All'uscita di scena del commissario Cattani questi viene sostituito con un attore di razza, Vittorio Mezzogiorno, unico sopravvissuto della scorta di Cattani qui nel difficile ruolo di infiltrato al servizio della potente famiglia Linori. Imponente come sempre nella messa in scena, caratterizzato da un cast professionale risulta avvincente, soprattutto nella prima imperdibile puntata. Suscitò polemiche negli ambienti politici per le somiglianze con la realtà politica del tempo. Azione anche all'estero.
MEMORABILE: Il crescendo di colpi di scena; Bellissimi gli interni.
La quinta serie parte dalla necessità di dare un volto agli assassini di Cattani, ma l'intricata ed avvincente sceneggiatura, sempre del duo Petraglia-Rulli, prende presto altri percorsi, dato anche l'ingresso di un umanissimo e davvero bravo Mezzogiorno a sostituire il "granitico" (nel bene e nel male) Placido. Questa serie si caratterizza per una notevole aderenza con la realtà di allora, per alcune scene molto forti e violente, per le nuove musiche di Morricone (ancora più belle) e per il finale, davvero commovente e sentito.
La Piovra 5 si porta dietro una pesante eredità; non far rimpiangere i precedenti 4 episodi con Cattani, impresa difficile se non impossibile. La trama è comunque avvincente; Mezzogiorno, a volte spaesato, si impegna, la Millardet offre la solita interpretazione più incentrata sulla psicologia personale che sul lato professionale, ma probabilmente è un limite del copione. Metterei su tutte, invece, la convincente prova di Guerrini. Si ampliano i legami con l'estero.
MEMORABILE: La scena finale alla stazione, da cardiopalma, anche se più scenica che verosimile.
La prima Piovra del dopo Cattani si rivela una delle migliori in assoluto. A volte fin troppo altisonante nei dialoghi, ma avvincente per tutta la sua durata e sorretta da un ottimo cast, con ovvia menzione per Vittorio Mezzogiorno, che riesce nella titanica impresa di non far rimpiangere Placido, guadagnandosi una tardiva popolarità che la prematura scomparsa gli impedirà di sfruttare appieno. Splendida la conclusione, che avrebbe meritato di essere quella definitiva e invece avremo ancora ben 5 capitoli. Troppi.
La lunga serie invecchia bene; uscito di scena un personaggio cardine quale Cattani, entra in gioco Licata, interpretato da un ottimo Vittorio Mezzogiorno. Il cast vede diversi volti del cinema di genere italiano, stranieri e non mentre la trama ricorda un po' quella della Piovra 4, con qualche buona aggiunta di scene d'azione che non guastano. Pochi difetti e tanti pregi.
Concluso l'arco narrativo del commissario Cattani, il testimone passa al poliziotto Licata, interpretato da Vittorio Mezzogiorno: buona la performance, ma non c'è ancora la profondità e la lacerante malinconia che caratterizzavano il personaggio di Placido. La vicenda, ancora dominata dalla figura di Tano, inizia a scontare una certa ripetitività, quasi copia carbone del passato. Resta immutato anche il livello di tutto il cast (compresi gli attori secondari) e delle ottime scene d'azione, specialmente le sparatorie. Buona stagione, ma si inizia ad avvertire una certa stanchezza.
Luigi Perelli HA DIRETTO ANCHE...
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In vari episodi de La piovra 5 si cita la "Legge Respighi", che nella realtà non esiste, ma le analogie con alcuni personaggi politici dell'epoca sono del tutto evidenti.
La sorella psicolabile di Tano scende dal taxi e resta rapita dalle immagini di una tv accesa in un negozio, stanno trasmettendo un episodio de "Le avventure dell'Ape Magà".