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Volti del cinema italiano nel cast VOLTI ITALIANI NEL CAST Volti del cinema italiano nel cast

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 15/09/08 DAL BENEMERITO MATALO!
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Matalo! 15/09/08 18:06 - 1378 commenti

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Storia di due fratelli, Rabbino e Bandiera (Citti e Terzieff), omosessuali senza saperlo; figli di una credente impazzita per lo stupro del proprio padre e di un anarchico. L'incontro con Anita Sanders porterà il legame a conseguenze tragiche. Crudo e visionario, claustrofobico, soleggiato, il capolavoro di un regista unico nel nostro cinema. Immortale e censurata in tv la scena dello stupro in flashback dove il regista desacralizza Maggiorani, il protagonista di Ladri di biciclette.

Ercardo85 3/01/09 15:48 - 81 commenti

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Bel film di Citti, forse un po' troppo compiaciuto nel suo estremo nichilismo di fondo ma sicuramente molto efficace nella descrizione di un umanità degrata e disperata nella (quasi) assoluta mancanza di valori. Fondamentali, nello sviluppo del racconto, i flashback riguardanti il passato dei due fratelli e del personaggio di Anita Sanders, quasi sempre tagliati durante i passaggi in TV.
MEMORABILE: Il tango fra i due fratelli imparruccati

Brainiac 12/01/09 17:09 - 1083 commenti

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Questo film amaro e lucido ha molti degli elementi della tragedia classica. Sarà per la disperazione di fondo che traspare dai volti dei due protagonisti, sarà per le ambientazioni scarne o per la presenza di alcuni archetipi (la figura della donna salvatrice, quella due fratelli "antigonici", l'uccisione del padre), oppure per l'utilizzo della musica classica nell'incipit (tra l'altro fulminante) ed il finale, ma "Ostia" di Citti ha veramente poco a che fare con l'omologo Casotto. Gran film a cui dobbiamo un favore: quello di non chiamarlo commedia.
MEMORABILE: I due fratelli sono svegliati nella notte dal padre ubriaco, che li obbliga a cantare canzoni anarchiche.

Pigro 14/12/09 09:04 - 9634 commenti

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Due fratelli borgatari e una mignotta: scene da un infimo sottoproletariato, raccontate come una ballata sottilmente intrisa di simbolismi teologici, e calate in una visionarietà lontana dal neorealismo e distanziata perfino dal maestro Pasolini, e invece devota a un gusto pittorico e di composizione originale. Ottimo debutto per Citti e per il suo mondo di reietti in perenne equilibrio tra narrazione popolare e allegoria, a cui difetta solo il senso del ritmo. Ma alcuni momenti sono folgoranti, e le figure dei fratelli simbiotici sono geniali.

Renato 23/03/10 11:13 - 1648 commenti

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Il primo film di Sergio Citti (con la supervisione di Pasolini) parte in modo lento ma piano piano la storia di questi due fratelli -almeno parzialmente autobiografica- prende un suo ritmo. Rifuggendo da molti stereotipi, racconta una vicenda essenziale con uno stile freddo, molto controllato che però sa essere anche emozionante; la scelta delle facce è impeccabile, da Lamberto Maggiorani ai soliti Franco Citti e Ninetto Davoli. Non fu un successo all'epoca, anzi uscì in pochissime copie ed ebbe pure vari problemi censori.

Lucius 6/05/10 15:08 - 3015 commenti

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Intenso e drammatico questo film d'esordio di Citti. Due fratelli gay ed una prostituta, trovata per caso come fosse una bambola gonfiabile e lasciata per strada dopo chissà quale goliardate. Pellicola che vuole rappresentare un certo sottoproletariato. L'ignoranza primeggia e il pericolo è dietro l'angolo. Sordido e simbolico.

Capannelle 1/07/10 09:10 - 4398 commenti

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Un po' di fregnacce d'autore condite da una bella fotografia e qualche passaggio che mira a rendere poetico pure l'aspetto più meschino dell'animo umano. Ha il merito di non cercare la provocazione gratuita ma nel complesso, aldilà dell'immagine della donna oggetto (ridotta e vero e proprio soprammobile, infatti alla Sanders non si richiede di esprimersi) e dei ricordi infantili dei due, non mi ha trasmesso molto, complici i tempi lenti e certi dialoghi apparsi inutili.

Fabbiu 24/11/10 13:37 - 2136 commenti

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Sergio Citti, con la supervisione del suo maestro Pasolini, dirige e confeziona una storia, anche questa volta di estrema umanità, in cui si narrano le vicende di tanti eroi che lottano per la sopravvivenza, in particolare di due fratelli inseparabili (o quasi) uno dei quali è uno straordinario Franco Citti. Ancora (come in future produzioni) uno sguardo sulla provincia miseria e sull'umiltà, la degradazione e una verve melanconica dolce e spietata. Davvero un bellissimo dipinto, con l'occhio aperto sul ruolo della chiesa nel dolore umano.
MEMORABILE: Il peccato lo fa chi ci fa rubare, non chi ruba.

Schramm 23/02/12 11:34 - 3490 commenti

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Cinico è il sorriso, ma pietà non l'è ancora morta: Citti si prodiga nell'infondere compassione e poesia ovunque la sua mdp si adagi, anche verso l'inerte e l'inanimato, il moribondo e lo sfiduciato; la povera cosa inutile assume le forme del paesaggismo e il paesaggio quello della natura morta eppure ancora materna/matrigna, in un elogio dell'ingenuità e dell'analfabetismo (quale biglietto da visita, la casa di produzione ha l'ardire di chiamarsi Je suis un Chretien, nella duplice accezione di cristiano e cretino) che vengono dritti dritti dal Pasolini più intenerito verso il borgo e il volgo

Saintgifts 28/08/15 18:22 - 4098 commenti

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Esordio alla regia di Sergio Citti. Sceneggiatura scritta assieme a Pasolini e si vede. Il braccio e la mente, verrebbe da dire, visto quanto si tocca (in fatto di politica, di religione, di società, di vita); ma braccio e mente sono intercambiabili, una perfetta fusione che permette visioni per niente stereotipate di uno strato sociale infimo, che avrebbe in sé tutti i germi per evolversi, ma dove ha il sopravvento una violenza profondamente radicata, che riesce a trovare una sua ragione solo nell'anarchia. Finale tragicamente biblico.
MEMORABILE: Tutta la scena fino alla deflorazione di Monica; Le confessioni in carcere.

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Giùan 29/11/16 11:16 - 4537 commenti

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Pre-cinema è la definizione che vien da dare a questa opera "prima", come all'intero corpus cittiano. Un cinema in cui sacro e profano si confondono a un livello di pervasività che a tratti annichilisce ogni spirito critico, restituendoci senza alcuna soluzione di continuità apparizioni "mariane" sulla spiaggia (la Sanders), profanazioni ridanciane, patricidi al ritmo di un Internazionale da osteria e infine un fratricidio tragico, lancinante e "classico". Strepitoso il Rabbino di Franco, peccato per il naturale spaesamento che trapela in Terzieff.

Il Dandi 3/06/17 13:10 - 1917 commenti

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Che dietro la carriera di Citti ci fosse Pasolini è evidente, ma l'esordio dell'allievo ci fa capire quanto Citti ci fosse dietro Pasolini: analogo equilibrio tra i due protagonisti, in cui il volto scavato del filodrammatico Terzieff e la grinta animale dell'ex-Accattone Franco riescono a condividere lo stessa disperata risata, perenne e feroce sghignazzamento. Perfino il mito della rivoluzione e degli ideali libertari viene dissacrato (il flashback del padre ubriacone) e l'iconografia della Sacra Famiglia diventa trappola incestuosa e mortale.
MEMORABILE: Il flashback (sovente tagliuzzato dalla censura) del papà di Monica, che affidare al volto del ladro di biciclette Maggiorani è l'ennesimo sberleffo.

Alex1988 10/08/17 18:34 - 728 commenti

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Esordio "tragico" per Sergio Citti. "Tragico", nel senso letterale del termine; coadiuvato in soggetto e sceneggiatura da Pier Paolo Pasolini, Citti mette in mostra il sottoproletariato romano, allo stesso tempo però distaccandosi dalla poetica pasoliniana e seguendo una messinscena piuttosto personale, nella quale amore e morte si mescolano. Senza speranza.

Myvincent 5/03/20 08:29 - 3726 commenti

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Con l'aiuto del grande Pasolini si gira Ostia, località balneare di Roma ma anche Comunione che i due fratelli ladruncoli non disdegnano di prendere al chiuso del gabbio in cui si trovano. Non c'è la profondità del grande poeta di Casarsa, né la sua immensa cultura che ben conosciamo, solo un riflesso pallido del suo modo di fare cinema. Sopravvalutato, non c'è da aggiungere poi tanto.

Thedude94 30/07/20 17:34 - 1089 commenti

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Dramma ben scritto da Citti e Pasolini, diretto però solo dal primo, che riesce a condensare nello spazio di poco tempo emozioni e sentimenti familiari alle prese con non pochi problemi. Il cast è ottimo, le interpretazioni toccano buoni livelli; molto riusciti sono anche i flashback, che ben raccontano il passato dei protagonisti. Politica e relazioni amorose si intrecciano in una storia realistica, che descrive una parte di periferia romana e tocca i suoi punti più intimi e nascosti. Buone anche la regia e la direzione degli attori.

Zampanò 18/03/21 18:26 - 381 commenti

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Anche sulle locandine il nome di Pasolini, per civetta, era 4 volte più grande di quello del regista. Ma quest'opera è già di Sergio Citti almeno al 70 per cento. Al di là del soggetto, immaginato insieme, l'autore romano dimostrò di possedere idee chiare sulla ridda estetica da impartire, sorella non gemella dell'antinaturalismo pasoliniano. Anche tecnicamente, l'uso insistito dei campi lunghissimi asseconda un dovere ottico prima che narrativo. La storia di Caino e Caino (liberi e ruvidi Citti e Terzieff) è piena poetica pragmatica, se è vero che prima dell'arte c'è l'artificio.
MEMORABILE: La lettera in carcere: "Cara scimmia..."; Il racconto del parricidio; Il bagno al largo.

Pessoa 26/06/22 19:20 - 2476 commenti

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Citti all'esordio sceglie di seguire le modalità narrative del maestro, ma non possiede la genialità visionaria dell'artista friulano. Il risultato è un film prolisso, che però racconta le cose in modo scomposto e confusionario, ulteriormente penalizzato da un ritmo eccessivamente lento che cerca la solennità senza trovarla, malgrado le musiche evocative di de Masi. Nel cast emerge Terzieff, attore più completo di Franco Citti, che comunque non sfigura in un ruolo a lui congeniale, mentre la Sanders è poco più che decorativa. Qualche buon momento, ma anche parecchia noia. Mediocre.

Paulaster 12/10/22 10:10 - 4389 commenti

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Due fratelli si portano a casa una donna trovata tramortita. Pasolini scrive un soggetto ai margini senza spingere sulla disperazione ma descrivendo un angolo (buio) di Roma. Musiche solenni accompagnano le gesta tra il proletariato e il borgataro, con solita critica antiborghese. Sergio Citti non ha un gran ritmo ma coglie in diverse occasioni le inquadrature giuste per una storia di non facile rappresentazione.
MEMORABILE: Il tango in camera; La pecora mangiata a pranzo; Le bastonate al fratello.

Keyser3 20/07/23 22:53 - 444 commenti

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La prima fatica di Sergio Citti, regista che si dimostrerà in seguito mai banale e pungente nelle sue opere, è in realtà quasi interamente pasoliniana: il maestro figura ufficialmente come supervisore tecnico e artistico, ma ogni dettaglio porta a lui, dai tipici primi piani ai temi cari, del sottoproletariato oppresso dalla miseria e dalla disperazione, che portano alla bestialità. Il film è diseguale: quando rallenta si sbadiglia un po', ma i due flashback sono sprazzi di grande cinema. Radiosa la Sanders, indimenticabile Maggiorani nei panni del padre incestuoso.
MEMORABILE: Il ricordo del padre anarchico.

Noodles 4/10/23 16:43 - 2204 commenti

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La presenza di Pasolini in produzione è evidentissima nella scelta dei volti, delle tematiche e delle location. Ma Sergio Citti non era regista da poco e anche lui ci mette tanto. È un film d'autore ma senza quella distanza tra regista e pubblico che si vede spesso in film del genere. La storia racconta alla perfezione un triste spaccato di vita popolare, concentrata su tre individui che, come si sa bene, da quella realtà non possono uscirne. Ottimo l'apporto dell'esiguo cast, Ostia fotografata e raccontata con pasoliniano realismo. Non troppo noto, ma da riscoprire assolutamente.

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    DVD uscito per la francese CARLOTTA FILMS, insieme a UNA VITA VIOLENTA, con audio in italiano.
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  • Homevideo Buiomega71 • 21/11/23 11:32
    Consigliere - 25933 interventi
    In dvd per Eagle Pictures/Mustang Entertainment, disponibile dal 17/01/2024
    Ultima modifica: 24/11/23 13:16 da Buiomega71