L'inizio faceva sperare in una sorta di
Babadook filtrato agli umori
baviani, dettato dall'atmosfera cupa e da qualche buon momento (la vecchia pazza che prende a testate il finestrino della Range Rover, il braccio di ferro sanguinoso modello
Cronenberg, con la testa sepolta nella terra e beccata dai corvi), supportato da un'intensa e sofferta Kerslake (la cicatrice sulla fronte, probabilmente dovuta a passate violenze domestiche di un marito che non nomina mai) l'enorme cratere in mezzo al bosco che ha tutta l'aria inquietante dell'atterraggio di qualche astronave nel passato.
Ma il dubbio instillato della paranoia materna sull'angoscia di "quello non è mio figlio" va a farsi friggere in modalità
The descent, coi soliti mostroni disarticolati (in pessima CG), il mito degli
ultracorpi e infino l'antro alieno del remake della
Cosa, mandando tutto in vacca in baracconate tipiche dell'horror da discount (ma le avvisaglie ci sono già quando il ragazzino "posseduto" sbattacchia violentemente la madre modello
Raimi, o la lotta nello scantinato) che affossano definitivamente ogni tipo di suggestione e di (im)probabile sospensione lasciata a chiavi di lettura (tutto è mostrato, buttato in faccia, senza idee, fantasia, zeppo dei soliti clichè e delle solite cafonate).
Inutile finale ambiguo e sospeso (la macchina fotografica, gli specchi, il cambio di residenza) per un potenziale che prometteva l'angoscia di una madre nei confronti di un figlio che non riconosceva più (con la diversa prospettiva di
Goodnight mommy) e finisce nella peggiore maniera di qualsiasi monster movie americano da quattro soldi (i mutanti coi tipici sospiri gutturali, ma vaffanc*** va)
Filmaccio.