Mondo-movie alquanto raro, a firma Stanislao Nievo, con musiche di Riz Ortolani (come in Africa addio) che analizza il continente africano soprattutto mettendo in mostra discrepanze e razzismo, guerre e soprusi. Struttura tripartitica, con incipit ed epilogo molto storico-politici e parte di mezzo più exploitativa. Qui si respira la vera Africa, quella degli animali e di tutto ciò che vi gira attorno... Scene ad effetto con al primo posto la sempre efficace eviscerazione degli elefanti. Discreto.
Non molto brillante. Piuttosto noioso nella prima parte, che cerca d'essere "giornalistica", si riscatta un poco nella seconda, quando gli argomenti presentati, ironia della sorte (ma forse non è un caso) sono quelli più jacopettiani. Involontariamente umoristica la rosea previsione sul futuro dell'Angola, all'epoca colonia portoghese, pronosticata come un felice Brasile... Consigliato solo a collezionisti del genere mondo-movie.
MEMORABILE: L'elefantino che, non volendo fare il bagno col sapone, cerca di scappare dal bigoncio.
Come franchezza meriterebbe il massimo dei voti, ma la visione non mi ha fatto bene, anzi, mi ha dato rabbia, disgusto, avversione fino a rasentare il razzismo più puro. Come si può solidarizzare per un continente dove ci si sgozza per niente, sevizie e torture delle più atroci sugli animali, fatte con vigliaccheria, sono normali e dove i più elementari concetti sociali semplicemente non esistono? Il film ha 43 anni e sembra sia stato girato ieri. Se in tutto 'sto tempo nulla è cambiato è davvero solo colpa degli ex colonizzatori e delle multinazionali?
MEMORABILE: La messa beat all'inizio. La frase sul ritmo che fa danzare tutta l'Africa... ricordare le vuvuzela e il Bafana Bafana.
Africa: le chic c'est freak! Sarà vero? Da una finestra di ringhiera Gualtiero si pettinava/l'odore di formalina s'impossessava di me. Nella migliore tradizione dell'immondo-movie che verrà, è il becero sensazionalismo a filtrare tutto: l'ideologia diventa razzismo, la storiografia pamphlet scandalistico irrorato di retorica spicciola e gretta, il diritto di documentazione tavola calda dello choc a buon rendere (ma il prezzo del biglietto/noleggio, chi ce lo ha reso?). Mal di cinema cane, dunque: e no, non vorrei la pelle nera, sono già di quel colore per l'incazzatura.
Nient'altro che una piatta e tristanzuola imitazioncella di Africa Addio, senza il benchè minimo briciolo del gusto estetico fiammeggiante e della scaltra illuminazione melodrammatica che caratterizzano per intero lo zenith artistico jacopettiano. Nievo era un giornalista, uno scrittore, un poeta, aveva co-fondato il WWF, all'epoca era anche organizzatore generale della Rizzoli Film ed aveva collaborato alla realizzazione dei primi mondo-movies ma la sua "quadrata" copia-carbone dell'imprescindibile capostipite non riesce ad andare al di là della sterile operazione improvvisata.
MEMORABILE: La scena del penoso rituale folkloristico della foto-ricordo fatta dietro un cartellone pre-stampato (peraltro prelevata di peso da Africa addio...)
Meno sensazionalistico di Jacopetti e leggermente meno razzista, Stanis Nievo scorrazza in lungo e in largo per l'Africa post-coloniale degli anni sessanta riportandoci alla mente realtà e fatti ormai dimenticati come la Rhodesia di Smith, i mercenari bianchi in Congo, la guerriglia antiportoghese in Angola. Naturalmente, come sempre nei mondo-movie, è arduo distinguere il vero dalla bufala ricostruita a bella posta, anche se molte violenze su umani e animali sembrano purtroppo autentiche. Commento "serio", ma non esente da cadute di stile.
MEMORABILE: La spogliarellista bianca che istruisce le aspiranti colleghe africane.
"Oggi essere negri è di moda" dice il commento fuori campo. Sarà, ma Nievo seguita a mostrarci il popolo nero d'Africa (e non solo) diviso tra antiche tradizioni e moderne nefandezze; insomma, le solite sensazionalistiche situazioni che i “mondo-movies” ci hanno abituati e dai quali “Mal d’Africa” attinge a piene mani in puro Jacopetti-style. Stragi di animali, di uomini e immagini raccapriccianti scorrono senza sosta nel riuscito tentativo di assecondare un certo intrinseco voyeurismo. Molto belle le inquadrature.
Sorta di elaborata postilla ad Africa addio, modello tuttavia insuperabile e infatti non superato mancandone l'esattezza e la potenza. Nievo ammannisce qualche parte documentaristica tout court e un po' noiosetta, poi si sbriglia e infila qualche ideuzza e qualche bella ripresa, ma nel complesso la sensazione è di già visto.
La scena iniziale degli africani europeizzati allo zoo, si ripete in Africa con gli stessi animali che gli africani non hanno mai visto perché massacrati o chiusi in riserve-lager. Quindi in questo film "gemello" di Africa addio c'è l'identità culturale dell'africano perduta, sia quando in patria viene colonizzato e i suoi rituali magici ridotti a teatrino per turisti, sia quando sbarca in Europa e assimila la nuova cultura. Il montaggio del film è efficace e sintetico nel puntare sui dettagli più incisivi per esprimere al meglio il messaggio.
MEMORABILE: L'uccisione dell'elefante da parte dei boscimani; L'orfanotrofio con i bambini, sia neri che bianchi, sopravvissuti ai massacri interni territoriali.
Vista l'epoca di uscita, si cercava ancora di dare un'impronta più o meno seriosa al narrato e alle vicende trattate, con una certa enfasi sulla situazione politica e sociale del paese; non c'è quindi tanto spazio per le atrocità su animali e uomini (seppur presenti, specialmente nella seconda metà) che diventeranno un marchio di fabbrica dei successivi mondo a sfondo africano dagli anni '70 in poi. Detto questo, è triste dover ammettere che resta poco altro; senza lo shock-value infatti resta un mondo-movie di maniera, corretto e nulla più.
La voce fuori campo di Nino Dal Fabbro spiega attraverso le immagini cosa si intenda per mal d'Africa. Ovviamente tutto il concetto (o quasi) è rappresentato al negativo in quanto viene data immensa importanza ai mali che il colonialismo ha portato alla popolazione e alla fauna del continente nero. Il linguaggio che viene utilizzato ha sapore razzista e molte scene sembrano essere state costruite ad hoc per impressionare (quelle con gli animali) e ingannare il pubblico.
MEMORABILE: "L'Africa con il suo immenso respiro brucia tutto".
Il poliedrico Stanis Nievo mostra speranze, contraddizioni, crisi d'identità e tensioni dell'Africa postcoloniale, con esiti discontinui: piuttosto superficiale e dispersivo (se non addirittura grossolano) nell'excursus sociale, rivela maggior spessore nelle suggestive sequenze dedicate alla difesa della fauna e dell'ambiente (anche se, come sempre nei mondo movies, è difficile distinguere il genuino dall'artefatto) e nei segmenti politici e bellici (il Kenya, la Rhodesia di Ian Smith, la guerriglia in Angola, il Katanga). Efficace e a tratti poetica la fotografia di Climati.
MEMORABILE: Il seggio elettorale in Kenya; Le strade deserte di Salisbury; I salvataggi degli animali.
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Sostanzialmente, la sfacciataggine con cui si prende la parte, una parte magari anche falsata, e la si offre per il tutto. La sfrontatezza con cui si pretende di spacciare a bella posta per Cultura e Storia pappetta buona tutt'al più per un settimanale scandalistico. Il tutto condito dall'immancabile vocetta che veicola cinismo a tutt'andare, e si fa beffe dell'africa che ipocritamente compatisce.
Senza contare che cinematograficamente parlando siamo davvero sottozero, e a livello di scrittura filmica e di costrutto visivo, non ci si sforza nemmeno un po' di mascherare formalmente la trasandatezza e la sciatteria del tutto.
B. Legnani ebbe a dire: Schramm ebbe a dire: Sostanzialmente, la sfacciataggine con cui si prende la parte, una parte magari anche falsata, e la si offre per il tutto.
Uso improprio/impositivo della sineddoche.
Credo che sia uno dei sistemi citati da Schopenhauer ne "L'arte di ottenere ragione". In pratica, come si direbbe in parole povere a casa mia, si tratta di una "generalizzazione"!
Stefania ebbe a dire: B. Legnani ebbe a dire: Schramm ebbe a dire: Sostanzialmente, la sfacciataggine con cui si prende la parte, una parte magari anche falsata, e la si offre per il tutto.
Uso improprio/impositivo della sineddoche.
Credo che sia uno dei sistemi citati da Schopenhauer ne "L'arte di ottenere ragione". In pratica, come si direbbe in parole povere a casa mia, si tratta di una "generalizzazione"!
Concetti simili, ma con diversa sfumatura.
Generalizzando, possiamo dire che la sineddoche fa parte della generalizzazione, ma non tutte le generalizzazioni sono sineddochi.
Usarli come sinonimi, insomma, costituisce a sua volta una sineddoche ("la parte=la sineddoche" per "il tutto=la generalizzazione")...
Ok Schramm,grazie per il chiarimento.Io sono abbastanza amante dei world movie,specialmente di quell'epoca,ed è difficile che se al migliore dia cinque pallini,al peggiore ne dia uno,perchè è un genere che è difficile sbagliare in pieno.Un po'come un tema di storia,che se descrivi l'argomento senza dare un tuo taglio personale prenderai cinque o sei scarso,mentre se vai fuori dai binari in un tema di letteratura o di attualità lì sì che prendi tre...
Che non si possa generalizzare è vero,ci mancherebbe,non metto in dubbio che il Continente Africano sia a tutt'oggi da scoprire per dei lati dei quali se si vuol sapere qualcosa bisogna andare su National Geografic Channel o meglio andarci personalmente,e non con viaggi organizzati,ma è anche vero che mi viene in mente il nostro primo ministro quando dice che odia certi registi che con i loro film hanno fatto vedere solo il lato più oscuro dell'Italia...e allora come vedi è la stessa cosa per questo documentario.Per quanto molta stampa abbia lasciato intendere come Jacopetti secondo loro fosse razzista,io dico che vederci chiaro non è razzismo,e chiunque per farsi un'idea definitiva su di un argomento così vasto debba poter attingere da molte fonti,anche in netta antitesi tra loro.Nel mio commento non ho certo assolto nessuno,ma per un dramma che non si è mai interrotto e che continua tuttora,non si può e non si deve identificare un unico responsabile.
Grazie ancora.FAUNO.
Più che di razzismo, termine banalmente generico che può significare tutto e nulla, io parlerei di
"calcolato cinismo qualunquistico", intendendo con "qualunquistico" un preciso riferimento a quella corrente simil-ideologica ancora aleggiante all'epoca.
Specificando che, almeno a mio modesto avviso, non sono necessari eccessivi pipponi mentali per descrivere un'operazione sterile come Mal d'Africa, nient'altro che una tapina imitazioncella dello zenith jacopettiano Africa addio (con intere sequenze sottratte al modello originale ed inserite senza pudore nell'altro, una su tutte la scena del penoso rituale folkloristico della foto dietro il cartellone pre-stampato...)
Ciao Gestarsch...Africa addio è da anni che non lo vedo e mi devo prendere tempo di vederlo bene perchè dura parecchio.Ci proverò a fare un parallelo e ti saprò dire se per me hai ragione o meno.Mio modesto parere, e tante altre volte ad altri utenti avrei voluto dirlo ma mi sono sempre bloccato le dita perchè certuni potrebbero risentirsi,è che se si cercano parallelismi o copiature anche per dei piccoli particolari si rischia di banalizzare tanta,troppa cinematografia...si fa bella figura percè si è molto sensibili e preparati,ma almeno io perderei molta della gioia di vedere i film...Posso però dirti:a volte,davanti a situazioni proprio pacchiane non se ne può fare a meno e lì c'è veramente da calcare la mano e gridare alo scandalo.Due esempi:IL CONTO E'CHIUSO con PER UN PUGNO DI DOLLARI e IL GATTO DAGLI OCCHI DI GIADA con PROFONDO ROSSO(l'omicidio della Toccafondi è la copia ridicola ma proprio da far sbracare di quello di Giuliana Calandra!).
Una curiosità che non c'entra niente:sei toscano?
Mi è parso di capirlo da un paio di espressioni...Ciao.FAUNO.
Fauno ebbe a dire: Ciao Gestarsch...[...]
Una curiosità che non c'entra niente:sei toscano?
Mi è parso di capirlo da un paio di espressioni...Ciao.FAUNO.
No, non son toscano, sono sudista al 100%.
Pugliese della provincia di Bari, uagliò! :)
P.S.: Per errore ho chiamato anche Zender...sorry!
Di baresi ne ho conosciuti parecchi in naja,e devo dire che ho apprezzato la solidarietà estrema fra loro in caso di pericolo.Ci dovrebbe essere anche più a nord.Ricordo il termine FARE A MAZZATE.Con loro non ho mai avuto problemi,anzi.Auguri i racconti sul derby del Salento...Ciao.FAUNO.