Telefilm nato sull’onda del travolgente successo del cartone “Kiss me Licia”, scomoda nomi e volti noti come la D’Avena (protagonista e interprete della sigla), i fratelli Vicario (regia e sceneggiatura) e la Valeri Manera (soggetto e lyricist delle sigle della d’Avena), riuscendo a riprodurre piuttosto fedelmente l’atmosfera da cartoon (stesso doppiaggio, attori dal trucco sgargiante e gestualità enfatizzata). Frivolissimo ma assai apprezzato dai bambini degli anni ’80, visto oggi risulterebbe indigeribile ai più.
Argh! Per misurare la distanza siderale tra quello che proponeva la tv vent'anni fa e quello che invece ci dobbiamo sorbire oggigiorno, niente di meglio che guardarsi una puntata di questo... vogliamo chiamarlo telefilm? E sia. Sembrava ingenuo ed imbarazzante persino quando avevo 8-9 anni, figurarsi a vederlo oggi; però 4 risate si possono ancora fare, naturalmente alle spalle del prodotto. E l'attore che interpretava Marrabbio era sublime...
Oggi lo chiameremmo trash, forse, a quei tempi ci piaceva. Per dirla tutta, non vorrei tirarmi fuori dal coro, ma non mi ha mai fatto impazzire! Al di là delle improponibilità di certe pettinature eran gustose le parti canterine e la D'Avena, sicuramente, non risultava affatto antipatica, anzi, ma le storielle eran un po' così. Sicuramente aveva buoni valori, anche se telefonati, ma per noi bimbi poteva andare. Certo visto oggi...
Creata cercando di imitare il cartoon in tutto e per tutto, questa zuccherosa serie oggi è quasi inguardabile. All'epoca non doveva essere male, dopotutto era la quintessenza di quegli anni e i protagonisti sono simpatici; rivista oggi, è un po' come quando guardando le vecchie foto ci si trova un po' ridicoli: è troppo datata.
MEMORABILE: I fantastici capelli di Mirko; lo zio Marrabbio, simpaticissimo ed a dir poco uguale al personaggio del cartoon
Agghiacciante fiction televisiva di fedele trasposizione del cartone giapponese. Ai tempi era già considerato trash, oggi sarebbe anche imbarazzante ritrasmetterlo, ma proprio per questo motivo è un culto inossidabile. Love me Licia è stato un imprinting indelebile nel cervello degli allora adolescenti. “Grande” interpretazione di Cristina D’Avena che, da cantante di sigle di cartoni animati, fu anche utilizzata come attrice (e per qualche anno funzionò, va detto).
Realizzato come remake (con attori in carne ed ossa) di una nota serie animata nipponica e grande successo all'epoca della sua realizzazione, è un prodotto francamente improponibile anche per i bambini ed il pubblico in genere meno smaliziato. Si contraddistingue infatti per una notevole dose di sciatteria in tutte le sue componenti a cominciare dalle penose performances del cast. Inguardabile.
Probabilmente era trash anche all'epoca, ma negli anni '80 c'erano ben poche cose che non erano trash o kitsch, a mio avviso. Visto oggi è tremendo e fa abbastanza ridere vedere la giovanissima Cristina D'Avena e l'altro manipolo di (pseudo) attori, tuttavia il telefilm cercava di imitare fedelmente la serie di cartoni animati, riuscendoci più che discretamente. "Mitici" gli intermezzi canori con i BeeHive e i componenti della band, su tutti Mirko e Satomi con le loro pettinature colorate (assolutamente ridicoli!). Sembra un secolo fa...
Da nostalgico del periodo mi piacerebbe salvarlo e lasciarmi andare a considerazioni del tipo: però, come era spensierata la tv dei piccoli di un tempo; ma è inutile salvare l'insalvabile: gli episodi poggiano sul vuoto; potrebbero almeno far peso con i dialoghi ma tutt'altro: sono piattissimi e fanno pesare la durata di ogni singolo episodio! Di buono ci sono la cura dei colori (anche se troppo accesi) e degli ambienti (ma non sempre!), la fedeltà rappresentativa dei personaggi (rispetto al cartoon) voci comprese. Smielosamente esagerato.
MEMORABILE: I pensieri, i sogni e i flashback spesso si svolgono in un inspiegabile oblò con un orribile sfondo rosa acceso / Alcune canzoni dei terribili Beehive.
Sublime farneticazione televisiva anni 80, che mette in scena Kiss Me Licia (anime all'epoca di grande successo) con attori in carne ed ossa. Un prodotto ormai remoto, così ridicolo e ingenuo da scadere a più riprese nel surreale. Regia, cast (di cui Cristina D'Avena non è nemmeno l'elemento peggiore), scenografie, costumi, acconciature e musiche al di là del bene e del male. Un prodotto che suscita tenerezza, di cui persino il critico più spietato proverebbe compassione. Dispiace dovergli attribuire un oggettivo pallinaggio.
...Kiss me Licia non sarà stato uno dei miei cartoni favoriti, ma era un anime giapponese al 100% (solo il doppiaggio era stato modificato al gusto degli spettatori di Italia uno) e non si meritava un seguito italiano con attori in carne ed ossa (con la cantante Cristina d'Avena nel ruolo di Licia, doppiata da Donatella Fanfani, l'attrice che doppiava Licia anche nei cartoni). L'Italia e il Giappone sono due universi culturali distinti, anche se qui si è tentato di portare un pezzo di Giappone nelle periferie di Milano. Musicarellante.
MEMORABILE: Le canzoni, semplici semplici, dei Beehive italiani, guidati da Pasquale Finnicelli/Mirko e Manuel de Peppe.
Da Tokyo a Milano 2 (!): il celeberrimo anime Kiss me Licia approda a questo spin-off telefilmico che ebbe addirittura 3-4 stagioni. Le ambientazioni sono ridicole, gli attori pure, le parentesi musicali abbastanza atroci anche se epocali. Tutto è esageratemente bambinesco e naif in maniera ora simpatica ora francamente irritante. Il meglio è dato dal pittoresco e macchiettistico Marrabbio di Salvatore Landolina, unico attore vero, le cui spiritate prestazioni sono impreziosite dal doppiaggio di Ubaldi, attore di talento ancora maggiore.
Antesignano tentativo italiano di quel che si sarebbe chiamato live action, sfruttando il successo d'un celeberrimo (anche indimenticabile) cartone animato nipponico degli anni '80. Lodevole iniziativa, ma il risultato è un classico prodottino per famiglie nella tipica confezione "tv commerciale in forte ascesa". Si propone di continuare le vicende dei personaggi disegnati trasponendoli in quelli di carne e ossa, dando vita però a uno scenario piuttosto inverosimile per il contesto occidentale. Buffamente antologico, in fondo anche nostalgico.
Solo negli anni 80 ormai consacrati alla storia come regno del benessere, del kitsch, dell'incredibile (ma che sono comunque mille volte meglio dello squallore dei giorni nostri...) si poteva prendere un famoso anime nipponico (del quale Cristina D'Avena cantava la sigla) e trasformarlo in serie tv di successo! Attori mediocri, ambientazioni squallide e palesemente false e incredibili intermezzi musicali di un gruppo musicale. Plastico e pomposo, tipicamente 80! Esteticamente scarso ma molto trash.
Capostipite di una serie di produzioni Fininvest che sfruttava il successo di un anime giapponese senza alcuna pretesa, se non quella del mero intrattenimento di un pubblico preadolescenziale. Il risultato appare oggi irrimediabilmente datato e anche involontariamente comico, per le situazioni, la loro messa in scena approssimativa, la recitazione inesistente (tranne quella dell’unico vero attore, Landolina) e i testi degli innocui Beehive, talmente elementari da apparire quasi nonsense.
Proseguimento di un anime più apprezzato in Italia che in Giappone divenuto nel corso degli anni molto fruttifero per Mediaset, nonostante il telefilm sia per storia, fotografia e regia accostabile a una soap opera dell'epoca. La trama è ridicolmente amplificata per garantire più episodi possibile ricorrendo sovente alla riproposizione di spezzoni di vecchie puntate; anzi, uno vero finale la serie non ce l'ha. Gli unici salvagente della serie sono Marrabbio e i suoi amici, molto simpatici. La D'Avena, inespressiva, è salvata dal doppiaggio.
Il telefilm si serve degli stessi doppiatori dell'anime da cui è tratto (alla D'avena tocca la voce di Donatella Fanfani, di irritante stucchevolezza) e si distingue per trame banali, dialoghi surreali e recitazione assai modesta (Landolina a parte). In questa prima stagione, in cui non si ricorda alcun evento davvero rilevante (a parte il rapimento del gatto Giuliano!), non si salvano nemmeno le canzoni dei Bee Hive, piuttosto bruttine, anche se Draghi ha davvero una bella voce.
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CuriositàFabbiu • 29/01/10 14:04 Archivista in seconda - 661 interventi
La serie animata di Kiss me Licia ottiene un gran successo di pubblico, oltre che in Giappone anche in Italia.
La serie tv italiana con attori in carne ed ossa (e con Cristina D'avena come protagonista) avrà - oltre a Love me licia - altre tre serie:
Licia dolce Licia (1987), Teneramente Licia (1987) e Balliamo e cantiamo con Licia (1988).
HomevideoZender • 25/06/16 08:31 Capo scrivano - 48839 interventi
Queste diventeranno chicche rare, in futuro...
MusicheAlex75 • 2/07/19 18:22 Call center Davinotti - 710 interventi
L'interprete delle canzoni del telefilm, che presta la voce a Mirko, è Enzo Draghi, autore e interprete di diverse sigle di cartoni animati, tra cui Lupin, l'incorreggibile Lupin. I testi sono firmati da Alessandra Valeri Manera, mentre le musiche sono (solo per questa serie) di Giordano Bruno Martelli. L'unico musicista accreditato nell'album è il batterista Mauro Paoluzzi, storico collaboratore di Roberto Vecchioni.
La tracklist:
Love Me Licia - Cristina D'Avena
Lovely Smile - Mirko e i Bee Hive
Nel grande cielo blu - Mirko e i Bee Hive
La ninna nanna di Licia - Cristina D'Avena
Broken Heart - Mirko e i Bee Hive
Baciami kiss me with love - Mirko e i Bee Hive
Natale con Licia - Cristina D'Avena
Love me sempre più - Mirko e i Bee Hive
I need your love - Mirko e i Bee Hive
Love me Licia (strumentale)
Questa prima versione della serie TV risente moltissimo dell'influenza del cartone animato, specialmente per le canzoni, i costumi e le acconciature molto simili a quelle dei loro alter ego animati (Licia, per esempio, aveva i capelli a caschetto come nel cartone animato, sebbene nelle serie successive li lascerà crescere; oppure Satomi, che in origine sfoggiava una lunga capigliatura boccolosa come nella serie animata, a partire dalla terza serie non indosserà più la parrucca).