Prowl - Film (2010)

Cerchi alla voce Syversen e trovi Rovdyr/ Manhunt che è un po' come dire "caccia all'uomo". Digiti Prowl e ti scappa fuori caccia/ Syversen tipo fossimo in zona... "caccia all'uomo". Disattes(in)a: a braccarci non sono i soliti killer della domenica quanto succhiasangue con denti soprannumerari al campo-scuola per apprendisti-vamp. Cinema ordinato e ordinario, che non scade (se non nel fantozziano frangente del principiante che si fa menare) ma tantomeno eccelle. Il twist è prevedibile come un po' di pioggia sullo Yorkshire e l'unica roba stimolante è l'ambientazione industrial. Lasciami uscire.

Quale che sia lo specifico, che si resti nella cruda realtà o -come in questo caso- nella stracotta sovrannaturalità, il conte Zaroff sembra essere il principale archimandrita di Syversen, il cui cinema è sempre e comunque una questione di corsa. E' fatto di corsa e di corse degli innocenti attraverso i campi parla. Interscambiabili sono i predatori, qui para-lovecraftiani, ma a questo giro di boa non uniformi sono i risultati, parzialmente insoddisfacenti a causa di macchinosi e forzati rapporti causa-effetto nel verboso preambolo e nel fulmicotonico finale. Come dire: ottimo corto mancato.

In fuga per la grande città, per cominciare una nuova vita. L'intento della giovane Amber è questo, senza sapere che da lì a breve anche quel luogo da cui è fuggita le sarebbe apparso paradisiaco. I mostri che si (intra)vedono nella pellicola di Syversen partecipano di una natura indefinibile, amano sollazzarsi con carne e sangue umano e vivono ai confini del quotidiano. La vicenda affonda le radici in territori teen (c'è pure un improvvisato e birichino "truth or dare") ma annaspa ben presto tra déjà vu e prevedibilità. Si dimentica in fretta.