L'Orecchio è quello del Regime (comunista) che tutto sente e quindi tutto sa ed arriva ad instillare insicurezze e paranoie in chiunque. La libertà è dunque una chimera ed anche un finale apparentemente rassicurante, non viene vissuto come tale. Kachyna costruisce un film cupo, claustrofobico e teso che sa mantenere alta la tensione anche nella seconda parte quando si parla molto di vita di coppia. E lo fa ravvivando ogni tanto la situazione quando il ritmo sembra stagnare. Epilogo riuscito e che mette paura come il resto della pellicola.
Una coppia rientra a casa dopo un ricevimento di pezzi grossi: lui è un funzionario ministeriale che teme d'essere caduto in disgrazia, lei una donna insoddisfatta con tante cose da rinfacciare al marito... L'orecchio è quello del regime sempre in ascolto, anche nei luoghi più intimi, in questo film in cui, pur non succedendo quasi nulla, come pochi altri riesce a rappresentare la paranoia ingenerata da un clima claustrofibico di oppressione in cui basta l'ombra di un sospetto per ritrovarsi privati, prima ancora della libertà e della vita, di ogni certezza. Un incubo kafkiano.
MEMORABILE: La telefonata nell'epilogo: dovrebbe sciogliere la tensione, invece la rilancia.
Siamo tutti inquilini del terzo piano e il loft è il condotto uditivo di un potere sordo come il dolore dato dalla perdita di tutti i punti fermi. Ma Kachyna inocula il sospetto che il Paranoia Club sia a tiro incrociato: l’osservatore è osservato, e l’osservato è a sua volta osservatore, in un girotondo di circospezione a circuito chiuso. Quando apre al grottesco spinto (il trascendere etilico ai party) o all’onirismo marcato (il favoloso ralenty dei vetri che rovinano al suolo), scatta il relé di qualcosa di prepotentemente inquietante. Scostante il resto, di ombrosità ferma al condizionale.
Eccezionale dramma psicologico che nasce dall'incastro dei due piani, personale e politico e riesce a travalicare i confini contingenti (la repressione del regime comunista) per assurgere a condanna di qualsiasi Potere e delle suo logiche di dominio. Di grande forza le scene della festa, viste in uno straniato flashback, gravide d'una minaccia oscura e latente. E non conciliatorio il finale che, ribaltando le aspettative dello spettatore, aggiunge ulteriore angoscia. Grandi i protagonisti.
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mai sentito prima. stando alla rivista del cinematografo "è il film della paura, 93 minuti di ossessiva spasmodica tensione, dove nel buio anche le cose più familiari, i muri di casa, le suppellettili di ogni giorno hanno apparenze delatorie". la cosa si fa interessante. recupererollo, grazie.
Grazie Kanon. In effetti sto riscoprendo una cinematografia, quella dell'Est, che conoscevo poco se non quei tre o quattro nomi che circolano da anni. E ti dirò che sto avendo quasi sempre delle gratissime sorprese. Film e pellicole di valore sia sul piano estetico-cinematografico che su quello dei contenuti. Davvero Chapeau ai cechi, ungheresi e polacchi.
Quando vedrai i titoli della tua rassegna ti prego di segnalarmeli così poi mi metto anche io alla caccia di quei titoli.
Cotola ebbe a dire: Grazie Kanon. In effetti sto riscoprendo una cinematografia, quella dell'Est, che conoscevo poco se non quei tre o quattro nomi che circolano da anni. E ti dirò che sto avendo quasi sempre delle gratissime sorprese. Film e pellicole di valore sia sul piano estetico-cinematografico che su quello dei contenuti. Davvero Chapeau ai cechi, ungheresi e polacchi.
Quando vedrai i titoli della tua rassegna ti prego di segnalarmeli così poi mi metto anche io alla caccia di quei titoli.
Se ti interessa, posso mandarti la mia lista (che ovviamente non è esaustiva ma basata solo su miei criteri di scelta) o pubblicarla qui.
DiscussioneDaniela • 27/09/15 18:31 Gran Burattinaio - 5927 interventi
grazie Cotola, segno!!!
DiscussioneDaniela • 24/02/16 12:40 Gran Burattinaio - 5927 interventi
Film altamente consigliato ai paranoici.
Grazie a Cotolino per la super-dritta!
boh. forse son fatto storto io, ma in termini di ansia e inquietudine, tetraggine e inoculata mania di persecuzione mi aspettavo davvero chissà che botto. e invece, fors'anche perché il regista sembra avvisarci che il personale e il politico passano per lo stesso cannocchiale, fuor dall’analisi sull’osservatore osservato il film funziona altrove: quando si abbandona al grottesco e all’onirismo più marcati. cosa che non accade spesso e in finale mi ha lasciato non troppo convinto e, prese le debite misure alla confezione ragguardevole, anche un bel po' annoiato.
non male, eh, ma niente per cui ballare il can can ebbri di caipiroska.
Peccato non ti sia piaciuto caro Schramm. Poco male:
ora fai parte anche tu del club degli osservati!
Scherzo! Come spesso accade, a parte il de gustibus..., noia e paranoia sono sempre due concetti molto relativi e in fondo ci sta che un film del genere possa non esaltare ed anche un po' annoiare. Ma in fondo non ti ha certo fatto schifo e
quindi mi sento un po' meno colpevole per avertelo consigliato ;)
no ma infatti non mi è spiaciuto. solo che l'ho trovato più intrigante e disturbante laddove ha intrapreso derive grottesche, che purtroppo sono solo brevi intervalli qua e là.