Lotta all'ultimo sangue in una famiglia per il danaro accumulato dal patriarca; Irene, la moglie di uno dei figli, non esiterà a passare da un maschio all'altro della famiglia per mettere le mani sul bottino, ma non ha fatto i conti con il cognato, acqua cheta... Dramma sulla roba ambientato anzichè in Sicilia nella Roma di fine Ottocento. La Sanda accentua la contraddizione tra il viso angelico e le macchinazioni, Quinn fa il vecchio ancora prestante, Testi il giovane prestante. Proietti nel ruolo congeniale di romanaccio del popolo.
Eredità maledetta, frutto del sacrificio di ricchi fornai romani (i Ferramonti) spinge l'avida protagonista (Irene/Dominique Sanda) a compiere una serie di atti "contro natura". Passa di letto in letto sino ad arrivare a coltivare l'amore dell'anziano suocero Gregorio (Anthony Quinn): colui che la nomina erede universale. I congiunti fanno ricorso e... La sensibilità di Bolognini è qualcosa di anacronistico e allora ben venga un'ambientazione ottocentesca e romantica (solo per messa in scena), lontana dal chiasso e dal fragore della società moderna: quando era allora, come ora, misero l'uomo.
In una Roma di fine '800 agitata da tumulti prende vita il dramma familiare che ruota intorno all'eredità del vecchio fornaio Ferramonti (Anthony Quinn) che nel corso degli anni è riuscito ad accumulare una discreta fortuna. Una diabolica Dominique Sanda tesse la sua tela e tenterà la scalata all'eredità. Ottimo Proietti nel ruolo del debole e pusillanime marito e bravo anche Testi in quello dello sciupafemmine arrivista. Piccola particina per Rossana Di Lorenzo nei panni della cameriera. Film assolutamente da rivalutare.
MEMORABILE: Gigi Proietti disperato: "Io ho già sofferto tutto quello che c'è da soffrire!"
Dall'omonimo romanzo di Chelli, un film piacevolmente noioso che racconta il passaggio dalla Roma umbertina a quella moderna mettendo a nudo gli innumerevoli vizi e le pochissime virtù della ricca borghesia capitolina. Buona confezione, eccellente ricostruzione ambientale (vero e proprio marchio di fabbrica di Bolognini) e ottimo cast. Quinn giganteggia, la Sanda (quant'era bella...) presta il suo viso angelico a un personaggio di arrampicatrice priva di scrupoli e rimorsi, ma la vera sopresa, forse, è Proietti in una parte drammatica.
Buona ricostruzione ottocentesca e un cast efficace nel caratterizzare i rispettivi personaggi per una storia incentrata sull'avidità della protagonista e sulla sua ascesa al patrimonio del patriarca di una ricca famiglia romana. Una pellicola cupa a cui ben si addice l'ombrosa fotografia. Qualche gaffe registica per via delle eccessive parolacce (non che nell'ottocento non si dicessero), che vanno a cozzare con l'eleganza dei costumi e di tutta la ricostruzione scenica. Finale drammatico.
Una futura eredità, scatena una lotta tra familiari senza esclusioni di colpi. Solito dramma sull'avidità umana e sulla "roba" (sotto questo punto sembra quasi "verghiano"),
riscattato, in parte, dal mestiere di Bolognini e dalla prova eccellente di una Sanda
bella e sensuale come non mai. La ricostruzione d'epoca è francamente calligrafica e per certi versi "gratuita" (avrebbe potuto ambientarsi in qualsiasi epoca, sebbene la
scelta della sceneggiatura ha una sua logica). Molte (troppe) parolacce e non tante emozioni, ma assolutamente vedibile. Non male, dopotutto.
Opera calligrafica di Bolognini, intenta nella ricostruzione storica dell'Italia postunitaria e nel rammentare le proprie origini letterarie (il romanzo omonimo di Chelli) con l'imprescindibile ausilio della fotografia morbidamente appannata di Guarnieri e la tenue colonna sonora di Morricone. In primo piano gli attori: la cinica macchinatrice della cerea Sanda - uno dei personaggi femminili più spregevoli proposti dal nostro cinema -, il rude Quinn, il donnaiolo Testi, l'inetto Proietti e i sorvegliati Asti e Bonacelli.
MEMORABILE: La Sanda che sbatte in faccia a Testi le sue vere intenzioni; lo sparo.
Storia di avidità e inganni all'interno di una famiglia della Roma Ottocentesca in cui ogni componente dà il peggio di sé. Il film ha come colonne portanti fotografia, scenogliafia, costumi e musiche, tutti elementi che Bolognini ha utilizzato in film precedenti ambientati in un'epoca a lui evidentemente cara (Metello, Fatti di gente perbene e Per le antiche scale) con eccellenti risultati. Ottima la Sanda nei momenti perfidi.
Tutti contro tutti per arraffare la roba del vecchio fornaio arricchito Ferramonti. Sembrerebbe destinata a prevalere la nuora, implacabile opportunista dal viso angelico, ma il "fattore umano" scompiglia le carte. Sontuoso feuilleton ambientato con rigore filologico nella Roma post unitaria. Scene, costumi, musiche (Morricone), tutto accurato. E una sfilata di interpreti perfettamente adeguati alla rappresentazione di una serie di personaggi mediamente ripugnanti.
Al momento di chiudere il forno con cui ha raggiunto l'agiatezza, il vecchio Ferramonti dichiara che non intende lasciare nulla in eredità ai tre figli che disprezza... Bolognini propone un'altra trasposizione da un romanzo d'ambientazione ottocentesca, riuscita per quanto riguarda la messa in scena ma meno convincente nei dialoghi: il turpiloquio eccessivo rende troppo espliciti i sentimenti di odio che impregnano questa saga familiare segnata dall'avidità e dalla follia, finendo per penalizzare in parte anche alcune prove del pur valido cast in cui spicca Sanda, acqua cheta.
MEMORABILE: La sequenza brumosa all'ippodromo; Gli interni della casa del vecchio Ferramonti; Mario ed Irene sul letto con i capelli di lei sul corpo di lui.
Dal romanzo omonimo Bolognini trae un'opera elegante, ben ricostruita scenograficamente e con un cast di tutto rispetto. Il tema dell'avidità umana rispetto a una prossima eredità è un vero e proprio paradigma umano, qui trattato con l'amarezza e un senso di sconfitta che meritava. Interessante il quadro della nuova borghesia che avanza senza scrupoli in un'Italia che ancora non è tale. A volte artificioso nei dialoghi, ha al centro il volto sfingeo di Dominique Sanda.
La Roma post-papalina è già capitalismo e politica al massimo grado. Per adattare il romanzo di Gaetano Carlo Chelli, Bolognini chiede e ottiene un gran cast dal produttore Lucisano: il fraseggio tra Anthony Quinn e Dominique Sanda salda una coppia da ricordare (lei, in particolare, getta un'opa artistica sull'intera vicenda). Pure la Asti e Bonacelli sparano fuochi; meno vibrante Testi mentre Proietti morde il freno. Curate le scenografie di Scaccianoce e Cesari, non indimenticabile Morricone.
Pippo Ferramonti, erede insieme con i disprezzati fratelli della cospicua eredità dell'odiato padre, sposa la bella Irene. Ma dietro il viso d'angelo della giovane si nasconde una donna avida e doppiogiochista che farà di tutto pur di mettere le mani sulla tanto agognata somma di denaro. Da un romanzo ottocentesco Bolognini trae un torbido melodramma in cui l'unico vero catalizzatore è l'ossessione per i soldi. Come sempre ricostruzione storica, costumi e scenografie sono di grande eleganza, così come anche il cast e la protagonista, una bellissima ma diabolica Sanda.
Tratto da un romanzo ottocentesco, è un buon film, anche se si sente che da un lato manca qualcosa, mentre dall'altro ce n'è troppa. Interessante il pulsare della ricchezza che veramente crebbe nella Roma post-papalina, ma la storia che lì ne nasce manca un po' di verosimiglianza. Certo, il tutto sta nel romanzo, ma gli eccessi non vengono smussati, cosicché restano le eccessive ingenuità comportamentali. La confezione è ovviamente di primissimo ordine, e il cast - con ben sei personaggi messi in rilievo - eccellente, con un cenno particolare per Dominique Sanda e Paolo Bonacelli.
MEMORABILE: I cadaverici primi piani, all'addio lungo lo scalone.
Nella Roma umbertina, a partire dal 1880, si svolge una battaglia senza esclusione di colpi e prima del tempo, cioè della morte del padre, tra i membri di una famiglia di bottegai per un'eredità. Bolognini illustra efficacemente le meschinità di una classe borghese avida e senza scrupoli. È agevolato in questo da una suggestiva ambientazione, bei costumi e un gruppo di attori ottimo e affiatato: spicca su tutti una Sanda dalle sfumature calibrate ed efficaci.
MEMORABILE: I primi sguardi tra Sanda e Proietti.
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Bella domanda. Credo sia fuori catalogo da un pezzo, non lo vedo disponibile nemmeno su alcuni noti siti che trattano dvd import. Non credo di poterti aiutare, sorry.
Bisogna aggiungere al post della banca che è stata utilizzata anche per gli interni.
Una delle banche più sfruttate dal cinema italiano...
Il salone interno infatti è molto cinematografico.
DiscussioneZender • 11/11/13 13:32 Capo scrivano - 48839 interventi
vedi post sopra. Gli interni delle banche non si possono inserire.