Un ingegnere, presidente di una potentissima industria, ha inventato la "farfalla", cioè un complesso macchinario capace di convertire le immondizie in prodotti commestibili... Come avrete capito il film è tutto un programma! L'atmosfera ossessiva, angosciante e a tratti claustrofobica rende questo film di Silvano Agosti molto particolare ed unico nel suo genere. Discreta dimostrazione di fantascienza all'italiana.
Il cinema indipendente di Silvano Agosti ha spesso una sua peculiare forza straniante, spesso attuata a livello visivo e narrativo, altre volte a livello formale. Questo è certamente un film da rivedere, non solo per il fantastico decor "futur-seventies", ma anche per la inquietante attualità dell'utopia meccanizzatrice e detonante dal punto di vista socio-occupazionale. Vista oggi, la seconda parte cala leggermente, ma rimane un lavoro davvero ottimo!
MEMORABILE: Il bimbo che toglie i pesciolini dalla lavatrice e l'ostia-matic!
Pur con qualche pausa di troppo, è un film senz'altro inquietante, soprattutto nella seconda parte. Fortunatamente Agosti non indugia troppo negli aspetti più grotteschi di una società iper-controllata e spersonalizzante, e si concentra invece sugli spazi ed i silenzi creando così un'atmosfera soffocante. Davvero molto bella la sequenza della fuga tentata da Francisco Rabal in una Roma semi-deserta, e da segnalare anche le belle musiche di Nicola Piovani. Bravissima -come al solito- Irene Papas, ma Rabal qui non le è da meno.
L'idea di partenza era interessante, gli sviluppi narrativi lo sono un po' meno a causa della loro schematicità e prevedibilità. Non mancano tuttavia aspetti positivi come le azzeccate scenografie futuriste, il cui climax si raggiunge col distributore automatico di ostie, le buone prove degli attori e la colonna sonora di Piovani.
Pretenzioso. Qua e là curioso, qua e là tremendo. Gli sperimentali spesso hanno vita breve, a livello di vedibilità, e questo non fa eccezione. Azzecca qualcosa nella parte iniziale (i sacramenti "organizzati" saranno poi usati da Woody Allen!), ma crolla rovinosamente negli ultimi venti minuti, in cui il montaggio e il sonoro richiamano tòpoi del comico e si piomba nella "noia mortale", con "messa in scena ai limiti del ridicolo" (Giusti). Papas bravissima, Rabal banale. Nella mia classifica, usando il gergo ippico, è N.P.: Non Piazzato. **
Premonitore lo è stato senz'altro. Certo siamo a livelli eccessivi (ma non troppo), comunque l'mmagine del "profugo" che si salva, attualmente, è perlomeno inquietante. Tecnicamente il film propone inquadrature curate e con effetti grandangolari distorti che era meglio ridurre un po', la regia si arrotola su se stessa, in qualche caso, e rallenta più del dovuto. Gli interpreti sono all'altezza e danno una buona mano alla "sopportazione" della visione. Il merito di queste opere sta nelle riflessioni che impongono.
MEMORABILE: Le foto dell'incidente aereo sono quelle vere dell'"incidente" Mattei.
Se proprio oggi ho sentito qualcuno predicare la visione di Diaz come dovere morale, allora io dico che se nel '70 questo film fosse stato visto e metabolizzato bene, non ci saremmo bevute almeno la metà delle fandonie propinate nei 40 anni successivi. Chiusura di tutte le fabbriche per automatizzazione delle produzione e supersussidio che è il doppio del salario e tutti in panciolle? Ostrega, ma che bella analogia col portare le pensioni minime a un milione al mese l'anno prima che arrivasse l'euro, o togliere l'ICI per poi trovarsi con l'IMU...
MEMORABILE: La bontà della famiglia verso questo "profugo" e l'ultimissima scena che fa capire l'utopia di certi progetti.
Film utopistico spesso troppo confuso. Si parla di futuro ma abbondano filmati di polizia e adunanze popolari proprie dell'epoca. L'idea è buona ma cade troppe volte nella retorica banale di un futuro felice (che poi felice non è mai). Il concetto del popolo illuso e sfruttato da un sistema cinico era già allora scontato. La "casa del sussidiato" poi dà una ulteriore impressione di debolezza della trama. Si salvano la stupenda Irene Papas e le musiche di un Nicola Piovani ancora agli albori.
Parabola di Agosti fra fantascienza e socio-politica, molto datata, il che non è necessariamente un difetto, se non fosse che ne ha altri. Soprattutto, si gioca troppo in fretta le carte buone, finendo poi per arrancare dalla mezzora in poi, e per buttar via qualche spunto. Ha un suo fascino - appunto - d'epoca.
Il lavoro è abolito, il cibo è spazzatura riciclata da macchinari rivoluzionari, il proletariato va soppresso, i poveri sono coartati alla sterilizzazione, ogni moto contestatario fa il gioco di chi deve monitorare tutto/i. In un esorbitare di folli e imperiosi grandangoli senza quasi soluzione di continuità e una cura maniacale e quasi pittorica dell'inquadratura, come Campus, Agosti manifesta una capacità previsionale sbalorditiva dell'automazione del mondo nuovo. Ma di Campus non ha la lievità: la sua apocalisse va oltre la somma di Ferreri e Pasolini e pesa come una piramide.
MEMORABILE: “La gloria si sconta vivendo”; Pesci in lavatrice; Montagna di reggiseni; “Vostro marito vi trascura? Cucinate con olio Orchiol!”
Esempio di fantascienza sociopolitica distopica. Agosti non è Petri né Ferreri. Rifiuta il grottesco e sposa la quasi totale assenza di effetti speciali e di scene forti per lanciare il messaggio/monito sulla massificazione con piacevole e straniante contrasto tra contingente realismo (con autentiche riprese di cortei operai di protesta) e approccio minimalista e introspettivo. Inutili padri oziosi, figli studenti contestatori, in ogni casa brilla la tv, la nonna ha ripreso a fumare e i quartieri dei "cassadisintegrati" si popolano nottetempo di prostitute. Il futuro è servito.
MEMORABILE: La "farfalla" che trasforma i "rifiuti" in composti edibili; L'austera Irene Papas con pargoletto in braccio che fa tanto "Quarto stato".
Reportage urticante su rapimento e ambigua rinascita del presidente societario N.P. (rieccheggiante Enrico Mattei), colpevole di aver inventato una macchina, la Farfalla, in grado di ricavare cibo dai rifiuti, nel mentre il lavoro scompare sostituito da un fantomatico supersussidio. Tra curiose citazioni storpiate (Ungaretti, Pistoletto, Sironi...), gli obiettivi espressivi sono sia intuibili che confusi. La regia di Agosti è robusta nella resa audiovisiva del calvario della civiltà di massa attraverso stazioni-simbolo e nella nuova illusoria realtà nel sottoproletariato.
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Infatti mi sembra impossibile, certo che un po' di analogia c'è fra il SOYLENT GREEN e le tavolette che escono fuori all'ultima scena di N.P., mentre la differenza abissale è che in 2022 il nutrimento viene dai cadaveri, in N.P.viene dalle persone vive e vegete che vanno a ritirare il supersussidio...Raccontata così ti potrà sembrare la più carina delle barzellette, ma viene da mangiarsi le natiche se pensiamo a quante ce ne siamo bevute, anche recentemente, dai vari governi che ci hanno inc***** in modo simile a più riprese. A Ferrara anche oggi c'è stato un tentato suicidio...FAUNO.
Per Didda: fatti dare la mia mail da Markus.
DiscussioneZender • 15/05/19 19:08 Capo scrivano - 48843 interventi
Non ho capito perché dovrebbe essere un "chiaro omaggio" a Fellini, Lucius. Quel palazzo c'è in moltissimi film che con Fellini nulla c'entrano...
È l'ultima apparizione sul grande schermo della Magnani in un film storico non solo per la capitale. Il palazzo non credo proprio sia stato scelto a caso...
DiscussioneZender • 15/05/19 19:47 Capo scrivano - 48843 interventi
Sì ma Fellini già lo sapeva che avrebbe scelto quel palazzo, ci ha abitato la Magnani.
DiscussioneZender • 16/05/19 07:51 Capo scrivano - 48843 interventi
E gliel'ha detto ad Agosti, che ha detto aspetta che prima che lo usi tu lo uso io che così pare che ti omaggio in anticipo. Direi che la probabilità è come minimo molto molto lontana...
Tutti sapevano che la Magnani ha abitato anche lì, allora diciamo che è stato un omaggio a Nannarella...
DiscussioneZender • 16/05/19 18:27 Capo scrivano - 48843 interventi
Sì, ma quando non si è certi del fatto che si tratti di omaggio è meglio evitare, anche perché ripeto che quel palazzo si vede in molti altri film e può essere benissimo una questione di comodità.
HomevideoZender • 16/05/23 07:33 Capo scrivano - 48843 interventi
Era segnalato nelle note: Unica edizione in VHS della 3B Magnum.