Ambientato nel mondo delle ragazze bene, il film tocca temi tosti e duri come la violenza (fisica e mentale), il malessere giovanile, le droghe e il male di vivere che spesso circonda alcuni gruppi insospettabili della società. Ad appesantire il colpo è la cattiveria che pervade la protagonista femminile, che per non annoiarsi si mette a giocare irresponsabilmente con la vita degli altri. Buon film che fa riflettere.
Davvero poca cosa questo esordio co-prodotto da mamma Rai. E' la storia di tre ragazzine romane alto-borghesi, che in fondo vogliono solo divertirsi. Il film procede tra fastidiose banalità, dialoghi da prima media, maledettismo da Tgcom e qualche scivolata nel ridicolo involontario (la doccia à la Rambo); troppi buchi di sceneggiatura, troppe ragazzine lasciate allo sbando mentre starnazzano ad un volume insostenibile guardandosi dritte negli occhi con -presunta- aria di sfida. Ciò detto, Chiara Chiti da sola vale almeno una visione.
Una pellicola centrata sul bullismo al femminile. Tutto sommato si lascia pure vedere: situazioni a tratti inverosimili ma che comunque in un film per teenager ci stanno. Cast femminile da sturbo e soprattutto all'esordio (quindi si può perdonare a tratti la recitazione approssimativa); il film si rifà a varie pellicole americane, con in testa Sex crimes e Cruel intentions; a tratti ricorda anche un po' il manga giapponese GTO.
Matteo Rovere, 25 anni, super-raccomandato che riesce ad esordire con tanto di produzione Colorado Film/Rai Cinema e con autori del calibro di Teresa Ciabatti e Sandrone Dazieri che gli scrivono la sceneggiatura. Di suo cosa ci mette? Ben poco, dato che il film scorre anonimo e senza guizzi. La regia tutta macchina a mano è abbastanza piatta, i dialoghi delle cattive ragazze sono un po' banalotti e alcune scene sono copiate male da Le Regole dell'attrazione (il suicidio nella vasca da bagno). Buono il finale, dove finalmente si osa un po'.
MEMORABILE: Il padre che sorprende la figlia in salotto col suo professore e la colluttazione che ne segue. Poi il finalissimo.
Decisamente manicheo nell'associazione ricchezza-arroganza e nel potere attribuito alle tre bullette. Certo, la perfida Chiti cattura lo sguardo e regge bene una pellicola altrimenti basata su abbondanti clichè e una regia non proprio di alto livello. Almeno, ha il merito di non deviare verso scene madri o consolatorie, come testimoniato dalla scena finale che vede ricomporsi il trio attorno alla capobranco. Un film che terrorizzerà tutti quei genitori con poca fiducia in loro stessi.
Teen movie con regia da fiction catodica e sceneggiatura figlia delle suggestioni di Studio Aperto, personaggi abbastanza stereotipati e prove recitative modeste. Nigro fa il dovere suo, la Chiti bellina e dannata mantiene lo sguardo sufficientemente intenso, il risultato complessivo è modesto. La sociologia d'accatto precipita in un dramma morboso che si risolve con un finale tremendamente massimalista e sopra le righe. Ambientazione romana, ma molte scene stranamente girate a Lucca.
Se Paris Hilton è quello che è, quali qualità potranno avere le sue emule adolescenti di un liceo privato? E che speranza potrà mai avere l'ennesimo ("sfigato") professore idealista di ottenerne il rispetto? Nessuna, sarà anzi lui a subire il loro fascino perverso. Discontinuo, perché le vite di queste ragazzine che non sanno gustare nulla (che non sanno bere e si ubriacano mischiando senza criterio, e fanno sesso quasi solo nei bagni) sono davvero troppo vuote. Però uno sguardo cattivo sui giovani è sempre un coraggio da premiare.
MEMORABILE: Non spoilerizzo, ma cito solo la webcam: chi lo vede capirà.
Tre sciacquette furbette viziate annoiate cercano di riempire il proprio deserto interiore con ulteriori dosi di deserto (sesso a rampazzo, droga e rock'n'roll, Classe millenovecentosottozero) ed esemplificando in maniera che più populista non si potrebbe il gaberiano pamphlet ("I borghesi son tutti dei porci, più sono grassi più sono lerci, più son lerci e più c’hanno i milioni: i borghesi son tutti -avete capito no?-"). Visto che il deserto delle 3 riflette anche quello del cast tutto, non si trova di meglio che clonare, qual colpo di scema finale, Calvagna. Sai che sciccheria.
Da Thirteen passando per Sex Crimes o Le regole dell'attrazione, tanto per citare film in tema, la fotografia della vita dissoluta (senza redenzione, se non altro) di una liceale perversa e della sua cricca di amichette borghesi. Il vuoto esistenziale, la mancanza di valori, le famiglie assenti, gli adulti inermi di fronte al nulla giovanile che non possono comprendere; tutti temi già visti ed affrontati, ma tutto sommato ben resi senza rinunciare a qualche crudezza e ad un finale fortunatamente non consolatorio. Magnetica la Chiti. Non male.
Perfide e malvagie all'inverosimile, un trio di ragazze della solita alta borghesia si diverte a fare i propri comodi a scuola e non solo, come nei peggiori plot americani del genere. La cattiveria della Chiti è supportata tremendamente dalla pessima recitazione delle due restanti compagne, mentre Nigro fa la scontatissima figura del prof fesso che abbocca alle tentazioni della malintenzionata di turno. Sembra un film già visto, si salva solo il finale per aver osato un po' di più.
Un film a tratti un po' patinato e non propriamente riuscito che trova in un ottimo Filippo Nigro la sua salvezza. Le ragazze protagoniste sono piuttosto acerbe e questo fa sì che la storia ne risenta. Non mancano comunque momenti di tensione e cupi che Matteo Rovere, con la sua regia, rende interessanti.
Parte bene, con il fosco ritratto di una gioventù viziata, perversa e senza valori che non siano l'idolatria di lusso ed apparenza; ma la sua rincorsa al nichilismo parossistico salta i necessari approfondimenti sociopsicologici e accumula lacune e forzature, vanificando così gli effetti attesi. La giovane Chiara Chiti adempie con somma diligenza e rara immedesimazione al compito di trasformarsi in mostruosa macchina di cattiveria, odio e dissimulazione, i cui unici slanci d'amore sono rivolti al proprio cane.
MEMORABILE: L'indifferenza di Elena anche di fronte ai fatti più tragici.
Una storia aderente alla realtà con le criticità e le esagerazioni che leggiamo tutti i giorni sui giornali. Gli argomenti trattati sono vari: bullismo, alcolismo, droga, precarietà e disagio familiare. Ma la perversione maggiore è data da ciò che non puoi possedere con la libertà ma solo col ricatto. Interessant ela regia, grande maestria nel trucco e nella fotografia. La Chiti inquietante e adatta al personaggio.
Una gioventù dei nostri tempi descritta in modo reale con però un taglio a tratti troppo banale e poco spontaneo. Le giovani attrici recitano piuttosto bene per quello che possono fare e dare. Un po' troppo schizzata e non credibile la protagonista; specialmente nel finale, dove l'anaffettività raggiunge vette improponibili. Il bullismo non è tema facile da trattare e il film raggiunge comunque lo scopo di far riflettere.
Il tema della gioventù bruciata, tra alcol, droga e sesso (non protetto) è stato, come ben risaputo, sfruttato e ri-sfruttato più volte dal cinema. Qui Matteo Rovere, prendendo spunto dal romanzo di Andrea Cotti, si affida alla bravura della protagonista Chiara Chiti la quale, con l'ambiguità del suo personaggio, rappresenta la tipica rabbia giovanile, dettata non tanto dall'adolescenza in sé quanto dalla solitudine provocata dalla sua famiglia alto-borghese. Un po' didascalico, ma abbastanza pregnante.
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DiscussioneZender • 13/12/08 09:34 Capo scrivano - 48467 interventi
In effetti... Pare che qui non se lo sia visto proprio nessuno.