Debbo dire che rivedendolo a distanza di ben 13 anni, il film mi ha entusiasmato rispetto alla prima visione (che francamente non apprezzai), rivalutandolo non poco.
In primis mi ritrovo un Tom Holland davvero in formissima (dopo il ben poco entusiasmante
The Langoliers, il bruttissimo episodio di
Incubi, "Il re della strada", e sciapetti thriller straight to video,
Maledetta ambizione), che regala zampate come ai vecchi tempi di
Ammazzavampiri e
La bambola assassina, e che per certi versi si riallaccia al suo episodio dei
Masters of Horror, ovvero
Il gusto della paura (il tema della vendetta, il diverso, la mostruosità nel quotidiano).
Insaporito dai gustosi sfx di Greg Cannom (l'impressionante make-up, alcuni momenti splatter-su tutti la mano bucata dalla fionda della sexy e "selvaggia" zingara-), sembra un ritorno all'horror ottantiano in piena regola, dove Holland fu uno degli "innovatori", per originalità, gusto e intelligenza.
Pervaso da un cinismo e da una non larvata crudeltà di fondo (penso al bellissimo e beffardo finale al sapor necrofilo, squisito come una prelibata torta alle fragole), agli effetti della maledizione gitana, che trasforma le vittime del malocchio in veri e propri mostri cronenberghiani (il poliziotto che sembra "Brundle mosca", il giudice ridotto ancora peggio, una via di mezzo tra il
Kobra kowalskiano e l'uomo clorofilla di Eddie Romero), non per ultimo l'avvocato di Burke, che ha più di un punto in comune con il Christian Bale de
L'uomo senza sonno (non solo per il progredire a larva umana-e mi viene in mente, restando in zona King, anche il bellissimo racconto contenuto in
Scheletri,
L'arte di sopravvivere-ma la paranoia, il senso di colpa che attanaglia l'uomo verso il baratro della follia, fatto di incubi e solitudine.
La continua ossessione del presunto tradimento della moglie (vero punto di forza del film) con il medico di famiglia, la vendetta che scatta inesorabile (sia essa gitana o fredifraga), il disprezzo per qualcosa che e diverso culturalmente da noi (e più che gli zingari, mi venivano in mente gli indiani d'america-altro punto kinghiano fondamentale-), il benessere e la tranquillità benestante che viene invasa e fagogitata dal peggiore degli incubi, l'essere al di sopra della legge.
Holland adotterà pure una regia televisiva e senza particolari guizzi (non che sia mai stato un virtuoso della MDP), ma grazie a Dio sà raccontare-quando e ispirato-piccoli orrori che entrano prepotentemente nel quotidiano (siano essi vampiri della porta accanto, bambolotti posseduti, gelatai ritornanti o fatture gitane irreversibili)
Bellissima, poi, la scena dell'incubo al luna-park, con i pupazzetti dei tre protagonisti colpiti dalla maledizione (le
bambole assassine?), l'incipt con la carovana di auto degli zingari, o Burke che sfida i gitani nel loro stesso terreno, la mano bucata (la mano "profanata" sembra proprio un leit-motiv hollandiano, perforata da una matita in
Ammazzavampiri, triturata in
Maledetta ambizione), il rituale della torta, il ragazzo "spia" giustiziato dagli zingari.
Quando però entra in scena Joe Mantegna (mafioso da operetta, diciamolo), il ritmo un pò cala, con stonate e inverosimili sparatorie alla
Rombo di tuono al campo rom (a lui niente maledizione?), e gli zingari sono ritratti con una certa banalità e convenzionalità.
Ma nel complesso questa ennesima trasposizione del romanzo di King/Bachman (che fà pure un ruolo cameo più consistente del solito) funziona mica male.
Da sturbo la zingarella sexy e "animalesca" (il suo semi spogliarello e da "slurp slurp"), anche se leggermente sopra le righe e la mogliettina di Burke, esperta in car-blow job (non fatelo mai!)
Curioso , poi, constatare come Tom Holland-col passare degli anni- assomigli vagamente a Henry Lee Lucas (!). Uno dei miei beniamini dell'horror ottantiano non e poi così alla frutta come si vuol far credere.