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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Commedia a episodi di impronta boccaccesca nata sull'onda del successo del DECAMERON pasoliniano. Scritta anche questa da Pasolini ma diretta da Sergio Citti, è una raccolta di storie più o meno brevi raccontate da due poveracci (Franco Citti e Ninetto Davoli) che si incontrano durante una “defecatio” comune in una grotta e, tra una storia e l'altra, fanno in tempo a uccidere un viandante ed essere condannati alla forca. Il primo episodio è il più atipico, perché ne contiene due intrecciati, entrambi destinati a finire con una castrazione (ovviamente Citti non si preoccupa di nascondere i...Leggi tutto molti genitali in vista, durante il film). Ci sono poi le vicende dei due pecorai, di un prete che approfitta delle ragazzine bisognose di soldi e di una coppia che decide, per trovare denaro, di ammettere al loro letto un vecchio bavoso. Sono tutte storie che finiscono nel sangue, raccontate dai due condannati per farsi forza e convincersi che l'omicidio è un atto comune, non necessariamente legato alla povertà. Un film che Citti dirige con correttezza, approfittando della perfetta immedesimazione di Franco Citti e Ninetto Davoli nei ruoli loro assegnati. I due si vedono sempre di più, perché quando il tempo stringe intervengono negli episodi legando a parole ciò che non si riesce a sintetizzare con le immagini. L'idea è buona e dà maggiormente il senso di unitarietà al film. Poi, ovviamente, si può discutere sulla validità stessa degli episodi, non proprio eccelsa, e su di una sceneggiatura troppo abbozzata, che in fondo non riesce a trovare momenti veramente incisivi. Era meglio lasciare spazio ai due.

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TITOLO DAVINOTTATO NEL PASSATO (PRE-2006)
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Brainiac 9/11/09 17:52 - 1083 commenti

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Due assassini evacuano "in comunione". Un prete malizioso viene evirato. Un duca è cornuto undici volte. Il Papa non sa resistere alle tentazioni della gola. "Storie scellerate" è una fiaba malata d'umanità, questo è certo. Un Decameron spietato nel disvelare la malleabilità dell'etica, infallibile nello smascherare i biechi moralismi cattolici. Film anticlericale come al giorno d'oggi si farebbe fatica ad esserlo. Punti deboli la stucchevole recitazione di Ninetto Davoli ed il ghigno forzato di Franco Citti. Magiche le location "fori de porta".
MEMORABILE: "Le sapresti contà tutte 'e stelle?". "E 'na vorta che ll'hai contate tutte, che hai risorto? Sempre quelle resteno...".

Renato 22/03/10 12:19 - 1648 commenti

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Un ottimo film, diviso in episodi a sè stanti ma collegati insieme da una cornice che si inserisce di tanto in tanto. In certi momenti si ha quasi la sensazione di essere davvero nel '500, grazie all'ottimo lavoro a livello di location, scenografie e costumi; non c'è insomma il tipico effetto-cartapesta di tanti film nostrani. Il racconto diverte ed il finale è strepitoso, nella sua semplicità di fondo. Visibili comparsate per Bruno Bertocci e Bruno Alias, con quest'ultimo che tanto per cambiare fa l'invertito.

Fabbiu 22/11/10 14:15 - 2136 commenti

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Il pasoliniano Citti ci delizia con una raccolta di storie dal sapore boccaccesco, storie di dolore amore sesso e morte, con una ricostruzione di italia antica che per location e costumi è piacevolissima e visivamente il tutto è un buon dipinto. Anche la struttura narrativa è molto interessante e le interpretazioni tutte molto fluide e credibili, soprattutto quelle della coppia Citti-Davoli. forse ciò che latita è il senso del ritmo, ma nel complesso è un buon lavoro in perfetta coerenza con l'analisi umanistica da sempre trattata dal regista.

Pigro 8/07/11 14:53 - 9636 commenti

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Lo zampino di Pasolini è evidente e dichiarato, perfino nella struttura novellistica a episodi, ma qui Citti mostra una forte autonomia creativa. Da un lato caliamo senza folklore nel mondo marginale dei reietti della Roma papalina dell'800 (che sembra quella di fine 900) e dall'altro siamo risucchiati in un turbinio di scelleratezze in cui consessi erotici e ammazzamenti trucidi si mescolano su un fondo di miseria economica o umana che non risparmia nessuno: vita e morte in animalesca simbiosi. Una grande cura visiva impreziosisce il racconto.

Giùan 15/10/12 23:22 - 4540 commenti

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Film che può esser filologicamente valutato per misurar attinenze e (soprattutto) originalità del cinema di Citti rispetto alla "fratellanza" pasoliniana. Così, in questo eccentrico decameronico, la complessità di scrittura coniugata all'unitarietà di intenti e alla naturalezza affabulatoria contribuiscono a identificar un opera a suo modo definitiva nel genere. L'apparente monotonia con cui son presentati gli istinti di base (sesso, fame, soldi, morte) fa sì poi che ogni singolo elemento acquisti forza e verità. Ninetto e Franco guitti infami eppur toccanti.
MEMORABILE: Il candido Papa col suo "annamosene a magnà"; Giacomo Rizzo e il "segno" dei soldi; Quei gran pezzi della Machiavelli e di Giovannona Aieta.

Homesick 24/04/13 07:42 - 5737 commenti

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Reca firma Pasolini e potrebbe collocarsi fra la Trilogia della Vita e Salò: Citti e Davoli defecano e orinano in comune con sgradevole realismo e le storie di sesso, corna e pretastri tipiche del decameronico sono vissute senza gioia, concludendosi anzi con castrazioni e morte. La regia di Citti persegue la genuinità dell’ambientazione sottoproletaria e appone i suoi consueti tocchi grotteschi in una veste autoriale (costumi Donati, luci Delli Colli) che abbrutisce la ruspante goliardia del prodotto di genere: ne esce un film ardito e truce sull’innata bestialità e ipocrisia dell’essere umano.
MEMORABILE: La castrazione del prete; la morte per indigestione del papa.

Schramm 4/10/15 18:16 - 3490 commenti

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Nozze acide tra la poesia maialesca, ruspante, gioiosamente bieca e bislacca di Citti e la ferma impietosità del Pasolini più animato dalla nostalgia d’epica, un impasto di compassione e anti-storicismo, pietas e antiumanesimo che dà vita a sinusoidi ove un umore non esclude l’altro: ed ecco che l’anticlericale col bislacco, il bucolico col sordido, il balzano col raffinato, il truce col lirismo, il popolare col filosofico, la sfiducia e l’indulgenza nell’umano diventano un inseparabile e purulento magma lavico, che liquefà tutto quanto d’ecclesiastico pretende di sovrastare le nostre vite.

Impi3gato 10/12/15 10:52 - 26 commenti

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Davoli e Citti si fanno narratori di una serie di vicende ambientate nella Roma del 1800. Una divertita descrizione delle vite di personaggi semplici, soggetti alle miserie e alle passioni della vita, dai rappresentanti delle classi sociali elevate agli esponenti dei ceti più bassi. Rimane il sapore amaro delle conclusioni degli episodi, per nulla consolatori, tranne forse l'ultimo. La regia è di ordinaria amministrazione, gli attori non professionisti rendono il tutto molto credibile coi loro volti, ma la recitazione qualche volta ne risente.
MEMORABILE: Le evirazioni; La conclusione dell'ultimo episodio.

Giacomovie 14/12/15 12:50 - 1397 commenti

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Dall’inconfondibile vena satirica che accomuna i cinque episodi di questo film si notano sia la mano di Pier Paolo Pasolini dietro lo script che la bravura umoristica di Sergio Citti. Pur non mancando di eccentricità (giustificata dai caratteri grotteschi della pellicola), spiccano le diverse frecciate al mondo ecclesiastico e ai suoi “peccati”, la visione boccaccesca di un mondo che trova negli eccessi erotici la valvola di sfogo ai suoi problemi e la debolezza di fronte al denaro. Il lato artistico delle riprese è molto curato.

Ronax 27/04/20 01:52 - 1248 commenti

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Le scelleratezze effettivamente abbondano, visto che tutto il film è un sanguigno e sanguinoso amalgama di sesso e di morte, presentati come ineluttabilmente legati, quasi che il primo non possa che risolversi altro che nella seconda. Nonostante la massiccia presenza di Pasolini come nume tutelare dell'operazione, Citti si svincola da una pedissequa e manieristica imitazione del maestro e riesce a elaborare una propria dimensione d'autore. Molto curata la riscostruzione ambientale e sia i due protagonisti che i comprimari hanno le facce giuste.
MEMORABILE: L'autocastrazione suicida del nobile tradito di fronte alla moglie infedele.

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Rocchiola 29/05/20 09:11 - 953 commenti

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Storie di sesso e morte ambientate nella Roma papalina. Tra ladri, pecorai, evirazioni, donne insaziabili e prelati lussuriosi il film non si discosta dallo stile artigianale e plebeo del Decameron e dei Racconti di Canterbury. Regia e scenografie molto naif, recitazione quasi amatoriale, sceneggiatura di Pasolini non proprio da premio letterario per un film modesto. La morale è che siamo tutti colpevoli. Citti esporrà meglio la sua visione sanguigna e proletaria dell’umanità in Casotto affrancandosi totalmente dal maestro Pier Paolo.
MEMORABILE: L’evirazione del prete; I “rognoncini” mangiati dalla moglie del pastore; Citti e Davoli che si avviano al patibolo sghignazzanti.

Keyser3 20/04/21 16:41 - 444 commenti

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Secondo film di Sergio Citti dopo l'ottimo esordio di Ostia, un'ulteriore prova delle doti del regista, che saranno confermate anche nelle pellicole successive. Pasolini è ovviamente il padre putativo dell'opera, sia per il taglio (quasi come fosse uno spin-off del Decameron), sia per i volti (Franco Citti, Davoli, Garofalo, la Genovese), ma qui è esasperata la componente popolana più ruspante, tanto da sconfinare nella bestialità: non sono risparmiate defecazioni, evirazioni, omicidi; un quadro che tiene fede in pieno al titolo. Godibilissimo.
MEMORABILE: Le evirazioni del prete e del marito cornuto.
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  • Discussione Zender • 29/04/14 08:08
    Capo scrivano - 47730 interventi
    Addirittura 8 mesi dopo il passaggio in censura? Mi pare tanto...
  • Discussione Caesars • 29/04/14 08:44
    Scrivano - 16800 interventi
    Consultando l'archivio storico de L'unità, si trova la recensione del film, regolarmente programmato nei cinema romani, in data 12 gennaio 1974. E' presumibile che il film fosse uscito a Roma il giorno prima. Non riesco ad accedere all'archivio de La Stampa, per controllare la situazione a Torino.
    Da notare che in data 7 settembre 1973 sempre su L'unità apparse un articolo in cui si diceva che né il film di Citti né La grande abbuffata, entrambi ancora senza visto della censura, sarebbero stati proiettati alla mostra di Venezia che si svolgeva in quei giorni.
  • Discussione Didda23 • 29/04/14 09:13
    Contatti col mondo - 5798 interventi
    Il film è stato proiettato il 5/09/1973 all'interno dell'antimostra dei 90 film:

    Ecco l'articolo, che conferma pure la programmazione della grande abbuffata

    http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,6/articleid,1507_02_1973_0200_0006_21225916/
  • Discussione Zender • 29/04/14 09:15
    Capo scrivano - 47730 interventi
    Ottimo, grazie a entrambi. Resta 1973 allora.
  • Discussione Didda23 • 29/04/14 09:16
    Contatti col mondo - 5798 interventi
    Comunque il film fu proiettato prima, perchè si presentò al festival di Locarno nell'agosto del 1973, per l'esattezza il 09/08/1973

    http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,6/articleid,1507_02_1973_0182A_0018_23160043/
    Ultima modifica: 29/04/14 09:19 da Didda23
  • Discussione Didda23 • 29/04/14 09:18
    Contatti col mondo - 5798 interventi
    Come ti ho ripetuto più volte, non bisogna fare fede ad Anica per quanto riguarda la catalogazione in database. La data del visto censura può essere profondamente diversa rispetto all'effettiva prima proiezione.
  • Discussione Zender • 29/04/14 09:32
    Capo scrivano - 47730 interventi
    No, lo so, però è difficile pensare che la data da inserire sia antecedente a quella di censura, per esempio.
  • Discussione Pigro • 29/04/14 09:41
    Consigliere - 1659 interventi
    A quel che mi risulta la proiezione in un contesto speciale (per esempio un festival) può essere fatta anche senza visto censura.
  • Homevideo Rocchiola • 29/05/20 09:19
    Call center Davinotti - 1238 interventi
    Dopo anni d'irreperibilità il film è stato riedito in DVD da Cecchi Gori. A parte il restyling di copertina si tratta del master utilizzato nelle edizioni precedenti. Il video panoramico 1.85 presenta diversi segni d'usura (graffi, macchie, spuntinature) ed è poco incisivo a livello di definizione. Ciò appare evidente negli esterni dove i dettagli sono poco percepibili. Anche la colorazione a mio avviso troppo accesa poteva forse essere un pochino più equilibrata. Audio italiano 2.0 mediamente potente e chiaro,
  • Homevideo Xtron • 30/08/20 10:18
    Servizio caffè - 2147 interventi
    Il dvd CG / SURF VIDEO

    Audio italiano
    Sottotitoli in italiano
    Formato video 1:85:1 anamorfico
    Durata 1h33m24s
    Extra: Set di una sequenza inedita

    immagine a 04:01

    Ultima modifica: 30/08/20 17:56 da Zender