Maestro elementare in una scuola di Bari, Gianni Ciardo – che dovendo raccontare le proprie origini, pur anche se in modo fantasioso, mantiene nome e cognome reali – vive con la madre (Schiavone) e la sorella (Frazzetto). Insegna ai bimbi ma sogna di fare l'attore comico e, quando viene chiamato a Roma dalla Rai per un provino, si tuffa a capofitto nella metropoli, già derubato di tutto alla stazione Termini. In via Teulada fa il provino con il regista (Martino) che gli parla dall'alto dimostrandosi come sempre impacciatissimo... d'altra parte la forza di Ciardo è sempre stata quella di esprimersi ingarbugliando le parole, come un Troisi cui però manca la...Leggi tutto scintilla per trovare spunti davvero comici, anche a causa di un umorismo molto più innocuo.
Ciardo mette simpatia per quell'aria da spaesato allampanato che azzarda battute volutamente imbarazzanti, davanti alle quali non a caso nel film non ride nessuno. Fa eccezione la bella e dolce Antonella (Focardi), aspirante attrice come lui che - non si capisce bene come - il nostro riesce a conquistare. Ma in fondo è chiaro che non si insegua in un alcun modo la credibilità, in una storia che è l'ennesimo racconto del provinciale che sbarca a Roma in cerca di fortuna, un SONO FOTOGENICO in chiave poveristica e infinitamente minore. I dialoghi sembrano semi improvvisati, la supposta comicità latita terribilmente e le battute di Ciardo quasi non esistono, nemmeno quando monologa al cabaret nella sua città azzardando giochi di parole facili facili, ai quali cerca di aggiungere qualcosa in termini di personalità sfruttando la forte cadenza pugliese.
La solidarietà tra colleghi di lavoro non emerge se non in chiave romantica, con Antonella che sorride per le frasi sconnesse di Gianni mentre lui a tavola le descrive i rapporti coi genitori e la sua vita a Bari. Non si immagini però di poter avere di fronte Pozzetto e la Fenech (né tantomeno Santercole come fidanzato di lei, sostituito in questo caso da un presunto cantante rock stinto e stereotipatissimo), nonostante i richiami all'eccellente film di Risi siano evidenti, perché qui siamo nell'ambito di un mediometraggio televisivo raffazzonato che diventa unico veicolo per la promozione di Ciardo, al quale gira intorno uno stuolo di caratteristi dai volti tutti ben riconoscibili e noti alla commedia di quel periodo (Faraco, Grossi, Di Pinto, Vignali, Tulli...). C'è anche Pippo Baudo, nel finale, a celebrare il trionfo del protagonista sbarcato a “Domenica in”.
La regia di Martino è garanzia di professionalità, ma il canovaccio con il quale si deve arrabattare il buon Ciardo (autore anche delle musiche) non ne mette granché in luce le doti quanto, al massimo, la bonaria simpatia e il physique du rôle, efficace anche nell'espressività quando sabota non intenzionalmente il videoclip alla THRILLER con gli zombi.
Con molta probabilità il miglior uso di Gianni Ciardo: caratterista (e musicista: cura lui le musiche del film) che negli Anni '80 ebbe una certa popolarità grazie al suo essere stralunato, disincantato, impacciato col suo balbettare con forte accento di Bari. Qui Martino ci racconta una storia sentimentale un po' "sfigatella" con un'aspirante ballerina (l'ottima Focardi, peccato poco sfruttata al cinema!) e il travagliato esordio di Ciardo nel mondo dello spettacolo. Una favoletta semplice, Anni '80 al cubo, realizzata con garbo, con un retrogusto amaro tutt’altro che sbagliato.
Sergio Martino HA DIRETTO ANCHE...
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DiscussioneDusso • 1/08/24 18:24 Archivista in seconda - 1923 interventi
Non accreditato fa una comparsa il regista Sergio Martino (foto scura ma è lui al 100% cosi come la voce) come regista del provino di Ciardo: