Esordio alla regia per Michela Cescon, che sceglie un soggetto molto noir e molto francese anche se la vicenda si svolge a Roma e Ivano De Matteo lo sottolinea ampiamente. E' un film d'azione nel quale forse l'azione è un po' troppo marginale, a vantaggio di dialoghi che raccontano quanto è successo (in questo ricorda un po' Montalbano, non a caso il produttore è lo stesso). Però la Cescon dimostra talento e buon senso del ritmo.
Commissario in difficoltà chiede aiuto a un collega francese. Più un noir che un poliziesco, in cui predomina un clima fatto di atmosfere con punte crepuscolari. La Cescon dirige misurando le inquadrature; l’effetto si sgonfia man mano anche perché la sceneggiatura ha pochi sobbalzi. La suddivisione in capitoletti non serve granché e sarebbe stato meglio ampliare un minimo la storia soffermandosi sui particolari.
MEMORABILE: Il cambio delle targhe; I soldi nascosti nel serbatoio dell’auto.
Un intrigo che si snoda tra strade ed edifici della Capitale, con il crimine a far da denominatore comune. In sella a bolidi fiammanti e scattanti troviamo un'algida Valeria Golino, intabarrata come un bullo di periferia e di ben poche parole. Vari i piani narrativi sillabati attraverso un'ultronea suddivisione in capitoli e scarsa la coerenza diegetica. Il ritmo, perciò, patisce, in antitesi con il sostrato, lentezza e spesso fastorna anche lo spettatore piu attento. Le musiche di Fresu e Piovano, quelle sì, coinvolgono. Una curiosità italiana di genere che si dimentica in fretta.
MEMORABILE: Lo scatto di rabbia e follia con le moto posteggiate.
Da quel che si capisce un commissario in difficoltà chiama un amico-collega francese per trovare un misterioso rapinatore che usa sempre scooteroni rubati e senza targa. Dialoghi ridotti ai minimi termini, fotografia disturbante continuamente in controluce, la Golino impassibile, gli altri personaggi ritagliati a due dimensioni; ci si annoia e si attende una conclusione. Opera prima, speriamo meglio nella seconda.
MEMORABILE: La beffa alla polizia con numerosi motoveicoli con la stessa targa.
E' un film che tenta un modo tutto suo di raccontare, non riuscendo però nell'impresa di coinvolgere lo spettatore. C'è un lavoro notevole sulla fotografia (anche esagerata) e sulle location. C'è la volontà di caratterizzare i personaggi con un bizzarro incrocio tra un commissario, abituato a sparare romanesco più che pallottole, e un tenebroso ispettore francese che si prende piano piano la scena. E ci sono caratteri di medio spessore che gravitano senza troppo senso intorno all'altro emisfero narrativo, ovvero la Golino di pelle nera vestita.
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