e crime movie in pieno stile Pyun (gang di latinos, turpiloquio sopra la media. Corpi che esplodono in geyser di sangue pre Adam Chaplin, braccia amputate a colpi di potente pistoletta), con qualche idea azzeccata (la testa bionica svolazzante) in un fantaction da bancarella, a tratti esilarante (l'astronave portata sottobraccio come un giocattolo), Versione tamarra di un miracolo Amblin.
MEMORABILE: Frank Doubleday, nell'incipit, completamente fuori di testa come il Romero carpenteriano; Il Dollman fatto oggetto della curiosità dei condomini.
Fantascientifico senza grosse pretese che si lascia discretamente vedere ma che di certo non può rientrare tra gli imperdibili. Pyun dirige neanche male, piazzando qua e là qualche buona trovata (la testa volante) ma nel complesso non entusiasma più di tanto, con l’azione ridotta ai minimi termini e un ritmo non certo vorticoso. Di positivo ha che dura poco, per cui il tedio lo scansa agevolmente. Nel cast a spiccare è Thomerson nei panni di un rude sbirro alieno catapultato nella Terra per difendere una latino americana da una banda di malviventi. Passabile e niente più.
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Ci lascia Frank Doubleday, l'antieroe carpenteriano per eccellenza, capace di sparare ad una bambina che vuole il gusto del gelato diverso e di essere lo spettrale tirapiedi del Duca di New York (con nome che rievoca terre di morti viventi)
Non ultimo nella cricca funesta di Nomads
Addio Frank, se non ve ne andate entro pochi secondi muore...
funesta chiusura di maggio con piena luna nera. notiziaccia che più accia non si potrebbe. un caratterista sopraffino, sfruttato forse troppo poco ma sempre in maniera ottimamente indovinata e super-iconica.