Nonostante i risvolti un po' troppo pomposi che invadono la seconda metà del film, ci troviamo di fronte ad un bel prodotto di sci-fi atipica, che fonde reminiscenze di Highlander e L'Uomo che cadde sulla Terra con una spazialità non lontana da quella di Cube (il film è interamente girato in un'unica stanza!). La sceneggiatura, è bene sottolinearlo, è più vicina a quella di un blockbuster che a quella di un cult-movie per pochi eletti. Ampiamente godibile!
Limite maggiore del film: il raccontare a parole e non per immagini. Poco cinema e anche poco teatro, più vicino ad un audiolibro: un film che si può tranquillamente ascoltare distogliendo lo sguardo dallo schermo; d'accordo la presumibile limitatezza del budget, ma qui si esagera un po'. Il film di conseguenza è una parziale occasione persa, dalla sceneggiatura comunque apprezzabile e a tratti coinvolgente, servita da un cast volenteroso ma non sempre azzeccato e mal doppiato nella versione italiana.
Prima di partire verso destinazione ignota, serata d'addio agli amici e colleghi per uno stimato professore trentacinquenne... almeno apparentemente, dato che di anni ne ha molti di più. Proprio molti. Curioso esempio di teo-fantasy, quasi interamente ambientato in un salotto, che ricorda all'inizio un episodio della TOS di Star Trek (citata da un personaggio) per poi prendere una direzione diversa, piuttosto originale (che vale mezzo pallino in più). Il cast, fondamentale in questo tipo di film da camera, non è però all'altezza e il finale appare forzato e frettoloso.
Un film particolare, da vedere per la storia assolutamente unica e per certi versi "geniale" inficiata però da una recitazione quasi amatoriale. Visto che tutto il film si svolge in una stanza la vedo molto bene come rappresentazione teatrale. Lo sceneggiatore Jerome Bixby ha iniziato a pensarlo nel 1960 e ha finito di dettarlo al figlio sul letto di morte nel 1998: questo aggiunge un pizzico di romanticismo al tutto.
Sfiziosa e originale la storia, dal sapore ai confini della realtà, del giovane prof che dà l’addio ai colleghi rivelando di avere 14.000 anni. Un esercizio quasi borgesiano che unisce la fantascienza alla logica, la storia dell’umanità alla riflessione laica sulle religioni. Proprio l’aspetto intellettuale, pur estremamente intrigante, è un freno al godimento pieno: i dialoghi dimostrativi e "perfetti" hanno il sapore di un Voltaire birichino che non indulge all’emozione (salvo un piccolo tentativo sul finale). Comunque meritevole di visione.
Racchiudere tutti gli input di cui si fregia il film all’interno di meno di novanta minuti è praticamente impossibile, anche se utilizza una mole dialogica che fa spavento. L’idea iniziale poteva pure essere interessante, ma punta troppo in alto e finisce per scottarsi e rimanere confinato a un qualcosa di poco stuzzicante e soprattutto banale. Si parla di religione e si cerca di renderla meno divina e più umana, ma l’assenza totale di un benché minimo dinamismo rappresenta un’ulteriore zavorra che distoglie l’attenzione dalle riflessioni che instilla.
Kammerspiel fantascientifico che prova quanto una buona sceneggiatura sia spesso sufficiente a dar vita a un ottimo prodotto. E lo script di Jerome Bixby (la stessa mano dietro cult quali Il mostro dell'astronave e Viaggio allucinante) è la vera colonna portante dell'opera, dal momento che la regia di Schenkman, dall'impostazione para-televisiva, ha poco da aggiungere e forse persino affloscia certi snodi salienti (l'entrata in scena della pistola, la dura rivelazione finale). Film retorico ma affascinante, un po' autocompiacente nel suo alternativismo eppure a tratti entusiasmante.
MEMORABILE: I racconti "highlanderiani" del protagonista, fra incontri illustri e cari abbandonati; La verità su Gesù e la reazione scandalizzata della teologa.
Durante un banale weekend in montagna, un professore rivela ai suoi migliori amici di essere un uomo preistorico apparentemente immortale. Ne nasce una dissertazione (tutti i presenti sono studiosi) con qualche momento di imbarazzo e qualche lite. Sembra uno scherzo di cattivo gusto, almeno fino al drammatico finale. Vale la sufficienza per l'idea originale e il tentativo di mettere in scena un tema difficile in una forma accessibile. Ma alla distanza il gioco mostra la corda e la discussione diventa chiacchiera un po' futile, un po' pretenziosa. Finale poco in linea con il resto.
Basta una buona idea per realizzare un buon film anche se non si ha un soldo? La risposta è sì! Da una illuminata sceneggiatura di Jerome Bixby questo film che si potrebbe "raccontare" come una lunga puntata di Ai confini della realtà: ha un plot quasi elementare ed è ambientato in un unico locale (che tra l'altro viene svuotato durante il film), il che indirizza anche visivamente lo spettatore a concentrarsi sulle discussioni degli interpreti (non eccelsi ma motivati).
Un uomo dall’età di 14000 anni racconta la sua straordinaria storia ai colleghi insegnanti prima di sparire nell’anonimato e ricominciare la sua vita senza fine. Il mito dell’ eternità viene qui proposto nelle varie epoche storiche, creando non pochi problemi interpretativi quando si parla di Gesù e di Cristianesimo. Il film ha uno stile teatrale con pochissimi esterni e molti concetti interni che fanno ragionare su ipotesi di revisionismi storici: il che riflette, evidentemente, la cultura del regista.
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DiscussioneRaremirko • 11/05/14 23:42 Call center Davinotti - 3863 interventi
Produttore esecutivo qui è nientemeno che il Mark Pellington di Arlington road, e quindi è comprensibile che il film sia riuscito in modo così godibile.
CuriositàMr.chicago • 12/02/24 18:31 Pulizia ai piani - 49 interventi
* In quella che è probabilmente una mossa senza precedenti, il produttore di questo film, Eric D. Wilkinson, ha pubblicamente ringraziato gli utenti di BitTorrent, che hanno distribuito il film senza avere permesso esplicito nei circuiti di file sharing, affermando che ciò ha innalzato il profilo di questo prodotto molto al di là delle aspettative dei finanziatori.
* Nel 2017 è stato fatto un sequel (ad ora mai doppiato in italiano) e anche in quel caso il marketing del film si è distinto per aver sfruttato una gamma completa di canali sia convenzionali che "pirati" per massimizzare la visibilità e la distribuzione.