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Discussioni su Midsommar - Il villaggio dei dannati - Film (2019) | Pagina 1

DISCUSSIONE GENERALE

33 post
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  • Brainiac • 1/08/19 20:17
    Call center Davinotti - 1464 interventi
    Ci sono film in cui pensi che tutto sia scollegato, fumoso, criptico, e poi una scena, un'intuizione personale o una qualche illuminazione ti convincono di averne colto un senso, di aver compreso qualcosa che il regista stava cercando di dire. Più semplice è quella cosa, più basilare è quella verità (supposta), maggiore è la mia goduria da spettatore. Mulholland drive per esempio... penso di averlo decifrato intimamente dopo la scena del cow-boy piccoletto e per me (e per molti altri a leggerne in giro) è l'incubo scaturito da un semplicissimo amore infranto che si riverbera in mille sogni deliranti. Due ore incubotiche e a me spettatore passa il ricordo di una love story financo commovente. Limpida e chiara


    Ecco, la negazione di questo personalissimo assunto è ciò che mi allontana da Ari Aster. Intendiamoci, uno che ha le sue carte da giocare. Intendiamoci parte 2: tutta la prima parte del film mi ha entusiasmato. Belle scene, belle randellate, teste divelte come se piovessero, personaggi scritti bene, ma... MA.

    Troppa voglia di essere sempre "over the top". Pochissima autocensura. Pedale sempre schiacciato, musica sempre in crescendo. E cresci di qui che cresci di lì, alla fine, a me, i suoi film non comunicano un granchè.

    Sì, ok, bravi tutti bello tutto quanto ma troppi simboli, troppa "sensorialità" spicciola (e il resiro catartico, e vabbè le troooche, e vabbè il sesso tantrico). Troppi shock, troppi suggerimenti, un po' troppo di tutto.

    Mi vedrò anche il suo prossimo film, per carità, questo è uno che ha cose da dire, secondo me deve ancora capire esattamente cosa, però.

    Parere personalissimo, visto il buon successo che sta riscuotendo (in sala, alle 4, con un caldo mortifero che di certo non invoglia ad uscire eravamo in più di 30) posso benissimo essere io a non comprenderlo a pieno.

    Comunque da vedere. Esperienza che obnubila.
  • Schramm • 1/08/19 22:10
    Scrivano - 7856 interventi
    non ho ancora visto il film ma ho letto il tuo bell'intervento applicandolo a hereditary,
    e ne concludo che è strofa della stessa canzone, ci sta preciso, fotografa in alta definizione la sindrome da primo della classe (in senso anche di stile ed eleganza) di un autore malato d'ambizione che secondo me si porterà sempre in spalla questo zaino carico carico di, pronto a scommettere in opere future anche più esondanti in durata e sovraccariche in tutto il resto. di hereditary si può dire che è un film difettoso proprio perché troppo perfetto, e anche molto più di troppo. e troppo di tutto, laddove andava cesellato si aggiungono chili di pongo.

    temevo altrettanto di questo, ed eccoci.
    Ultima modifica: 1/08/19 22:12 da Schramm
  • Brainiac • 2/08/19 04:03
    Call center Davinotti - 1464 interventi

    e ne concludo che è strofa della stessa canzone, ci sta preciso, fotografa in alta definizione la sindrome da primo della classe (in senso anche di stile ed eleganza) di un autore malato d'ambizione

    Tra l'altro "primo della classe" per 2/3 di film lo era diventato davvero. Come dice qualcuno nelle recensioni anche per me questo Midsommar è decisamente un passo avanti rispetto ad Hereditary. Proprio le alte aspettative del primo segmento mi hanno gonfiato la delusione per il finale, dove avrei gradito un passo indietro della sagoma registica sopra la storia. Invece ti faccio un esempio: dopo tutto un crescendo di suggestivissima ost alla sunn o))) costruita con ambient mixato a partiture drammatiche parte un tema morriconiano che mi ha fatto rabbrividire per inadeguatezza. Sarà stato un voluto effetto straniante a la Brecht (?) ma a me è parso forzatissimo. Ripeto, un regista da seguire ed incoraggiare che può dare ancora di più al genere se decide di asciugare, sfrondare e tenere al lazo l'ego.
    Ultima modifica: 2/08/19 04:06 da Brainiac
  • Bubobubo • 2/08/19 14:06
    Addetto riparazione hardware - 273 interventi
    A me l'unica cosa che continua a dispiacere a distanza di qualche giorno dalla visione è il modo (superbo) in cui viene costruita e narrata la prima mezz'ora, che poi non ha alcuno scopo ulteriore se non quello di giustificare e innescare la storia vera e propria. Che peccato!
  • Mtine • 2/08/19 19:08
    Galoppino - 90 interventi
    Aggiungo che la trama di Midsommar è secondo me di una banalità sconcertante: basta aver visto qualche film su sette, villaggi e riti per capire dopo mezz'ora di visione dove si andrà a parare e quale sarà il finale. E questo per me in un horror (o qualcosa che dovrebbe essere più o meno assomigliargli) è una cosa gravissima, la tensione viene praticamente subito abbattuta e non ho trovato la bellezza formale del film tale da giustificare questa scelta (se si tratta di una scelta).
  • Schramm • 2/08/19 22:23
    Scrivano - 7856 interventi
    credo che al signor aster l'horror interessi come paravento per dar libero sfogo ad altro: la lisergia, visionarietà, sensorialità e il più incontenibile sovraccarico simbolico come segnico.

    senza però sentirsi pago della botte strapiena dei sopracitati elementi non rinuncia alla moglie in coma etilico di una narrazione lineare, che va inevitabilmente a diluirsi prima e a slabbrarsi poi, ed è qua che si sbizzarriscono i guai di tenuta ritmico-narrativa.

    però già sentir dire che è un passo bello esteso rispetto al precedente (che ben inteso, era tutto fuorché disprezzabile) è incoraggiante. il più è verificare in che misura e modo lo è.
    Ultima modifica: 3/08/19 01:22 da Schramm
  • Cotola • 2/08/19 23:50
    Consigliere avanzato - 3931 interventi
    Mtine ebbe a dire:
    Aggiungo che la trama di Midsommar è secondo me di una banalità sconcertante: basta aver visto qualche film su sette, villaggi e riti per capire dopo mezz'ora di visione dove si andrà a parare e quale sarà il finale. E questo per me in un horror (o qualcosa che dovrebbe essere più o meno assomigliargli) è una cosa gravissima, la tensione viene praticamente subito abbattuta e non ho trovato la bellezza formale del film tale da giustificare questa scelta (se si tratta di una scelta).

    Sì, basta aver visto qualche pellicola simile per mangiare la foglia e capire quasi esattamente come andranno le cose: tanto più che il modello di riferimento (il capolavoro di Hardy) è palese. Eppure secondo me il film è perfettamente riuscito proprio perché nonostante la sua derivatività che lo rende "prevedibile", riesce ad inquietare non poco e ad incollare alla sedia per vedere comunque ciò che ci si aspetta. Secondo me non è poco.

    Sposo anche il parere di Schramm secondo cui ad Aster probabilmente non interessa tanto l'horror in senso stretto. Il genere è solo un paravento per parlarci d'altro. Non può essere casuale quella prima mezz'ora che è tanto piaciuta, giustamente, a Bubo bubo e che richiama per certi versi quanto già visto in Hereditary.

    P.S.

    Tra l'altro film del genere, a mio avviso, non sono nemmeno da considerarsi dei veri e propri horror, mancando completamente l'elemento soprannaturale.
    Ultima modifica: 3/08/19 00:02 da Cotola
  • Schramm • 3/08/19 01:25
    Scrivano - 7856 interventi
    io lo vedrò senz'altro, anche se in sé i wickerman-movies non è che mi facciano impazzire d'estasi. e a dirla tutta temo davvero un rischio ipersbracamento à la rob zombie dell'ultima cordata.
  • Brainiac • 3/08/19 06:57
    Call center Davinotti - 1464 interventi
    Schramm ebbe a dire:


    però già sentir dire che è un passo bello esteso rispetto al precedente (che ben inteso, era tutto fuorché disprezzabile) è incoraggiante. il più è verificare in che misura e modo lo è.


    I personaggi. Sono scritti bene. Aster prende gli archetipi dell'horror (l'arrapato, il bello, la conflittuale, l'intellettuale) e li asciuga da ogni simpatia. Li rende ambigui e quindi interessanti. I personaggi mi sono piaciuti, ancor di più quando si muovono nel loro ambiente universitario più che nella lisergia totale della comune (Schramm puoi anche non andarlo a vedere, lo hai capito tutto dal trailer pare... :-)
  • Mtine • 3/08/19 08:48
    Galoppino - 90 interventi
    Cotola ebbe a dire:
    Tra l'altro film del genere, a mio avviso, non sono nemmeno da considerarsi dei veri e propri horror, mancando completamente l'elemento soprannaturale.

    Midsommar non è propriamente un horror e siamo tutti d'accordo. Ma se poi scrivi una trama "da horror", fai un uso massiccio di suspense e splatter e ricorri persino a topos tipici dell'horror come

    SPOILER

    gli amici che spariscono misteriosamente uno a uno

    FINE SPOILER

    poi mi sembra un po' una furbata da parte di Aster, quella nascondersi dietro alla sua non appartenenza al genere per coprire quelli che, almeno per me, sono i difetti del film.
    Detto ciò per me Hereditary è invece un horror puro: nel finale, che a molti ha fatto storcere la bocca, per me almeno Aster ha avuto il coraggio di riallacciarsi al genere horror che aveva continuamente evocato, esplicitando tutto ciò che aveva accennato nella prima parte. Non l'ho reputato completamente riuscito, ma almeno mi è sembrato più intellettualmente onesto di questo Midsommar che vuole tenere due piedi in una scarpa.
    Ultima modifica: 3/08/19 09:02 da Mtine
  • Schramm • 3/08/19 17:10
    Scrivano - 7856 interventi
    Brainiac ebbe a dire:
    (Schramm puoi anche non andarlo a vedere, lo hai capito tutto dal trailer pare... :-)

    ...a dire il vero non ho proprio visto il trailer (più un film mi interessa più evito di farlo) :O :O :O...! più "semplicemente", non avevo dubbi che aster avesse portato all'esasperazione le coordinate del precedente. i personaggi li ho trovati molto curati anche in quello, infatti, specie la protagonista (anzi forse là c'era disomogeneità di approfondimento tra lei e il resto del cast)
    Ultima modifica: 3/08/19 17:10 da Schramm
  • Gestarsh99 • 4/08/19 11:37
    Scrivano - 21542 interventi
    Da quel che scrivete parrebbe un film stilisticamente affine al precedente, il che mi demoralizza parecchio: Hereditary lo vidi l'estate scorsa in un cineforum a Belfast e ho ancora nelle orecchie l'eco delle risate del pubblico pagante ad ogni schiocco di lingua di Milly Shapiro (e "fantasmi" annessi); fu una delle mie più grandi delusioni cinematografiche da 10 anni a questa parte... una pellicola talmente seriosa e precisina nel suo sprezzo ostinato del ridicolo da meritarsi un "razzie award alla perfezione".

    Spero che questo suo secondo exploit mi faccia ricredere, vista anche la variegatezza dei diversi pallinaggi assegnati.
    Ultima modifica: 27/01/20 20:45 da Gestarsh99
  • Schramm • 4/08/19 15:32
    Scrivano - 7856 interventi
    tra boletus altissimi caldissimi avvelenatissimi e cataclismi radiologici d'ogni sorta per un po' devo passar la mano (anche se non escludo eccezioni per depurarmi un po' dal morbo), quindi attendo tua conferma o smentita. a me hereditary non spiacque (addirittura medaglia al disvolare del decennio?) ma nemmeno riuscii a comprendere gli accorati ave, osanna e alleluja che lo recintarono salutandolo come rivoluzione copernicana del genere (vedi DG annessa). aster ci sa fare ma è come quelle donne che ti invitano a cena preparando per 15 persone, difficile dopo cena andarci a letto.
  • Gestarsh99 • 6/08/19 13:26
    Scrivano - 21542 interventi
    Schramm ebbe a dire:
    [...]ma nemmeno riuscii a comprendere gli accorati ave, osanna e alleluja che lo recintarono salutandolo come rivoluzione copernicana del genere (vedi DG annessa)[...]

    Ti dirò, nel contesto in cui lo visionai ci furono ben pochi osanna: solo molta rabbia, delusione (le mie) e risate (altrui).
    Poi, mai dire mai: rivedendolo a un anno di distanza, può darsi che la mia contrarietà all'opera si ammorbidisca di mezzo punticino in più.
  • Rebis • 9/08/19 13:00
    Compilatore d’emergenza - 4466 interventi
    Era un horror L'esorcista o uno scavo archeologico nelle fondamenta della società che riesumava il rimosso pulsionale soppresso dalle istituzioni? Era un horror Shining o una ricognizione della mente umana deprivata dello spazio-tempo (vedi 2001 odissea nello spazio e bla bla bla)? Era un horror La notte dei morti viventi con gli zombie che deambulano affamati e i vivi sepolti in casa? E Nightmare on Elm Street che dava al senso di colpa di una nazione la forma di un uomo nero per fare scempio dei figli?

    Quando mai l'horror è stato solo horror e non anche sintomatologia sociale, allegoria, metafora? Non era un horror nemmeno Nosferatu di Murnau che aggiornava l'aristocrazia vampirica di Stoker allo spettro incombente delle forze dittatoriali.

    Adesso abbiamo Midsommar, che non ha un solo jumpscare (come Shining a ben vedere, che è un horror, o forse no?), tutto girato alla luce del sole (come Picnic ad Hanging Rock, che non è un horror, ma è un horror, perché Lovecraft e bla bla bla), che dura 147 minuti (ma Rosemary's Baby non ne dura 136? Un horror, credo, persino commerciale, che ha urbanizzato il diavolo e sovvertito le coordinate al genere; e Zombi di Romero che nella dc ne dura 139, ma attenzione, non scambiatelo per un horror)... Sarà mica che Midsommar è un horror che non è un horror?

    Piazzato nella programmazione estiva dei multisala, il film di Aster è uno scrigno di paganesimo recalcitrante, impavido, voluttuoso, ipnotico, dominato dalla forma che è finalmente ieratica e insieme lisergica, instancabile ricomposizione di prospettive affollate come un quadro di Hieronymus Bosh. Greenaway? Matthew Barney? Benvenuti: finalmente li riabilitiamo al cinema. E noi a chiederci se il valore sta nel suo essere o non essere horror, noi, arrivati al 2019 senza più alcuna certezza di cosa siano i generi (sessuali, etnici anche), ormai esondati, dissolti l'uno nell'altro, ancor più nella serialità televisiva che almeno un favore all'umanità si sperava l'avesse fatto, quello di lanciare la spugna nel ring dei generi, perché chissenefrega, ormai le storie le abbiamo raccontate tutte, ed è un secolo che rivediamo gli stessi film senza accorgercene, e ogni tanto ci risvegliamo dal torpore reclamando qualcosa di nuovo, e poi di nuovo giù, a fondo, ce ne dimentichiamo e torniamo a guardare sollazzati gli stessi film.

    Ari Aster non ha niente di nuovo da raccontare, è in coda come tutti: prima di The Wicker Man, c'era La Lotteria di Shirley Jackson e La festa del raccolto di Thomas Tryon, ma chi li ha letti e chi se li ricorda più. Però ha cose da mostrare e qui è in prima fila: forme percettive, nerbo nello sguardo, densità psicologica (i primi 40 minuti sono tutto quello che chiediamo a un film di genere: portarci dentro l'umano con pochi tratti, economia di segni, clima ascendente, rigore delle inquadrature). Ci dice che rieducarci alla Natura è l'unica strada che ci rimane per sedare il dolore della solitudine, spaesati, espropriati, nel deserto dell'empatia sociale. Capirai che originalità. Ma ha cose da mostrare: quelle danze tribali ed estatiche, quella violenza esorbitante che non ferisce perché sacra e razionale, quei dettagli, nel gesto, nello sguardo, nella logica sociale, che raccontano tutto senza bisogno di parole ("Dani, è la danza, le parole non servono più..." così vero) l'ultimo frame, culmine di un'esperienza immersiva, sollievo di una lunga, calcolata apnea. Forse Midsommar è solo un horror perché, come ogni horror, vuole farci "sentire attraverso gli occhi" e, vivaddio, non ha bisogno di inventare alcunché.
    Ultima modifica: 9/08/19 17:22 da Rebis
  • Brainiac • 9/08/19 23:18
    Call center Davinotti - 1464 interventi
    Per una volta, con Aster, sono nel mezzo del guado (Mid-something, d'altronde). Sono confuso, pochi film mi hanno fatto quest'effetto. Leggo Rebis e penso che è vero, dannazione, è vero: viva il Cinema senza etichette. Non è forse Strade perdute uno dei film che mi ha fatto più paura? Era un horror? Era un noir? Stic@##i, alla fine, no? Poi mi rileggo, e penso che qualcosa alla fine di Midsommar mi ha fatto stranire. Sono dalla parte di chi è irritato dal film perchè non imbraccia un genere preciso? Anche. A distanza di giorni dalla visione in sala però il film mi è rimasto a germogliare dentro, come quella bruttissima erba che penetra gli arti in cgi. Soprattutto l'ormai celebre prima mezz'ora, cresce nel ricordo. Avrei voluto tutto un film così, magari, per gridare al capolavoro. Un indie-horror nell'ambiente universitario. Però, di nuovo, ad avercene. Comprerò il bluray e dissiperò i dubbi, o me ne farò venire altri. Un dato di fatto, il film ti affumica i sensi: per la prima volta in vita mia, tornando a casa, ho preso la metro nella direzione sbagliata.
    Ultima modifica: 9/08/19 23:26 da Brainiac
  • Rebis • 10/08/19 02:28
    Compilatore d’emergenza - 4466 interventi
    Sì, stordente, affumicante. Mi ha fatto paura Midsommar, non il film in sé, ma il sottofondo percettivo ed emotivo che ha messo in subbuglio. Uscito dal multisala ragionavo sul film. Tutto inutile. Salgo in macchina, da solo, e trovo la verità: d'istinto guardo nel buio dei sedili posteriori, certo che qualcosa mi sta aspettando. Avercene. Blu ray subito.
    Ultima modifica: 10/08/19 02:29 da Rebis
  • Schramm • 10/08/19 16:10
    Scrivano - 7856 interventi
    proprio ieri discutevo con un amico su quanto preziose siano, in ogni ambito estetico, le opere che non si lasciano incapsulare imbrigliare asserragliare da parametri e perimetri della critica (specie quella che si crede al di sopra dell'opera), canonica militante o deragliata che sia. quelle che ti ricordano che non puoi fermare il vento con le mani o ingabbiare le nuvole.

    se un artista riesce a far marameo alla semiotica, a pervertire riconoscibilità di segni simboli codici e psicologismi, a inceppare ogni meccanismo di parola, pensiero, ragionamento e ratio, (ricordate cosa affermava wilde sui due diversi modi di detestare l'arte?) e non ultimo a mettere quella rara paura con la p retoricamente maiuscola (ovvero il contrario di quello scherzetto stupido che è lo spavento passeggero) standoti alle calcagna o dentro per un bel pezzo del tuo transito su questo pianeta, beh, è un demone da preservare, e dio solo sa se tra le alte sfere dell'arte ne abbiamo troppo pochi.

    midsommar come lynch dunque? correrei a vederlo, se solo mi facessero il piacere di programmarlo qui, hai visto mai che per la prima volta in vita mia mi smarrisco a tal punto da prendere la strada del rientro giusta.

    rebis, davanti alla tua analisi sfido l'insolazione e mi tolgo il cappello. però terrei a precisare, almeno per quanto mi compete e sulla base del suo solo esordio, che la mia tirata d'orecchi ad aster non concerne l'eccessiva durata di per sé (non ripeterò mai abbastanza che nessun film è troppo lungo se è bello né troppo corto se è brutto), ma il suo aver voluto fare il passo più lungo d'ogni gamba mettendoci dentro troppo di tutto senza addivenire a un'alchemica forza risultante possente o convincente. di qui la noia. e quanto al genere, a me sta benissimo che venga ecceduto o preso a pretesto (anzi, magari fosse sempre così). ma anche se mi sono immaginato fin troppo bene gli esiti, almeno stando a sentire il buon cerebromane (sempre che non fosse ironico), sono totalmente sprovvisto di strumenti (ho dalla mia solo un paio di foto che mi hanno un po' ricordato certo indemoniato russell slash jodo) per poter dire di più. tutto quanto spero è di non ritrovarmi a una sorta di spocchiosa strega di salem 4.0 niente regalo e tutto pacco (nel senso più spinto di fregatura)..

    ne riparliamo senz'altro non appena riuscirò ad ubriacarmene (spero)
  • Brainiac • 10/08/19 17:12
    Call center Davinotti - 1464 interventi
    Schramm ebbe a dire:
    ma anche se mi sono immaginato fin troppo bene gli esiti, almeno stando a sentire il buon cerebromane (sempre che non fosse ironico)

    Zero ironia, come te lo immagini è. Rigonfio, ripieno, primo della classe, stipato di roba, altezzosino.
    Però forse rispetto ad Hereditary ho empatizzato di più con la protagonista, nella sua storia d'amore pochissimo corrisposto penso ci si possa immedesimare il 99 per cento delle persone, quindi nel trip ci si va un po' più pesi. In Hereditary avevo percepito più freddezza, sarà che la critica alla famiglia e la metafora del "mondo in miniatura" mi sapevano di già visto. Sì, poi altrochè, Lynch c'è. Anche se Aster è meno dotato nel ballare fra i generi, e la pur intelligente frustrazione di alcune aspettative alla fine a me non sempre aggrada.
    Se riesci fai lo sforzo di vederlo al cine anche fuori porta, il "viaggio" è garantito. Mettiti il navigatore al ritorno!
  • Schramm • 10/08/19 18:17
    Scrivano - 7856 interventi
    purtroppo per adesso potrei solo qualora venisse programmato a qualche sgambata di bici da me, e possibilmente in una serata dedicata alle v.o. perché come saprai per me vederlo doppiaTo sarebbe davvero uno sforzo da ernia plurima. ma vedrai che ne riparleremo, anche se - temo - a scoppio un bel po' ritardato...
    Ultima modifica: 11/08/19 16:15 da Schramm