Girone e Cremer: due "cattivi" dal diverso e irresistibile carisma, entrambi mossi dall'avidità e dall'ambizione. Sono loro la miccia che innesca questa quarta serie dello sceneggiato, che ormai vira sempre più verso il "complotto internazionale", con una storia ben congegnata. Bellina la Cavallari, ma il suo personaggio, messo al centro di una sottotrama poco realistica, non brilla certo per personalità. Appare per la prima volta la Millardet, a fianco di un ormai crepuscolare Cattani.
Quarta miniserie televisiva sui fatti di cosa nostra. Molto valida nella sceneggiatura e soprattutto per le splendide location in cui è girata, ville d'epoca e palazzi rinascimentali. In questo si distingue dalle precedenti (e dalle successive). Gli intrecci sono appassionanti e la recitazione è più che dignitosa.
Luigi Perelli, già regista della terza serie, viene confermato per La piovra 4. Prende compiutamente forma il personagio di Tano Cariddi, ben interpretato da Remo Girone. Il prodotto è ancora piuttosto gradevole sebbene cominci ad avvertirsi un certo sentore di ripetitività. La sterzata narrativa arriverà con l'evento che chiude la serie.
Punto di non ritorno di Cattani, il quale riuscirà a sventare un traffico internazionale di rifiuti nucleari e a far ricongiungere un padre con la sua figlia (Acidduzzu è un po' il suo alter ego); trova anche l'amore di un magistrato forte e volitivo, ma è consapevole del destino che lo attende. Serie girata con grande perizia da Perelli; crude e violentissime alcune scene, dato che la sceneggiatura di Petraglia e Rulli ricorda, ad ogni puntata, che la fine del commissario è ineluttabile. Ottime le musiche (sempre di Morricone), finale da masterpiece.
La serie che coincide con l'abbandono di Placido, mirabile esempio di servitore dello Stato pronto a tutto. L'intreccio narrativo affascina ed è credibile anche per l'interpretazione di Girone, che regala un personaggio misterioso e torbido contrapposto alla sottomissione della Cavallari. Affascinante la Mllardet (poco credibile però, almeno a parer mio, come magistrato in prima linea).
Dopo la prima serie, di Damiani, la 4 è quella più intenso, si muove su più livelli, scava nei vari personaggi e ha un’interessante mistero. Qui Girone offre la massima interpretazione di Tano, sfruttato in tutte le sue potenzialità, ma sono un po' tutti a proporre una prova memorabile. Non facile far rivivere e spiegare, oggi, l’atmosfera di attesa, nella primavera dell’89, per l’ultima puntata. Sui giornali, alla tv, al bar, in ufficio si parlava della possibile morte di Cattani, anche per scelta di Placido.
MEMORABILE: La scena finale; Il confronto Tano Ester; Il perfido Espinosa; Il Puparo.
L'ultimo capitolo che vede all'opera Placido è uno dei riusciti. Perelli insiste maggiormente sull'azione, ma può anche contare su un'impeccabile sceneggiatura del duo Petraglia/Rulli e su un cast di prim'ordine: Girone è al top, la Millardet un ottimo acquisto, la Cavallari una rivelazione, Cremer degno e ideale successore di Perier, Adorf commovente, Tusco un credibile uomo d'onore e perfino Pappalardo, che presta la sua maschera a un feroce e silenzioso sicario, fa la sua sporca figura. Ma inevitabilmente l'attenzione è tutta per l'epilogo.
Delle prime quattro stagioni sicuramente la migliore, anche per il notevole coraggio nell'affrontare il tema della corruzione economica e politica. La stagione riscatta pienamente quella precedente, a dir poco insipida. Ottimi attori, primo fra tutti Girone che conferisce al personaggio venature di ipocrisia e dramma a dir poco sorprendenti e Adriano Pappalardo. È da "La Piovra 4" che i partiti si attiveranno per bloccare la produzione delle serie successive, in parte riuscendovi. Morricone compone musiche assolutamente perfette.
Rispetto alle serie precedenti si notano qualche leggero cedimento e un po' di ripetitività. Un altro difetto sono le scene "all'americana" con la solita sparatoria dove i buoni non prendono neppure una pallottola. Nonostante questo si tratta comunque di una validissima opera, ben diretta e sopratutto ben recitata dal variegato cast che vede diversi ottimi attori francesi e italiani. Imperdibile l'ultimo episodio.
MEMORABILE: Tano Cariddi in uno dei rari momenti di rabbia.
Lo schema narrativo è ormai collaudato ma vengono apportati dei miglioramenti, specialmente nelle psicologie dei personaggi: memorabili Tano Cariddi, che ha piano sviluppo anche rispetto alla sua inespugnabile anaffettività, e dall'altro lato, seppur compaia in meno scene, Frollo. In sette puntate c'è qualche momento morto (non come nella seconda stagione) e coincidenza di troppo, ma la tensione narrativa e la denuncia del malaffare, qui sempre di più vicina alle alte sfere e connessa agli strumenti telematici, la rendono nettamente migliore delle stagioni precedenti.
MEMORABILE: L'incontro con la cupola.
Luigi Perelli HA DIRETTO ANCHE...
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Il 20 marzo 1989 17 milioni di italiani assistono all'uscita di scena di Corrado Cattani.
La frase cult pronunciata dalla giudice Conti:
« Te lo giuro, Corrado, te lo giuro, mai un passo indietro, fino a quando non li avrò trovati, tutti ».
La scena dell'uccisione del commissario Cattani fu girata facendo indossare a Placido una giacca imbottita con microcariche che, esplodendo a comando, simularono l'effetto dei colpi di pistola.
All'attore bastò muovere le spalle con frequenza per dare l'impressione che il suo corpo venisse sballottato dai colpi. Nel compiere questa operazione Placido innavvertitamente avvicinò un lembo della giacca "armato" alla guancia, nel momento dell'esplosione della stessa e questo gli provocò un vistoso ematoma sulla guancia destra (quella che non viene inquadrata nel film proprio per evitare di mostrare la ferita.
La quarta serie, a pari merito con la sesta, per me è veramente la migliore di tutto il ciclo, complice anche le bellissime location e alcune interpretazioni molto toccanti, tipo quella della Cavallari.
Un pezzo di storia dell'informatica: l'accoppiatore acustico. L'accoppiatore acustico, solitamente integrato con un modem, permette a un pc di collegarsi a una rete o a un singolo pc remoto. La differenza con i modem moderni è che, anziché connettersi direttamente alla linea telefonica, questo sfruttava la cornetta del telefono per convertire il segnale da analogico a digitale e viceversa. Infatti nella scena al minuto 26 circa del primo episodio è possibile vedere il collega di Cattani appoggiare la cornetta al modem e comporre un numero di telefono col disco.