"Io sono Lillo" stagione per stagione
22 Settembre 2024
In questa pagina sono raccolti i commenti pervenuti sulle singole stagioni di "Io sono Lillo". Chi volesse contribuire commentando un'unica e precisa stagione non ha che da CLICCARE QUI e farlo, scrivendo nel forum il proprio commento e facendolo anticipare dal numero della stagione e dal relativo pallinaggio. Il commento verrà prelevato “automaticamente” (per via umana, cioè da me) dal forum e trasferito in questa pagina nel punto esatto.STAGIONE 1: IO SONO LILLO (2022)
**! “Instant-serie” nata sull'onda del successo di Lillo e del suo Posaman, il “supereroe” proposto all'interno della trasmissione comica LOL. Dopo aver fatto sbellicare i colleghi in tv Lillo sbarca quindi – sempre grazie ad Amazon Prime – in una serie costruita su misura in cui tuttavia, e va detto subito, Posaman è fondamentalmente un pretesto, senza che si renda necessario sfruttarne granché le singolari caratteristiche (ovvero il mettersi costantemente in posa per le foto). Il titolo è non a caso SONO LILLO (altro tormentone del programma) perché il protagonista assoluto – in un non così grande sforzo metatelevisivo – è proprio lui, Pasquale Petrolo, sempre più ossessionato dal personaggio di Posaman, richiestissimo persino alle feste dei camorristi. Un simile successo fa sì la gioia del manager (Sermonti) di Lillo ma conduce anche alla separazione dalla moglie Marzia (Lazzaro), che davvero non ne può più di lui, di Posaman e dei suoi amici appassionati di giochi di ruolo (capitanati da Marco Marzocca), per colpa dei quali tra coniugi non esiste più alcuna intimità. Lasciato solo, in piena crisi esistenziale, Lillo decide di accantonare Posaman per dedicarsi a una vita più seria, tentando di farsi assumere nell'azienza vinicola di famiglia grazie ai buoni uffici del fratello Edoardo (Caccamo). Naturalmente il manager/”amico” cerca di dissuaderlo in ogni modo dal proposito, ma Lillo pare deciso. Le otto puntate raccontano quindi cosa succede in seguito all'inattesa situazione, con Posaman che di fatto apparirà solo saltuariamente come ingombrante allucinazione di un Lillo incapace di risolvere i propri problemi: la moglie, pur compatendolo, non ha intenzione di tornare con lui, i lavori nuovi scarseggiano (il solito remake in economia che si rivela un porno mascherato) e quando prova a far qualcosa di buono – occasionale baby-sitter al figlio di un'amica – finisce sempre male. Intorno, una galleria di bizzarri personaggi e varie guest star che si alternano episodio dopo episodio. Oltre al cabarettista di turno che si esibisce all'inizio di ogni puntata (dalla Giroud a Caterina Guzzanti, da Emanuela Fanelli fino a Maccio Capatonda) nel bar di Agenore (Calabresi), fanno la loro comparsa figure ben note come Corrado Guzzanti (l'artista tedesco sponsorizzato dalla moglie di Lillo), l'ozpetekiana Serra Yilmaz (Tigre, sicario della camorra), Luis Molteni (il superiore del manager) e persino un Greg quasi irriconoscibile (nella stessa puntata di Guzzanti). L'umorismo è quello che ci si aspetta da una serie a sfondo “romano”, a tratti brillante ma discontinua a causa di una sceneggiatura che, per raggiungere il tetto delle otto puntate (pur brevi, di una mezz'oretta ciascuna), arranca non poco. Fortunatamente Sermonti e Calabresi sono due grandi carte da giocare, soprattutto il secondo: impagabile quando racconta l'uccisione di un panda in Asia o cita massime cinesi a sproposito, splendido nel tormentone con cui a fine di ogni esibizione nel suo locale cerca di spiegare ai cabarettisti come migliorare le loro performance o quando si adopera per rifilare la propria birra artigianale “Agenore” agli amici. Anche Sermonti è comunque una spalla eccellente molto presente e Marzocca ha modo di brillare a sua volta con la sua ossessione per i giochi di ruolo. Le prime puntate filano, poi si capisce che c'è bisogno di inventare sempre qualcosa in ognuna delle successive incappando di frequente in trovate davvero modeste (tutto l'episodio coi camorristi è da dimenticare, per esempio). Il leitmotiv della moglie da riconquistare ha qualche buon momento e si prolunga per l'intera serie, la gestione contemporanea della call “vinicola” e dello spot per la compagnia telefonica è deludente e segna un po' i limiti di una produzione discreta ricca di alti e bassi, risollevata dalla buona interpretazione del cast e da una regia di livello opera del mai dimenticato Eros Puglielli. (Marcel M.J. Davinotti jr.)
*** Piantato dalla moglie perché giudicato troppo infantile, un comico di mezz'età decide di riciclarsi come imprenditore dell'azienda vinicola di famiglia ma deve fare i conti con un alter-ego ingombrante: Posaman... Fresco del successo con "LOL", Petrolo si prende bonariamente in giro in questa serie tv in cui può contare su due valide spalle come i "borisiani" Sermonti e Calabresi nonché sulla presenza come guest-star di molti colleghi. Nessuna grassa risata ma un buon numero di sorrisi per un prodotto magari effimero e troppo autoreferenziale ma simpatico e rilassante. (Daniela)
**! Come capita spesso, quando si parte da aspettative abbastanza esigue, si finisce con il venire piacevolmente sorpresi. Pur non trovandoci di fronte a un capolavoro, questo Lillo meta e introspettivo, che duetta con la sua creatura Posamen e si pone domande sul mestiere del comico non dimenticandosi di far ridere, riesce a trovare un gradevole e personale equilibrio. Alla riuscita dell'operazione contribuiscono anche Sermonti e Calabresi che, pur ripescando dalla miniera Boris, danno verve alla storia. Garbato, non eccessivo e divertente: e bravo Pasquale. (Jandileida)
STAGIONE 2: IO SONO LILLO 2 - IL MULITIVERSO (2024)
**! Immutato il format, pressoché identico il cast ma due puntate in meno, rispetto alla prima serie. Con Posaman, il "supereroe" inventato da Lillo e portato al successo nella trasmissione LOL, che si fa figura sempre più marginale, inserita giusto "per contratto". Qui l'idea è quella di trasportare Lillo all'interno di nuove dimensioni, in cui di volta in volta le persone che gli ruotano intorno (e lui stesso) cambiano atteggiamento e background. Ma anche qui non è che la trovata venga poi troppo sfruttata: il "multiverso" occupa soprattutto un'unica puntata di mezzo, la meno divertente, in cui la componente fantastica risulta invasiva a discapito di quella più tradizionalmente legata alla commedia. Perché il personaggio più debole - non per colpa sua - è quello interpretato da Marco Marzocca, di nuovo alle prese con i giochi di ruolo insieme alla donna che ama (Follesa) e alla quale lui per nulla interessa. Sono da attribuire a quest’ultimo e alle tediose lungaggini legate alle mosse magiche da operare su una plancia di gioco per far precipitare Lillo in dimensioni alternative, se la serie talvolta crolla nel ritmo. Non basta agganciare ad esse la ricomparsa in tv del grande mago Silvan (87 anni!) per renderle simpatiche, perché vedere qualcuno che sposta il gattino della fortuna cinese sulla grande mappa che occupa il tavolo o che guarda attraverso una sorta di caleidoscopio enunciando senza sosta numeri a caso presto stanca. L'idea del multiverso viene utilizzata bene solo nelle ultime due puntate, quando ci si sofferma in una dimensione precisa e nemmeno tanto lontana da quella reale: Lillo è un divo vero del cinema e tutti lo temono, lo compiacciono, lo adulano... In questo caso le battute non mancano e l'affiatamento di Lillo con Sermonti (che resta come nella prima serie il suo agente tuttofare) aumenta confermandosi come una delle migliori qualità della serie. Insieme - e va detto - all'acquisizone di Corrado Guzzanti, al solito impagabile nel tratteggiare un personaggio dai tratti surreali, un imprenditore straricco (di famiglia) prossimo sposo dell'ex moglie (Lazzaro) di Lillo. Parla sottovoce quasi borbottando e sparando una serie infinita di bestialità solo apparentemente sensate che lo pongono su di un piano diverso - e per certi versi superiore - rispetto al resto del cast. E fa piacere scoprire che non è una presenza di secondo piano ma si vede spesso, lui con il suo guru Derek la cui identità non può che far scompisciare. Fondamentale anche la conferma di Paolo Calabresi (è Agenore) come proprietario del Kabuki, il locale che ospita come nella prima serie i cabarettisti che di norma aprono e chiudono ogni puntata con una breve esibizione da stand up comedians: apre Nino Frassica ma ci sono anche Vernia, Ballerina e altri. A tutti Agenore, a fine spettacolo, elargisce bizzarri consigli su come seguire le regole del politically correct. Funziona lui e funzionano i suoi detti in cinese; molto meno Caccamo nel ruolo del fratello di Lillo, che occupa le parentesi casalinghe meno felici insieme al figlioletto Kevin. Il tutto per allungare un po' il brodo, è inevitabile. Non è male nemmeno l'idea del film finanziato dalla camorra al quale Lillo è costretto a partecipare in mancanza d'altro: ambientato in una Napoli del futuro, vede la presenza di un supereroe chiamato "Ommemmerd" che, in una sequenza a suo modo memorabile (e sorprendentemente ben realizzata), vediamo trasformarsi in ciò che si può immaginare per rientrare nel water. In questa seconda serie Lillo sembra maggiormente avvalersi delle sue spalle (soprattutto l'ottimo Sermonti e Guzzanti) attenuando in parte la carica comica; meglio le ultime puntate delle prime, in cui meno succede, penalizzate da fasi interlocutorie che appesantiscono il ritmo (Mazzocca dopo un po' stanca). Sempre azzeccata la Lazzaro come moglie, solida e sufficientemente agile la regia di Puglielli. Tre ore e poco più di durata complessiva, che si possono anche vedere di seguito... Piuttosto irritante la scelta di non schermare le luci in scena. (Marcel M.J. Davinotti jr.)