Volti del cinema italiano nel cast VOLTI ITALIANI NEL CAST Volti del cinema italiano nel cast

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Zampaglione ci dà giù di splatter e si becca il VM18, che per un horror è ormai divieto raro. D'altro canto la ferocia con cui il bestione di turno infierisce sulle sue vittime potrebbe effettivamente turbare qualcuno, dal momento che con effetti speciali di notevole caratura e realismo si staccano brandelli di pelle, facce intere, si estirpano bulbi oculari e budella in un omaggio alla cara vecchia macelleria di mezzanotte che rese noto l'horror italiano nel mondo. Lo stesso Zampaglione ci aveva già tuffato le mani nel suo celebrato esordio, che però viveva di atmosfere più centrate rispetto...Leggi tutto a questo THE WELL trovando giustificazione quantomeno visiva alla gratuità del torture porn.

Qui le ambizioni sono diverse e il film recupera la tradizione di casa nostra: non solo perché se ormai da noi parli di un restauratore di quadri maledetti l'eco di Avati arriva a tutti forte e chiaro, ma anche perché la dolce Lauren LaVera, pettinata così, materializza in un attimo lo spettro di Suzy Bannion; e che Argento sia sempre presente lo si nota pure quando qualcuno s'abbassa rivelando alle spalle una figura minacciosa. La villa-castello, le streghe, i personaggi che sembrano tornare dal passato rievocano i gotici di Freda e Bava e si potrebbe continuare a lungo, con le citazioni. Non servirebbe e non sarebbe nemmeno corretto nei confronti di un autore che comunque un suo stile ha saputo crearselo, aiutato da una colonna sonora ancora una volta fondamentale (non dimentichiamo che Zampaglione nasce come musicista), a tratti davvero stordente e centrata.

Lisa (LaVera), la nostra restauratrice, arriva nel piccolo paesino di Sambuci (realmente esistente, per una volta, sta a est di Tivoli) insieme a una coppia di ricercatrici e della loro "guida italiana". Incontra sulla strada un suo coetaneo, Marcus (King), che la accompagna fino al castello della duchessa Emma (Gerini) per poi invitarla a raggiungerlo, quando vorrà, nel bar di cui è proprietario, lì nei pressi. E così, mentre gli altri tre tizi in trasferta se ne vanno a campeggiare la sera nel bosco venendo immediatamente storditi e rinchiusi in celle disposte a cerchio intorno a un pozzo, Lisa comincia a lavorare sul grande quadro che ha il compito di ripulire dalla fuliggine e che a vederlo è solo una grande tela nera. Scopre ahilei - e gliene svela il particolare potere la figlia (Linda Zampaglione) della duchessa - che il quadro è stato dipinto nel Quattrocento dal misterioso pittore Arcano (ehm...), va scrostato entro e non oltre quindici giorni o son penali salatissime ma, soprattutto, che è un dipinto maledetto: più lo ripulisci più si concretizzano incubi terrificanti (in uno di questi vediamo suicidarsi il glorioso Giovanni Lombardo Radice, al suo ultimo cameo).

Il film è diviso in due segmenti che procedono paralleli per riunirsi nel finale, com'era naturale che fosse: da una parte le vicissitudini di Lisa, che prova a legare con la duchessa e sua figlia, dall'altra la sfortunata non-vita dei prigionieri alla mercé dell'omone (Renzi) che si esprime a versi poco carini e smembra chi gli capita a tiro tirandolo giù nel pozzo. Un soggetto che poteva funzionare e parzialmente lo fa, ma gli scambi fra le tre donne di generazioni diverse raramente riescono a rendersi interessanti: la sceneggiatura perde spesso di consistenza e il cast non brilla a sufficienza, nonostante la Gerini riesca comunque a non deludere.

Inevitabilmente si finiscono coll'apprezzare di più le scene sotterranee intorno al pozzo, in cui Zampaglione si scatena con inaudita ferocia confermando la predisposizione all'orrore più sanguinario e grafico. Poi però c'è da fare i conti con un'ultima fase in cui a più riprese si rischia la comicità involontaria e si incorre in effetti digitali non certo all'altezza di quelli efficaci "vecchio stile" visti fin lì. Pare allora di tornare in un gotico tra i più scontati e scipiti, in cui ancora ci si rifà alla tradizione di casa nostra ma senza grandi idee che lo vivifichino a sufficienza. E in fin dei conti quel che resta in mano non è moltissimo, al di là di un impianto visivo eccellente che offre squarci di grande cinema horror incastonati in un'intelaiatura fragile, penalizzata da troppe fasi interlocutorie.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 4/08/24 DAL DAVINOTTI
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Minitina80 5/08/24 18:23 - 3078 commenti

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Un racconto gotico a tutti gli effetti che affonda le mani nell’estetica di Argento, nell’estremismo di Fulci, nel folklore di Avati e Bava, senza dimenticare echi di LeFanu e sentori di Lovercraft. Avrebbe potuto raggiungere picchi ancora più elevati, se non fosse per la presenza di qualche dialogo banale e prevedibile che abbassa la qualità della scrittura. Si sente la mancanza di un tema portante incisivo in grado di emergere, che possa richiamare alla mente l’opera. Buona la messa in scena arricchita da effetti speciali di sicura presa. Nel complesso, una pellicola soddisfacente.
MEMORABILE: L’epilogo.

Gabigol 4/08/24 11:32 - 616 commenti

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Restauratrice di quadri dal volto noto deve tirare a lucido un vecchio dipinto, sotto commissione di una duchessa. Sentita dichiarazione d'amore a un cinema di genere che non esiste più; un cinema smarcato da compromessi, temerario nella violenza proposta e persino romantico nel raffigurare differenti livelli di mostruosità (effettiva, mascherata o fittizia). L'atmosfera macabra regge, con sequenze di tensione dall'indubbio impatto; si poteva lavorare meglio sulla scrittura generale (premesse sbrigative, background famigliare vacuo). Resta inaspettatamente brillante la chiusa.
MEMORABILE: La tremenda sevizia a metà film; Il mostro nel pozzo (bel design!); Il personaggio di Linda Zampaglione e il suo colpo di scena; Il finale.

Markus 4/08/24 19:30 - 3719 commenti

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L'horror all'italiana è come un antico amico che si rincontra di tanto in tanto contando le rughe ma, in definitiva, dietro quell'aria invecchiata si scorgono ancora quegli antichi sapori di gioventù, quando il cinema del terrore del Belpease dettava vie maestre. Zampaglione segue il filone "citazionista" e lo rinnova con la sexy-divetta della paura Lauren LaVera; tuttavia l'aria è quella del film poverello, di quelli fatti con pochi soldi e mal recitato, e questo toglie non poco fascino a un'opera scarsa d'idee ma che poteva risollevarsi se avesse puntato sulla qualità.

Enzus79 4/08/24 20:28 - 3037 commenti

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Per riportare in "vita" un vecchio dipinto, restauratrice americana si reca in un castello di un piccolo paese del Lazio. Omaggio con i fiocchi al genere horror. Ci sono tutti i crismi che lo spettatore patito del genere si aspetta, al netto di alcuni difetti (vedi il finale forse un po' tirato per i capelli). Suspense ottimamente dosata, momenti splatter di grande efficacia, ottime regia e fotografia.

Nick franc 7/08/24 14:21 - 540 commenti

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Horror quasi a conduzione familiare che punta tutto sull'efferatezza dell'orchestrazione della morte (gli amanti dello splatter, ottimo e abbondante, avranno pane per i loro denti) ma che non brilla sul versante dell'originalità e nel quale troppi elementi non funzionano: il boia di Renzi è più comico che terrorizzante, le prestazioni attoriali (LaVera a parte) modeste e il finale vuole essere troppo sorprendente per funzionare. Si percepisce un sincero amore del regista per il genere, ma si rimane qualche gradino sotto alle ambizioni: divertente ma volatile.
MEMORABILE: Le atroci sevizie inferte di Arruda; Il make up di Guron.

Rebis 9/08/24 12:41 - 2398 commenti

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Piuttosto che segni di stile, Zampaglione conferma i problemi di Shadow: scrittura puerile, dialoghi imbarazzanti, recitazione modesta, regia dozzinale. Il citazionismo sovrabbondante è ancora disfunzionale, perché non solo rivela la mediocrità della copia, ma la commuta in nostalgico cliché fuori tempo massimo e senza nulla da dichiarare, a parte la devozione ai mentori - sull'altare, il gotico italiano e Massaccesi nelle impennate splatter (ben coadiuvate dagli effetti prostetici). Il ridicolo incombe e nel finale è davvero difficile ignorarlo. Soundtrack gobliniana efficace.

Dave hill 7/09/24 00:31 - 58 commenti

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Pseudo gotico che gioca a richiamare la gloriosa cinematografia horror nostrana. Non gli si perdonano le musiche piatte e la scelta nefasta di casting per due personaggi chiave: la duchessina ribelle e il familio energumeno. La figlia del regista ricorda qui, in quanto a recitazione, un'altra figlia d'arte in erba. Il gigante fa il verso, in tutti i sensi, a ben altro villain, risultando però più buffo che spaventoso. Indigeribili le continue smorfie della modella che interpreta Dorka. Bravine invece la protagonista e la Gerini. Il v. m. 18 è inspiegabile.
MEMORABILE: Il design del demone vampiro.

Herrkinski 7/09/24 01:38 - 8370 commenti

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Terribile il doppiaggio italiano, che di sicuro non aiuta; ma al di là di quello, i vezzi dei passati horror del regista ci sono tutti, dal citazionismo al nostro cinema di genere (che non sarebbe nemmeno un male, di per sé) fino a un cast che non convince troppo, uno script povero e una confezione un po' artefatta che ricorda certi low-budget dei primi 2000. Si salvano le insistite scene splatter, a lambire il torture-porn; il resto è difficile da difendere e in tutta franchezza non siamo tanto distanti dai prodotti del Mattei ultima maniera.

Lupus73 8/09/24 16:04 - 1538 commenti

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Zampaglione torna all'horror puro e questa volta con una fascinosa veste gotico-italica, con tematiche a base di stregoneria baviana, ville antiche, dipinti (avatiani), con atmosfere accattivanti (la villa, il paese laziale, il pub), popolate di freaks sanguinari e incubi, senza rinunciare a premere l'acceleratore sulle scene gore. Purtroppo quello che viene a mancare è una chiave di svolta che trasformi la fiaba nera della sceneggiatura in qualcosa in più dell'offerta media cinematografica; insomma quel qualcosa che in Shadow aveva permesso alla regia di sublimare le citazioni.
MEMORABILE: La Gerini in veste di strega rediviva; La scena in cui la ragazzina più vedersi finalmente donna.

Daniela 9/09/24 01:34 - 12889 commenti

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Quasi due film in uno: da una parte seguiamo la vicenda di una giovane restauratrice pressata da una contessa italiana perché riporti alla luce un dipinto annerito da un incindio, dall'altra le sventure di alcuni poveretti torturati da un omaccione che si esprime a grugniti. Se la prima è di scarso interesse, le seconde funzionano a livello splatter però, quando nel finale i due filoni narrativi di ricongiungono, il ridicolo involontario fino ad allora in agguato si prende tutta la scena. Anche questa volta, il regista si impegna ma non riesce a replicare l'exploit di Shadow.

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Il ferrini 12/09/24 01:31 - 2484 commenti

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L'inizio con la protagonista in autobus, scoprire che fa la restauratrice, la strega che vive nel paesino avvolto dalla nebbia, il gigante mentalmente disturbato... Insomma, ad accoglierci c'è un grande frullato di classici ma questo non sempre è un male. E infatti il film scorre, pur necessitando di qualche benevolenza. Torture, uccisioni e sbudellamenti vari ben realizzati, ottime anche le musiche e di grande effetto il finalone del 1993. Ciò che proprio delude è la recitazione della figlia del regista. Che dire? Ombre e luci. Ma di nuovo proprio niente.
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