Incubo allucinato che sta tra Jan Švankmajer e il primo Tsukamoto, mix tra cinema sperimentale e underground fatto di mostruose creature in stop-motion e marchingegni infernali, estrazione di intestini, vivisezioni di repellenti creature volatili, disgustosi pipistrelli antropomorfi e disturbanti bambole meccaniche in miniatura con teschio semovente. Tutto girato in un interno opprimente e asfissiante in cui domina il dispotismo (i prigionieri che deambulano lobotomizzati) immerso in un'atmosfera perennemente cupa e disperata. Spesso criptico, ma rimane un'eperienza destabilizzante.
MEMORABILE: La mostruosa creatura femminile dai seni scoperti; L'estrazione "artistica" degli intestini; Le terrificanti sagome femminee disegnate che si animano.
Un Tippett da scrivania o un Bessoni shoxploitation; fra Bearney-Moses in fase depressiva e Švankmajer su scala espressionista; un pizzico del primo Tim Burton, un assaggio del Mehrige più visionario; un Jim Henson al torture porn misto a uno Tsukamoto al gusto claymation: Larochelle firma un disturbante trip onirico a passo uno, convogliando una manifesta penuria di mezzi, fra scenografie minimali e animazioni rozze, in puro vanto uncanny, col supporto di un adeguato montaggio sonoro. Al netto di qualche splatterata evitabile e di (pochi) superflui dialoghi, un incubo ben concepito.
MEMORABILE: Il pianto del mostrillo; Le creature di plastilina; L'avvoltoio-muppet operato; Gli ingranaggi informi; Nella selva dantesca fra la nebbia di cotone.
La meccanica, prima di essere celeste. La cosmogonia, più temuta dell'escatologia. La schiavitù quale umanometria. Il mundus imaginalis di Larochelle fa peculato sui Quay (a loro volta algido emisfero snob-intellettuale di Jan) senza alcun quid pluris o un minimo di sovracodifica che lo rendano ignipeto. Si fa il verso all'inarrivabile, fraseggiando a pappagallo sottomultipli stilistici: arida epitomia che alla prima linea emozionale dice poco più di nulla. La parola-cardine? Bluff. Dopo 20 anni, dicendo altrettanto con molta meno confusione coatta, Giuggio e Tippet lo asfalteranno.
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Formato: 4:3 letterbox Audio: francese Sottotitoli: italiano, inglese Come extra: trailer, photogallery, "Le malinconiche pene del grom" cortometraggio di Paolo Gaudio di 4 minuti. Durata effettiva: 1h, 10m e 31s