Prince of Persia: le sabbie del tempo - Film (2010)

Film visto fortuitamente senza sapere nemmeno di cosa parlasse: accomodatomi sulla poltrona del cinema, sono stato catapultato in una miriade di scene d'azione, di combattimento a colpi di sciabola e di tempeste di sabbia. Debbo dire che nel complesso m'è parso un buon film, in cui è evidente il chiaro intento di sorprendere lo spettatore, ma con una certa intelligenza. Di imbarazzante bellezza la Principessa Tamina (Arterton), mentre Dastan (Gyllenhaal) è simpatico, ma ha una faccia da bamba che gioca a fare il tamarro.

Jake Gyllenhaaal è un principe Dastan che mi rammenta il Jeck Colton di Micheal Douglas de All'inseguimento della pietra verde. Gemma Artenton, già vista in Scontro fra titani, è gemma di nome e di fatto (leggi bella e "bona"), mentre il cattivo Ben Kigsley non sorprende più di tanto, anche se l'ex-Gandhi assomiglia all'imperatore Ming di "Flash Gordon". Divertente, invece, il sultano di Alfred Molina (un Sandokan alla Kabir Bedi, con la pamza di Adolfo Celi). La regia di Newell è vispa, ma è più funzionale nella prima parte.

In certi momenti mi sono sorpreso di non avere in mano un joystick, tanto è videoludica l'aria che si respira nel film: veloci zoomate, ralenti, CGI imperante, trama ridotta all'osso per affastellare una serie di incontri-scontri. Gyllenhaal zompa qua e là come un ladro di Baghdad in versione più robusta, mentre la Arterton fa da eye candy senza spiccare particolarmente, un po' come Kingsley, ennesimo cattivo sulla falsariga de Il re leone. Molina diverte nei panni del predone dalla lingua lunga. In definitiva, un videogame da schermo.

Praticamente la versione arabeggiante dei Pirati dei Caraibi con con Gillenhall e Aterton al posto di Bloom e Knightley e Molina al posto di Depp; su tutto l'inconfondibile tocco di Bruckheimer (azione continua, sceneggiatura di carta velina, insipida storia d'amore tra due protagonisti piuttosto anonimi). Comunque la regia di Newell è assai vispa e l'impatto visivo lussureggiante grazie a fotografia e scenografia (con qualche CGI un po' troppo evidente). Gradevoli i tocchi di horror. Si guarda, ma la vera Avventura è un'altra cosa...

Tanta, tantissima azione... ma senz'anima. Il protagonista (ma come si pronuncia il cognome?) attraversa il film con una faccia da scemo poco adatta allo scopo, la sceneggiatura è prevedibilissima e le scene action spesso confuse e già viste (molti richiami ad alcune trovate di Indiana Jones). I dialoghi si salvano solo grazie ai tocchi humor, Kingsley è bravo ma merita di meglio, Molina è simpaticissimo e tiene in piedi buona parte del film. Da vedere giusto per perdere il tempo.

Derivato da un videogame, questo film di Mike Newell ne mantiene stile e ritmi, costituito da una sequenza di scene d’azione assolutamente ipercinetiche, ambientate in un contesto arabeggiante. Poco altro in un film dalla trama scarsamente interessante, infarcito come pochi di effetti speciali evidentemente digitali e il cui protagonista appare inadatto alla parte. Meglio i comprimari dal luciferino Kingsley (ma anche lui esagera con le smorfie) al molto più simpatico Alfred Molina.

Come al solito i film prodotti da Jerry Bruckheimer sono tutti fumo e niente arrosto, pur divertendo. Gyllenhaal sembra l'unico in parte, mentre gli altri (su tutti Kingsley) appare come un pesce fuor d'acqua. I pirati dei Caraibi è tutt'altra cosa...

Prince of persia che incontra Assassin's creed. Vedendo i trailer mi ero fatto un'idea pessima di questo film, ma mi devo ricredere. Buona la trama e ottimi gli effetti speciali. Le ambientazioni ricordano moltissimo il videogioco dal quale è stato tratto. Unico neo il protagonista: avrei visto meglio un attore dall'aspetto meno bamboccione.

Visto che non bastano i pirati, Bruck si cimenta coi videogames. In questa pellicola di Newell non si apprezza niente o quasi. La storia è disneyanamente tediosa e prevedibile, i cattivi hanno un pizzico di verve in più, ma i buoni? Gyllenhaal è ai minimi storici, affronta un personaggio senza spessore, senza ironia, senza appeal. Ben vengano gli effetti speciali, ma da soli non posson bastare. Durata, al solito, estremamente lunga e titoli di coda che tardan ad arrivare. La tentazione di premere il pulsante sul pugnale e ripensarci è forte!

Per essere un film tratto da un videogioco, "Prince of Persia: Le sabbie del tempo" ha una trama solida e buone interpretazioni. I tratti classici dei videogiochi sono evidenti nel primo quarto d'ora di film, ma poi si cerca di diminuire l'azione dando maggiore spazio ai dialoghi. Premetto che non ho mai avuto il piacere di giocare a Prince of Persia, ma il film è davvero piacevole. Bellissime le musiche.

Jake Gyllenhaal ha messo i muscoli e recita la parte del principe di persia pensato da Jordan Mechner (che cura, tra l'altro, la sceneggiatura). Dalla prospettiva di chi ha gustato gli ultimi episodi di questa lunga serie videoludica, è esattamente quel che deve, a partire dai colori saturi (forse solo in una parte dello scontro con gli hassassin si perde questa sensazione), passando per i combattimenti, le fughe, il personaggio stesso del protagonista. Questo è anche il suo principale limite filmico.

L’idea dell’eroe che si crede tradito dal fratello ricorda Il principe di Scozia con Errol Flynn, tratto da Stevenson. Per il resto, una trama che nella sua banalità è più scorrevole e chiara rispetto ai Pirati dei Caraibi. Peccato che, quando i morti tra le fila dei buoni iniziano a essere troppe, si intuisca che finirà col solito balzo nel passato aggiustatutto. Bella e inespressiva la Arterton, simpatico ma con poco spazio Molina. Gyllenhaal, con quella faccia, poteva essere meno eroe e più cartoonesco. Sufficiente.

Più che a una trasposizione da videogame sembra di assistere a uno di quei film cinesi dove gravità e leggi fisiche vanno a farsi benedire a vantaggio di salti e voli che farebbero impallidire Baumgartner. Storia praticamente nulla e cast assolutamente inconsistente con una incredibile carrellata di facce ebeti. Mi meraviglio di Newell, regista tutto sommato capace di ben altri risultati. Qualche discreta scena di combattimento e null'altro in questa dimenticabile avventura orientale.

Sovrano di Persia adotta un ladruncolo trovatello che, crescendo, diventa un valoroso guerriero, coccolo del reale babbo. Al primogenito gli rode e, alla prima occasione, trova il mezzo di sbarazzarsi del padre gettando la colpa sull'altro... Seguono avventure esotiche ad un tanto al chilo, appassionanti come un corso di uncinetto e condite con effetti di routine. Ennesimo tentativo fallito di trarre un buon film da un videogame, con Gyllenhaal fuori ruolo, Kingsley cattivo ma soprattutto liscio, Arterton simpatica come una verruca, Molina simil Sandokan. Tanta magia, ma che produce? Noia.