Agguato in diretta durante "Money monster", una trasmissione di finanza "spicciola" dedicata ai piccoli risparmiatori e condotta da Lee Gates (un George Clooney particolarmente in forma). Kyle (O'Connell) sembra l'uomo delle consegne, ma appena raggiunto Lee in scena durante lo svolgimento dello show estrae invece una pistola e gliela punta contro, intimandogli poco dopo d'indossare una giacca esplosiva: se qualcuno sparerà, il pollice di Kyle che tiene premuto il contatto impedendo alla giacca di saltare in aria scivolerà via dal pulsante e boom! La regista del programma (Roberts) cerca di prendere in mano la situazione, di chiudere almeno le telecamere ma niente da fare: se qualcuno blocca la diretta...Leggi tutto Kyle sparerà a Lee. In un attimo la situazione s'impadronisce degli schermi di tutto il mondo, che segue insieme a noi la vicenda “live”. La richiesta dell'attentatore? Che qualcuno gli spieghi cos'ha improvvisamente causato l'affossamento dei titoli Ibis che aveva appena comprato investendo 60.000 dollari (su consiglio dato proprio da Lee in una puntata precedente del programma). Un thriller classico, con l'aggiunta della non certo nuova trovata delle telecamere che documentano minuto per minuto ciò che sta accadendo. La bontà del soggetto sta nel saper mescolare ingredienti già ampiamente sfruttati generando una situazione piuttosto inusuale, che dà la possibilità di mantenere alta la tensione per l'intera durata anche in presenza della regia non esattamente impeccabile di Jodie Foster. Il film infatti lo fa più una sceneggiatura ottimamente calibrata, che sa quando inserire battute sapide ed efficaci (“Ah allora quello sano della coppia eri tu”) venando il film di quell'ironia comune agli script migliori. Se poi il tutto è interpretato da un Clooney allo stesso tempo brillantemente simpatico e per forza di cose preoccupato il risultato raddoppia in efficacia. Di quando in quando scatta insomma la risata, ma appare chiaro che l'impianto è drammatico, costruito anche seguendo più piste senza quindi fossilizzarsi all'unico ambiente: è chiaro come lo studio tv sia il set principale, ma molti sono i personaggi a muoversi anche dietro le quinte ed esternamente, con una diramazione sudafricana del tutto inattesa utile a suggerire quanto dietro gli astrusi algoritmi della finanza si nascondano spesso operazioni truffaldine assai più comuni. Mirabili comunque la gestione della tensione, il montaggio serrato, l'intervento di personaggi quasi mai banali (si pensi alla fidanzata di Kyle) e i suddetti spunti da detection. Chiaramente un prodotto di facile consumo ma strutturato impeccabilmente, recitato meglio (la Roberts in ruoli simili non si discute), ricco di colpi di scena e privo di troppe lungaggini grazie anche a una durata giustamente contenuta (si supera di poco l'ora e mezza). Cinema d'intrattenimento di qualità, insomma, senza messaggi che vadano al di là dell'ovvio ma che tuttavia non è mai sbagliato ricordare: guardate bene dove investite i vostri soldi.
L'ennesimo "giorno da cani" del cinema americano (che da tempo non sorprende più). Stavolta il dramma è a scapito del bello dei belli Clooney che, in diretta tv, viene sequestrato da un ragazzotto buggerato dalla finanza speculativa (dramma dei nostri tempi, per chi ha soldi da buttare in fregature). Tensione quanto basta, durata accettabile; i volti celebri impiegati dalla Foster sono i punti forti di un film altrimenti sciatto e prevedibile. Da Jodie ci si attendeva qualcosa di più incisivo che un semplice paio d'ore di svago.
Thriller notevole, che all'attualità e all'appagamento cerebrale unisce il pregio di intrattenere, con un ritmo che non cala mai e una durata più che giusta. La storia intriga, crea tensione e la regia della Foster sa mettere in risalto ogni singolo punto. Clooney è bravissimo, la Roberts anche ma vittima di un personaggio più convenzionale. Bella sceneggiatura, gran lavoro di montaggio e un'amarezza generale nella trama che non lascia indifferenti. Da vedere.
Giornata pesante al lavoro per Clooney: uno squilibrato fa irruzione nello studio televisivo dove elargisce consigli finanziari minacciando di farlo saltare per aria giacché reo di averlo rovinato. Thriller quanto mai attuale dove la tensione aumenta a dismisura man mano che ci si avvicina all'epilogo. La Foster riesce a mescolare abilmente le carte in tavola attraverso colpi di scena ben piazzati all'interno di un tessuto narrativo di sicura presa emotiva. Cast di spessore nel quale primeggia Mr. Nespresso; notevole O’Connell villain.
Pellicola anche vedibile, ma che lascia uno spiacevole retrogusto di sintetico, di troppo costruito. Difficile trovare un personaggio davvero genuino, Roberts a parte (Clooney è un bravo interprete, ma ciò non toglie che la sua metamorfosi durante l'impegnativa diretta sia comunque poco credibile; colpa del copione, però). Se non altro, il film uno scopo lo raggiunge, ovvero quello di sottolineare la differenza tra un lupo e il gregge umano inerte, da macellare economicamente nel momento del bisogno con un "glitch". Ma siamo comunque all' ABC e senza particolari guizzi registici.
MEMORABILE: Il ragazzo che, concluso il teledramma, ricomincia a giocare a biliardino (a proposito di gregge umano non consapevole, per non dire narcotizzato).
Credo che la parte interessante del film non sia la vicenda dell'intrusione sul set televisivo, con le varie minacce dinonchée le diverse reazioni del mondo esterno. Se la Foster si dimostra a volte indecisa (colpa della sceneggiatura?) su come devono muoversi gli attori protagonisti (la Roberts mi è sembrata la migliore), dirige molto meglio tutto ciò che è collaterale, mostrando anche la debolezza-stoltezza dell'imponente schieramento della polizia. Utile la lezione sull'attuale finanza.
Accettabile dal punto di vista del puro intrattenimento: il ritmo è discreto e la durata breve, inusitata per i tempi, aiuta non poco. Se però si cerca profondità di contenuto o satira sociale, non si può rimanere soddisfatti: si resta molto in superficie. Tra l'altro anche la storia è prevedibile, risaputa ed è stata raccontata, ovviamente con delle varianti, molte altre volte. Comparto attoriale che fa il suo mestiere ma nulla più. Dalla Foster è lecito aspettarsi qualcosa di meno grigio e risaputo.
Persi tutti i soldi investiti seguendo i consigli dati da guru tv fasullo, un poveraccio irrompe nello studio durante una diretta della trasmissione in cerca di risposte comprensibili... Brutta bestia il capitalismo finanziario: è la scoperta dell'acqua calda, ed infatti il film è piuttosto superficiale, a tratti grossolano, oltre che implausibile riguardo la reale buona fede e la "conversione" in corso d'opera del marpione Clooney. Però, se non racconta nulla di nuovo, lo fa con stringatezza e senza annoiare. Inferiore alle attese considerato il nome alla regia, ma potabile.
Il problema non è tanto la prevedibilità ma quanto che il soggetto narrativo è intriso di sciocchezze a ripetizione. Diciamo che gli sceneggiatori hanno saputo costruire la tensione ma lo hanno fatto su una montagna di credenze popolari, cliché e buonismi imbarazzanti. Chi riesce a interpretare bene il tutto è la Foster, che dirige con sicurezza e questo rende godibile lo spettacolo, grazie anche al mestiere dei protagonisti, al montaggio indovinato e a parte dei dialoghi.
Come si definisce un thriller che non è in grado di generare tensione per tutta la sua durata? Un thriller non riuscito. Trovo che se un film è incentrato su un programma televisivo fittizio quantomeno dovrebbe spendere qualche minuto all'inizio per spiegare bene di cosa parla quel programma. E invece il film della Foster inizia e procede così, tra personaggi senza spessore che non si sa bene come inquadrare, dialoghi di una noia e banalità sconcertante e il dubbio costante sulle precise circostanze dei fatti. Si dimentica a tempo di record.
La manipolazione degli individui ad opera del "Dio denaro" è stata rappresentata al cinema innumerevoli volte e il film della m Foster non porta novità sostanziali. Il film è tuttavia riuscito grazie alla professionalità della "confezione" che prevede anzitutto un'eccellente prova degli attori, specie i due protagonisti maschili, laddove la Roberts appare più defilata. L'ambientazione prevalentemente in interni accentua il senso di claustrofobia legato alla vicenda personale e si rivela molto efficace. Buon doppiaggio italiano.
Pellicola irritante il cui unico argomento viene stirato all'inverosimile nonostante il finale sia scontato sin dai primi fotogrammi. Indubbiamente un discreta delusione in cui si salva con carisma il solo Clooney, mentre la Roberts appare troppo in disparte e l'altro giovane protagonista poco credibile. Alcune situazioni appaiono inverosimili e personalmente la denuncia più interessante appare nell'esasperato sensazionalismo giornalistico tipicamente figlio degli States.
L'espediente, non proprio innovativo, dell'ostaggio in diretta televisiva al servizio di un thriller di denuncia sulle malefatte della finanza speculativa. Argomento di scottante attualità trattato forse in maniera convenzionale, ma senza tediosi tecnicismi. La regia della Foster non vola troppo in alto, però garantisce un ritmo incalzante e una buona tensione e può contare su una sceneggiatura che ha il pregio di evitare facili scorciatoie buoniste. Ottimo Clooney, la Roberts più defilata ma comunque efficace, al pari del cast di contorno.
Se non fosse per una regia spenta che si abbatte come una scure sulle recitazioni della Roberts e di Clooney, poteva essere davvero un film altamente interessante. Crisi economica, furbetti del quartiere e potere dei media sono sempre argomenti affascinanti. La pellicola inizia a basso profilo come un qualsiasi clone di Quel pomeriggio di un giorno da cani e con un Clooney eccessivamente gigione. Ma poi piano piano la sceneggiatura prende corpo e trasporta lo spettatore in una dimensione completamente diversa. Ripeto, con una regia diversa...
Teso, compatto e politico, il film incarna perfettamente l'idea di cinema della regista Jodie Foster, da sempre impegnata nel dare rilevanza sociale al suo lavoro. Clooney è grandioso e aiutato da una Julia Roberts eccellente a lasciargli la scena; riesce a dare spessore a un personaggio sfumato e intrigante. Come ai tempi dello strepitoso Talk radio di Oliver Stone, un film nel quale la sceneggiatura e la bravura attoriale sono tutto.
Una buona opera che fonda meravigliosamente critica sociale (le responsabilità non sempre individuabili delle grandi società quotate in borsa) e intrattenimento di qualità, garantito dalla sapiente regia della Foster che mostra una buona predisposizione per il ritmo narrativo e per la scelta delle inquadrature. Il tutto è arricchito dalla sontuosa interpretazione di Clooney (che con ruoli del genere va letteralmente a nozze); la Roberts (defilata) a tratti è sorprendente. Il clima è migliore nella parte in studio, mentre qualcosa si perde quando ci si sposta sulle strade di NY.
MEMORABILE: L'ingresso del "terrorista"; Le connessioni con il Sud Africa
Un uomo che ha perduto tutti i suoi risparmi in borsa prende in ostaggio un conduttore televisivo per denunciare il sistema finanziario. In effetti la denuncia arriva e coglie nel segno anche se il film alla lunga perde colpi, considerata la ripetitività di alcune situazioni. Le difficoltà del soggetto sono da tenere in considerazione, soprattutto quando si è trattato di spostare i protagonisti allo scoperto. La Roberts sfidando ogni legge universale diventa ogni giorno sempre più affascinante.
Al di là delle buone intenzioni della Foster, il film disperde molte velleità di denuncia a scapito di una componente spettacolare che nella seconda parte (Clooney e O'Connell a spasso per Wall street) tracima dall'"esemplare" all'icongruente fino al ridicolo involontario. In tal senso il film rimane una abbondante spanna sotto al ben più consapevole La grande scommessa. Sottotraccia pompa poi una predicatoria vena femminista con la troppo pronunciata antinomia femmine toste (Roberts, West, la fidanzata di O'Connell) - ometti bambocci (Clooney O'Connell).
Filmetto destinato probabilmente a un rapido oblio ma che hic et nunc si lascia guardare. Diciamo subito che la denuncia al moloch della finanza speculativa è pungente come un editoriale di un giornalino delle medie: criticare, insomma, ma non troppo. Ciononostante la storia è congegnata discretamente, Clooney ci mette il suo solito faccione e anche la regia, per quanto non rivoluzionaria, è adatta al genere. Cachet della Roberts probabilmente di nuovo altissimo senza un vero motivo: sarebbe andato bene anche un robot, per il ruolo.
Buona pellicola che, poggiando su un cast in parte e una durata adeguata, porta a casa il risultato. Giunti alla fine, tuttavia, si ha l'impressione che a trionfare sia l'incertezza della sceneggiatura (che barcolla fra glitch e finanza spregiudicata e un taglio gigione non soddisfacendo né nell'uno né nell'altro frangente). Clooney funziona decisamente meglio nel primo taglio del personaggio rispetto al repentino e poco convincente cambiamento della seconda parte. Guardabile ma poco convincente.
Come algoritmi ed equazioni regolano il movimento dei nostri soldi: conduttore cinico finisce ostaggio di un risparmiatore dopo essere incappato in un suggerimento sbagliato su come investire i soldi. Film che non ha l'adrenalina giusta, con un finale tutt'altro che spiazzante (alla regia c'è la Foster, non Spike Lee!). La coppia d'attori Clooney/Roberts se la cava. Dopotutto non male perché ha almeno il pregio di intrattenere.
Un ragazzo truffato irrompe armato in un programma televisivo di Borsa, profanando in un colpo solo la religione dello Spettacolo e quella degli Affari. Ma anche lui è una pedina nell’ingranaggio. Nell’America on air il veleno è in circolo e la metastasi ha intaccato ogni scomparto. La follia di Kyle è meno disumana di quella della fidanzata, della polizia e degli spettatori che guardano in tv questa guerra di gladiatori. Poi il film si banalizza. Finale americano con il conduttore eroe buono redento e il cattivo speculatore smascherato. Il sistema, emendato, conforta le coscienze.
MEMORABILE: Il calo azionario dopo la domanda "quanto vale la mia vita"; Il sadismo degli spettatori che si godono il dramma in tv.
Risparmiatore truffato irrompe in diretta TV. L'oggetto è la risaputa condanna dell'avidità esasperandone i toni e coinvolgendo gli spettatori a casa. Dopo il sequestro sembra di assistere alla solita rapina in banca e, quando si finisce all'esterno, lo scambio dei ruoli è irreale (anche perché gli avrebbero sparato subito, dopo il ferimento). La Foster non è Spike Lee e il montaggio l'aiuta non poco. Clooney che fa il balletto è ridicolo; la migliore è la Roberts.
MEMORABILE: La compagna che si sfoga in diretta; Lo sparo al produttore; La crema eccitante (la scena peggiore).
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Credo che la parte interessante del film non sia la vicenda dell'intrusione sul set televisivo, con le varie minacce di un massacro, ma ciò che, dietro questo ne viene fuori e le diverse reazioni del mondo esterno. Se la Foster si dimostra a volte indecisa (colpa della sceneggiatura?) su come devono muoversi gli attori protagonisti (dove la Roberts mi è sembrata la migliore), dirige molto meglio tutto ciò che è collaterale, mostrando anche la debolezza-stoltezza dell'imponente schieramento della polizia. Utile la lezione sull'attuale finanza.
Da vedere come intrattenimento, per il resto inanella una sequenza di clichè e incongruenze che fanno quasi ridere.
SPOILER
La correlazione immediata tra scioperi e andamento dell'azione; la perdita del 18% per il famoso glitch telematico; il tentativo in diretta di far risalire l'azione con l'acquisto di massa; la conversione di Clooney; lo studio evacuato senza dar nell'occhio; la camminata per strada seguiti dalle teste di cuoio con tanto di sparatoria involontaria nel mezzo; l'AD della compagnia che scappa e guarda caso finisce in bocca a Clooney; i video finali.
La scena più onesta è allora quella del biliardino.
FINE SPOILER
DiscussioneRaremirko • 10/11/18 23:41 Call center Davinotti - 3863 interventi
Niente di che ma, nel suo piccolo, un film vedibile e discreto; bene il duo di divi, credibile O'Connell, un pò di tensione sia in studio che in strada.
Con qualche mezzo in più avrebbe graffiato maggiormente, così com'è è carino e nulla più.
Coraggioso anche il finale comunque, non esattamente un happy ending.
La Foster è una discreta regista (vedere Mr. Beaver).