Lui e lei maturi si incontrano al carnevale di Ivrea e d'amblè si danno a tre giorni di sesso e riflessioni. Il sesso insomma (la Sandrelli in piena auge post-Chiave non si risparmia), ma le riflessioni sono sublimi. Si odono, declamate con convinzione degna di miglior causa, amenità tipo "Non riesco a partire", "Io ho sempre detto venire. Partire è un po' morire" (!), oppure "non capisco come si fa a dire a qualcuno 'brutto come il culo'" (e infatti chi l'ha mai sentito dire?) Devastante.
Batti il ferro finché è caldo (ovvero, tromba la Sandrelli finché è Chiave) ecco questa bagatella in economia con la Stefania nazionale disponibilissima al more ferarum aggrappata al lavandino e Marzio (H)onorato pre-Posto al sole, prontissimi per una storia scandalo molto Anni Settanta, sesso clandestino tra adulti. Un bel filmino sulle arance d'Ivrea fa da collante al tutto. Parole finali (alla Rossella O'Hara): "Abbi cura di te". Visto solo per via della splendida Sandrelli mai così bella nella sua vita.
Nel periodo del carnevale, ad Ivrea, tra due occasionali amanti sfocia un forte legame che dà corso ad un rapporto d'intesa sessuale destinato a risolversi in un breve arco di tempo. Soft porno d'ultima categoria, realizzato unicamente per solcare l'onda del successo ottenuto dalla Sandrelli, da poco proposta con malizioso titolo da Brass. La banalità del film risiede nel gioco a due tra sconosciuti, sviluppato senza il minimo senso dell'erotismo. Violentata, senza pudore, appare l'economia narrativa dell'intera storia, che si sarebbe potuta raccontare (magari anche meglio) in soli 20 minuti.
Splendida ambientazione (la storica e unica battaglia di Ivrea) per un plot scarso e poco inventivo, degno solamente di rappresentare la Sandrelli nuda per quasi tutto il tempo e disponibile all'amore in ogni luogo. La scena "del lavandino" a suo modo è cul(t) e assieme al corpo burroso e invitante della protagonista è una delle poche cose da salvare. Per chi non conosce la battaglia delle arance, questa rimane un'occasione per scoprirne alcuni (pochi) tratti distintivi. Per chi ama la Stefania un'occasione per vederla come mamma l'ha fatta. Per gli altri... amen.
In un film dove ogni incipit erotico viene smorzato dagli imbarazzanti dialoghi e dalla recitazione decisamente sotto le scarpe dei protagonisti, il risultato finale è scontato che divenga quasi comico. La Sandrelli in piena auge si mostra e si rimostra come mamma l'ha fatta, ma non basta per risollevare gli sfondoni di terrificanti inversioni di ruolo e sentimentalismi da scappatella tra adulti. Le musiche di Gino Paoli come i cavoli a merenda. Pessimo.
A Quaregna viene facile aprire la porta dell'erotismo di Stefania Sandrelli dopo che Tinto Brass ne aveva trovato la chiave appena un anno prima. Da lei si sprigiona una forza erotica semplice, naturale e dirompente che da sola sorregge il film. Senza di questa non ci sarebbe stato altro che un passabile contorno romantico, poco approfondito, e l'occasione di vedere che fine fanno quintali di arance siciliane a Ivrea. Tirandolo per i capelli, il giudizio è accettabile in funzione dell'oggetto del film.
La storia è banale e è sorretta dalla nonscialante (nel senso che non sciala: relax & enjoy) recitazione erotica della Sandrelli e dal non malvagio documentario sul carnevale d'Ivrea (anche se montato a caso) ad alleggerire la noia delle sessioni amorose. Con qualche idea in più poteva anche funzionare. Il femminismo dell'epoca, assecondato dalla Sandrelli, è solo una banalità aggiunta per tentare di dare uno spessore a una storiella della quale ci importa poco o nulla.
Dopo lo spropositato successo de La chiave si pensa bene di cavalcare l'onda di una Sandrelli di rinnovata pelle erotica (lei sembra averci preso gusto) e si tenta, con sfrontatezza ottantiana, in una Ivrea che è un'ecatombe di vitamina C, di parlare d'amore in modo quanto più possibile originale, abbandonandosi al nudo artistico e alla dialettica disinibita, non tralasciando di cospargere l'insieme di notevoli dosi di zucchero a velo e sonorizzando con svenevolezze firmate Gino Paoli. Si tenta, dicevo, perché i risultati sono terrificanti.
Non è un capolavoro e nemmeno un grande film, ma può piacere. Non poi tanto distante da Ultimo tango a Parigi, gli si può anche preferire: la provincia italiana che ormai se ne è andata, un'epoca con lei. La storia non è poi così banale e nemmeno distante dalla realtà. Un po' di volgarità in meno avrebbe giovato. Certo il burro è stata una trovata più raffinata. Sandrelli giunonica e brava. Honorato non del tutto credibile ma forse la sua normalità giova comunque.
MEMORABILE: Il celeberrimo dentifricio che rientra nel tubetto. Eccome!!!
Ivrea. Durante il famoso carnevale lui (Marzio Honorato) e lei (Stefania Sandrelli) si conoscono e avviano una relazione più fisica che sentimentale. Un film non eccelso ma che se non altro regala più volte il corpo esibito e bellissimo di una Stefania Sandrelli al culmine del suo periodo erotico; il carnevale passa in secondo piano (talvolta gli intermezzi di Ivrea sono quasi fastidiosi). La regia sembra però sonnecchiare e la sceneggiatura si rivela sterile, per un film che cerca di far leva solo sulle grazie (e la bravura) di Stefania.
MEMORABILE: La scena del lavandino in cui le mani dei protagonisti si intrecciano.
Marzio Honorato HA RECITATO ANCHE IN...
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Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv (martedì 27 gennaio 1987) di Una donna allo specchio:
Perchè voti cosi bassi? E un film ben costruito, ben girato, scritto bene, una storia che può essere presa tranquillamente dalla realtà, faccio fatica a capire i commenti degli altri utenti.
Figurati, grazie. Quello accanto non sono certo che sia un profumo; mi pare uno shampoo (vedo le indicazioni dietro il flacone, che un edt non avrebbe).
Bravo Roger per aver segnalato le location. Io ai tempi ero undicenne ma ricordo il trambusto per la città, molti miei amici reclutati come comparse e soprattutto lo scandalo che riuscì a suscitare. Ovvio che gli stacchi da un luogo all'altro sono "cinematografici", ovverosia si passa spesso da una via ad una piazza non attigua (e viceversa).
Ma questa pellicola ha un fascino senza tempo, impreziosita dalla bellezza di Eporedia, più ancora della comu que splendida Sandrellona.
Mco ebbe a dire: Bravo Roger per aver segnalato le location. Io ai tempi ero undicenne ma ricordo il trambusto per la città, molti miei amici reclutati come comparse e soprattutto lo scandalo che riuscì a suscitare. Ovvio che gli stacchi da un luogo all'altro sono "cinematografici", ovverosia si passa spesso da una via ad una piazza non attigua (e viceversa).
Ma questa pellicola ha un fascino senza tempo, impreziosita dalla bellezza di Eporedia, più ancora della comu que splendida Sandrellona.
Grazie Mco, è da tanto che sapevo di questo film girato a Ivrea e quindi appena l'ho avuto a disposizione mi ci sono buttato. Conosco piuttosto bene Ivrea e devo dire che il film rende bene l'atmosfera elettrica ed eccitante del carnevale che solo chi c'è stato conosce bene
Ruber ebbe a dire: Perchè voti cosi bassi? E un film ben costruito, ben girato, scritto bene, una storia che può essere presa tranquillamente dalla realtà, faccio fatica a capire i commenti degli altri utenti.
Concordo con te. Ho appena postato una recensione. Io lo preferisco al più blasonato ULTIMO TANGO. E non solo da quando mi è stato proibito il burro :-D