"Che fai... ridi?!" episodio per episodio

14 Marzo 2025

Il ciclo di “Che fai... ridi?!" (titolo scritto negli abnni in mille modi diversi, ma in questo modo si trova scritto sui titoli di testa di qualche puntata), curato Da Enzo Marchetti, comprendeva produzioni televisive dedicate ai comici emergenti del tempo, a cui veniva lasciata libertà di scelta per come proporsi all'interno di una durata che variava ma che si aggirava più o meno intorno all'ora (fanno eccezione le doppie puntate dedicate a Carlo Verdone e Pino Caruso). La serie mantenne per cinque anni inalterata la formula con gli episodi che uscivano a cadenza imprevedibile, con qualche replica sparsa qua e là e qualche scomparsa eccellente (si parla di una puntata dedicata a Francesco Nuti di cui non si ha tuttavia alcuna notizia e che non venne mai trasmessa, di altre ugualmente mai comparse con Roberto Benigni o Renzo Arbore...). Sul Davinotti abbiamo commentato tutti i filmtv che ha messo a disposizione Raiplay e che contano purtroppo qualche esclusione “eccellente”, mentre l'episodio di Abatantuono e Bombolo sono stati accorciato eliminando con buona probabilità i pezzi che riguardavano la riproposizione di alcuni momenti dei loro film più celebri, stando a quanto si leggerà qui sotto. Per leggerne come sempre i nostri commenti è sufficiente cliccare sui titoli delle puntate.

Ecco come veniva presentata la serie sulla Stampa di Domenica 3 gennaio 1982:
"Giovedì 7 gennaio alle 20,40 sulla Rete 3 tv, prende il via «Che fai... ridi?», una serie a cura di Enzo Marchetti dedicata ai campioni della nuova comicità italiana. Sono già pronte due puntate con Carlo Verdone (in onda il 7 e il 14 gennaio), una con Massimo Troisi e una con l'«emergente» Diego Abatantuono. Per l'immediato futuro Marchetti ha in cantiere gli special di Lello Arena, compare inseparabile di Troisi, di Roberto Benigni, Renzo Arbore e Maurizio Nichetti. Ogni attore-autore ha avuto carta bianca dalla Rete tre per abbozzare un proprio autoritratto, in chiave, ovviamente, ironica e spettacolare. Diego Abatantuono si è affidato alla coppia Enrico Vanzina (sceneggiatore) Carlo Vanzina (regista), con la quale c'è già un buon affiatamento creato dai film girati insieme. Massimo Troisi, secondo consuetudine, si è impegnato nel triplice ruolo di interprete-autore-regista con il suo paradossale «Morto Troisi, viva Troisi», mentre Carlo Verdone con il suo «Un sacco Verdone» ha scelto una via di mezzo collaborando sin dalla fase di preparazione con il regista Claudio Sestieri.

Durante gli anni la serie si protrarrà mantenendo inalterata la formula arrivando fino al 19 maggio 1986. Questo l'elenco dei brevi filmtv che la compongono.
Dobbiamo ribadirlo:
PER LEGGERE I NOSTRI COMMENTI ALLE SINGOLE PUNTATE, CLICCATE SUL TITOLO RELATIVO.
Ecco l'elenco di tutte le e puntate con la data della loro prima messa in onda, secondo ricerche fatte su archivi di quotidiani e quello che si è trovato sull'Archivio "Stampa" di legato alla messa in onda.

STAGIONE 1 (1982)
7/14 gennaio 1982
1) CARLO VERDONE: “Un sacco Verdone” (due puntate)
Al momento non presente su Raiplay
Dalla Stampa del 7 Gennaio 1982 (articolo di O.G.)
Carlo Verdone è stanco della tv, anche ora che la terza rete celebra in due puntate il suo trionfo d'attore, irrobustisce il suo piedestallo di “nuovo comico” uscito, a suon d'applausi, dall'effimero generazionale. “Che fai... ridi?” è un programma divertente e importante, almeno per me — dice Verdone —, perché fissa ricordi, interviste, incontri con personaggi che hanno contato nella mia carriera. Cerca anche di far vedere come sono in privato e, sotto questo aspetto, è anche una confessione. Non a caso, alla fine, mi faccio interrogare dai miei personaggi». Ma perché è stanco della televisione? «Perché comincio a soffrire il minutaggio degli sketch televisivi. E' difficilissimo scrivere per 7-8 minuti di spettacolo e poi mi sono anche stufato».

21 gennaio 1982
2) MASSIMO TROISI: "Morto Troisi, viva Troisi"
Da La Stampa del 16 gennaio 1982:
Nello special della serie «Che fai... ridi?» dedicata ai giovani comici italiani tocca a massimo Troisi, che invece di raccontare la propria vita ha preferito parlare della morte. In “Morto Troisi, viva Troisi!”, tutti i colleghi, porgendogli l'estremo saluto, troveranno il modo per sfogare le loro invidie professionali e parlare, finalmente, male di lui. Ultimo arrivo nella giovane generazione della comicità nazionale, Massimo Troisi è balzato subito in testa al gruppo per popolarità e profitti. I produttori lo corteggiano con offerte eccezionali, ma per ora resiste, temporeggia, rinvia prudente la seconda prova cinematografica. Anche Ettore Scola pare lo abbia richiesto per il suo prossimo film, senza raggiungere però un accordo.

25 marzo 1982
3) DIEGO ABATANTUONO: "Un milanese al 1000%"
La versione attualmente su Raiplay dura solo mezz'ora, mentre quella originale durava un'ora
Dalla Stampa del 26 marzo 1982 (articolo di Ugo Buzzolan)
C'è Abatantuono, ridi? L'anemico, blando, stinto panorama comico televisivo è stato scosso con violenza ieri sera sulla rete 3 da Diego Abatantuono che si è inserito nella rassegna “Che fai... ridi?” con quello che era il suo primo show sul video (sino ad ora è comparso poche volte, e sempre ospite). Lo show — che sarà replicato dopodomani domenica nel pomeriggio — ha per titolo “Un milanese al 1000 per cento ed è un qualcosa che assomma la confidenza (rievocazione delle tappe della carriera) all'esibizione (sequenze da film e scenette). Abatantuono ha lo svantaggio, e lo riconosce, di non essere attore e autore-regista come gli altri «nuovi comici», ma soltanto attore; in compenso ha inventato un'incredibile parlata — deformazione della realtà, ma non troppo lontana dalla realtà — con un miscuglio di dialetti meridionali e settentrionali e vocaboli italiani storpiati, una parlata che indica una commistione e confusione», ridicola e nel fondo drammatica, di linguaggi, culture e mentalità. E' un comico che rischia una certa fissità di personaggio e di accenti? Comunque, con i suoi assurdi discorsi torrentizi e la sua mole, ha invaso perentoriamente il teleschermo ed è stato una presenza discutibile ma non da sottovalutare.

6 maggio 1982
4) GIGI SABANI: “Orrore: Sabani o della crisi d'identità”

11 novembre 1982
5) GIORGIO BRACARDI: “Settefolli”
• Dalla Stampa del 17 novembre 1982 (Laura Gabbiano intervista Bracardi)
L'attore Giorgio Bracardi, meglio conosciuto come uno del clan della trasmissione radiofonica Alto gradimento, ha preparato un film televisivo popolato dai suoi personaggi per la serie “Che fai... Ridi?!” in onda giovedì alle 20,30 sulla Rete Tre. Chi non conosce la voce graffiante di «Scarpantibus», o «Catenacci», nella sua parodia a Mussolini, e ancora «Vincila», tutti personaggi inventati da Bracardi. «Questo programma è stata l'unica opportunità che ho avuto di esprimermi in tutta la gamma dei miei personaggi, che tra l'altro in questo "special" sono appena il trenta per cento. Mancano il dottor Marsala, Mozambo, ecc. Questo è un piccolo assaggino di quello che potrei dare». Lo dice in tono polemico... «Certo, perché... non vengo dal nulla. A detta degli esperti, sono uno dei quattro di "Alto gradimento" che hanno portato una ventata di ossigeno nel campo della satira in Italia. Però io sono l'unico dei quattro che non ha mai avuto un programma tutto suo sulla Rete Uno o sulla Rete Due». Ha ricevuto infatti quest'anno il Premio, della satira politica a Forte dei Marmi, insieme con Alberto Arbasino e Enrico Mattei. Bracardi, prima di essere conosciuto con Alto gradimento, che cosa faceva?" "La, gavetta. Sono stato otto anni in Estremo Oriente, negli stati Uniti e in Sudamerica, dove mi guadagnavo da vivere facendo il musicista jazz. Tornato in Italia, ho cercato di scrivere canzoni senza troppa fortuna, robaccia del tipo Baci, baci, baci o T'aspetterò? Ho composto anche qualche colonna sonora, ma i risultati non erano brillanti come avrei voluto». Come nascono i personaggi che interpreta? «Li invento da solo, non c'è una chiave precisa, niente misteri; mi ispiro a persone che vedo camminare per strada, sono fantocci della fantasia, magari macchiette giovanili che riaffiorano dal mio subconscio; forse in ognuno di questi c'è una parte di me stesso». Si ritiene una persona allegra? «Allegra, ma anche malinconica: dipende dalle circostanze, dallo stato di salute, dal tempo: sono molto pazzo, vengo molto influenzato dall'ambiente, sono intollerante nei confronti dell'ipocrisia, della superficialità, della banalità». Che impressione può avere di lei l'uomo della strada, quando non si maschera dei suoi personaggi? «In genere ne rimane deluso, perché degli attori comici se ne fa quasi sempre un'immagine stereotipata. Dovremmo essere dei buffoni di corte in qualunque situazione, saper raccontare l'ultima barzelletta e non essere mai tristi. E quindi dicono di te: "Però Bracardi, me l'aspettavo diverso".

18 novembre 1982
6) LELLO ARENA: “Bugie ovvero inventarsi una vita da raccontare”
Al momento non presente su Raiplay
Dalla Stampa del 11 novembre 1982 (articolo di Ugo Buzzolan)
• Il pubblico è forse un po' inferocito con la trasmissione che la settimana scorsa annunciava uno special con Lello Arena protagonista e lo sostituiva all'ultimo minuto con un programma consimile ma con il meno atteso Bracardi in veste di mattatore (tra l'altro nello stesso momento in cui Bracardi furoreggiava sulla Rete Uno come star di Illusione). Stavolta, stando alle garanzie della Rete, Arena dovrebbe invece proprio esserci. Lello Arena ha scritto, diretto e interpretato un film-show della durata di un'ora, «Bugie, ovvero inventarsi una vita da raccontare». Barbuto, corpulento, sguardo ammiccante, faccia da finto tonto, verace parlata partenopea, Arena si è fatto conoscere in tv e poi al cinema accanto a Troisi, e ora è protagonista del film «No, grazie, il caffè mi rende nervoso». E' un comico che sta ancora cercando un posto, una fisionomia, un ruolo. E' un personaggio in forte e confusa ebollizione. E lo show di stasera lo conferma. “Bugie ecc. ecc.” ha un pregio, quello di uscire da schemi convenzionali. E' un autoritratto bugiardo dal principio alla fine, che concede perciò spazio illimitato alla fantasia. Arena immagina di essere un divo che, stanco di gloria, si fa frate e si rifugia nella giungla, e qui viene scovato da una spedizione di produttori che in ginocchio lo supplicano di ritornare sul set, ricordandogli i suoi strepitosi successi. E cosi compaiono frammenti di questi capolavori: una comica del muto, con lui che soccórre una fioraia e poi busca un rovescio di legnate quando dovrebbe prevalere come eroe; un «Tiranno di Creta» con lance e corazze, e i guerrieri che per muovere contro Roma salgono su un accelerato; un horror, un poliziesco, una storia straziante, un kolossal con i cristiani nel Colosseo che sterminano i leoni sparando raffiche di mitra... In mezzo, vecchi brani di rivista con Troisi e un'immaginaria pubblicità della rete 3, lugubre e portajella (l'assicurazione che sollecita gli anziani a sottoscrivere subito, in fretta, una polizza perché “già domani potrebbe essere tardi”); L'idea generale è buona, e la trasmissione è zeppa di scenette e di invenzioni, e bisogna dire che ci sono dentro alcune cose molto azzeccate, vedi il direttore d'orchestra che, pur battendo ripetutamente la bacchetta sul leggio, non riesce a ottenere silenzio dall'orchestra e sconsolato si ritira. Ma se le trovate sono tante e dimostrano una lodevole ricerca di tratti originali, avviene poi troppo spesso nella realizzazione l'inconveniente che la comicità rimane allo stato di embrione, di intenzione, di spunto. Il più delle volte la premessa per una risata c'è ampiamente, ma, dopo l'avvio baldanzoso, la sequenza si affloscia e si fa sforzata, e la risata si cancella.

25 novembre 1982
7) JERRY CALA': “Il ragazzo semplice di una volta”
• Dalla Stampa del 29 novembre 1982 Intervista di Laura Gabbiano):
“Che fa... ridi?”, la serie di film biografici sui nuovi comici italiani in onda ogni giovedì sulla Rete Tre, ha dedicato una puntata a Jerry Calà, il più vivace del famoso gruppo cabarettista dei «Gatti di Vicolo Miracoli». Dopo dieci anni di comicità surreale in teatrini, tv e serate in giro per l'Italia, i Gatti hanno cercato nuove vie, ognuno per conto proprio, ma il Jerry del «capitooo?!» è quello che sembra venuto fuori meglio. Ha cominciato con il film “I fichissimi” con Diego Abatantuono, poi ha sostituito Terence Hill al fianco di Bud Spencer nel recente “Bomber”, inoltre è stato ospite di Baudo a “Domenica in” per presentare “Vado a vivere da solo”, un film scritto da lui insieme con Carlo Vanzina e la regia di Marco Risi. Un titolo emblemàtico? «Potrebbe esserlo. La difficoltà di trovare una casa riguarda ormai due terzi degli italiani. Me in prima persona: quando dovevo fare il cinema mi sono trasferito da Milano a Roma. Vivere da soli è duro e in questo film c'è tutta una serie di personaggi che lo rende durissimo: naturalmente in chiave "comicissima"». Vivrai ancora per molto tempo da solo? «...Sai, adesso ho trent'anni, e sento che l'epoca dei giochi è finita e mi è venuta una gran voglia di avere una donna, un bambino...».  « Hai delle nostalgie? «Sì, di quando a Verona suonavo nel mio complesso "Jerry Sound Group". Eravamo al liceo, e ci divertivamo come dei pazzi, sono stati degli anni bellissimi. Forse non avevamo una profonda coscienza politica, un grosso impegno, però c'era una disponibilità umana che mi ha dato emozioni indimenticabili, mi ha insegnato cose che ancora oggi servono, che fanno parte del mio "capitale di vita"». E gli altri Gatti? «Sono i miei migliori amici. Loro mi hanno sempre considerato il più piccolo e anche quello che combinava più guai, ma con un senso di grande protezione nei miei confronti. Siamo inseparabili».


STAGIONE 2: 1983
Riprende con una nuova terna di trasmissioni monografiche il programma Che fai... ridi? dedicando la prima puntata al trentaquattrenne comico, regista e attore Maurizio Nichetti. Dopo Nichetti a "Che fai... ridi?" si succederanno Monica Vitti (al suo debutto come regista) e Pupi Avati. In autunno ci attendono altri tre special, uno dei quali dedicato all'emergente ex Giancattivo Francesco Nuti.

28 aprile 1983
8) MAURIZIO NICHETTI: “Prima di Ratataplan”
Al momento non presente su Raiplay
Dalla Stampa di giovedì 28 aprile 1982
• Nel corso del programma Nichetti promette di farci conoscere la sua faccia nascosta, quella sintetizzata in qualche modo ironicamente nel suo primo film, Ratataplan, esplosivo «caso» comico alla mostra di Venezia del 1979. Un breve filmato che vedremo è infatti composto da una serie di cortometraggi che Nichetti ha girato assieme a Bruno Bozzetto quando era poco conosciuto e si guadagnava da vivere fra le sperimentazioni teatrali con il gruppo Quelli di Grok e l'attività di pubblicitario e autore di disegni animati.

5 maggio 1983
9) PUPI AVATI: “Accadde a Bologna”
Dalla Stampa di giovedì 5 maggio 1983
• Seconda puntata del terzo ciclo della trasmissione. Titolo Accadde a Bologna e protagonista nonché autore il regista Pupi Avati. Concepito come un breve film, lo special vede i due caratteristi preferiti da Avati, Delle Piane e Cavina, nei panni di due scalcinati attori di varietà che danno lo spettacolo d'addio nella «cantina» che da anni li ha visti protagonisti. L'occasione diventa un pretesto per far parlare a ruota libera, tra realtà e immaginazione, il duo di protagonisti. Avati afferma di aver «girato questo raccontino» perché spinto dalla nostalgia e dalla sua passione per il mito americano. La situazione descritta, quella della cantina obbligata alla chiusura dall'imminente costruzione di un supermarket, è infatti a suo parere «tipica di un film di Frank Capra». Per girare Accadde a Bologna Avati ha interrotto per alcuni giorni le riprese del suo ultimo film Zeder, storia molto diversa, tra mistero e orrore gotico.

12 maggio 1983
10) MONICA VITTI: “La fuggidiva”

Dalla Stampa del 5 maggio 1983 (intervista di Simonetta Robiony)
«Vi farò ridere» Incontro con l'attrice che ha girato «La fuggidiva». Dietro l'occhiale da miope Monica Vitti ha uno sguardo languidamente dolce e lontano e la faccia allegra delle grandi occasioni. «Da tanto tempo volevo provare, da tanto tempo mi dicevo se mi viene un'idea giusta questa volta mi butto e vado. L'idea mi è venuta e sono qui a espormi, ad essere giudicata, non per quello che sono o sono stata in tanti anni di cinema e di teatro, ma per quello che ho fatto adesso, in questo momento, in questa occasione... L'occasione, quella del gesto di coraggio e della ragione dell'allegria, è aver realizzato, assolutamente da sola, uno special su se stessa intitolato La fuggidiva, per conto della terza rete televisiva, che andrà In onda la sera di giovedì 12 maggio nella serie Che fai... ridi?. Di questa ora di spettacolo Monica Vitti ha voluto fare tutto: pensare un soggetto, scrivere una sceneggiatura, dirigere le riprese, scegliere, tagliare, scartare, ripescare, mettere dentro pezzetto a pezzetto la pellicola, finché il montaggio non le è sembrato definitivamente capace di fornire la chiave giusta. La casa di Monica Vitti, al Flaminio, alta sopra un'ansa del Tevere, è piena di luce e di cose. Sul tavolo, davanti al di vano, una rivista francese di cinema porta in copertina la sua foto ai tempi dei film di Antonioni.- Lei ride: «Si sono fermati là, i francesi: per loro dopo non è successo più niente». Monica Vitti è agitata e felice. La fuggidiva non è ancora completamente terminato e lei, proprio in questi stessi giorni, he cominciato a girare un film diretto da Roberto Russo, ruo compagno di vita e di lavoro, ideato e scritto da loro due. La storia di questo film però Monica Vitti non la vuole raccontare: troppo presto, abbiamo cominciato solo lunedì, non mi pare il momento; quella della Fuggidiva, invece, la spiega volentieri. «Racconta un'intervista mancata, un inseguimento tra il pubblico e il privato di un'attrice, io, che si nega e si concede al suo interlocutore in una sorta di gioco a rimpiattino». L'interlocutore in veste di giornalista è il doppiatore cinematografico Peppe Rinaldi, scelto da lei soprattutto per la sua voce. «Una voce fascinosa che per me che vedo i film in italiano, rappresenta quella del nuovo cinema americano». La fuggidiva comincia con una domanda. «La domanda che mi hanno fatto sempre tutti i giornalisti di tutti i Paesi del mondo». Quale? «Può sembrare incredibile ma la domanda è "Signora come mal lei non è mai slata sposata?": Girato in pochissimi giorni a novembre, con una troupe ristretta al minimo, tanto a Roma, all'Accademia Silvio D'Amico, con la partecipazione della classe dove la Vitti tiene le sue lezioni di recitazlone, quanto a. Londra dove In quel giorni la Vitti era per lavoro, al solo scopo di non interrompere le riprese. La fuggidiva è il primo tentativo fatto da Monica Vitti di mettersi allo stesso tempo dietro e davanti la macchina da presa. «Il cinema italiano di questi anni è quello che è; poche cose buone molte cose inutili. Ho voluto vedere se alla mia età sono ancora capace di imparare». Difficoltà? «Una sola; convincere l'operatore che volevo girare qualcosa che potesse sembrare credibile e quindi poche luci di scena, poco trucco, improvvisazione...»  Aspettative? «Molte ma modeste. Mi piacerebbe essere giudicata una professionista seria. Mi piacerebbe che la gente dopo questo mio film mi capisse di più. Mi piacerebbe perfino che qualcuno si divertisse». Quanto? «Sicuramente meno di quello che mi sono divertita, io a girarlo...».


STAGIONE 3: 1984
 
31 maggio 1984 giovedì:
11) BOMBOLO: "Il comico preso dall'osteria"
• Il personaggio romanesco di Bombolo rappresenta una specie di fenomeno a parte, nel panorama delle leve relativamente recenti della scena cinematografica e cabarettistica nazionale. Numerosi, qua e là per l'Italia, sono i comici approdati ad una certa fama e la cui matrice è rilevabile in luoghi e mestieri che con lo spettacolo avevano una sia pur labile e indiretta affinità. Per Franco Lechner, romano, detto Bombolo fin dalla nascita, il caso è diverso. La sua scuola sono stati i marciapiedi romani che, dalla prima gioventù fino a una quindicina di anni fa, questo straordinario e “ruspante” personaggio ha battuto dalla mattina alla sera: nei primi tempi per iIllustrare, con la sua caratteristica voce stentorea, il suo mestiere di ombrellaio ambulante. Più tardi, assiso sul precario sellino di un «triciclo», per convincere, a suon di urla e di battutacce, i passanti ad acquistare piatti, bicchieri e scodelle a prezzi di concorrenza, Anche delle sue origini popolane, che Bombolo non ha mai rinnegato ma che anzi rivendica con una veemenza scevra di civetteria, quest'attore ormai divenuto estremamente popolare, parlerà nel corso del programma “Che fai... Ridi?» in onda domani alle 20,30, su Raitre, curato da Enzo Marchetti, regia di Pier Luigi Pingitore. Il titolo: «Bombolo, il comico, preso dall'osteria». Bombolo, cosa c'entra l'osteria? “L'osteria c'entra ma non perché io mi esibissi nelle osterie. Il fatto è questo. Io sono nato e ho abitato fino a vent'anni fa nella zona di via Panico, in altri tempi malfamata e piena di bulli. La vecchia sede del Bagaglino si trovava allora lì vicino, in via della Campanella. Il gruppo di autori che scrivevano i testi per Pippo Franco, Pino Caruso, Gabriella Ferri, Oreste Lionello e tanti altri bazzicavano le trattorie e le osterie della zona, così mi hanno conosciuto e mi hanno offerto di partecipare ai loro film. Ho cominciato con Pippo Franco in “Romolo e Remolo”, poi Pingitore e Castellacci mi hanno inserito negli spettacoli del Bagaglino che intanto si era trasferito al Salone Margherita e dove io lavoro tutte le stagioni da circa sei anni». Qualche rimpianto, qualche speranza? “Posso solo dire grazie alla vita” risponde Bombolo “e ai miei amici. Chi era ragazzino di rione durante la guerra (con un etto di pane al giorno) e ha stentato ad affermarsi, conosce il valore, come suol dirsi, anche delle cento lire. Io non guadagno tanto ma non spreco una lira. Vivo con la mia famiglia: Stella, mia moglie, mia figlia Stefania, 20 anni, parrucchiera, e Alessandro, 17 anni, che studia. Daniela, 21 anni si e sposata. Mi contento e il pubblico mi vuole bene. Sono troppo greve? Sarà, ma non lo faccio apposta come tanti altri miei colleghi. Sono fatto così”..

7 giugno 1984
12) GIGI E ANDREA: “Due comici in a... scesa”

Da “Europa” di Giovedì 7 Giugno 1984
”Che fai...ridi?.” il programma che va in onda tutti i giovedì su Raitre alle 20,30, si sta rivelando sempre più un'ottima vetrina per presentare i comici dell'ultima generazione. La settimana scorsa il trasteverino Bombolo, questa sera la coppia vincente bolognese composta da Gigi e Andrea. Si tratta, come talvolta succede, di due comici che si conoscono da sempre ma che, a differenza, ad esempio, di Billi e Riva, oppure di Ric e Gian, non vengono dalle tavole del palcoscenico (e meno che mai dall'avanspettacolo) ma da banchi della scuola e dell'università. Infatti Andrea Roncato (36 anni), che è quello che fa un po' la parte del simpatico despota, si è incontrato con Gigi Sammarchi (33 anni) fin dalle elementari, sono cresciuti insieme e mentre il primo ha interrotto gli studi a pochi esami dalla laurea In giurisprudenza, l'altro invece ha fatto in tempo a conseguire la laurea in pedagogia. Bolognesi entrambi, hanno cominciato a recitare insieme prima a scuola, poi al liceo e infine nel teatro universitario fino a quando sono approdati al cabaret di Milano grazie anche all'amicizia del cantautore Francesco Guccini. Nel panorama di una comicità che vedeva (e in parte ancora vede) il romanesco al primo posto, seguito a distanza da altri vernacoli, il dialetto bolognese di Gigi e Andrea, la loro ammiccante bonomia dal racconto di piccoli fatti privati e di domestiche dlsavventure, li ha imposti abbastanza presto anche in televisione, sia per la bravura che per alcune imprescindibili necessità di ricambio generazionale. C'è un segreto nel vostro successo? Risponde Gigi, quello con i baffi. «Direi di no, nel senso che non abbiamo formule o ricette ma raccontiamo sempre noi stessi, e la nostra città. Da un po' di tempo abbiamo messo nel discorso anche le nostre mamme, in forma divertente e ovviamente rispettosa. E' un risvolto che il pubblico gradisce e noi allora abbiamo, per cosi dire, affondato il piede sull'acceleratore. Infatti ha molto successo la serie di scenette in cui Andrea è vestito da donna e fa la parte di mia madre». Come vi siete fatti conoscere? “Dobbiamo tutto a Sandra Mondaini che ci ha fatto lavorare nello show televisivo 'Io e la befana'. Da allora ci è andata bene. Dal cabaret siamo passati alla televisione e ora stiamo, piano piano, mettendo un piede anche nel cinema. Abbiamo girato un paio di film ma contiamo molto su quello che uscirà a Natale e che si intitola 'Se tutto va bene siamo rovinati”.


STAGIONE 4: 1985
 
1/8 aprile 1985
13) PINO CARUSO: “Lei è colpevole, si fidi” (2 puntate)

24 giugno 1985
14) GIANNI CIARDO: “Alla conquista di Roma”
Da La Stampa di domenica 23 giugno 1985 (articolo di F.C.)
Due nuovi appuntamenti sono In programma per la serie di Raitre dedicata ai comici e intitolata «Che fai... rìdi?»; domani va in onda “Alla conquista di Roma”, interpretato da Gianni Ciardo. Ciardo, comico barese, trentacinquenne, è protagonista, con la quasi debuttante Elisabetta Focardi, di una storia più o meno autobiografica, scritta da Sergio Martino (che è anche il regista del film) e da Giorgio Mariuzzo. “La sceneggiatura contiene notizie precise che mi riguardano” dice Ciardo. “E' vera la storia degli inizi, dell'epoca in cui proponevo tra Bari e dintorni i miei "monologhi da solo"; è più o meno vera la descrizione dell'arrivo nella capitale e delle prime occasioni di lavoro». Pesante accento barese, aria tra lo spaurito e l'innocente, il mito lontano di Woody Allen e la capacità di attrarre le donne con il fascino del non-conquistatore: “Prima della tv c'è stato il cinema” racconta Ciardo. “Ho lavorato molto con Luciano Martino: proprio in questi giorni ho terminato le riprese del suo nuovo film Mezzo destro, mezzo sinistro”.

1 luglio 1985
15) ANDY LUOTTO: “Andy si nasce”
Da La Stampa di domenica 23 giugno 1985 (articolo di F.C.)
Il primo luglio torna sul piccolo schermo Andy Luotto con un minifilm di un'ora che contiene sei videoclip musicali realizzati per pubblicizzare i brani del suo nuovo disco “Ellepi”. Andy Luotto, diretto da Giorgio Mariuzzo, ha girato il suo piccolo special cinque mesi fa, quando il grande successo di “Quelli della notte” non era nemmeno prevedibile. “Ho scrìtto la sceneggiatura insieme con mio fratello Steven” dice l'attore, “pensando soprattutto a un modo per lanciare il disco.” “Che fai... ridi?”, che va avanti da quattro anni proponendo brevi performance di comici (tra i primi: Troisi, Verdone, Abatantuono, Calà, Bracardi, Bombolo, Gigi e Andrea), ha quasi pronto un episodio dedicato a Francesco Nuti e in prepazione una serie in cui si esibiranno le nuove scoperte di “Quelli della notte”.

STAGIONE 5: 1986
 
28 aprile 1986
16) RICCARDO PAZZAGLIA: “Separati in brodo”
Dalla Stampa di giovedì 6 marzo 1986 (articolo di si. ro.)
Riccardo Pazzaglia è il teorico dei separati in casa: ha inventato la parete di «foratini, da ergersi nel letto coniugale per evitare indesiderati contatti, la fettuccia della felicità per misurare lo stato di benessere tra ex coniugi, la guerra tra conviventi forzati combattuta con l'alternanza tra il dialogo e il mutismo. Adesso, su tutto questo, Riccardo Pazzaglia ha deciso anche di costruire un film intitolato ovviamente “Separati in casa”. Interpretato da sé medesimo nel ruolo del marito, da Simona Marchini in quello della moglie e da Massimiliano Pazzaglia, suo figlio nella vita e ora anche sullo schermo, “Separati in casa” si propone come una storia universale, senza caratterizzazioni dialettali, buona per quelli di Trento come per quelli di Marsala. A produrla, per un costo di due miliardi, è stato Mario Orfini, con il quale Pazzaglia aveva già lavorato in veste di sceneggiatore nei due film diretti da Luciano De Crescenzo. Ma, nonostante i nomi che circolano intorno a Riccardo Pazzaglia siano poi sempre gli stessi della banda Arbore immortalati dal travolgente successo di “Quelli della notte”, lui tiene molto a sottolineare la sua personale autonomia. “Ho avuto una vita ed ho tuttora una vita indipendente dalle fortune di 'Quelli della notte'” dice Riccardo Pazzaglia. Sono stato giornalista, sceneggiatore, conduttore di programmi radiofonici, autore di libri, perfino regista di qualche film. E alla mia età vorrei non essere costretto a rinunciare a questa identità». Scritto in una chiave comico-sentimentale («Mi sono ispirato lontanamente a Frank Capra»), girato secondo una tecnica di mestiere convenzionale («Ho perfino un diploma preso al Centro sperimentale di cinematografia»), proposto come una riflessione su fatti di vita vissuta («Sono sostenuto in questa mia battaglia da decine di divorziati costretti alla convivenza dalla crisi degli alloggi»), “Separati in casa” affronta il giudizio del pubblico senza illusioni né sospetti. Riccardo Pazzaglia si dichiara pronto a ricominciare punto e a capo una nuova carriera. Nel frattempo. Riccardo Pazzaglia e Simona Marchini pensano ad altro: entrambi, ma ciascuno per conto proprio, devono dare gli ultimi ritocchi a uno special realizzato per la serie “ Che fai, ridi?” della terza rete Rai.

11 maggio 1986
17) SIMONA MARCHINI: “Cena per lui”
Da La stampa di domenica 11 maggio 1986 (articolo di F.C.)
• Attrice e gallerista alla moda: Simona Marchini ha deciso di coniugare queste due attività in modo piacevole, presentando nello spazio della galleria «La nuova Pesa» lo special di cui è protagonista, “Cena per lui”, stasera su Raitre alle 20,30 per la serie “Che fai ridi?”. Al termine della proiezione, l'ex telefonista sognante di “Quelli della notte”, in abito rosa antico con un grande fiore di stoffa sulla spalla, ha parlato dei suoi progetti. Con Giorgio Mariuzzo e Paola Pascolini, regista e sceneggiatrice dello special, ha intenzione di realizzare un film tv: «una cosa importante che dovrebbe avere, come adesso si usa in Rai, anche una versione per il cinema”. Poi c'è il programma di Enzo Trapani: “Un varietà tra il demenziale e il grottesco intitolato 'Proffimamente... no stop' di cui dovrei essere conduttrice”. Infine il teatro, un musical in collaborazione con la Pascolini (che è l'ideatrice di Piccole donne, un musical) per ora segreto “perché i progetti di lavoro, mi spiegano i miei colleghi di spettacolo, non devono essere rivelati, prima della certezza di realizzazione”. Nella breve carriera della Marchini c'è già il gran rifiuto: «Ho detto no a Berlusconi per Grand Hotel: ero troppo impegnata con il film di Pazzaglia e con la galleria”. Una non nascosta pigrizia («per convincermi a fare questo special, il curatore del programma Marchetti mi ha dovuto seguire per giorni, telefonandomi la mattina presto e rincorrendomi qui in galleria”) e un modo ironico e affettuoso di osservare gli aspetti curiosi e i tic della gente per poi ripeterli sulla scena, la Marchini si racconta semplicemente, spiegando come il suo personaggio di donnina dolce e romantica, coltivatrice di sogni in un mondo di maschi ottusi e amiche rubafidanzati, sia nato dagli scherzi in famiglia, ma anche dalla rappresentazione di una piccola parte di se stessa.

19 maggio 1986
18) MASSIMO CATALANO: “La vita è una tromba”


APPROFONDIMENTO INSERITO IL 14/3/2025 DA ZENDER

Articoli simili

commenti (0)

Nessun risultato
RISULTATI: DI 0