La storia è abbastanza incomprensibile: ha a che fare con la nascita e la morte di tre divinità, in un delirio mistico poco chiaro. Ma la flebile storia è al servizio dello stile visivo, un B/N volutamente pieno di graffi e imperfezioni, come un film dei primi anni '20. A tratti ricorda il Nosferatu di Murnau o il cinema espressionista tedesco di inizio secolo, o certe cose di Bunuel. Senza dialoghi: gli unici suoni udibili sono le cicale e un cupo sottofondo ambient. Sperimentale ma pesantissimo.
Bianco e nero, totalmente privo di dialoghi, si tenta di lasciar spazio solo alle immagini per narrare una storia confusa, alla quale è difficile dare dei precisi connotati, presumo (e spero) per lasciare spazio alla sensibilità personale di ognuno. Il tutto si commemora con passaggi piuttosto crudi, anche privi di estetica. Alla fine si ha l'impressione che il regista non sia riuscito ad esprimere ciò che voleva dire, racchiudendo tutto in un ermetismo esagerato. Mattone indigeribile.
Il regista si disinteressa completamente di presentarci i personaggi o di motivare le loro azioni e questo si traduce un'atmosfera di totale straniamento, aumentata dai continui ralenti, dagli eccessi sanguinosi e da un'uso geniale del sonoro, tutto fatto di lamenti, rumore del vento, colonna sonora "sognante". Non è però un capolavoro: nonostante la scarsa durata (poco più di un'ora di immagini) la noia è dietro l'angolo. Inoltre c'è una certa antipatia di fondo, tipica di una produzione che vuole essere un'opera d'arte totale.
MEMORABILE: Il Dio che si suicida, all'inizio del film.
Pellicola stranissima, affascinante nel suo vestire con gli abiti erosi del Cinema muto ed espressionista (graffi, spuntinature e fotogrammi mancanti ben 15 anni prima di Grindhouse) una materia allegorica così splatter e viscerale. Sia che la si interpreti come una blasfema rilettura alchemica della Genesi testamentaria, sia che la si intenda come una criptica denuncia ecologica dell'atteggiamento contro-Natura dell'Uomo, "Begotten" resta un'opera alquanto esplicativa del tipo di trasporto che Mehrige ha sempre nutrito per la cinematografia degli albori (vedasi poi L'ombra del vampiro).
MEMORABILE: Il tremebondo fantoccio divino che si sventra ripetutamente con un rasoio nelle primissime sequenze del film...
Fluidi organici, sangue, frattaglie, corpi nudi e volti mascherati, scene estreme di squartamenti e stupri in immagini fosche, ai limiti dell'intellegibilità, in una fotografia b/n sporca, da cinema arcaico malconservato. Rimanda proprio alla ritualità arcaica, come in un mistero orgiastico alla Nitsch, questo film senza parole, sospeso tra fascinazione malata e senso del sacro: un sacro scandaloso, terribile, vertiginoso, artaudiano, e perciò disturbante e insopportabile. Un'epifania di vita e di morte, divina e crudamente terrestre.
Trovo che sia davvero difficile commentare e dare un giudizio a questo film. Le interpretazioni che si possono dare alla pellicola possono essere molteplici. Ci troviamo di fronte a un'opera singolare e difficilmente digeribile che a mio parere trova le ispirazioni migliori nella prima cruentissima parte, per poi perdere di consistenza e di chiarezza nella seconda. La sensazione è quella di trovarsi di fronte a un film dall'inestimabile valore ma di essere privati del suo significato più profondo.
MEMORABILE: I primi insostenibili quindici minuti.
Il più classico dei film non per tutti e che divide. A seconda del verso da cui lo si affronta può piacere molto, schifare, irritare o magari ci si può attestare su una più sobria e moderata via di mezzo. La storia non è facilmente comprensibile (se non, in parte, a posteriori) e gli si possono dare le più svariate interpretazioni. Il tutto è abbastanza oscuro anche perché le immagini non sono limpide e non potrebbero esserlo visto l'uso abbondante di splatter e violenza che in questo modo viene smorzato e reso più sostenibile. Tra il non male e il buono.
Straordinariamente peculiare e complesso. Remoto. Arcaico. Disturbante. Tutto è ridotto ai minimi termini: nessun dialogo, nessun tempo/luogo definito, nessun personaggio identificabile e un b/n talmente saturo da straziare la pellicola. Un lento incedere di immagini convulse di vivida crudeltà che nella loro ottusa ferocia complessano vette catartiche di efferata blasfemia e impietoso sadismo. Personalmente l'ho trovato lento e noioso ma è innegabile che il suo fascino risieda nella sua formidabile potenza visiva. A suo modo incredibile.
Se non si accetta da subito di giocare al gioco del regista non se ne esce vivi. Il carico da novanta non è, chiaramente, sull'esilissima (e tutto sommato banalotta) storia: tutti gli sforzi sono devoluti all'impianto metaforico e al medium rappresentativo, alla sua astrazione, distruzione e ricostruzione non lineare, con un eccesso di zelo che farebbe persino sorridere - se solo ci fosse effettivamente qualcosa per cui sorridere. Pesantissimo (non lo rivedrei mai più), ma la sua bizzarria inevitabilmente attira.
Necrofilia, tortura, autolesionismo, stupro, budella, il tutto unito da un video in bianco e nero rovinatissimo in cui a tratti è persino difficile decifrare le immagini e da un assordante muto interrotto solo da un sottofondo di rumori naturali; questo è Begotten, un qualcosa difficile da decifrare ma proprio per questo profondamente disturbante e affascinante. L'opera di Merhige è una metafora naturalistica sulla morte e la rinascita ma è aperta a più chiavi di lettura. Una seconda visione sarebbe consigliata.
Il bianco e nero dai fortissimi contrasti, le imperfezioni della pellicola, il sonoro disturbante: ottenere oggi gli stessi risultati senza un computer sarebbe impensabile. Il lavoro post-produttivo di Merhige è sbalorditivo, dati l'anno e i mezzi a disposizione. Dopo Eraserhead e Tetsuo uno dei film weird più riconoscibili e stilisticamente rappresentativi, sebbene la cripticità estenuante (i riferimenti a Dio e a Madre Terra nei crediti finali sono quasi un atto di pietà verso la comprensione dello spettatore) e la noia mettano a dura prova.
MEMORABILE: L'inquietantissimo prologo con Dio che si squarta a rasoiate; La masturbazione del cadavere; Lo stupro e la morte di Madre Terra; La rinascita finale.
Bianco e nero rovinato, nessun dialogo, un accompagnamento musicale proto-ambientale, una manciata di attori, un mondo irreale, onirico, surreale e grottesco. Solo ai titoli di coda si capisce quello che si è visto ed è difficile non rimanere sorpresi, spiazzati o scioccati. Primo quarto d'ora di grandissimo impatto, angosciante e surreale, affascinante come poco altro al mondo. Poi il film mostra tutti i difetti a causa di una narrazione slegata e confusa e tanta noia. Difficile da classificare e catalogare, nel bene o nel male è un film che non si dimentica facilmente.
MEMORABILE: I primi quindici minuti.
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L'immagine sul manifesto del film (che è un fotogramma del film stesso) verrà riutilizzata nel 1997 dalla Doom Metal band Katatonia, come cover-artwork del loro MCD "Sounds Of Decay".
DiscussionePinhead80 • 15/03/12 20:45 Controllo di gestione - 354 interventi
Posto questo Link che mi ha aiutato un pochino nella "comprensione" del film. Infatti è stato per me necessario documentarmi per cercare di dare un senso a quello che i miei occhi avevano visto.