Note: Ha ispirato il "Color me Blood Red" (1965) di H.G.Lewis. Nel 1995 ne è stato realizzato un remake destinato alla televisione, dal titolo omonimo, "A Bucket of Blood".
L'idea dell'artista che casualmente scopre come l'omicidio e il sangue possano diventare linfa vitale per la propria ispirazione è ricorrente, nel cinema. Qualche anno dopo Herschell Gordon Lewis la sfrutterà per inondare di sangue il suo cinema (e allora altro che secchio...), mentre a Corman non è certo questo che interessa: non indugia mai nello splatter e anzi, quando si tratta di portare in scena la violenza si ferma quasi sempre prima. Piuttosto si diverte a tratteggiare con ironia e innocenza la figura di Walter Paisley (Miller), cameriere mezzo scemo in un locale bohemienne dove l'arte è di casa e c'è chi declama poesie tra...Leggi tutto i tavoli. Messosi in testa di diventare uno scultore torna a casa con un bel pezzo d'argilla, ma l'unica cosa che gli riesce, dopo aver ucciso per errore un gatto, è di ricoprircelo con quella e presentarlo come opera d'arte! Nessuno sospetta che sotto quelle forme perfette ci possa essere un gatto vero e c'è chi apprezza molto l'opera. Inutile dire che quando verrà richiesto a Walter di produrre un'altra scultura, la materia da rivestire d'argilla se la dovrà procurare ammazzando... e non avendo tutte le rotelle a posto la cosa gli prenderà la mano, specie vedendo quanto le sue sculture vengano magnificate dagli esperti. Corman ha per le mani poco più che un'idea e riempirci un film (per quanto breve, visto che ci si ferma a 66') è quasi un'impresa. Lo fa puntando sulla simpatia del protagonista e sul suo candore, un povero disgraziato cui non par vero di poter accedere al mondo degli artisti semplicemente ricoprendo d'argilla le vittime dei suoi omicidi. Intorno a lui l'interesse cresce, la donna che sognava pare d'improvviso accorgersi della sua presenza e se anche qualcuno capisce cosa si nasconde dietro a quelle statue tace cercando solo blandamente di convincere Walter a rallentare la produzione. Ecco a cosa può condurre la sete di successo, l'improvviso benessere nelle menti fragili, ci suggerisce Corman, ma il facile messaggio è secondario alla curiosità di sapere come si concluderà la vicenda, come si fermerà l'escalation delittuosa. Escursione bizzarra in quello che diventerà quasi un sottogenere autonomo (l'artista killer o comunque pazzo), A BUCKET OF BLOOD si lascia vedere e possiede quel quid in più che caratterizza molti piccoli cult d'altri tempi.
Walter Paisley (Dick Miller) è un cameriere timido ed introverso. Rapito dal fascino delle personalità artistiche che frequentano il locale dove lavora, decide di dedicarsi alla scultura: e lo fa in maniera decisamente insolita, utilizzando prima animali, poi esseri umani come modelli. Tipico no-budget della "Corman factory", girato nel lasso temporale (record) di 5 giorni e con soli 50.000 dollari. Nononstante tutto l'horror, stemperato dal registro della commedia, funziona. Corman utilizzò sistemi alla Castle per la promozione del film...
Tipico film in stile cormaniano: idee interessanti, pochi soldi, realizzazione fulminea, breve durata, spruzzate d'ironia e varie altre cose. Insomma un discreto divertimento. Bello lo spunto di partenza che evolve verso l'unico finale possibile.
Esornative, ma non del tutto da buttare, alcune tirate sull'arte. Buona prova di Dick Miller.
Il sanguinario trionfo dell'Arte sulla Vita è un luogo comune dell'horror, ma questo è un film di Corman: la vena umoristica è spiccata, il ritratto-caricatura del milieu artistico (o meglio, artistoide) è assai più sottilmente feroce delle gesta del cameriere-aspirante scultore Walter, il quale dà un'interpretazione fin troppo... "letterale" dei concetti di mimesis e di naturalismo, con le sue... statue morenti! Spiritoso e breve, un brillante gioiellino.
Come al solito Roger Corman riesce a sorprendere, sfornando un discreto film in pochissimo tempo e con scarsi mezzi. Walter, un povero ragazzo con problemi, cerca di inserirsi nella società degli artisti a ogni costo... Il film riesce a essere anche una feroce critica nei confronti di una parte della società ritenuta insensibile agli affetti e rapita solo da ciò che è esteticamente interessante. Ampiamente godibile.
Tra gli horror "prima maniera" di Roger Corman, uno dei risultati più compatti e godibili, in cui i limiti di tempo e denaro non aggravano la suspense - grazie anche allo script funzionale di Charles B. Griffith. Diventato negli anni una sorta di cult movie per una genie di registi (tra cui Joe Dante che lo omaggia in Gremlins 2 e L'ululato) il film trova credibilità nell'interpretazione del veterano Dick Miller, minorato vittima di un entourage di "artisti beat" che Corman non si pèrita di tratteggiare con toni impietosi e caustici. Più dalle parti dello psyco-thriller che dell'horror.
Un Corman acerbo ed essenziale che, pur entro i limiti di un budget ristretto e di soggetto e sceneggiatura ai minimi termini, ha il merito - condiviso con l'interpretazione di Dick Miller - di definire un ritratto di psicopatico all'apparenza timido e innocuo e denunciare il fascino ambiguo e pericoloso che talvolta circonda la vita degli artisti. Notevole l'idea dell'omicidio con la sega circolare, un'idea poi sviluppata in modo più sanguinario da Fulci e D'Amato.
MEMORABILE: Il gatto nella parete; l'omicidio con la sega circolare; «Walter...».
Horror "sociale" dalle propaggini gore, racconta di un timido, disadattato cameriere che s'improvvisa scultore di "nature morte", con tutto il seguito di reazioni meravigliate che potete immaginarvi. Le scenografie povere dicono molto circa l'isolamento e lo squallore della realtà degli alienati mentali. C'è tanto talento artistico in boccio in quest'opera essenziale.
Bello svelto! La locuzione giovanilistica calza a pennello per un dei più longevi prodotti della torrenziale produzione di Corman. Girato con scaltrezza cinematografica, all'insegna d'un umorismo caustico, che si tien lontano da vette intellettualistiche senza scadere in marchiane banalità, azzecca il magico giusto mezzo tra raffinata cinefilia e satira di certo esasperante milieu artistoide. Pauperistico in taluni elementi di contorno, trova nel serial killer naif di Miller, nel poetastro di Burton, nell'avveduto dandy di Carbone, una dimensione memorabile.
Filmino a basso budget ben diverso dalle coloriture poesche del futuro. Qui non hanno campo mostri o terrori, ma il ritratto di un solitario che uccide solo per ottenere il risarcimento d'una vita di indifferenza. Semplicistico più che essenziale nella messinscena, ha il suo vero punto forte nell'interpretazione di Miller che riesce a dare spessore insolito (per i film di Corman) a un personaggio divorato da una dolorosa inferiorità.
Horror e commedia nera psicotica emulsionati con forza, tanto da diventare indistinguibili l'uno dall'altra. Si sa che Corman può fare piccoli prodigi con mezzi minimi: anche qui conferma la sua maestria nell'officina a basso costo e di serie B. Il film è simpatico: incipit intrigante, personaggi e vicenda stuzzicanti, ambientazione originale, attori bravi, dialoghi curati; durata breve e densità d'azione rendono ogni minuto cruciale. Certo, non tutto quadra, ma non è il caso di pretendere la perfezione; la visione scorre comunque fluida.
Una specie di prova generale per l'irresistibile La piccola bottega degli orrori, è una riuscita black comedy che fa macabra ironia sugli artisti, sul concetto di arte e sull'immortalità che essa conferisce ai soggetti e agli artefici (in questo caso attraverso l'omicidio). Un film breve e piacevole, con qualche bel monologo, un plot dallo schema lineare ma perfettamente centrato. Ottimo Dick Miller in uno dei suoi ruoli più emblematici. Corman dirige con sicurezza e il budget limitato (come al solito) non è affatto un ostacolo.
MEMORABILE: La morte del poliziotto e l'inquietante statua che ne deriva; L'omicidio con la sega circolare; Il finale molto dark.
Umile cameriere che lavora presso un ritrovo frequentato da poeti e artisti scopre casualmente una maniera originale per realizzare sculture d'argilla di impressionante realismo... Tipico prodotto cormaniano: di breve durata, girato con due soldi e nel giro di pochi giorni ma sostenuto da un'idea goduriosa condita da robuste dosi di ironia: quella dell'artista-assassino, in questo caso un "povero di spirito" a cui l'improvviso successo dà alla testa spingendolo verso la follia. Bravo Miller, caratterista molto attivo sul grande e piccolo schermo, qui nel ruolo del protagonista.
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HomevideoZender • 21/10/08 10:27 Capo scrivano - 48848 interventi
Anche questo in uscita per la Eagle il dvd il 23 ottobre 2008.
Un po' sulla scia di William Castle il regista Roger Corman escogitò una trovata niente male.Chiunque si fosse presentato alla biglietteria con un secchio di sangue(vero o finto non è dato saperlo...)avrebbe ricevuto un biglietto omaggio per assistere allo spettacolo.Ovvio il successo al box-office nel più classico stile della factory.Impensabile proporre un espediente del genere al giorno d'oggi ma davvero divertenti queste diavolerie dei tempi che furono.
E' solo un film... è solo un film... è solo un film...
ripetetevelo senza soluzione di continuità mentre cercate di approfondire la personalità dell'ambiguo artista Anthony-Noel Kelly, sorta di Walter Paisley del nuovo millennio...