Il tema del dialogo tra entità diverse affrontato nello stile di Svankmajer; gli oggetti prendono forma e nella prima parte due coppie di facce diverse si mangiano e vomitano a vicenda, una è fatta di oggetti, l'altra di elementi naturali. La seconda parte è l'amore-odio tra un uomo e una donna di plastilina. Nella terza parte due facce, sempre di plastilina, si affrontano in in uno scambio di favori tra oggetti che finisce nel caos. surrealismo e metafisica vanno a braccetto qui.
Le dimensioni del dialogo per Svankmajer non sono altro che il reciproco annientamento: nella prima parte teste alla Arcimboldo si divorano a vicenda, nella seconda un uomo e una donna di plastilina si distruggono dopo l'amore; nella terza due teste che prima collaboravano non vanno più in armonia. Una visione agghiacciante della convivenza umana, risolto con visioni spiazzanti e sconvolgenti che attingono a un teatro della crudeltà fatto di incubi. Ottimo lavoro nonostante la morale troppo esplicita.
Un altro incredibile lavoro di Svankmajer. Ogni volta il regista sa creare un'atmosfera straniante ed inquietante, poco rassicurante. Sia nella prima parte con le figure (assemblamento di oggetti quotidiani che si divorano tra di loro), che nella seconda, con l'unione di amore e morte (e questo ultimo aspetto viene rappresentato in modo molto inquietante, da citare le unghiate). Finale con le 2 teste in lotta. Fondamentale.
Più esplicito di altri lavori del regista e perciò più digeribile da uno come me che non sopporta il weird (benchè abbia sempre trovato molto gradevoli le giocose bizzarrie dei corti di Svankmajer). La 1a sequenza (la più "facile"), coi personaggi che si decompongono a vicenda, è davvero un piccolo capolavoro di claymotion; l'ultima, anch'essa bella, è metafora di ciò che il dialogo può generare tra le persone (corrispondenza, disaccordo, totale incompatibilità); quella intermedia, fine ed affascinante, temo invece di non averla capita appieno.
MEMORABILE: I personaggi che si mangiano e si decompongono a vicenda, l'uno tritando tutti gli oggetti di cui l'altro è composto.
Non mi ha troppo entusiasmato questo cortometraggio di Svankmajer (in realtà assemblaggio di 3 diversi corti). Il filo conduttore dei vari episodi è l'incomunicabilità tra le persone che porta ad inevitabili incomprensioni e scontri. Il regista applica ottimamente la tecnica dello stop-motion e il suo lavoro è tecnicamente ineccepibile, però anche poco più di dieci minuti di proiezione risultano assai lunghi in quanto le situazioni si ripetono varie volte senza grosse variazioni. Sarà che non amo i surrealisti ma per me non più di **.
Deliziosissimo e sublime corto di Svankmajer in cui il regista mette in scena varie possibilità di dialogo (nella prima si cita il “nostro” Arcimboldo”) che si concludono sempre nel medesimo modo. Pessimismo ed ironia allignano in abbondanza e sono quelli tipici del regista ceco così come le tematiche affrontate. Solo pochi minuti ma di grande bellezza visiva e dal ritmo trascinante.
Diviso in tre segmenti, il cortometraggio di Jan Svankmajer è bellissimo e indaga sulla possibilità di dialogo, sul senso della vita e sulla trasformazione. Nella prima parte due teste si fagocitano a vicenda finendo per mescolarsi senza soluzione di continuità fino ad arrivare all'essere umano. Nella seconda l'amore, come spesso avviene, si trasforma in distruzione totale. Nella terza la mancanza totale di comprensione degenera sino alla follia. Ancora una volta il regista riesce a comunicare concetti semplici e importanti attraverso il suo stile unico e inconfondibile.
Jan Svankmajer HA DIRETTO ANCHE...
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